venerdì 19 dicembre 2014

The Washington Post: «ci sono buone ragioni per dubitare dell'esistenza storica di Gesù»




Sicuramente i quotidiani italiani, neppure quelli considerati a torto più ''illuminati'' o ''radical chic'', non si preoccuperanno di riportare la notizia, a tal punto c'è il rischio concreto di compromettere le nostre più consolidate assunzioni con tanto di dissonanza cognitiva in agguato, oltre a disturbare (e di parecchio) i folli apologeti cristiani.

«Un Gesù storico è esistito realmente? L'evidenza proprio non torna».

 
Ergo tocca a me darla, appena in tempo per dare calorosi auguri di Buon Natale a tutti i miei lettori. The Washington Post, prestigioso quotidiano anglosassone, riporta per intero nella sua pagina online quest'articolo del miticista Raphael Lataster, aspirante PhD in Scienze Religiose dell'Università di Sidney e autore di  There Was No Jesus, There Is No God :



Di seguito riporto la mia libera traduzione dall'inglese. Buona lettura!


Un Gesù storico è esistito realmente? L'evidenza proprio non torna.

Ci sono buone ragioni per dubitare dell'esistenza storica di Gesù


Camminò un uomo chiamato Gesù di Nazaret sulla Terra? Le discussioni riguardo a se realmente esisteva la figura conosciuta come il "Gesù Storico" riflettono principalmente disaccordi tra atei. I credenti, che difendono l'inverosimile e più facilmente respinto "Cristo della fede" (il divin Gesù che camminava sulle acque), non dovrebbero essere coinvolti.

Numerosi studiosi secolari hanno presentato le loro versioni del cosiddetto "Gesù Storico" - e la maggior parte di loro sono, come afferma il biblista J.D. Crossan, "una vergogna accademica." Dalla visione di Crossan di Gesù il sapiente, fino a Gesù il rivoluzionario di Robert Eisenman, e a Gesù il profeta apocalittico di Bart Ehrman, l'unica cosa sulla quale gli studiosi del Nuovo Testamento sembrano concordare è l'esistenza storica di Gesù. Ma può anche quella esser messa in discussione?

Il primo problema che incontriamo quando si cerca di scoprire di più sul Gesù storico è la mancanza di fonti antiche. Le più antiche fonti si riferiscono solo al Cristo chiaramente immaginario della Fede. Queste prime fonti, compilate decenni dopo i presunti fatti, provengono tutte da autori cristiani desiderosi di promuovere il cristianesimo - il che ci dà motivo di dubitare di loro. Gli autori dei vangeli mancano di menzionare sé stessi, di riportare le loro qualifiche, o di mostrare ogni critica con le loro fonti fondamentali - che non riescono neanche ad identificare. Rifarciti di informazione mitica e non storica, e pesantemente modificati nel corso del tempo, i vangeli di certo non dovrebbero convincere i critici a fidarsi neppure delle rivendicazioni più banali ivi contenute.

I metodi tradizionalmente utilizzati per estrapolare fuori rare pepite di verità dai vangeli sono dubbi. Il criterio di imbarazzo dice che se una sezione sarebbe imbarazzante per l'autore, è più probabilmente autentica. Purtroppo, data la diversa natura del cristianesimo e dell'ebraismo di allora (le cose non sono cambiate più di tanto), e l'anonimato degli autori, è impossibile determinare ciò che veramente sarebbe imbarazzante o contro-intuitivo, tanto meno se ciò non potrebbe invece servire a qualche obiettivo degli autori.


Il criterio del contesto aramaico è altrettanto inutile. Gesù e i suoi più stretti seguaci non erano certo gli unici a parlare aramaico nella Giudea del I secolo. Anche il criterio della molteplice attestazione indipendente può difficilmente essere usato correttamente qui, dato che le fonti non sono chiaramente indipendenti.

Le epistole di Paolo, scritte prima dei vangeli, non offrono alcuna ragione di dichiarare dogmaticamente che Gesù deve essere esistito. Evitando eventi e insegnamenti terreni di Gesù, anche quando questi ultimi avrebbero potuto rafforzare le proprie affermazioni, Paolo descrive solo il suo "Gesù Celeste". Anche quando parla di ciò che sembra essere la risurrezione e l'ultima cena, le sue soli fonti indicate sono le sue rivelazioni dirette dal Signore, e le sue rivelazioni indirette dall'Antico Testamento. In realtà, Paolo veramente esclude del tutto fonti umane (vedi Galati 1: 11-12).

