lunedì 22 dicembre 2014

Sulla Realtà del Buon Selvaggio Cristiano alle prese col Mito di Gesù

Piccola avvertenza per l'uso: se sei cristiano, non leggere questo post, altrimenti avrò partorito un altro mostro.



Iniziano le feste natalizie mentre scrivo, ma non credo di andare a messa, se non forse solo a Natale tanto per ossequio abitudinario alle convenzioni più borghesi. 

I simboli e i rituali non significano per me ormai nulla di nulla. A messa penso a tutt'altro di ciò che viene recitato. E la mia frequentazione di coloro che si dicono cristiani e vorrebbero fregiarsi ciononostante del titolo di storici e studiosi del Nuovo Testamento non ha fatto altro che farli apparire gente irrazionale e disperata, non soltanto a corto di argomenti (cosa che potrei pur perdonare, in certi limiti).

I folli apologeti cristiani non sono del tutto a posto mentalmente, d'accordo. Rappresentano in questo senso un eterno fenomeno da baraccone, cavie umane da saggiare per l'occasione per chiunque voglia sperimentare in futuro, come ho fatto io, che cosa sono in grado di fare. Ben poco se non confermare, di nuovo e ancora di nuovo, l'irrazionalità intrinseca dell'insistenza cristiana, e cattolica in particolare, nell'affermare ossessivamente la storicità di Gesù a fini di mero calcolo e malcelato interesse.

La mia decisione di non dialogare più con loro nasce dal sincero desiderio di non contaminarmi più, personalmente, con così tanta disperata follia, un perpetuo sognare ad occhi aperti. Un sogno che sarebbe innocuo come tutti i sogni, se non fosse che si spaccia per ''metodo storico-scientifico'' e venduto come tale ai non cristiani. Ma ecco, perfino così, la stragrande maggioranza dei cristiani è aliena da queste  macchinazioni (alla lunga perverse) dei folli apologeti cristiani infiltratisi fraudolentemente (e/o per pio desiderio!) in luoghi apparentemente volti alla ricerca scientifica delle origini cristiane. Questo è l'unico errore che non devo commettere: il cristiano della strada che se ne frega del ''Gesù storico'', perchè non gli è mai passato per la mente se esiste un Gesù storico distinto dal Cristo della fede (a tal punto ha confuso i due!), non va confuso col cristiano ansioso di trovare una leva per sollevare il mondo (dei suoi dogmi) nel ''Gesù storico''. Il primo è candidamente ingenuo, e nel suo candore va rispettato. Il secondo è una persona irrazionale nonchè vittima di concezioni errate, nel caso migliore, disonesta, nel caso peggiore. Il primo abbandonerà presto la fede, se ha abbastanza fortuna, intelligenza e disincanto per farlo. Il secondo non farà a meno di manifestare, perfino in una società tollerante ed estremamente sofisticata come la nostra, punte più o meno odiose o malcelate di intolleranza nei confronti del prossimo. Chi interpolò tutto il Testimonium Flavianum era di certo una persona intollerante, senza neppure bisogno di presentazioni. Ma non così lo era chi per mero accidente confuse il ''Gesù figlio di Damneo'' di Antichità Giudaiche 20.200 con il fittizio Gesù che è chiamato Cristo del mito cristiano. Il peccato originale che non perdonerò mai all'interpolatore Eusebio di Cesarea non è l'aver falsificato un testo (quante volte falsifichiamo de facto un testo antico o moderno semplicemente interpretandolo?), ma l'aver fatto unicamente per reagire a quei pagani che avevano una certa opinione su Gesù.  Per puro spirito apologetico. Questo è ciò che non sopporto. L'ingenuo credente che vuole abbeverarsi al pozzo della scienza credendo di fare cosa gradita al suo Dio, salvo poi ritrarsi spaventato al vedere i serpenti velenosi del Dubbio & della Conoscenza insinuarsi tra le pieghe della sua fede, si trova fatalmente davanti ad un tragico quanto ignominioso bivio: o gettare via all'istante la fede, oppure continuare ad essere credente ma stavolta portandosi seco il marchio imperdonabile della sua scoperta, la schizofrenia di una fede che vuole e non vuole dubitare di sè stessa, il cerchio quadrato, una contraddizione in termini. Un simile credente non è più ingenuo, se mai lo fosse stato, ma è oramai diventato inaffidabile e improbabile come individuo, perchè d'ora in poi è costretto a mentire, a sè stesso prima ancora che agli altri. La roccia caparbia della sua fede sarà pure rimasta roccia (altrimenti non sarebbe più credente), ma non vi ha più nulla di nobile e di candido nella sua graniticità: solo il germe della più irrazionale intolleranza. Paradossalmente, San Tommaso era condannato fin dall'inizio, nonostante, o forse proprio per quello!, il suo ruolo nella favola fosse fin dall'inizio quello di negare il docetismo di Marcione offrendo solida carne al suo tatto. Tommaso è condannato per avere avuto poca fede nell'attimo stesso in cui quella fede voleva ''provarla''. Ma per me Tommaso pecca dopo il suo test, non prima. Perchè è DOPO il test che Tommaso si ritrova all'inferno: ha fatto il bieco gioco del protocattolico antimarcionita che lo ha fabbricato come personaggio letterario, ''provando'' che Gesù era vero dio E VERO UOMO, ma non per questo si ritrova tra le mani ciò che gli altri, gli hoi polloi, hanno e continueranno ad avere nella misura in cui non decideranno mai di imitare il povero Tommaso.

