martedì 24 maggio 2016

«...lo depose in un sepolcro scavato nella roccia (ἐκ πέτρας (Marco 15:46)

SEPOLTURE: cerimonie che i preti del Signore rendono più o meno lugubri attraverso i loro santi ululati, a seconda che siano pagati più o meno abbondantemente.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

 Nella prefazione al suo libro, Werner spiega i suoi timori circa le conseguenze della linea di pensiero di Volkmar. Werner percepì che l'opera di Volkmar fosse in linea con altri libri recentemente pubblicati che trattavano Gesù come una figura puramente mitica.
(Anne Vig Skoven, “Mark as Allegorical Rewriting of Paul: Gustav’s Volkmar’s Understanding of the Gospel of Mark,” pag. 25, mia rapida traduzione)

PERCHÈ muovere la pietra?
Chi MOSSE la pietra?


Prima dò la parola agli esperti sulla dipendenza intertestuale del vangelo di Marco dalle epistole autentiche di Paolo:


In aggiunta, la stessa parabola [del Seminatore] è parte integrale di un costante sforzo per tutto il vangelo a screditare Pietro e i discepoli. In greco è tutt'altro che impossibile mancare l'allusione a Pietro (Πέτρος) nella considerazione sul “terreno roccioso” (τὸ  πετρῶδες), specialmente dal momento che Gesù assegna il nome “Pietro” a Simone appena prima della parabola. Altri paralleli chiariscono che il resto dei discepoli sono rocciosi assieme a Pietro. Confronta l'interpretazione del terreno roccioso coll'annuncio di Gesù che Pietro e il resto dei discepoli lo abbandoneranno:  
E così quelli che ricevono il seme in luoghi rocciosi sono coloro che, quando odono la parola, la ricevono subito con gioia; ma non hanno in sé radice e sono di corta durata; poi, quando vengono tribolazione e persecuzione a causa della parola, sono subito sviati (σκανδαλίζονται).
(Marco 4:16-17)

Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati (σκανδαλισθήσεσθε), poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». Allora Pietro gli disse: «Anche se tutti saranno scandalizzati (σκανδαλισθήσονται), io non lo sarò». Gesù gli disse: «In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.  
(Marco 14:27-31)
Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. (Marco 14:50)
L'evangelista ha descritto la rocciosità e poi descrisse Pietro e gli altri discepoli come l'esatto compendio della rocciosità raccontando il loro iniziale entusiasmo seguito da una rapida fuga al primo segnale di persecuzione. Per assicurarsi che la corrispondenza non sarà mancata, si prende cura a descrivere l'effetto del terreno roccioso e del vergognoso comportamento dei discepoli con lo stesso verbo σκανδαλίζω (sviare). Ed ha assicurato che nessuno possa pensare che qualcuno di quelli originali apostoli fossero in qualche modo differenti, infatti Gesù predice “tutti rimarrete scandalizzati”, e come Pietro “dicevano anche tutti gli altri” la dichiarazione che non l'avrebbero fatto, ma in breve ordine “tutti allora, abbandonandolo, fuggirono”. Tutti sono motivati ad abbandonare Gesù per paura, il cui comportamento in Marco rappresenta l'opposto della fede e della fondazione della “rocciosità”. Sommando tutto questo assieme, sembra più che plausibile che Marco modellò la parabola del seminatore lui stesso, ispirato dall'uso estensivo di Paolo della metafora della semina; ed egli scelse deliberatamente il termine “suolo roccioso” come un'allusione ironica a Pietro la “roccia”.
(Tom Dykstra, Mark Canonizer of Paul, pag. 129-130, mia libera traduzione)

