mercoledì 24 dicembre 2014

Il Segreto di Simon Mago


...e che nessuno degli arconti di questo eone ha conosciuta. Perchè, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
Paolo, l'Apostolo nella Prima Lettera ai Corinzi 2:8.

È soltanto secondo la loro vista e il loro pensiero che io ho sofferto, affinché non andasse perduta alcuna parola, a loro riguardo. Questa mia morte che essi pensavano fosse avvenuta, avvenne su di loro. Nel loro errore e nella loro cecità, inchiodarono sulla croce il loro uomo; così lo consegnarono alla morte. I loro pensieri non mi vedevano: essi erano sordi e ciechi. Facendo questo, essi condannarono se stessi. In verità, costoro mi videro e punirono. Non io, ma il loro padre, fu colui che bevette il fiele e l'aceto. Non io fui percosso con la canna. Era un altro colui che portò la croce sulle sue spalle, cioè Simone. Era un altro colui sul cui capo fu posta la corona di spine. Io, nelle altezze, mi divertivo di tutta l'apparente ricchezza degli arconti, del seme del loro errore, della loro boriosa gloria. Ridevo della loro ignoranza. 
Ridussi a schiavitù tutte le loro potenze. Allorché io discendevo, nessuno, infatti, mi vide. Poiché mutavo i miei aspetti esteriori, cambiando da una forma a un'altra forma. Quando giunsi alle loro porte assunsi le loro somiglianze. Le attraversai tranquillamente, guardai i luoghi, ma non provai alcun timore né vergogna, perché ero incontaminato. Parlai con i prigionieri, mi mescolai con essi attraverso coloro che sono miei, calpestai quanto li tormentava, e spensi il fuoco e la fiamma. Tutto ciò lo feci di mia volontà adempiendo il volere del Padre che è in alto.

Il Secondo Trattato del Grande Set, testo gnostico di Nag Hammadi.
“So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo.
Paolo, l'Apostolo nella Seconda Lettera ai Corinzi 12:2.  

“Quella infatti, ch'io ho manifestato è la nuova e perfetta camera nunziale celeste a tre locali. ... Passeranno senza paura attraverso ogni porta e saranno perfetti nella terza gloria. Il mondo non accolse la mia ascesa nell'altezza rivelata, il mio terzo battesimo in una immagine manifesta. ”
Il Secondo Trattato del Grande Set, testo gnostico di Nag Hammadi. 

“Menandro, anch'egli un Samaritano...un discepolo di Simone... Tutti coloro che seguono le opinioni di quelli uomini, sono come abbiamo detto prima, chiamati Cristiani...” 
Giustino Martire, Prima Apologia, capitolo 26, 155 EC.


“Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?» Rispose Gesù: «Io non sono un indemoniato…” 

(Giovanni 8: 48-49) 

Una sintesi di una opinione ebraica di Gesù nel 200 EC circa: “Figlio di un falegname o di una prostituta, profanatore del Sabato, un Samaritano ed un indemoniato...” 
(citazione di Tertulliano da ‘Jesus the Magician’, pag. 80, di Morton Smith) 

          “Egli di certo non svelava ai molti quel che non apparteneva ai molti, ma ai pochi ai quali sapeva che appartenevano, coloro che erano capaci di ricevere e di essere plasmati secondo loro. Ma cose segrete sono affidate alla parola, non alla scrittura come nel caso di Dio.
Clemente di Alessandria (‘Stromata’, 210 EC). 


“...che certe dottrine non rivelate alla maggioranza sono ottenute dopo quelle pubbliche non è unico soltanto all'insegnamento dei cristiani, ma anche a quello dei filosofi per i quali alcune cose erano dottrine pubbliche, ma altre private.”
Origene (Contra Celsum, 1.7, 248 EC). 



Roger Parvus è l'unico, formidabile studioso degno da leggere tra coloro che propongono un radicale scenario alternativo e tuttavia molto plausibile e in una parola scientifico, identificando nel Gesù dietro il primo vangelo lo stesso uomo che fu chiamato Paolo, vale a dire Simone di Samaria, meglio conosciuto come Simon Mago.