E la tragica beffa del destino è proprio questa.

Appurato che per me il folle apologeta è Tommaso (dopo il test), non gli altri discepoli, io non vedo alcun rimedio a salvare questi ultimi dal fare la stessa fine di Tommaso se non quella di non ritrovarsi MAI - MAI DICO! - nella sciagurata condizione di doverlo imitare. Se sei cristiano, non leggere questo post, altrimenti partorirò un altro mostro. Ma a questo punto della lettura, oramai, l'avrò già partorito.

E dunque procedo.




È perchè introduco questa distinzione, tra fede ingenua e fede viziata da un Dubbio che cerca apologeticamente (=follemente) di reprimere e sedare, che io non ''prego'', non desidero, come fanno parecchi atei, che il cristianesimo dovrebbe scomparire dalla faccia della Terra. In ciò dunque cambio serenamente opinione rispetto al passato e non mi vergogno affatto di farlo. Da un lato, non desidero che le cose fossero diverse da come sono, in ciò (mi confermo) infaticabilmente spinozista. Non desidero che la religione non fosse mai nata. Se la religione non fosse mai nata, io mi ritroverei con gli stessi pregi e difetti di prima, sarei lo stesso miscuglio di particelle di prima. La realtà è che la religione ha origini umane, troppo umane. E dunque se non fosse nata, gli uomini provvederebbero da subito a reinventarla. È nella loro natura.

 La religione per me non è un problema. Fintantonchè un religioso rimane nella sua beata ignorantia - e per ignoranza intendo reale ignoranza! - quel religioso è candidato ad essere una delle persone più meravigliose del mondo. Ma non appena, suo malgrado, comincia a confrontarsi con un'indagine critica dei propri dogmi, quel religioso, se rimarrà tale, diventerà uno zelota. Diventerà un apologeta. Un folle, demente, bastardo apologeta.

Diventerà mio nemico.

E non mi riferisco solo alla religione, ma anche a tutte le ideologie dogmatiche partorite dall'uomo.


Il mio disaccordo con la religione e con i religiosi ignari e ingenui è il disaccordo di un gentiluomo. Ma il mio disaccordo con quei religiosi che vogliono ''provare'' la loro fede con tanto di ''Gesù storico'' in mano (e magari un codazzo di credenziali ''scientifiche'' al seguito) è  il disaccordo di chi rifugge per natura ogni tipo di ipocrisia o di sedativo umano o, peggio ancora, di simulato esorcismo. L'esorcista è colui che pretende di mutare opinione al presunto indemoniato facendo uso di strumenti particolari. Ebbene, il folle apologeta è (e si crede) un esorcista e merita da parte della gente sana la stessa reazione che l'indemoniato riserva agli esorcisti non appena li vede. Un viscerale senso di ripulsa ed esecrazione.

