martedì 23 dicembre 2014

Perchè Marco Polo è meno evanescente di Gesù (anche se non si recò mai in Cina)

 
 Signori imperadori, re e duci e tutte altre genti che volete sapere le diverse generazioni delle genti e le diversità delle regioni del mondo, leggete questo libro dove le troverrete tutte le grandissime maraviglie e gran diversitadi delle genti d'Erminia, di Persia e di Tarteria, d'India e di molte altre province. E questo vi conterà il libro ordinatamente siccome messere Marco Polo, savio e nobile cittadino di Vinegia, le conta in questo libro e egli medesimo le vide. Ma ancora v'à di quelle cose le quali elli non vide, ma udille da persone degne di fede, e però le cose vedute dirà di veduta e l'altre per udita, acciò che 'l nostro libro sia veritieri e sanza niuna menzogna.  Ma io voglio che voi sappiate che poi che Iddio fece Adam nostro primo padre insino al dí d'oggi, né cristiano né pagano, saracino o tartero, né niuno uomo di niuna generazione non vide né cercò tante maravigliose cose del mondo come fece messer Marco Polo.
(incipit de Il Milione di Marco Polo)

«Non ci sono in realtà elementi per stabilire una verità definitiva. Fino a questo momento i principali indizi che Marco non sia arrivato fino a Pechino si sono basati sullo studio del testo del Milione. Da archeologi, noi siamo andati alla ricerca del dato materiale, cioè di prove concrete di quel viaggio. E proprio quanto emerso nel corso della nostra missione archeologica mi fa dubitare di quei racconti».
(Daniele Petrella, archeologo dell'Università di Napoli, in un'intervista su Focus Storia)



Il lettore può intuire che mi piace la Storia. Tutto quanto sa di vecchio, muffa e ragnatele, risveglia la mia curiosità. Così, mi piace guardare di tanto in tanto documentari su personaggi storici, su culture ed eventi. Recentemente ne ho visto uno su Marco Polo. In realtà avevo letto da piccolo il Milione di Marco Polo, ma stavolta a suscitare il mio interesse è stato il paragone affascinante che mi è balenato in mente: Marco Polo è il Gesù degli esploratori. Cosa voglio dire? Beh: a quanto pare, non vi è nessuna prova del viaggio di Marco Polo in Cina come non ve n'è nessuna della storicità di Gesù (che è chiamato Cristo).


I lettori già sanno che io mi colloco fermamente nel campo di coloro che ritengono Gesù una pura invenzione


Mentre stavo guardando il documentario su Marco Polo, mi ha colpito avanzare un paragone tra la presunta storicità di Marco Polo e quella di Gesù. Certo, non avevo mai letto la storia di Marco Polo prima, ma son sempre stato del resto dell'idea che il Milione fosse tutta farina del suo sacco.  Mi ero sbagliato!


Quindi cosa che sappiamo di certo su Marco Polo? Pare che un tizio di nome Marco Polo fosse vissuto a Venezia nel 14° secolo, che morì nel 1366, che lasciò un testamento e un elenco di beni. Questo è tutto. Allora, da dove proviene questo racconto fantastico sul suo viaggio mercantile di andata e ritorno attraverso Medioriente, Cina e Mongolia?  Bene: "abbiamo questo libro ...". Nient'altro. Suona familiare?

Un'altra roccia apparente, un'altra sabbia, di fatto.



Solo intorno al 1400 apparve un libro che descrive le avventure di Marco Polo, che traccia i suoi viaggi per tutta l'Asia e che narra di tutte le gesta incredibili compiute prima di tornare a Venezia. Il libro pretende di essere stato scritto da Marco Polo stesso, ma non c'è nessuna prova che lo confermi. La prima copia conosciuta risale al 1400 circa, la bellezza di almeno 34 anni dopo la morte di Marco Polo. Così sappiamo che lui, Marco Polo, *non ha scritto* il Milione. Suona familiare?



Non è finita: il libro presenta gli stessi, precisi problemi che affliggono la Bibbia. Nel 14° secolo, l'unico modo per copiare un libro era a mano. Questo significava che gli scribi avrebbero dovuto trascorrere settimane intere a scrivere il libro con tanto di penna e inchiostro, spesso illustrandolo con splendidi dipinti e raffigurazioni. L'altra cosa che gli scribi avrebbero potuto compiere fu abbellire il testo. Quindi non c'è modo di sapere se qualcosa è stato aggiunto o sottratto al manoscritto originale.