Rimando il lettore alla serie di post scritti da Roger che Neil Godfrey, riconoscendone l'intrinseca qualità, ha voluto pubblicare sul suo blog.

Sono troppo modesto per darne una recensione. Dirò solo che, da parte mia, i suoi post mi sono serviti ad insinuare sani dubbi, più che certezze.

Non saprò mai con certezza se il Paolo storico fosse o meno Simon Mago, eppure riconosco l'intrinseca serietà di chi propone quell'associazione. 

Però voglio approfittare per dire perchè io non appartengo a coloro che, come Roger ma purtroppo senza condividere il suo senno, la sua acutezza di giudizio e la sua profonda umiltà, preferiscono indagare nel mistero facendo associazioni irrazionali a destra e a manca e soffrendo di una parallelomania disgustosa, oltre che mostrando un'ignoranza spaventosa del I secolo. Il lettore probabilmente sa a chi mi riferisco, ma non voglio parlare di chi è fondamentalmente non-scientifico ma solo un pessimo idiota della peggior specie.

Per dirla in breve, a me non interessa sapere chi si nasconde dietro chi o dietro cosa. Riconosco che Simon Mago potrebbe essere un valido candidato per il Paulus Historicus e, in quella misura,  pure per lo Jesus Historicus.  Esiste sempre la possibilità che gli inventori dell'allegoria avessero un personaggio reale in mente quando fabbricarono la loro allegoria. Ma la possibilità di tale possibile personaggio storico è esclusa dal fatto che se tutti i primi cristiani, ortodossi e non, si sentirono in impellente necessità di basarsi su quell'allegoria per insistere sulla storicità di quel personaggio - E SOLO SU QUELLA -, allora questo vuole dire solo una cosa: che non avevano altre prove a cui appellarsi della sua esistenza, perchè quelle prove probabilmente non esistevano, e non esistevano perchè quel personaggio non era mai esistito (a meno che non fosse esattamente l'uomo chiamato Paolo, ma questo rimarrà per sempre solo un'ipotesi: niente più).

Per quel che mi riguarda, io mi concentro solo sul Gesù dei vangeli, che considero un personaggio totalmente fabbricato e inventato.



E non solo questo. Perchè così mi sto limitando a illustrare solo la mia pars destruens, il mio inguaribile scetticismo. A me interessa dimostrare che la creazione del primo vangelo, al di là di chi fu il primo a scriverlo (perchè anche questo è un mistero impenetrabile [1]), al di là di quando fu scritto, se nel I o nel II secolo (perchè anche questo è un mistero indecifrabile [2]), e il processo che scatenò fu l'effetto di una causa piuttosto che di una scelta imprevedibile da parte di uno o più autori.
Pensateci: la Guerra Giudaica, non importa se la Prima (I secolo) o la Seconda (II secolo), costrinse un seguace di Paolo (non importa se ''Marco'' o ''Marcione'') a scrivere una teodicea in risposta all'Olocausto in atto della cultura e della civiltà ebraiche alla quale egli in fondo si sentiva di appartenere. Come ogni teodicea che si rispetti, l'enfasi va data sul Male che si intende curare. Quel Male era individuato, secondo il mito originario, nella crocifissione di Gesù nei cieli inferiori. Dunque quella crocifissione doveva diventare ancora più drammatica dal momento che doveva essere resa in qualche modo un'allegoria della Guerra Giudaica. Il vangelo di ''Marco'' fu il modo [3]. Ecco perchè Marco insiste sulla crocifissione di Gesù. Non soltanto perchè Paolo scrisse di essere anche lui crocifisso ''con Cristo'': quello fu solo l'ennesimo pretesto letterario, sul solco di fare di Paolo la principale, accettabile controfigura di Gesù nell'allegoria. Ma la vera CAUSA di così tanta enfasi su un fatto così grottescamente imbarazzante come la crocifissione (più imbarazzante di quanto fosse la castrazione del dio che-muore-e-risorge Attis per i greci) fu che erano gli ebrei in massa ad essere crocifissi dai romani. Nella realtà storica. La sola realtà in grado di vedersi dietro il primo vangelo.