 





Io non disprezzo i religiosi ingenui che si beano della loro beata ignorantia primordiale. Perchè il mito del Buon Selvaggio è perfettamente incarnato da quei religiosi ingenui ai quali mi riferisco. Per questo, e solo per questo, io non condivido, e mi preoccupo di non condividere, il disprezzo di così tanti atei verso la religione e i costumi religiosi. La ragione è che, nella misura in cui gli atei adottano un tale disprezzo e ostilità, non stanno facendo altro che imitare le stesse cose che odiano della religione. Da par mio, Homo sum, humani nihil a me alienum puto. A ciascuno il suo, col massimo disincanto possibile. E  non nascondo di possedere l'innata capacità di osservare con disincanto la natura umana e ogni sua motivazione, e di godere per questo. 

Io voglio essere oltre la religione, non più contro la religione.

Ma diverso è il discorso con quei religiosi viziati loro malgrado dalla loro naturale intelligenza e dalla loro acquisita sapienza. Privi oramai come sono della loro originaria beata ignorantia, non possono più goderne degli indubitabili vantaggi nei concreti termini di bontà, candore, ingenuità, sincerità. Come un drogato è capace in qualsiasi momento di ammazzare i suoi stessi genitori, così sono improbabili moralmente i folli apologeti cristiani: il Buon Selvaggio ha lasciato in loro il posto del Sadico Colonialista. Di chi sa solo sfruttare i propri mezzi in ordine di assicurarsi un solido terreno sotto i piedi.
E come un drogato è pericolosissimo nelle sue crisi di astinenza, così lo è il folle apologeta cristiano quando, per caso o per volontà, ha deciso di VEDERE anche solo un piccolo squarcio dell'evidenza, contaminandosi di essa e con essa. Al pericoloso risveglio della coscienza.

Ecco perchè io posso prendermi il lusso di andare a messa, visitare la bellezza di una chiesa cristiana, senza per questo dover infierire sui candidi e ignoranti hoi polloi che a quella messa ci vanno credendoci. Perchè dovrei abusare della loro beata ignorantia? Perchè dovrei volere che cessino di subirne gli effetti? Il solo pensiero è grottesco. Io non voglio la proliferazione dei dementi folli apologeti cristiani. Se 3 miliardi di cristiani diventassero 3 miliardi di folli apologeti cristiani, allora odierei a morte il cristianesimo senza alcun indugio. Ma grazie al cielo la stragrande maggioranza dei cristiani non ha nè i mezzi, nè la necessità, di edulcorare così grottescamente, sfacciatamente, ipocritamente e apologeticamente, la propria immagine dinanzi al prossimo.

E qui sono totalmente d'accordo col senso letterale di queste parole (anche se dal suo autore originario furono intese in senso non-letterale e poi attribuite a Gesù):

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
(Luca 10:21)

Perchè si dà il caso che storicamente, quando quelle ''cose'' nel II secolo sono state rivelate ''ai sapienti e ai dotti'', allora quei medesimi ''sapienti'' e ''dotti'' sono diventati bastardi dementi folli apologeti. Laddove io mi riferisco ora ad un altro senso di quelle parole: meglio che i veri cristiani, i veri santi, continuino ad essere reputati quelli dalla mente semplice, preferibilmente ignoranti, ''de-menti'' o comunque ignari della verità storica, piuttosto che i cosiddetti ''teologi'' e ''biblisti'', ovvero gli odiosi folli apologeti cristiani. 

