mercoledì 13 maggio 2015

Perchè il disprezzo della cecità del mondo deve precedere necessariamente il disprezzo della cecità di un particolare gruppo etnico

Ron Mueck / A girl 2006
RIDERE: Un cristiano davvero devoto deve essere serio come come se gli fosse appena morto il gatto. Gesù Cristo non ha mai riso; c'è poco da ridere visto che in ogni momento un cristiano rischia di cadere nella fornace che la divinità prepara a quelli alle cui spalle vorrà ridere in eterno. Solo ai preti, sotto i baffi, è permesso di ridere di coloro di cui detengono il denaro.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

Stephan Huller consiglia la lettura di questo link per comprendere una sostanziale differenza tra Luca, ovvero la versione cattolicizzata di Mcn, e gli altri sinottici. Si tratta di un post, si badi bene, scritto da un teologo cristiano, evidentemente con malcelata intenzione di proselitismo religioso nel net, eppure coglie così bene una radicale diversità di Luca dagli altri vangeli, che non ho esitato a tradurlo qui per il beneficio dei miei lettori, non da ultimo chiedendo a chi lo legge di porsi la seguente domanda: che cosa viene prima, che cos'è più antico? La condanna radicale (in Mcn) di un mondo incapace di riconoscere il Vero Dio? O la condanna radicale (in Marco) di un popolo incapace di riconoscere il suo legittimo messia?

Se la seconda condanna è precedente alla prima, perchè ci appare così innaturale, così sorprendente, così inattesa, così interessata, così forzata, così goffa, così POLITICA, quell'enfasi sulla cecità di un solo popolo, di una sola etnìa, di un solo gruppo di persone - e non altri?

Viceversa, se è la prima condanna in realtà la più antica, perchè ci appare così complicata, così complessa, così artificiale, così APOLOGETICA quella condanna successiva alla precedente? Perfino se fa tutti i punti allegorici e simbolici che preferisci?

La mia conclusione: per un cattolico fu meglio, molto meglio, ridersela di un ebreo cieco (incapace di vedere il vero messia), che di un uomo cieco (incapace di vedere il Verus Deus)!

Che cosa ci vuole per subire un processo?

Accuse? Testimoni? Una difesa? Un verdetto?

L'udienza di Gesù di fronte alle autorità ebraiche nel Vangelo di Luca è notevolmente carente in queste cose.

In Luca 22:66-71, Gesù viene portato davanti al Sinedrio.

Lo so, lo so, tu pensi di sapere cosa succede dopo: vanno alla cerca di accuse in modo da poterlo mettere a morte, sono convocati falsi testimoni per cercare di sollevare un'accusa contro di lui. "Ha detto questo circa il tempio", ecc. ecc.

Non in Luca.

Nessuna dichiarazione che vogliono trovare qualcosa per la quale condannarlo. Nessun testimone.

La prima interazione in Luca è la domanda: "Se tu sei il Cristo, diccelo."

Il Gesù di Luca non lo rivendica totalmente, come fa il Gesù di Marco: "Voi non mi crederete se vi dico ... D'ora in poi il figlio dell'uomo sarà seduto alla destra di Dio."

In Marco, la rivendicazione dell'umanità del figlio porta ad una condanna di morte: "Ha bestemmiato! Cosa ne pensi?!" "Sì, lui è degno di morte!"

Ma non in Luca.

''Ah, seduto alla destra di Dio, eh? Quindi tu sei il Figlio di Dio?'' È quello che voi tutti dite..'' ''Capito. Ok, è tutto quello che ci serve. Grazie."

Nessun'accusa di blasfemia. Nessuna condanna a morte.

Che cosa hanno? Non un'accusa in base alla quale Gesù è colpevole secondo la legge ebraica. Hanno una pretesa politica da sventolare davanti a Ponzio Pilato: "Lui chiama sé stesso Cristo - un re!"

In breve, non c'è nessun processo in Luca. C'è un'udienza preliminare, forse, qualcosa per sollevare accuse. Ma nessun processo. Nessuna sentenza di condanna. Nessun'attribuzione di colpa.

Perché no?

In tutto, questo sembra adattarsi con la più grande teologia di Luca della morte innocente di Gesù e il senso di colpa che porta sulla leadership ebraica.

Quando Gesù è appeso su una croce, è solo in Luca che uno dei banditi con lui crocifissi dice: "Quest'uomo non ha fatto nulla di male." Gesù è innocente.

Contrasta Matteo e Marco, dove Gesù è in realtà "colpevole" di tutto ciò di cui è accusato: Cristo, re d'Israele. La sua innocenza è nota al lettore, che vede nelle accuse un'ironica descrizione della verità.

Ma Luca la sottolinea per noi.

In Matteo e Marco, il centurione sbotta alla morte di Gesù, "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!"

In Luca la confessione è diversa: "Veramente quest'uomo era giusto (o, innocente, δίκαιος)."

Non è un caso che i leader ebrei di Luca non trovano alcun modo di pronunciare una condanna su Gesù. È parte dell'unica storia che Luca sta raccontando.

Quando Paolo predica in Atti 13, fa un preciso punto di esso: "Anche se non hanno trovato nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso."

In Marco e Matteo hanno trovato la causa. Ma in Luca non l'hanno fatto. Hanno trovato un titolo che avrebbe reso la morte di Gesù una necessità politica per i romani.

Come funziona la morte di Gesù negli Atti di Luca?

Uno dei ruoli più importanti che essa svolge è di convincere Israele che anche loro, hanno bisogno del perdono di Dio, che è la chiave per entrare nel regno di Dio. Un popolo che a loro volta può essere "giusto" attraverso osservanza della legge (come Zaccaria ed Elisabetta sono detti di essere in Luca 1) comunque hanno bisogno del misericordioso perdono di Dio.

Nella storia di Luca-Atti, il rifiuto di Gesù, la condanna di Gesù a morte, lo dimostra.

Si ersero contro un uomo innocente. Si ersero contro un uomo innocente nel quale Dio aveva fatto opere potenti. Si ersero contro un uomo innocente solo per far sì che Dio capovolga la loro condanna morte con la grande risposta di Dio "Io non la penso così", che è la resurrezione.

Uh oh.

Questo è quando tu hai bisogno di perdono. Questo è quando tu hai bisogno di invocare il nome del Signore per la misericordia e la liberazione da te stesso. Questo è quando tu hai bisogno di salvezza.

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