domenica 14 febbraio 2016

Della Nudità del Re: sulla follia apologetica di Bart Errorman (I)

CARNALE: Ciò che non è spirituale. Gli uomini carnali sono quelli che non hanno abbastanza spirito per comprendere il merito dei beni spirituali, per i quali si dice loro di rinunciare alla felicità. In generale, gli uomini carnali sono coloro che hanno la sfortuna di essere fatti di carne e ossa e di avere buon senso.   (Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768) 

Che cos'ha da dire Bart Errorman, pomposamente titolato James A. Gray Distinguished Professor of Religious Studies at the University of North Carolina at Chapel Hill, a proposito delle presunte testimonianze extra-bibliche di un Gesù storico? 

Bart Errorman su Plinio il Giovane come presunto testimone di un Gesù storico:
Questo riferimento però, non ci porta molto lontano; ci dice solo che nella regione dell'Asia Minore, agli inizi del II secolo, c'erano cristiani che adoravano qualcuno chiamato Cristo. Lo sapevamo già da altre fonti (cristiane), come vedremo in un capitolo successivo. A ogni modo, qualunque cosa Plinio sapesse su Cristo sembra che l'abbia appreso dai cristiani che gliene avevano parlato, di conseguenza non ci fornisce una testimonianza assolutamente indipendente sull'esistenza di Gesù, ma la dichiarazione resa da alcuni cristiani vissuti circa ottant'anni dopo la sua morte.
(Gesù è davvero esistito? Un'inchiesta storica, Mondadori 2013, pag. 52)

Ottimo punto.


Bart Errorman su Svetonio come presunto testimone di un Gesù storico:
Ancora meno utile è l'accenno che troviamo negli scritti del biografo romano Svetonio, a sua volta citato spesso nei dibattiti sull'esistenza di Gesù. ... A ogni modo, anche se Svetonio si riferisce a Gesù sbagliando l'ortografia dell'epiteto, ciò non è di grande aiuto nella nsotra ricerca dei riferimenti non cristiani. Gesù era morto da una ventina d'anni quando a Roma scoppiarono quei tumulti, perciò, nella migliore delle ipotesi, Svetonio avebbe fornito la prova - ammesso che si possa considerare tale - che durante il regno di Claudio a Roma c'erano dei cristiani. Ci sarebbero stati in ogni caso, che Gesù fosse vissuto o no, poichè i miticisti affermano che a quella data sia il “mito” di Cristo sia la presunta vita del personaggio di fantasia chiamato Gesù erano già stati inventati.
(pag.53-54)

Ottimo punto.

Quindi secondo Bart Errorman, Jerim Pischedda sarebbe un folle apologeta cristiano quando irrazionalmente scrive che:
...la scelta inusuale del suffisso latino –ianus, che come abbiamo visto denota appartenenza, ma soprattutto è usato con nomi di persone (o, più raramente, relativi titoli): tale suffisso, e questo mi sembra assai importante, nel primo secolo d.C. non viene mai usato per indicare i fedeli e i seguaci di un Dio, ma, come già detto, soprattutto per classificare le persone come partigiani di un leader militare o politico o comunque personaggi in qualche modo pubblici.
 
Questa è l'ulteriore conferma che tra due apologeti, uno cristiano (come Pischedda), l'altro cripto-cristiano (come Errorman), quello cripto-cristiano appare comunque più intelligente e decisamente meno ottuso.

