venerdì 28 novembre 2014

Sul Perchè Gesù Non È Mai Esistito AL DI LÀ DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO




R.G. Price è un prolifico autore americano piuttosto versatile in parecchi campi, dall'economia alla politica passando per la storia. Come blogger di Rational Revolution, ha pubblicato i più recenti risultati della sua ricerca sotto la teoria del Mito di Gesù, con l'intenzione presto di farne un unico libro.

Ha però abbandonato la vecchia definizione di «miticismo» come teoria del ''Mito'' di Gesù, in favore di una definizione alternativa che, a suo dire, meglio coesiste con l'evidenza disponibile: Fictional Jesus Theory, che andrebbe tradotto in italiano con ''Tesi del Gesù Fittizio''.

La differenza è sottile tra mito e finzione.

Osiride, Era, Anubi, Thor sono mitici per definizione.

Il Gesù delle epistole di Paolo potrebbe a sua volta essere definito mitico per definizione.

Ma il Gesù dei vangeli è un Gesù fittizio per costruzione.
Come si può dimostrare che i vangeli sono fittizi? Ciò è dimostrato dimostrando che praticamente ogni scena nel vangelo chiamato Marco si basa sia su allusioni letterarie alle Scritture ebraiche che sulle lettere di Paolo, e che tutti gli altri vangeli dipendono dal racconto di Marco.



Tuttavia R. G. Price non commette l'errore di Thomas L. Brodie di confondere il mito con la fiction strictu sensu, per cui dimostrare che i vangeli sono fiction equivaleva a dimostrare, per il prete irlandese, che Gesù non esiste. Price è chiaro in proposito:
Ma l'analisi di Marco solo dimostra che il Vangelo di Marco non è storicamente vero, non prova che Gesù non è mai esistito.


Subito dopo essersi così pronunciato sintetizza chiaramente qual è la sostanza del suo argomento contro il Gesù storico:
Che cosa dimostra che Gesù non è mai esistito è il fatto che ogni altro riferimento ad una vita reale di Gesù è rivelata essere dipendente dalla storia di Marco. È da quella storia che ogni altro riferimento ad una vita reale di Gesù fluisce. Il fatto che tutti gli altri racconti su Gesù sono tutti dipendenti da questa storia, significa che deve essere stata la sola fonte di "informazioni" sulla vita di Gesù. L'unica ragione per cui una storia immaginaria sarebbe l'unica fonte di informazioni sulla vita di qualcuno è se non ci fossero nient'altre informazioni su quella persona perché non sono mai realmente esistite.

A questo punto, cercar di sostenere che Gesù possa ancora veramente aver vissuto non ha senso, perché a questo punto è dimostrato che ogni aspetto dei racconti evangelici è fittizio, così al meglio, anche se qualche "Gesù reale" esisteva quella persona avrebbe avuto così poca relazione con il Gesù dei vangeli da non poter esser detto il Gesù dei vangeli ad ogni caso. Qul che il caso da me costruito mostra è che gli "insegnamenti" di Gesù sono in realtà gli insegnamenti di Paolo, e che le azioni di Gesù sono davvero allusioni letterarie. Non ci sono parole o gesti di Gesù che rimangono - è tutto Paolo, allusione letteraria, e invenzione.


Occorre ricordare che R. G. Price è un convinto sostenitore della tesi di Mark Goodacre secondo la quale Marco sarebbe il più antico vangelo da cui tutti gli altri sinottici dipendono (tesi accettata dallo stesso Richard Carrier). A incrinare seriamente la fiducia nella datazione tradizionale è a dire il vero la recente ricerca del prof Matthias Klinghardt e del prof Markus Vinzent, i quali propongono una diversa datazione dei vangeli canonici nel II secolo, in ordine di intenderli tutti come reazione al Vangelo di Marcione. È mia forte convinzione che l'argomento anti-storicità sollevato da R. G. Price mantenga tutto il suo peso e la sua validità anche sotto quel paradigma alternativo verso il quale sono sempre più inclinato ogni giorno che passa (inutile ricordare che la priorità di Mcn sarebbe straordinariamente attesa in qualità di transizione obbligata dal docetismo rivelatorio di un Paolo al docetismo storicista del II secolo, prima di giungere al Dogma cattolico del ''dio vero e uomo vero''). Questa è stata l'unica seria obiezione a Price da parte mia.