Eppure noi sappiamo con certezza che qualcosa è stato aggiunto all'originale, dal momento che ora ci sono più di 100 versioni del libro ''Il Milione'', e quelle più recenti sono spesso molto più grandi rispetto alle versioni precedenti. La descrizione di una città cinese presente in un punto della versione più antica è diventata tre volte tanto nella versione del 1930 della stessa descrizione. L'integrità del testo è in qualche modo andata perduta. Suona familiare?



Anche se potremmo gradire la storia per il valore che possiede, ci sono altri problemi con il racconto. Ci sono descrizioni di persone e di creature che sono ovviamente fantastiche, come esseri senza testa i cui volti sporgevano dai loro petti, una creatura che era in parte umana ed in parte unicorno e illustrata con tanto di pelliccia blu-viola, senza menzionare i draghi.  Suona familiare?



E se ci limitassimo a guardare solo le versioni precedenti, almeno quelle più pure? Almeno quelle storie suonano più credibili? Si potrebbe pensare così, se non fosse per il fatto che non c'è assolutamente nessuna prova che qualcuna delle avventure di Polo fosse accaduta. Non abbiamo motivo di credere che il Marco Polo che sappiamo essere esistito lasciò mai Venezia. Alcuni hanno puntato il dito alle merci elencate nei suoi possedimenti, che dovevano provenire dall'Asia, come sete e in particolare una quantità di rabarbaro, ma altri fanno notare di converso che i mercanti al tempo non dovevano recarsi necessariamente in Cina per ottenere quei prodotti.


In realtà, Venezia era una città abbastanza cosmopolita
da poter permettere tranquillamente a Marco Polo di acquistare quei beni  all'interno della città senza per questo doverla mai lasciare. Se il vero Marco Polo storico fece qualche viaggio, comunque avrebbe potuto ottenere la merce in qualsiasi punto lungo le comuni vie commerciali, senza dover mai recarsi in Cina.


Poi c'è il problema dei rapporti cinesi sui viaggi di Marco Polo. Non ce ne sono. Non uno straccio di prova per un Marco Polo o suo zio o suo padre che aveva viaggiato e  fatto affari in tutto l'Estremo Oriente. Si dice che Marco Polo avesse servito l'imperatore cinese da più di vent'anni, ma non vi è alcuna menzione di questo fatto da nessuna parte. Vorrei pensare che un commerciante italiano che serve alla corte imperiale del Gran Khan avrebbe lasciato traccia di sè in quella corte, ma questo proprio non è affatto il caso.


Le testimonianze cinesi non sono le sole cose mancanti dell'intera vicenda. Se torniamo ai racconti che Marco Polo stando a Il Milione scrisse in Cina, si nota fin da subito che omettono parecchi dettagli chiave che riguardano la cultura cinese, come le bacchette, il tè e la deformazione dei piedi delle donne, tutte cose che erano diffuse alla corte imperiale. Eppure non una parola su tutto ciò. L'autore si dilunga in dettaglio sui draghi e sugli esseri privi di testa, ma non si sofferma un secondo sul costume cinese di mangiare con due bacchette. Per giunta, non menziona neppure la Grande Muraglia, che era una meraviglia tecnologica e architettonica del periodo. Sicuramente avrebbe almeno sentito parlare di una splendida opera architettonica del genere. A quanto pare, invece, no. Evidentemente era attirato più da tutte quelle prostitute ninfomane tibetane sulle quali ha scritto parecchio.


«I tentativi di sbarco furono due, nel 1274 e nel 1281. Marco Polo li confonde, mischiando circostanze riguardanti la prima spedizione e altre della seconda. Racconta che gli uomini di Kublai Khan tornarono dal Giappone descrivendo un Paese ricchissimo, con i tetti dei palazzi ricoperti d'oro. Si riferisce probabilmente alla spedizione dei delegati mongoli che fu la premessa al primo tentativo d'invasione, descrive poi la flotta che salpò dalla Corea e il tifone che la affondò prima di raggiungere le coste giapponesi, che è pero del 1281. Com'è possibile che un testimone diretto faccia confusione tra fatti separati da sette anni?»


Marco Polo non sarebbe mai arrivato in Cina. Il mercante veneziano, o meglio, qualcun altro in sua vece, avrebbe dunque scritto la sceneggiatura di una fiction più che un vero, genuino, resoconto di viaggio.

Così ci ritroviamo con un libro di cui non possiamo essere ragionevolmente sicuri che fosse esattamente Marco Polo l'autore, con tanto di secoli di abbellimento e di modifiche al suddetto libro, racconti di cose che sappiamo a priori non potevano mai essere vere, nessuna prova corroborante nulla, e un sacco di congetture e ipotesi. Suona un pò come Gesù, non è vero? Una cosa che può vantare Marco Polo però rispetto a Gesù c'è: almeno sappiamo che è vissuto un tizio di nome "Marco Polo". Se avesse mai lasciato Venezia o fatto qualcosa degno di nota, noi probabilmente non lo sapremo mai. Tuttavia, sono abbastanza certo almeno di una cosa: che non incontrò mai un drago.