Bart Errorman su Tacito come presunto testimone di un Gesù storico:
Allo stesso tempo, le sue informazioni non sono particolarmente utili per stabilire se un uomo di nome Gesù è vissuto o no. Da dove aveva tratto le notizie che riporta?  È ovvio che avesse sentito parlare di Gesù, ma scriveva a circa ottantacinque anni dalla sua morte, e a quell'epoca i cristiani ne stavano certamente raccontando le vicende (i vangeli erano già stati scritti, per esempio), che i miticisti abbiano torto o ragione. Sia ben chiaro che Tacito basa i suoi commenti relativi a Gesù su una serie di voci e non su una puntuale ricerca storica. Se avesse compiuto un'indagine dettagliata, avremmo avuto una descrizione più esauriente, anche di poco. Per entrare più nel vivo della questione, il commento di Tacito, pur nella sua brevità, contiene un errore. Pilato è definito “procuratore” della Giudea. Sappiamo dalle iscrizioni scoperte nel 1961 a Cesarea che Pilato, in quanto governatore, aveva il titolo e il grado non di procuratore (funzionario che si occupava principalmente dell'amministrazione tributaria), bensì di prefetto (colui che aveva ai suoi ordini anche le forze militari). Ciò dovrebbe bastare a dimostrare che Tacito, per sapere che cosa era accaduto a Gesù, non consultò alcun documento ufficiale scritto ai tempi in cui l'uomo fu giustiziato (ammesso che tali documenti siano esistiti). Pertantò riportò informazioni trasmesse oralmente.
(pag. 55-56, mia enfasi)

Il Bart Errorman che scrive:
Allo stesso tempo, le sue informazioni non sono particolarmente utili per stabilire se un uomo di nome Gesù è vissuto o no.
è lo stesso folle apologeta cripto-cristiano che scrive, qualche riga dopo:
Tacito è il più utile dei tre perchè il suo riferimento dimostra che al principio del II secolo le massime cariche istituzionali romane sapevano che Gesù era vissuto ed era stato giustiziato dal governatore della Giudea. Se non altro, è un punto di partenza.
(pag. 56, mia enfasi)

Insomma, per Bart Errorman il presunto Testimonium Taciteum è una fonte utile o no per provare la storicità di Gesù? Errorman è talmente illogico da lasciare l'intero punto nella più assoluta vaghezza.

Fortuna che si tratta di un non-problema, alla luce dell'ennesimo recente articolo accademico che nega che Tacito fosse davvero a conoscenza di persecuzioni cristiane sotto Nerone.

Bart Errorman sul Talmud come presunto testimone di un Gesù storico:
I riferimenti talmudici a Gesù furono scritti centinaia di anni dopo la sua epoca e sono di scarsissima utilità alla nostra ricerca. ... Se siamo alla ricerca di prove a sostegno dell'affermazione che Gesù è vissuto, dobbiamo rivolgerci ad altre fonti.
(pag. 68)

Ottimo punto.

Bart Errorman sul passo di Flavio Giuseppe, precisamente Antichità Giudaiche XX, 9.1, come presunta evidenza di un Gesù storico:
È tipico dei miticisti affermare che il brano non compariva nel testo originario di Giuseppe, ma fu inserito in seguito dai copisti cristiani. Prima di ribattere a questa asserzione, prenderò in considerazione il secondo passo, quello che ha provocato maggiori controversie. Il brano è noto agli studiosi come Testimonium Flavianum, vale a dire la testimonianza offerta da Giuseppe Flavio sulla vita di Gesù.
(pag. 59)

 “Prima di ribattere a questa asserzione... : qualcosa che Bart Errorman non farà mai per tutto il resto del suo ridicolo libro. Ma dove aveva la testa?


Sentiamo cos'ha da dire Errorman sul Testimonium Flavianum:
Giuseppe era completamente e ineluttabilmente ebreo, e senza dubbio non diventò mai un seguace di Gesù. Ma il brano contiene informazioni che soltanto un cristiano farebbe: Gesù era ben più che un uomo, era senza dubbio il messia, e risuscitò in adempimento alle Scritture. Secondo la maggior parte degli studiosi, non c'è alcuna probabilità che l'ebreo Giuseppe abbia scritto cose simili.
...
Dobbiamo rammentare che Giuseppe Flavio, per sua stessa ammissione, fu una sorta di voltagabbana nella guerra con Roma. È così che lo ha ricordato la maggior parte degli ebrei nel corso della storia. Non è un autore caro al suo stesso popolo e, di fatto, le sue opere sono state tramandate fino al Medioevo non dagli ebrei, ma dai cristiani. È sufficiente questo a spiegare le singolari affermazioni su Gesù contenute nel passo.