Secondo R. G. Price, Marco fu scritto come reazione e allegoria ai fatti del 70 EC. Ma l'essere Marco un'allegoria non implica che Gesù non è esistito ''al di là di ogni ragionevole dubbio''. A negare radicalmente ''al di là di ogni ragionevole dubbio'' la possibilità della sua esistenza storica è l'applicazione di un'ermeneutica del sospetto alla certezza di coloro che si dicevano e si dicono tuttora ''convinti'' della storicità di Gesù in virtù della (unica e sola) testimonianza del vangelo: quella così forte certezza supportata per contrasto da una mera allegoria tradisce per definizione l'assenza di altre testimonianze su cui insistere per provare la storicità di Gesù.  Così i primi storicisti cristiani fecero loro malgrado il lavoro che sarebbe spettato oggi al miticista: trovare il più alto numero possibile di prove di Gesù al di là del vangelo. Quelle prove non si trovarono. Probabilmente perchè non esistevano. Dunque Gesù non era esistito al di là di ogni ragionevole dubbio.

Solo chi è colpevolmente sprovvisto di prove se la sente di scommettere tutte le sue insistenti pretese su una deliberata ed ovvia allegoria.

È lo stesso R. G. Price a confermarmi che ho appreso perfettamente il suo argomento.
Quel che Giuseppe dice è fondamentalmente corretto. Il caso si basa su più gambe.

#1) Marco è finzione - ma questo non prova che Gesù non è mai esistito
#2) Scene chiave in Marco si possono dimostrare essere allusioni letterarie, il che dimostra che la loro inclusione in altri vangeli deve aver avuto origine da Marco, non da qualche altra fonte esterna.
#3) Questo dimostra che ogni racconto su Gesù in ultima analisi si basa su Marco.
#4) Il fatto che ogni racconto su Gesù si basa su Marco, deve significare che non si era in possesso di nessun'altra informazione su Gesù. Esso era l'unica fonte di "informazioni" su un Gesù umano.

#4 è quello che dimostra che Gesù non esisteva, ed è dimostrato per due motivi:

#1) Tutti i racconti su Gesù sono basati su Marco
#2) Vi erano forti dubbi circa l'antica esistenza di Gesù tra numerose cosiddette sette cristiane, che gli apologeti del secondo-quarto secolo dovevano combattere. La SOLA prova che loro mai radunarono era una lettura teologica basata sui vangeli, E QUELLO È TUTTO.

(Consiglio il lettore di leggersi il seguito del suo commento nell'originale inglese)



Innanzitutto, va sottolineato che era, allora come oggi, chiaro interesse dei primi cristiani storicisti quello di portare quante più prove possibili e diverse a dimostrazione, in ordine di confutare l'odiato docetismo di Marcione e lo scetticismo dei pagani, dell'esistenza di Gesù in carne e ossa ''nella carne''.


A questo proposito, R. G. Price ci tiene a sottolineare l'eccessiva insistenza da parte dei primi Padri della Chiesa nel testimoniare la storicità di Gesù basandosi su vangeli canonici che in una maniera o nell'altra tutti quanti derivano da un solo vangelo, ossia il primo e più antico di essi a venire mai scritto: Marco.

Che quell'enfatica insistenza sia autoevidente nel record, perfino quando inteso a confutare il docetismo (che non è miticismo ma storicità) di Marcione e dei marcioniti, si può comunque dimostrare semplicemente osservando quante finte ''prove'' della presenza storica di Gesù siano state fabbricate ad hoc dai cristiani, ricorrendo per giunta alla falsificazione di documenti non-cristiani: i Testimonia Flaviana e il Testimonium Taciteum insegnano. 

Ebbene, a rendere sospetta a lungo andare questa insistenza sulla storicità di Gesù è proprio il suo far leva soltanto e unicamente su rielaborazioni e permutazioni dei medesimi simbolismi e allegorie sentiti per la prima volta a memoria d'uomo da Marco.

Se si sentivano indotti a ricolmare la ''testimonianza'' del vangelo di Marco, mediante i successivi abbellimenti e cambiamenti dello stesso, di così tanta enfasi - e in ultima istanza solo e soltanto del vangelo del Marco (ed è in questo preciso punto che R. G. Price intende applicare la sua ermeneutica del sospetto) - allora questo non poteva che significare una sola cosa: nessun'altra fonte, eccetto Marco, alludeva a Gesù.

 È inutile cercarle persino a priori, altre fonti. Perchè ricercarle sarebbe pura fatica sprecata. Perchè quella fatica era già stata sprecata con ogni evidenza proprio dai primi ardenti venditori del ''Gesù storico'': gli stessi cristiani storicisti della prima ora. Altre fonti di informazione su Gesù semplicemente non esistevano.