Ecco perchè il mio interesse si concentra, per quanto riguarda il vangelo, solo e principalmente su quell'aspetto: la relazione di causa ed effetto tra la Guerra e il primo vangelo.

Subito dopo, in ordine di priorità, viene l'analisi degli strumenti che il primo evangelista aveva per istanziare quella relazione. Gli strumenti in sua mano erano solo: la Septuaginta, Omero, Flavio Giuseppe (forse), Paolo e naturalmente la sua pura immaginazione.


Cosa rimane allora di buono da attingere dalla profondità del Parvus-pensiero?

Soprattutto un aspetto, sulla soglia del più grande mistero.

Sapere in che misura il primo vangelo, come allegoria, fu venduta come tale e poi equivocata come Storia, oppure in che misura fu venduta fraudolentemente come ''Storia'' pur sapendola completamente allegoria dall'inizio alla fine.

Questa è un'analisi difficilissima. La più difficile di tutte. Al limite dell'inverificabilità più assoluta.

Ma credo che l'intera faccenda può essere andata veramente solo con uno dei due seguenti esiti:

1)
chi scrisse l'allegoria non fece mistero di star scrivendo un'allegoria. Poi per errore quell'allegoria fu presa come Storia.

2) chi scrisse l'allegoria rivelò sin da subito solo alla sua cerchia di insiders la chiave dell'allegoria ma non agli hoi polloi.

 Ciascuno di essi si applica a chiunque scrisse il primo vangelo. Un altro mistero è allora il seguente: i proto-cattolici, ovvero i nemici di Marcione, almeno i più colti tra loro, cosa sapevano? Erano davvero così idioti da bersi loro stessi l'allegoria che erano colti sul fatto a vendere ossessivamente come Storia? Questa potrebbe essere una seria possibilità. Ad esempio, così R. G. Price (non Robert):

Volevo sottolineare un passaggio(scritto male) del pezzo che penso davvero catturi come il caso che sto proponendo è più circa semplicemente un cambio di prospettiva che un totale revisionismo della nostra comprensione delle origini cristiane:

"Le due ipotesi principali che i primi apologeti cristiani hanno fatto erano

1# che ciascuno dei quattro vangeli sono stati scritti in modo indipendente, e

#2, che le correlazioni tra i Vangeli e le Scritture ebraiche erano la prova del compimento profetico.

Quello che era successo era invece che le allusioni letterarie nelle storie evangeliche non furono interpretate come allusioni letterarie, ma come resoconti di eventi del mondo reale che in realtà corrispondevano perfettamente alle cose scritte nelle scritture ebraiche. Il fatto che queste cose erano attestate in quattro separati resoconti ''indipendentemente scritti'' era l'''evidenza'' che convinse loro, e parecchi altri, che i vangeli dimostravano, con "solida sostanziata dimostrazione", che questo individuo, Gesù, aveva realizzato antiche profezie. Se ciò fosse vero, la logica così proseguiva, allora questo era solida evidenza della divinità, in effetti la prova più solida che mai fosse stata stabilita.

Ma, come si può vedere, l'intero ragionamento cade a pezzi, quando ci rendiamo conto che le cosiddette "profezie" sono in realtà solo allusioni letterarie, e che esse sono attestate nei quattro resoconti, perché gli altri autori avevano giusto copiato dalla prima storia. È un pò come vedere come è fatto un trucco di magia. Cosa apparve completamente miracoloso e sorprendente sotto una serie di ipotesi errate si rivela avere una spiegazione molto semplice e mondana. No, i quattro vangeli non corroborano a vicenda miracoli e adempimento di profezie, sono semplicemente diverse copie di una storia di fantasia. Ops ... Parlare di un semplice equivoco che cambiò il corso della Storia ..."