Importanti sono anche le fonti che non abbiamo. Non ci sono esistenti testimonianze oculari o contemporanee di Gesù. Tutto quello che abbiamo sono successive descrizioni di eventi della vita di Gesù  da parte di  testimoni non-oculari, la maggior parte dei quali sono ovviamente di parte. Poco si può ricavare dalle poche fonti non bibliche e non cristiane, con il solo intellettuale romano Giuseppe Flavio e lo storico Tacito ad avere qualche pretesa ragionevole di star scrivendo di Gesù entro 100 anni dalla sua vita. E anche quei sparsi resoconti sono avvolti nella controversia, con disaccordi su quali parti sono state ovviamente cambiate da scribi cristiani (i manoscritti erano conservati dai cristiani), il fatto che entrambi questi due autori sono nati dopo che Gesù morì (quindi avrebbero probabilmente ricevuto questo informazioni dai cristiani), e la stranezza che passano secoli prima che apologeti cristiani iniziano a riferirsi a loro.

L'agnosticismo sulla questione è già apparentemente appropriato, e il supporto per questa posizione viene dalla recente difesa dello storico indipendente Richard Carrier di un'altra teoria - e cioè, che la fede in Gesù iniziò come la fede in un essere puramente celeste (che fu ucciso da demoni in un regno superiore), che divenne storicizzato nel tempo. Per riassumere il tomo di 800 pagine di Carrier, questa teoria e la teoria tradizionale - che Gesù era una figura storica che divenne mitizzata col tempo - entrambi si allineano bene con i vangeli, che sono successive miscele di evidente mito e di ciò che al più suona storico.

Le epistole paoline, tuttavia, in modo schiacciante supportano la teoria del "Gesù celeste", in particolare con il passo che indica che i demoni uccisero Gesù, e non avrebbero agito così se avessero saputo chi era (vedi: 1 Corinzi 2:6-10). Gli esseri umani - gli assassini, secondo i vangeli - ovviamente avrebbero ancora  ucciso Gesù, ben sapendo che la sua morte risulta nella loro salvezza, e nella sconfitta degli spiriti maligni.

Ebbene, cosa dicono di tutto questo gli studiosi del mainstream (e non-cristiani) ? Sorprendentemente molto poco - di sostanza in ogni caso. Solo Bart Ehrman e Maurice Casey hanno accuratamente cercato di dimostrare l'esistenza storica di Gesù in tempi recenti. Il loro punto più decisivo? I vangeli possono generalmente essere attendibili - dopo che noi ignoriamo i molti, troppi pezzi che sono inaffidabili - a causa delle ipotetiche (cioè, inesistenti) fonti dietro di loro. Chi ha prodotto quelle fonti ipotetiche? Quando? Che cosa dicevano? Erano affidabili? Erano intese ad essere accurati ritratti storici, illuminanti allegorie o finzioni di intrattenimento?

Ehrman e Casey non te lo possono dire - e neppure può qualsiasi studioso del Nuovo Testamento. Dato il cattivo stato delle fonti esistenti, e i metodi atroci utilizzati dagli storici biblici tradizionali, la questione non sarà probabilmente mai risolta. In sintesi, ci sono chiaramente buone ragioni per dubitare dell'esistenza storica di Gesù - se non per pensarla completamente improbabile.



CURIOSITÀ:

L'articolo del Washington Post ha attirato più di 5000 commenti in pochissime ore, un numero in media fin troppo elevato secondo i più attesi standard. Chiaramente c'è un sacco di rinnovato interesse verso la teoria del Mito di Cristo. Soprattutto, quel che è la novità rispetto al passato, un interesse che è perdurante. I folli apologeti cristiani non possono più dire che il caso è già stato confutato in passato una ''volta per tutte'' e pretendere così solo per questo di ''screditarlo'' nuovamente, come finora hanno fatto negli anni 20 e 30 del secolo scorso.

Ricordati che gli studi del ''Gesù storico'' furono intrapresi solo per lo stimolo di studiosi non cristiani al di fuori della comunità cristiana, a partire dagli studi dell'ebreo Geza Vermes. Ma ora più e più gente, anche se esperta in tutt'altri campi come il sottoscritto, stanno iniziando a studiare la Bibbia senza dogmi o preconcetti da difendere a priori, e si contano di certo in giro abbastanzi lettori provvisti di sufficiente senso critico da poter riconoscere a vista la spazzatura dalla seria ricerca.

Forse l'impero costruito sulla sabbia collasserà di qui a breve in qualche punto dell'imprecisato e non troppo indefinito futuro. 

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