 

Come una gigantesca Torre di Babele, tutta la conoscenza di Gesù si basa, volente o nolente, e non importa se sei cristiano o non cristiano, sul solo vangelo di Marco.  E come fondamenta di un così gigantesco edificio, il vangelo di Marco non offre certezze di sorta, nella misura in cui all'80% parla sicuramente il linguaggio del simbolo e dell'allegoria, mentre per il restante 10% si presta volentieri a plausibili letture allegoriche, e per il solo rimanente 10% nulla impedisce di credere a priori che simboli e allegorie vi si celino ancora dietro, perfino se non identificati.

Un libro del genere non può andare per sua intima natura oltre la semplice e profonda domanda: «è esistito Gesù?»

Ebbene, i primi cristiani storicisti hanno convertito con la forza della persuasione e dell'equivoco quella domanda riservata a pochi (perchè solo pochi sapevano la risposta) in una certezza venduta a molti: «Gesù detto Cristo è esistito indubitabilmente». Col risultato paradossale che perfino oggi chi si dichiara convinto della storicità di Gesù può brandire come
«prova» solo ciò che per propria natura non può mai essere considerata tale: il vangelo di Marco.


Se milioni e milioni di racconti e libri su Gesù si basa sulla prima storia, ovvero una storia rivelatasi oggi ad un attento scrutinio una storiella simbolica e fittizia, allora significa che è stata quella storiella fittizia a ''convincere'' la gente dell'esistenza storica di Gesù. Quella storiella fittizia ha generato (non ha importanza indagare perchè e come, al momento) la convinzione ''forte'' nella storicità di Gesù.

Ma quella storiella fittizia da sola DI REGOLA avrebbe dovuto generare non quella convinzione, bensì solo un mero, profondo interrogativo: chiedersi se Gesù era esistito con la stessa apprensione con cui oggi il lettore moderno si chiede se fosse risorto veramente dai morti. Il fatto però che la convinzione della gente è stata fatta basare, e venduta in quanto fatta basare, su quella storiella, e quella sola singola storiella, significa che i primi a mancare di altre fonti erano e sono tuttora proprio i venditori, di allora come di oggi come di domani.

Quindi il concetto della storicità di Gesù è stato introdotto per la prima volta da una storiella fittizia che avrebbe dovuto invece, se fosse stata correttamente intesa, generare solo del sano agnosticismo sull'esistenza storica di Gesù. Dunque se rimuoviamo l'errore (l'equivoco storico di prendere una storiella fittizia alla lettera), ne deriva che quel concetto (della storicità di Gesù) non sarebbe mai dovuto entrare nella Storia di legittimo diritto, visto che per farlo avrebbe dovuto quantomeno essere confermato nella sua definizione da un'altra fonte ipotetica che non fosse fittizia. L'ingresso di una certezza tra la gente è giustificata quando provata. In mancanza di prove, quell'ingresso non è giustificato.

E dunque in realtà quello è esattamente cosa è successo: quel concetto non è mai entrato nella Storia di legittimo diritto, perchè non sarebbe mai potuto entrare come tale. La convinzione attuale dei più sulla storicità di Gesù non rende più storico l'uomo Gesù di quanto lo fosse al tempo della creazione della prima storiella fittizia che lo nomina.

È come se la storiella concludesse con quest'esito per chi la interpretava veramente:
«è esistito o no Gesù?»
 
Poi quella storiella è stata letta e ripetuta per tanto tempo facendo finta che dicesse:
«Gesù è esistito indubitabilmente»
 

Ora però sappiamo che l'ultima pretesa si basa sull'errata interpretazione della prima storiella, la quale non era andata oltre il punto di domanda:
«è esistito o no Gesù?»

Ma non andare oltre il punto di domanda significa una sola cosa: che nessuno - dico: NESSUNO! - con fondato motivo aveva mai affermato l'esistenza di Gesù. E non solo: nessuno aveva anche solo tentato un'impresa del genere, dal momento che gli unici che avevano affermato l'esistenza di Gesù erano stati e sono tuttora da che mondo e mondo solo coloro che hanno portato come
«prova» quella sola storiella fittizia.

Dunque non ha semplicemente senso dire che ''Gesù è esistito'', perchè l'unico modo per dirlo equivale a portare come prova una singola storiella che per natura non può essere addotta come prova.