(pag. 60)

Bart Errorman intenta a quel punto una modesta, perfino ridicola, difesa dell'autenticità parziale del Testimonium Flavianum, arrivando a dire sciocchezze colossali del genere:
 Una ragione in più per sposare questa tesi è la seguente: se un copista (Eusebio o chiunque altro) avesse voluto introdurre negli scritti di Giuseppe una solida testimonianza delle qualità di Gesù (facendo del Testimonium una tarda interpolazione), l'avrebbe fatto senz'altro con più fervore e in modo più scontato. Gli autori dei racconti apocrifi su Gesù sono altisonanti sia in ciò che riportano (ne raccontano molti miracoli, per esempio) sia nello stile che usano (ne evidenziano la natura divina e non soltanto il suo ruolo di messia). Il Testimonium è così misurato, con soltanto un paio di frasi tutto sommato prudenti inserite qua e là, che non sembra proprio un racconto cristiano apocrifo scritto per l'occasione. Piuttosto, è molto simile agli interventi reperibili in tutta la tradizione amanuense dei testi antichi: il lavoro di ritocco che un coposta avrebbe potuto eseguire con facilità. Il risultato è che la maggior parte degli studiosi è persuasa che Giuseppe abbia scritto qualcosa su Gesù, probabilmente nella succitata versione ridotta. 
(pag. 65)

Diamine!!?! Dico io sì che gli interpolatori cristiani hanno di solito un cervello di gallina (così li qualificò efficacemente Earl Doherty) per il mare di tracce che lasciano dietro di sé, ma non fino al punto da non capire almeno che dovevano passare plausibilmente per Flavio Giuseppe se solo avessero voluto interpolare con successo l'intero Testimonium Flavianum! Perfino un bimbo sa che se vuole riuscire a fingersi Tizio, deve quantomeno cercare di imitare Tizio per quanto gli riesce possibile. Ma evidentemente qui è il folle apologeta criptocristiano che parla in Bart Errorman.

Resosi improvvisamente conto di aver detto sciocchezze, così il teologo Errorman conclude sul Testimonium:
Non è questo, tuttavia, ciò che mi preme far notare a proposito del Testimonium. L'elemento fondamentale è che, per il problema che mi sono posto di affrontare, poco importa che il Testimonium sia o non sia stato scritto da Giuseppe (nella sua forma ridotta). Il problema dell'esistenza di Gesù va risolto sulla base di prove diverse da questa. Ecco perchè. Supponete che Giuseppe abbia davvero scritto il Testimonium. Avremmo la prova che nell'anno 93 - sessant'anni o più dalla data tradizionale della morte di Gesù - uno storico ebreo palestinese disponeva di alcune informazioni sull'uomo. Da dove aveva tratto quelle informazioni? Avrà sentito raccontare le storie che circolavano su Gesù. ... Di conseguenza, anche se i miticisti e i loro oppositori amano confrontarsi da tempo sul Testimonium di Giuseppe Flavio, la sua attinenza al problema dell'esistenza di Gesù è solo marginale.
(pag. 65-66)

Bravo. Ottimo punto. Eppure a rimangiarsi sfacciatamente quelle parole sarà lo stesso Bart Errorman quando scriverà a pag. 97:
Dobbiamo tornare innanzitutto agli scritti di Giuseppe Flavio e di Tacito. Tacito disponeva quasi certamente di alcune informazioni su Gesù; sapeva, per esempio, che era stato crocifisso in Giudea quando era governatore Ponzio Pilato. Sembra che anche Giuseppe Flavio fosse al corrente degli aspetti principali della vita di Gesù e della sua morte sotto Ponzio Pilato. Non ho evidenziato, ma lo faccio ora, che nulla lascia pensare che Tacito o Giuseppe Flavio  abbiano acquisito dai vangeli le loro informazioni su Gesù. Avevano sentito parlare di lui. Le notizie che forniscono sono, per forza di cose, precedenti ai loro scritti. Devono aver avuto informatori cristiani o, più probabilmente, conoscenti (non cristiani) che avevano sentito i cristiani parlare di Gesù. È impossibile sapere se questi ultimi siano stati influenzati dalle fonti che abbiamo citato, ma è plausibile che abbiano soltanto sentito raccontare su Gesù. Indirettamente, dunque, Tacito e (forse) Giuseppe Flavio offrono testimonianze indipendenti estranee ai vangeli, anche se, come ho già affermato, non trasmettono informazioni che non siano reperibili nelle altre fonti a nostra disposizione.
(pag. 97, mia enfasi)

Si noti come ho evidenziato in grassetto nella citazione sopra l'improvviso cambio di registro, tipico solo nello stile di un folle apologeta cristiano, eppure è quello di Bart Errorman:

  “E' impossibile...”    “...ma è plausibile”    “...dunque...” (sottinteso: “è probabile”).

Che cos'è questa se non la caratteristica famigerata fallacia logica del possibiliter ergo probabiliter ? ? ?

Ora si confronti come di nuovo e ancora di nuovo Bart Errorman cade in contraddizione contro sé stesso. Nell'accingersi all'immane fatica di esaminare quella che per lui è la vera, fatidica evidenza di un Gesù storico, così sintetizza il suo caso nell'esordio al capitolo III (“I vangeli come fonti storiche”) :
Come cercherò di dimostrare fra poco, i vangeli, le loro fonti, e le tradizioni orali su cui essi si basano, fanno causa comune per sostenere in modo convincente che Gesù è realmente esistito. Con questo non voglio dire che si debba considerare storicamente attendibile tutto ciò che si trova nei vangeli. Al contrario. I vangeli sono pieni di materiale che non ha alcun rapporto con la storia e raccontano avvenimenti che non possono essersi verificati. Lo dimostrano le tante divergenze su questioni di primaria o secondaria importanza. Se avete due resoconti diversi dello stesso avvenimento, non possono essere entrambi fedeli. Quando avrete letto diligentemente i vangeli, prestando attenzione ai minimi particolari, scoprirete dappertutto contraddizioni di quel tipo. Quei piccoli particolari finiscono con il creare immagini più ampie che, a loro volta, si contraddicono a vicenda.
(pag. 70-71)
L'autore di quelle parole è il medesimo Bart Errorman che così si esprimeva nel lontano 1999:
Che sorta di cose gli autori pagani del tempo di Gesù hanno da dire su di lui? Nulla. Strano come può sembrare, non esiste per nulla menzione di Gesù da parte di tutti i suoi contemporanei pagani. Non esistono memorie della nascita, non esistono rapporti processuali, non esistono certificati di morte; non esistono espressioni di interesse, non esistono calunnie odiose, non esistono riferimenti di passaggio - nulla. in realtà, se estendiamo il nostro campo di attenzione agli anni dopo la sua morte - anche se includiamo l'intero primo secolo dell'Era Comune - non esiste così tanto come un solitario riferimento a Gesù in alcuna fonte non-cristiana, non-ebraica di qualsiasi tipo. Io dovrei sottolineare che noi disponiamo di un vasto numero di documenti del tempo - gli scritti di poeti, filosofi, storici, scienziati, e ufficiali governativi, per esempio, senza menzionare la vasta collezione di sopravvissute iscrizioni su pietra e lettere private e documenti legali su papiro. In nessuno di questo vasto array di scritti sopravvissuti il nome di Gesù è mai così altrettanto menzionato.
(Bart D. Ehrman, Jesus: Apocalyptic Prophet of the New Millennium, Oxford University Press, 1999, pag. 56-57, mia libera traduzione e mia enfasi)

Bart Errorman suonava quasi un miticista in quelle parole. Mai contraddizione con il suo recente caso per Gesù fu più evidente. E questo è solo un minuscolo assaggio delle genuine stronzate che dirà allorchè presenterà quella che per lui sarebbe *vera* evidenza della storicità di Gesù, il che mi fa realizzare quanto ancor più ottusi siano i teologi biblisti suoi simili (come Adriana Destro e Mauro Pesce).

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