La parabola sul seminatore (Marco 4:3b-8) descrive tre tentativi falliti e uno riuscito di seminare il seme. Tra i tre tentativi falliti (Marco 4:4b-7), il secondo (Marco 4:5-6) è piuttosto particolare perchè è descritto in una maniera più dettagliata (33 parole). Per di più, solo questo tentativo, a differenza del primo e del terzo, è esplicitamente descritto mentre risulta nell'iniziale germoglio del seme (Marco 4:5), anche se alla fine non porta nessun frutto (Marco 4:6). Inoltre, questo tentativo è collegato al luogo che è descritto con il sostantivo usato davvero raramente τὸ  πετρῶδες (Marco 4:15.16), che in questo contesto evidentemente significa “terreno petroso/roccioso”, ma che linguisticamente allude anche al nome di Pietro (Πέτρος: Galati 2:7-8; Marco 3:16 ecc.).
Di conseguenza, a livello ipertestuale, in quanto relativo alla reazione delle chiese di Giudea all'attività di Paolo tra i gentili (Galati 1:23a), il secondo tentativo (Marco 4:5-6; si veda 4:16-17) illustra il comportamento di Cefa, che prima ricevette Paolo con gioia (Galati 1:18; si veda Marco 4:16), ma più tardi molto seriamente si sviò (Galati 2:11-14; si veda Marco 4:17; 14:29-30:
σκανδαλίζομαι).
Dal momento che ci sono tre tentativi falliti (Marco 4:4b-7; si veda 4:15-19), tra cui il secondo allude a Cefa, il primo e il terzo devono alludere agli altri “pilastri” di Gerusalemme: Giacomo e Giovanni (Galati 2:9).
La relazione tra la persona di Giacomo e la via (Marco 4:4b-d; si veda 4:15) non è chiara. Può basarsi sulla considerazione paolina che i fratelli del Signore presero le loro mogli assieme a loro, apparentemente durante la missione (1 Corinzi 9:5). D'altra parte, la relazione tra Giacomo e la stessa influenza reale di Satana (Marco 4:15) è molto più facile da comprendere, infatti Giacomo era considerato come il principale oppositore di Paolo (Galati 2:12).
Poichè Marco non possedeva nessun dato biografico riguardante Giovanni il “pilastro” (Galati 2:9), nel riferimento allusivo a lui (Marco 4:7; si veda 4:18-19) egli semplicemente utilizzò il ben noto motivo scritturale delle spine (ἄκανθα) in opposizione a piante seminate, coltivate (si veda Genesi 3:18-19; Geremia 4:3; 12:13 LXX). Parimenti, l'idea delle cure di questo mondo, l'inganno delle ricchezze, e altri desideri (Marco 4:19a-c) si adatta a Giovanni solo in un modo generale, precisamente in quanto uno dei “pilastri” di Gerusalemme (Galati 2:9), che richiedevano supporto finanziaro dai credenti gentili (Galati 2:10a).
Contro questo sfondo, il quarto tentativo pienamente riuscito, coi suoi tre grani che portano molto frutto (Marco 4:8; si veda 4:20) e quindi controbilanciando i tre precedenti (Marco 4:4-7), illustra l'idea di recare il frutto del vangelo basato sulla fede. Quest'idea è descritta coll'uso dell'immagine della crescita via via più impressionante, di fatto naturalmente implausibile del raccolto: 30, 60 e 100 grani in una
spiga di grano (Marco 8.20; diversamente Siracide 7:3). Coerentemente, il quarto tentativo allude ai credenti che con fede ricevevano il vangelo paolino (Galati 1:23a), che illuminava il ruolo della fede (Galati 2:16 ecc.). Perciò, il quarto tentativo allude ai credenti gentili paolini (Galati 1:21), piuttosto che ai membri generalmente sospettosi delle chiese di Giudea (Galati 1:22-23b).
(Bartosz Adamczewski, The Gospel of Mark. A Hypertextual Commentary, pag. 66-67, mia rapida traduzione)

Dopodichè completerei la loro analisi con un mio personale contributo.

Così Marco 15:46 :
Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia (ἐκ πέτρας). Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro.


Πετρος, Simon Pietro, è alluso qui?

Da buon triplice rinnegatore di Gesù (come Dykstra e Adamczewski hanno sottolineato sopra), lui era già alluso nella Parabola del Seminatore:
Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono.
(Marco 4:16-17)

Se allora la tomba dove Gesù è seppellito è scavata ''dentro la roccia'', allora ne consegue che letteralmente e metaforicamente Gesù (la Parola, il seme della parabola) è seppellito dentro Pietro (la roccia, il suolo roccioso della parabola) tuttavia quel che succede non è poi così tanto sorprendente:

al terzo giorno la tomba è VUOTA.


Evidentemente perchè quella tomba scavata nella roccia (in Pietro, e per estensione nei 12) era letteralmente e spiritualmente indegna di contenere il Risorto in sé.

  ...ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò.
(Marco 4:6)

Il sole che si leva (Marco 4:6) seccando il seme caduto sul suolo roccioso allude cripticamente alla stessa resurrezione di Gesù?
 
Una migliore residenza per il Risorto sarebbe in effetti la Galilea dei gentili :
Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto [cioè: nella roccia]. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro [alla roccia] che egli vi precede in Galilea [dei gentili]. Là lo vedrete, come vi ha detto». Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.
(Marco 16:6-8)

Ora sappiamo che il silenzio delle donne è due volte peccaminoso:
  1. non solo perchè hanno disobbedito al comando dell'angelo (e ci può stare)...
  2. ...ma anche e soprattutto perchè, col loro silenzio, non hanno denunciato il puro e semplice FATTO che Gesù ha DE FACTO abbandonato, sia spiritualmente sia materialmente, una tomba scavata nella ROCCIA, ossia ''in'' PIETRO.

Così ora solo Marco e i lettori di Marco sanno che Pietro è un falso apostolo. Mai perdonato da Gesù. Anzi, addirittura, abbandonato da Gesù.

Al momento stesso della resurrezione.

Il paolino 'Marco' sembra insinuare il dubbio che Pietro avesse ''visto'' davvero l'arcangelo celeste Gesù risorto. Infatti, a detta dell'angelo presso la tomba, è possibile vederlo solo in Galilea dei gentili, ovvero dove uno come Paolo può ''vederlo''.

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