E dal momento che non è mai esistito nessuno nè mai esisterà nessuno che afferma l'esistenza di Gesù senza portare come prova quella singola storiella ma altre al suo posto (e non può esistere semplicemente perchè quelle altre prove non esistono) allora significa che Gesù non è esistito al di là di ogni ragionevole dubbio.


Se il desiderio dei cristiani era di portare prove della storicità di Gesù, avrebbero portato più prove possibili (la stessa falsificazione dei Testimonia Flaviana e del Testimonium Taciteum dimostra che questa necessità di più prove molteplici e varie c'era). Eppure tutto quello che sono riusciti a portare fino ad ora è solo un'allegoria densa di simbolismi come Marco, continuamente rienunciata nei modi più sofisticati. Perciò se furono costretti a basarsi solo su quest'allegoria e su nient'altro, significa che erano davvero a corto di prove, anzi del tutto sprovvisti di prove. La più semplice spiegazione a questa loro imbarazzante mancanza di altre prove fuorchè quella ''prova'' che è Marco dimostra quanto erano e sono colpevolmente in difetto nelle loro pretese: perciò Gesù non è mai esistito.


Non esiste, e non esisterà mai, una definizione di ''storicista'' che esuli da questa descrizione da me appena data: storicista è chi crede che il vangelo di Marco sia sufficiente a provare da solo la storicità di Gesù.

Ma il vangelo di Marco non può nè provare nè negare la storicità di Gesù. Dunque se finora la ''certezza'' nella storicità di Gesù è stata fondata soltanto su una ''prova'' non-prova come il vangelo di Marco, allora quella certezza semplicemente non ha diritto di essere chiamata tale. Eppure è un fatto che quella ''certezza'' abbia fatto irruzione nella Storia pur se sull'onda di una ''prova'' così vulnerabile quale è Marco. Nonostante sul piano strettamente logico quella certezza non fosse affatto giustificata, perchè, ripeto, il vangelo di Marco non va oltre, e non permette di andare oltre, il semplice, enigmatico interrogativo sull'esistenza del Messia di cui parla.

Sono innumerevoli gli esempi di personaggi storici ai quali è stata incollata una fiction poi spacciata come verità biografica. Ma quei personaggi sono considerati tutto sommato storici perchè la loro esistenza è corroborata da prove ulteriori, oltre alla fiction, che fiction non sono.

Io credo vagamente alla storicità di Maometto perchè, nonostante lo storico odierno, quando onesto, lo perda facilmente di vista, la Doctrina Jacobi tutto sommato parla di un misterioso quanto familiare ''profeta armato di spada'': il dubbio che non si tratti affatto di Maometto, perchè non lo chiama per nome, rimane, eppure non è così forte da non permettere di postularne l'esistenza previa vaga identificazione con l'uomo chiamato Maometto.

Io nego a priori la storicità di Siddharta Gautama detto il Buddha poichè già nel nome, nel cognome e nel soprannome tradisce sin dall'inizio tutto un programma religioso mero compendio di altri che lo avevano proclamato in sua vece.

Idem per Lao Tse, per Abramo, per Mosè, per Zoroastro.

Dunque se la gente ha iniziato a proclamarsi ''sicura'' della storicità di Gesù sulla scorta soltanto di un'allegoria intesa contra sensum alla lettera, l'ermeneutica del sospetto induce legittimamente a domandarsi, e a rispondere affermativamente alla domanda, se non fosse allora il caso che non esistevano altre fonti d'informazione sull'uomo Gesù al di là di quella sola allegoria.
Paradossalmente, allora, è proprio la certezza degli storicisti (cristiani e non cristiani indistintamente) la miglior prova, quella più schiacciante, contro la storicità di Gesù.

Perchè quella così forte ''certezza'', nella misura in cui, come s'è visto, è una gigantesca Torre di Babele costruita sul solo vangelo di Marco, non ha oramai altra funzione storica se non di ricordare, a chi ha ''occhi per vedere'', di nuovo e ancora di nuovo, che l'introduzione del concetto di un Gesù storico nella Storia del mondo si deve unicamente, solo e soltanto, ad una lettura, contra sensum, di un'unica, deliberata allegoria. 

E se pertanto è sicuro che non esistevano altre fonti di informazione sull'uomo Gesù (perchè, se soltanto fossero esistite, i primi cristiani storicisti avrebbero avuto una cura maniacale per assicurarsene la preservazione, brandendole orgogliosamente in alto come prove oggettive della storicità di Gesù), allora la ragione della loro straordinaria assenza è molto probabilmente una sola: che l'uomo Gesù non è mai veramente esistito. E questo al di là di ogni ragionevole dubbio.