Ecco perchè è inutile cercar di essere un evangelista dell'ateismo, o un imperialista dell'ateismo: farlo produrrebbe per naturale reazione più folli apologeti cristiani. Se è preferibile l'ingenuità di un cristiano ignorante alla congenita perfidia e malevolenza di un cristiano non più ignorante, è meglio, molto meglio, non educare il Buon Selvaggio, non renderlo la copia imperfetta di Robinson Crusoe. In fondo, lo aveva capito pure Giuliano l'Apostata: se i cristiani suoi contemporanei odiavano Omero e Platone, perchè dovevano insegnare le loro opere ai pagani? Perchè centuplicare ieri come oggi i cloni di Eusebio di Cesarea? Solo per vedere ulteriormente falsificata la Storia, sul solco di quel bastardo interpolatore di Eusebio?

Il mio amore per il Buon Selvaggio così stupendamente incarnato da miliardi di cristiani nella loro beata ignorantia (ma non dai folli apologeti cristiani) mi induce a non gridare allo scandalo allorchè vedo un simbolo religioso esposto sulla pubblica piazza. Non mi preoccupo di vedere montare mangiatoie nelle scuole perchè non è in gioco l'opposizione tra lo Stato e la Chiesa, qui. Ma solo una armoniosa dialettica tra lo Stato e la cultura di un popolo.  Al contrario, diverso è il discorso quando vedo bastardi politicanti chierici e clericali battersi per l'esenzione sottobanco delle chiese cattoliche dall'IMU, ICI, TASI, e grotteschi acronimi simili. Io non sono anticristiano quando il cristiano in esame è l'ennesima, candida rappresentazione del Buon Selvaggio (il quale, lungi dal trovarsi in luoghi esotici, era già presente nella nostra cultura e solo ora va ritrovato e abbracciato e baciato), ma lo sono ferocemente quando il cristiano in questione è un bastardo demente folle apologeta cristiano che si spaccia per uomo di scienza allorchè pretende di discettare sul ''Gesù storico'', oppure quando quel che ho di fronte è solo la longa manus del Vaticano (con annesse e connesse le porcherie che accadono entro quello spazio grottescamente così ridotto). Non nascondo di covare il mio più fiero anticlericalismo quando si tratta di sbarazzarsi, e alla svelta, di chi pretende un Presidente della Repubblica cattolico. O quando vedo il crocifisso nelle aule scolastiche.

I presepi o i simboli natalizi a scuola non mi offendono affatto quanto il crocifisso esposto sinistramente come monito in ogni aula. Perchè con i primi affermi diversità culturale, con il secondo la annienti. Nel primo caso la religione è solo ridotta a cultura. Ma io credo che la religione assurge a livello di qualcosa di metafisico solo quando a rappresentarla sono i folli apologeti cristiani e i clericali cattolici: con la differenza che per me quel qualcosa di metafisico è demoniaco, non divino. Il mio orrore nei confronti dei clericali e dei folli apologeti cristiani sfocia così a tratti nella superstizione, in questo simile ai cristiani che credono nel diavolo.  Ma con la precisa differenza che io sono decisamente più giustificato a chiamare MALE la follia apologetica cristiana e BENE il suo contrario, al di là se sia cristiano o meno.


Come ateo, io godo un mondo all'azione dello UAAR nel manifestare dappertutto slogan tipo ''La buona notizia è che Dio non esiste'', oppure ''Lo sai che è tutto un mito'', o a leggere l'ultimo libro di Odifreddi così satirico contro i cristiani. La gente va di certo risvegliata. Ma in ultima analisi il Buon Selvaggio Cristiano va lasciato pascolare indisturbato nei pascoli erbosi della sua beata ignorantia, per tema che al suo risveglio diventi qualcos'altro, e non un ateo. Ma un orribile folle apologeta cristiano.


Il rischio infatti è che tutto questo frivolo infierire degli atei sulle bestie primitive (e non sui folli apologeti) sarà più presto convertito contro di loro (e contro di me!) quando, sempre per amore della ''sensibilità'' di qualcuno, la critica pubblica alla religione sarà bannata ed equiparata dai bastardi folli apologeti ad un ''discorso d'odio''. Ed i folli apologeti cristiani sono certamente specialisti in questo.

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