Il punto però che potrebbe sfuggire a questa analisi è che lo stesso numero 4 dei vangeli spacciati per ''indipendenti'' dai protocattolici aveva in sè un forte significato allegorico numerologico: 4 è l'unico numero da poter opporre al numero 1 come emblema dell'unica e rotonda Verità. Dunque perfino chi scelse i 4 vangeli come canonici era a sua volta uno che ''la sapeva lunga'': sapeva che tale scelta era arbitraria. Ma credeva davvero all'indipendenza di quei 4 vangeli da lui estrapolati dal diluvio di vangeli che furono scritti in reazione al primo? Può darsi di sì. Tutto dipende da che distanza temporale poni tra la scelta canonica dei 4 e la stesura del primo vangelo. Se accorci quella distanza (come sarebbe il caso nel suo estremo possibile scenario, con Marcione l'autore del primo vangelo), allora i protocattolici che reagirono contro Marcione creando i 4 canonici erano tutt'altro che idioti. Se allunghi quella distanza (come sarebbe il caso supponendo ad esempio ''Marco'' addirittura prima del 70 EC), allora i protocattolici, e Marcione stesso, erano tutti quanti totalmente buggerati: vittime di concezioni errate.

Dunque ripeto la domanda: cosa sapevano davvero i protocattolici?

Ciò che attira la mia attenzione al momento però è l'assoluta idiozia dell'interpretazione cattolica della Guerra del 70:
quella Guerra sarebbe stata provocata da Dio giustamente perchè Gesù detto Cristo giustamente aveva predetto che i deicidi avrebbero fatto tutti quanti una brutta fine nell'arco di tempo della sua generazione. Addirittura perfino il grande Giuliano l'Apostata fu così idiota da credere che ricostruendo il Tempio avrebbe smentito i vangeli! Ma il punto che sfuggiva a Giuliano, come pure a tutti i boccaloni protocattolici, era che il primo vangelo fu scritto proprio come teodicea alla distruzione del Tempio!!! A onor del vero Giuliano però aveva capito almeno come debunkare, in virtù del suo potere di imperatore, il bacillo contagioso del morbo cattolico: prendi alla lettera il vangelo, ricostruisci il Tempio a Gerusalemme, e quel bastardo mentecatto del Galileo sarebbe stato smentito per l'eternità!

L'ironia della Storia qui è che l'autore del primo vangelo, che vedeva nella distruzione del Tempio il Male Assoluto dei suoi giorni, il proprio Olocausto storico, la crocifissione di tutto Israele, sarebbe stato ad un passo dall'ottenere, grazie nientemeno che a Giuliano l'Apostata (!!!!!), il rimedio concreto, e non allegorico-spirituale, a tutti i suoi problemi che l'assillavano!

Robert Price è un grande studioso che forse potrebbe aver visto giusto dove tutti gli altri miticisti hanno perfino mancato di vedere, impegnati come sono a seguire i folli apologeti dove questi ultimi vogliono portarli accecati dalla loro ridicola fede, ovvero ad accettare passivamente una data più antica possibile nel I secolo per i primi vangeli (come se la fiction dovesse soltanto in virtù di questo diventare meno fiction!). 
Secondo il prof Price, il processo di storicizzazione di un Gesù originariamente mitico fu tutto un fenomeno del II secolo inoltrato, addirittura nemmeno Marcione lo inaugurò, ma i successivi protocattolici e marcioniti. Storicizzazione qui è sinonimo di istituzionalizzazione, di Reductio ad Unum, ma Price è tanto accorto da notare che il marcionismo al suo esordio, col primo canone del Nuovo Testamento, rappresentò già di per sé una forma seppure embrionale di ''addomesticamento del simonianismo'' (per Price i simoniani erano i paolini). Chi vuole istituzionalizzare avrebbe tutto l'interesse a suonare ieraticamente dogmatico come sottile forma di persuasione. Per Price (anche se non si esprime espressamente così, ma è Roger a sottolinearlo), Marcione sarebbe stato come Joseph Smith: un imbroglione (anche se Price lo ritiene tale non perchè aveva scritto il primo vangelo ma poichè fu lui l'autore della Lettera ai Galati spacciandosi per il Paolo storico). Per questo Parvus è riluttante, dato il suo estremo rispetto per la profonda onestà e bontà di Marcione, a concedere a Marcione la paternità del primo vangelo. Il problema è che se togliamo tutte le porcherie interpolate quali sono il Testimonium Taciteum e i  Testimonia Flaviana e le false lettere di Ignazio, la prima manifestazione di un sincero quanto ingenuo dogma di fede storicista in Gesù l'uomo lo troviamo, se escludiamo dal conteggio Marcione, per la prima volta in Giustino.

