venerdì 6 novembre 2015

Guglielmo Tell non era mai esistito. Come Gesù (che fu chiamato Cristo)



INTRODUZIONE

Per più di seicento anni l'uomo comune in Svizzera e altrove non ha mai dubitato che Guglielmo Tell fu un contadino da Bürglen nel cantone di Uri, e un genero di Walter Fürst, a sua volta da Uri. Quando, il 18 novembre 1307, egli si rifiutò di prestare omaggio al “Cappello Imperiale” che l'ufficiale giudiziario austriaco, Hermann Gessler aveva messo su un palo ad Altdorf come segno della sovranità austriaca, a Tell, in quanto un arciere famoso, fu ordinato dall'ufficiale giudiziario di colpire una mela sulla testa del suo piccolo figlio.
In caso di fallimento, il ragazzo doveva morire con lui.
Tell colpì la mela. Ma ammise che un'altra freccia, che aveva preparato nel caso avesse mancato il bersaglio con la prima, era riservata per Gessler. Al che l'ufficiale giudiziario ordinò che Tell fosse preso e portato al suo castello. La tempesta sul lago di Lucerna rovesciò la barca, e Tell fu liberato dalle sue catene pur di tenere il timone. Con un tremendo salto riuscì a  raggiungere la riva, mentre la barca fu risospinta indietro dalla tempesta.
Dopodichè uccise l'ufficiale giudiziario con una freccia non appena quest'ultimo stava passando a cavallo attraverso la “strada vuota” al Küssnacht. Nel 1315 combattè per la libertà svizzera nella grande battaglia di Morgarten, e nel 1354 morì nel tentativo di salvare un bambino dall'annegamento nel Schächenbach.
Ci sono in Svizzera non meno di tre cappelle di Tell.
Vicino all'antico borgo di Bürglen una piccola cappella decorata con scene della vita di Guglielmo Tell commemora il posto dove sorgeva la casa in cui dimorava. Giusto dietro di essa sorge la rovina inghirlandata dall'edera di una torre, dove nei tempi antichi, quando Lower Uri apparteneva ancora al convento dei Santi Felice e Regula di Zurigo, il rappresentante locale del “protettore” dell'abbazia si diceva avesse avuto la sua residenza. Ma in quella zona  si è affermato da tempo che la torre fosse parte di un castello appartenente ad un Herr von Attinghausen, un nobiluomo di cui è riportato che fosse il suocero di Tell. Di conseguenza, egli è chiamato Walter, Fürst (principe) von Attinghausen. Nel corso del tempo divenne anche una comune diceria che lo stesso Tell fosse stato di nobile nascita, e il maresciallo Fidel von Zurlauben, che lo storico, Johannes von Müller, definì l'archivio vivente della Svizzera, comprendeva una riproduzione dello stemma di Guglielmo Tell nei suoi elenchi della nobiltà di Uri.
Questa cappella a Burglen fu iniziata nel 1582 e dedicata nel maggio 1584.
La Rocca di Tell (Tell Platte) e il salto per la salvezza sono menzionati per la prima volta in  una cronaca svizzera compilata tra il 1467 e il 1480. La probabilità è che la cappella presso questo luogo non sia stata costruita prima della metà del XVI secolo; Dal 1561 si sente di pellegrinaggi alla Rocca di Tell, e nel 1582 il cantone di Uri ordinò che fossero tenuti annualmente, sotto la guida delle autorità in pompa magna.
La terza cappella di Tell risiede presso Küssnacht, nei pressi della “strada vuota” in cui si suppone che l'ufficiale giudiziario avesse incontrato la sua morte. In questa connessione si devono notare diverse sconcertanti circostanze. La città e il castello di Küssnacht non sono stati aggiunti al cantone di Schwiz fino all'inizio del XV secolo.
Che cosa, allora, potrebbe aver a che fare l'ufficiale giudiziario Gessler Schwiz con quel luogo? L'incongruenza diventa ancora più marcata quando si ricorda che il cosiddetto Castello di Gessler risiede ai piedi del Rigi, vicino alla città di Küssnacht.
Così l'ufficiale giudiziario, che sbarcò a Küssnacht per la sua strada da Uri, aveva da percorrere solo poche centinaia di passi per andare a raggiungere la sua fortezza e trovare riposo dopo il suo estenuante viaggio attraverso il lago. Per giungere vicino al punto dove sorge la cappella, doveva passare per il suo castello e, nel bel mezzo di una notte di tempesta, cavalcare fino a Immensee al fine di raggiungere la strada vuota e permettere di venire colpito dalla posizione indicata dalla cappella.
Come ben noto oggigiorno, la spiegazione è abbastanza semplice: Guglielmo Tell non è mai esistito.
Non c'è mai stato alcun ufficiale giudiziario con il nome di Gessler. L'intera storia della fondazione della Confederazione svizzera dai confederati a Rütli è una leggenda.