 Parecchie figure storiche dell'antichità erano note perchè erano gente istruita o prominente oppure perchè fecero cose durante le loro esistenze che ebbero un impatto sui loro contemporanei altrettanto istruiti o prominenti. Fu l'impatto delle loro esistenze la causa diretta o indiretta di preservazione di informazioni su di loro. Gesù che è chiamato Cristo, d'altra parte, fu ricordato unicamente da persone che pretesero di averlo incontrato dopo la sua morte. Se non fosse stato per la fede in eventi soprannaturali che accaddero dopo la sua morte, non potremo mai essere certi che Gesù avesse lasciato qualche traccia nelle testimonianze storiche che sarebbero sopravvissute duemila anni dopo.

 Nulla di strano, sia chiaro, nell'associazione di eventi soprannaturali a figure storiche dell'Antichità. Storie fantastiche e soprannaturali si diffusero su Alessandro Magno a seguito della sua morte, ma nessuno nega che fu come risultato delle cose da lui realizzate DURANTE la sua esistenza naturale. Le storie sull'esistenza di Gesù, d'altra parte, erano preservate e tramandate come mero risultato della fede sorta nelle cose da lui realizzate soprannaturalmente DOPO la sua morte.Se tu rimuovi tutte le storie soprannaturali da Alessandro Magno, tu hai tra le mani una significativa impronta storica. Se provi a rimuovere tutte le storie soprannaturali da Gesù detto Cristo, tu ti sbarazzerai senza accorgertene della sola, unica ragione per la quale gli venne accollata dell'informazione in primo luogo.
 Questo non costituisce una prova della non-storicità di Gesù. Ciò che prova indiscutibilmente che Gesù non è mai esistito è che tutte, ma davvero tutte, le storie e storielle che gli furono incollate attorno - da chi più aveva interesse nel II secolo a parlare di lui e a provare la sua esistenza - derivano unicamente e ultimamente da un'unica, deliberata allegoria E DA NIENT'ALTRO, a ennesima riprova che NON C'ERA NIENT'ALTRO - e dunque che non c'era nessun ''Gesù storico'' al di fuori di quello creato da una lettura letteralista, contra sensum, del primo vangelo.

Quello che ho detto però,  e il confronto con Marco Polo di cui sopra, crea problemi unici e insormontabili agli storici nella misura in cui gli storici vogliono ragionare per analogia. Se uno storico desidera valutare i dati riguardanti un semistorico re o generale dell'Antichità, può sempre decidere di confrontarli con i dati di parecchi altri re o generali, alcuni dei quali di gran lunga più documentati. D'altra parte, la ragione per cui un marginale predicatore itinerante come Gesù non poteva prevedibilmente lasciare granchè di impronta storica, se non addirittura zero, è a causa del fatto che i predicatori itineranti del primo secolo non lasciavano molte tracce storiche, generalmente (anche se quel pazzo di Gesù ben Anania ne lasciò una, eppure era un folle, anche se parecchi messianisti dell'epoca lasciarono parecchie tracce, eppure non lasciarono seguaci dietro di sè). Come risultato, per certi versi diventa davvero difficile ragionare per analogia.

Fino ad ora nessun studioso storicista ha adeguatamente affrontato questi problemi, ma ciò che mi impressiona è quanto spesso i folli apologeti paragonano i miticisti e gli Jesus Agnostics ai negazionisti dell'Olocausto o ai negatori dell'allunaggio appellandosi ad un astratto consensus di studiosi che sarebbe così forte da non lasciare alcun diritto di sorta allo scetticismo nichilistico. Tutto questo è ridicolo come pretendere che quel poco di certo che accadde nel mondo antico è tanto ''certo'' quanto quel molto che è accaduto di certo nel ventesimo secolo.

La Storia verte sullo stabilire quel che è probabilmente accaduto: la probabilità è determinata dalla quantità e qualità dell'evidenza, non dal numero di studiosi che guardano all'evidenza. Dubitare dell'esilio di Napoleone a Sant'Elena non è comparabile al dubitare del viaggio di Marco Polo in Cina, indipendentemente da quello che dice qualunque consensus di studiosi sulla materia. È perfettamente comprensibile essere più certi del primo rispetto al secondo. Gli studiosi che compongono quel consensus storicista è probabilmente un consenso di folli apologeti cristiani sotto le mentite spoglie di ''storici'' e ''studiosi'' del Nuovo Testamento.

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