In pieno II secolo inoltrato.

 
 
Roger sostiene che il vangelo di Marco fu venduto sin dal primo giorno come Storia, anche se solo i simoniani sapevano che era tutta una burla.

Lo storico indipendente Richard Carrier non si preoccupa di indagare chi, quando, dove e perchè scrisse il primo vangelo, preoccupandosi solo di dimostrare che è tutto una pura invenzione - perchè quello è ciò che crearono. Capisco che Richard, per rendere la sua dimostrazione la più elegante e convincente possibile, ha interesse a semplificare la questione concedendo qualunque datazione i folli apologeti preferiscono per il primo vangelo. Però io sono proprio curioso di sapere chi fu l'imbroglione, in definitiva. Marcione? O un paolino prima di lui? Chi devo incolpare della più grande truffa, o del più grade equivoco, della Storia? Un ''eretico'' desideroso di addomesticare gli ''eretici'' prima di lui, ovvero Marcione? Oppure un mero seguace di Paolo del I secolo?

La risposta ha conseguenze colossali per il giudizio sul cristianesimo attuale. Perchè un conto è inventarsi una storiella che altri per errore prenderanno per verità storica; mentre è tutto un altro paio di maniche l'associazione di quella storiella alla stessa volontà istituzionalizzante e addomesticatrice che avrebbe a lungo termine partorito la Grande Chiesa.




 

Neil Godfrey: Roger, penso che sto cominciando a capire come una studioso del Gesù storico debba sentirsi quando si confronta con il miticismo. Cosa succede a tutti i miei libri preferiti sul vangelo di Marco che discutono le sue dimensioni letterarie e teologiche e di origine se il vangelo è ciò che tu pensi che potrebbe essere?

Roger Parvus: Posso capire quella sensazione. Io stesso mi sento un pò come se fossi stato "fatto", se mai si dovesse stabilire che UrMarco non era nemmeno scritto per uno scopo serio; che era solo stato composto per essere un divertente enigma simoniano. Naturalmente, anche in questo caso molte delle intuizioni dei libri che sono stati scritti su UrMarco sarebbero ancora utili. Infatti l'enigma - se enigma doveva essere - è stato abilmente rivestito dal suo autore. E, per quell'analisi, molti libri conserverebbero ancora qualche valore.

     Ma, sì, ciò sarebbe sicuramente una delusione. E io vorrei quasi desiderare una sorta di giusto aldilà dove l'autore di UrMarco potrebbe essere condannato a cantare ad nauseam quella malinconica canzone degli anni 60 dei Bee Gees: "Raccontai una barzelletta che tutto il mondo scoppiò a piangere".
(mia libera traduzione da uno scambio di commenti di Vridar)

 

[1] un possibile candidato è Marcione. Un altro possibile candidato sono i simoniani.

[2] sebbene personalmente sono più incline a volere la sua origine prima del 70 EC (o comunque a ridosso del 70 EC), tuttavia ci sono plausibili ragioni per spostare nel II secondo la creazione del primo vangelo.

[3] ammettendo che il vangelo di Marco fosse il primo vangelo. Ma la stessa analisi si applica anche a Mcn qualora il vangelo di Marcione fosse stato il primo ad essere scritto (un'idea piuttosto plausibile).

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