Meno noto è il turbamento che richiese far arrivare a riconoscere la verità della questione.
Nel 1752 il pastore bernese, Uriel Freudenberger, esortò il clero di Uri a confutare tutti coloro che dubitavano dell'esistenza di Tell producendo alcuni dei parecchi documenti probatori detti di esistere. La risposta sopraggiunse nel 1759 e assunse la forma di una serie di falsi. L'anno successivo Freudenberger emise il suo opuscolo, “Guillaume Tell, fable danoise”, che fu confiscato e bruciato pubblicamente. È un errore quando MacLeod Yearsley nel suo “The Folk Lore of Fairy Tale” (Londra, 1924), dice che Freudenberger stesso fu bruciato vivo. Ma resta il fatto che egli non fu trattato per nulla con gentilezza. Chiunque mai proclama una verità sconvolgente per le credenze care al popolo deve essere preparato a qualche persecuzione e a molti abusi. Basta ricordare la campagna iniziata in Germania settantacinque anni più tardi contro David Friedrich Strauss per motivi simili.
La soluzione dell'enigma di Guglielmo Tell, però, non era così semplice come Freudenberger immaginò. Sembra certo che la leggenda popolare su Palnatoke, come riferito da Saxo Grammaticus (1180 circa), deve aver raggiunto la Svizzera nella sua forma letteraria e fornito le basi per la leggenda di Tell. Grimm, nel suo “Deutsche Mythologie”, sostenne che la morte di re Harald Bluetooth per mano di Toke era storica, mentre il tiro alla mela era del tutto mitologico. D'altra parte, il colto Konrad Maurer, che era di gran lunga meglio informato sulle antiche condizioni settentrionali, negò a Palnatoke qualsiasi esistenza storica. Nella leggenda originale non è nemmeno danese, ma un capo finlandese. E c'è un sacco di mitologia nel tiro fatale. Il significato fondamentale della parola Tell è quello di un folle che agisce alla cieca (come fece Hodur quando uccise Baldur). Inoltre, la leggenda è universale. Il poeta persiano Farid ud-din ‘Attar, nato nel 1119, menzionò nel suo “Mantik-uttair”, "Discorsi di Uccelli"  (1175), un re che aveva uno schiavo preferito. Sul capo di costui pose delle mele contro cui puntò le frecce, colpendole infallibilmente, fino a quando lo schiavo si ammalò di terrore.
Anche nel salto di Guglielmo Tell dalla barca c'è un sacco di mitologia. Attraverso i secoli vi è stata una perdurante tradizione, che il dio  alle prese con demoni, oppure l'eroe la cui vita è minacciata, si mettono in salvo dai loro inseguitori tramite un meraviglioso salto. Glauco, soprannominato Pontius, per esempio, era un pescatore che saltò in mare e divenne adorato come un dio nella città beota di Antedone. Nei tempi antichi c'era un luogo del mare conosciuto come “il salto di Glauco”.
Quando il poeta anglosassone Cynewulf riferì la vita di Gesù nel 1006, dispose l'Ascensione in modo tale che Gesù aveva da effettuare sei salti miracolosi, di cui solo l'ultimo bastò per portarlo in Paradiso.
In quanto mentalmente deficiente, a Tell furono presto dati tre guardiani dalla leggenda: Werner von Stauffacher, Walter Fürst, e Arnold von Melchthal. Questi si radunano a Rütli per l'istituzione della Confederazione svizzera. Tell viene escluso dai loro incontri.
Ogni altra cosa è altrettanto favolosa e irreale.

Constituisce uno spot sulla fama del grande storico svizzero Johannes von Müller  che, per riguardo alla sua popolarità, parlò solo in termini vaghi e ambigui circa Tell e Gessler, anche se era personalmente convinto che la leggenda non avesse alcun  fondamento storico di sorta. 
Attraverso la bellissima tragedia di Schiller, “Wilhelm Tell,” scritta sotto l'ispirazione di Goethe, il significato di Tell come un eroe nazionale svizzero e una personificazione dell'amore per la libertà diventò stabilito per tutto il tempo a venire. A tal punto Tell, divenne identificato con lo Stato svizzero che per parecchio tempo la sua immagine appariva sui francobolli della Svizzera.
Egli non è mai esistito. Ma questo non fa alcuna differenza.
Egli è e rimarrà un attivo ideale, e come un modello egli governa ancora la mente degli uomini.
Lo stesso vale per un'altra figura, anch'essa appartenente al mondo della leggenda, ma che ha esercitato una assai più vasta influenza sulla vita spirituale di Europa e America.

(introduzione al libro Jesus: A Myth di Georg Brandes, tradotto dal danese da Edwin Björkman, pag. 4-12, mia libera traduzione e mia enfasi)

Georg Brandes

Nessun commento: