lunedì 17 novembre 2014

Sfidando Carrier...




Il dr. Detering informa nel suo blog a proposito di Daniel N. Gullotta, uno studioso accademico che a quanto pare sembra seriamente intenzionato a sottoporre alla peer-review una critica serrata e il più possibile onesta di On the Historicity of Jesus.

Nel suo approccio con la ricerca di Richard Carrier è in effetti stato fin troppo chiaro:
Regardless, Carrier has made his case against the historicity of Jesus, and given his credentials and peer-review publication, I think it is fair to say that he deserves our attention no more or less than any other scholar working in the field.

 Quella specifica si rendeva necessaria vista la vivida e condivisibile descrizione da parte dello stesso prof Gullotta della aihmè fin troppo misera realtà della blogosfera, dove dogmatici si scontrano di continuo sulla questione della storicità di Gesù, infiammando inutilmente il discorso e non portando così a nulla di buono se non a radicalizzare le posizioni reciproche.
Concordo perfettamente con il prof Gullotta su questo punto: esistono miticisti nel net che si dicono tali senza mai aver letto attentamente OHJ, come pure esistono sedicenti storicisti che pretendono di confutare OHJ senza neppure averlo aperto. Poi ci sono i volgari stronzi diffamatori del dr. Carrier, come ad esempio l'apologeta ortodosso Valerio Polidori e i suoi ottusi lacchè Lorenzo Noli, Jerim Pischedda e Federico Adinolfi, tutti colpevoli di credere, e pretendere di credere, che da solo per confutare Carrier basti e avanzi il ridicolo libello divulgativo spara-nel-mucchio di Bart Errorman, che scade al livello di un becero fondamentalista cristiano quando fa di tutti i miticisti un unico (e comodo) bersaglio polemico pur di eludere gli unici e soli argomenti di Carrier-Doherty [1].

Ma se la storicità di Gesù dev'essere difesa al modo gretto e meschino in cui l'hanno difesa finora i vari Errorman, McGrath e Casey, allora quella storicità è veramente morta.
Sembra averlo compreso finalmente un accademico del livello di Gullotta, e dunque ecco finalmente la promessa di un libro storicista che prende SUL SERIO Carrier giocando sul suo stesso terreno: non concedere nessun'ipotesi gratuita ma solo e soltanto offrire sana EVIDENZA.

Francamente, la vedo dura.






Con tutte le mie migliori intenzioni come posso anche solo sperare che qualcuno riesca a confutare OHJ quando quel che prima della sua lettura consideravo un forte baluardo inespugnabile pro-storicità (''Giacomo il fratello del Signore'' di Galati 1:19) diventa al termine della sua lettura un argomento invece addirittura pro-mito?

Se il prof Gullotta riesce a confutare Carrier restituendo ad un'evidenza storicista l'antico lustro che aveva quella medesima ''evidenza'' prima della lettura di OHJ, allora gli riconoscerò il grande merito di aver dimostrato finalmente la storicità di Gesù.

Io finora, nel mio piccolo, ho visto solo due errori in OHJ, ma la loro presenza non inficia per nulla la conclusione del libro: il primo errore lo riconobbe a dire il vero lo stesso Carrier, su mia diretta segnalazione, mentre il secondo, pur non essendo considerato tale dal suo autore, è stato denunciato abilmente da Vince, blogger di Natural Reason (il quale però sembra per il resto dei suoi commenti convergere con le conclusioni di Carrier).

Ma come dice Carrier:
Parimenti se tu pensi che c'è evidenza da me trascurata, evidenza a favore della storicità: hai bisogno di presentarla e dimostrare perchè quell'evidenza sia più probabile su h rispetto che a ¬h (nel modo in qui quelle alternative sono state definite, nei Capitoli 2 e 3). E non solo più probabile, ma così molto più probabile da superare tutti gli altri fattori contro di essa - persino su stime tanto lontane contro la storicità quanto tu possa ragionevolmente ritenere possibile: perchè anche tu sei obbligato a misurare la misura a cui le tue personali stime possano essere disputate oppure in errore. Tu non puoi avvolgere le tue personali opinioni come se fossero la verità. Se io devo ammettere che la probabilità che Gesù esisteva poteva essere tanto alta quanto 1 su 3, tu devi ammettere che la probabilità poteva essere tanto bassa quanto... ...bene, quanto bassa? Tu devi onestamente rispondere a quella domanda.
(On the Historicity of Jesus, pag. 603, mia libera traduzione)

Questo significa che l'evidenza richiesta dev'essere reale e non immaginaria. Io sono scettico sulla possibilità del prof Gullotta di portare tale evidenza, ma qualunque essa sia, di certo il prof Gullotta dovrà passare inevitabilmente, sarà costretto a farlo!, per la dimostrazione che la classica lettura storicista di Galati 1:19 debba essere quella più probabile e conforme al contesto.

Posso portargli fin d'ora un mio contributo (da me tradotto in inglese anche qui e tutt'ora in attesa di una risposta dal dr. Carrier, il quale è attualmente indisponibile):


1) Giacomo in 1 Corinzi 15:7 compare tra i protagonisti nella lista delle apparizioni del Gesù Risorto, dunque merita il titolo di apostolo secondo la stessa definizione che ne dà Paolo (ognuno che ha ''visto'' Gesù in allucinazione).

2) questo Giacomo è probabilmente lo stesso Giacomo di Galati 2, cosiddetto ''Pilastro''.

3) se questo Giacomo apostolo & pilastro è lo stesso Giacomo di Galati 1:19, non potrebbe essere chiamato da Paolo ''il fratello del Signore'' se la specifica ''del Signore'' fosse stata introdotta da Paolo per indicare la natura di non-apostolo di questo cristiano, a differenza di Pietro citato appena prima, che degli apostoli era il solo rappresentante quella volta a Gerusalemme. Dunque questo significherebbe che Giacomo è chiamato ''fratello del Signore'' per altri motivi, e l'unico motivo più plausibile in vista sarebbe nel significato letterale di ''fratello del Signore'': essere fratello carnale di un Gesù storico.

4) il problema con questa identificazione di Giacomo Pilastro & Apostolo di Galati 2 con il Giacomo ''fratello del Signore'' di Galati 1:19 è sollevato da Richard in anticipo:
Certamente in Gal. 1:19 Paolo intese o Giacomo il Pilastro oppure un altro Giacomo. E se intese Giacomo il Pilastro, allora non intendeva che fosse letteralmente il fratello di Gesù - in quanto quel Giacomo sembra essere stato il fratello di Giovanni, non di Gesù. Così per mantenere che Paolo intende che questo Giacomo fosse il fratello letterale di Gesù, tu devi concludere che Paolo intese un diverso Giacomo in 1.19 rispetto a quello che menziona subito dopo (in Gal. 2.9 e 2.12). Ma ciò significa che di qualunque Giacomo lui sta parlando in 1.19 poteva non essere stato per nulla un apostolo. E ciò significa che Paolo potrebbe star usando ''fratello del Signore'' ancora di nuovo per distinguere apostoli da altri cristiani, e non per identificare la famiglia di Gesù.
(On the Historicity of Jesus, pag. 588, mia libera traduzione, corsivo originale, mio neretto)

In effetti, Richard ha dimostrato efficacemente e conclusivamente, a mia opinione, che nei vangeli il ruolo prominente che spetterebbe a Giacomo fratello di Gesù (se solo fosse stato davvero il Pilastro & Apostolo Giacomo di Galati 2) è invece affibbiato ad un altro Giacomo, non figlio di un Falegname di Nazaret ma il ''figlio di Zebedeo'' al pari dell'altro Pilastro, Giovanni.

E non importa se ''Zebedeo'' è solo un personaggio fittizio che già dal nome tradisce un significato etimologico offensivo nei riguardi del Pilastro Giacomo, come avevo spiegato in un altro post: è chiaro che per l'autore di Marco e degli altri vangeli il Pilastro Giacomo figlio di Zebedeo non è affatto il Giacomo fratello di Gesù. Gli evangelisti hanno ben chiaro in mente quella distinzione, e l'autore di Atti degli Apostoli non menziona addirittura più un Giacomo fratello di Gesù.

5) Perciò la tesi di Carrier ne esce ancor più rafforzata: Giacomo ''il fratello del Signore'' di Galati 1:19 non è lo stesso Giacomo di Galati 2 perchè solo così si risolve la contraddizione da me introdotta di un Giacomo Pilastro e Apostolo che nei 4 vangeli figura ripetutamente nei panni del figlio di Zebedeo e non nella veste del fratello di Gesù. L'unica alternativa per far sussistere l'identità tra il Giacomo di Galati 1 e il Giacomo di Galati 2 sarebbe negare a questo Giacomo il titolo di Apostolo ma concedergli solo quello di Pilastro (una conclusione alla quale sono arrivati a dire il vero anche alcuni storicisti come Mauro Pesce [2]), ma così allora bisognerebbe concludere, con Robert Price, che la lista di apparizioni di 1 Corinzi 15 non è originale, dal momento che vi compare Giacomo, anche se non è chiaro in qualità di compreso tra gli apostoli (per aver ''visto'' Gesù Risorto, 1 Corinzi 15:7) oppure come separato e distinto da loro.  Si noti che se il Giacomo di Galati 1:19 è Pilastro ma non Apostolo, l'argomento di Carrier non ne viene affatto intaccato.

Quest'evidenza si aggiunge al resto dell'evidenza portata da Richard sulla necessità che aveva Paolo di chiarire in Galati 1 di aver abboccato degli apostoli solo Pietro e oltre a lui solo ''fratello'' Giacomo e nessun altro, a conferma del suo essere vero apostolo al pari degli altri, avendo esperito Gesù unicamente in allucinazione.

Quanto all'altra menzione dei ''fratelli del Signore'' in 1 Corinzi 9:5, là l'argomento pro-mito di Richard è altrettanto forte, se non più stringente: come avrebbe preteso Paolo di meritare gli stessi privilegi dei suoi superiori, senza nemmeno tentare di offrire un minimo di giustificazione alle sue arroganti pretese? Semplice: non erano a lui ''superiori' i suoi termini di paragone, ma al più, come Pietro e gli altri apostoli, solo suoi pari. Perciò i ''fratelli del Signore'' erano tutti gli altri cristiani non apostoli, di certo dalle pretese inferiori rispetto a quelle dell'apostolo dei gentili, visto la nonchalance con cui Paolo le calpesta senza pensarci due volte.

A parte forse l'argomento di Abel Dean, ben analizzato dall'abile blogger Nicholas Covington qui, non vedo altre critiche di OHJ degne di nota all'orizzonte nel net.

Lo stesso Abel Dean, come si deduce dal suo commento, sembra tradire tutti i sintomi del classico storicista dogmatico e cospirazionista.

L'impresa a cui si accingerà il prof Gullotta, sfidare Richard Carrier, sembra dunque una vera e propria ''mission impossible''!


[1] una ''logica'' che definirei ''pilatesca'': sarebbe come dire che Pilato avesse ragione a crocifiggere Gesù perchè era ''in tutto e per tutto'' uguale agli altri sedicenti messia sediziosi.



[2] Così Mauro Pesce, che sembra dare indirettamente ragione a Richard Carrier sulla natura di non-apostolo del Giacomo di Galati 1:19:
"mi è sempre sembrato che Giacomo, secondo questa frase della lettera ai Galati di Paolo, non sia "apostolo", ma appunto quello che Paolo dice: "fratello del Signore". Non credo che l'inciso "se non Giacomo il fratello del Signore", debba portare alla conclusione che Giacomo fa parte degli apostoli appena citati prima. Non va preso l'inciso come se specificasse altri appartenenti al gruppo degli apostoli. " Se non" non specifica "degli apostoli" ma "non vidi nessun altro". Avendo detto "Non vidi nessun altro", Paolo si corregge dicendo che però ha visto anche Giacomo, e accorgendosi che si potrebbe equivocare intendendolo come apostolo, specifica subito che non fa parte degli apostoli, ma è il Giacomo "fratello del Signore"."