venerdì 27 giugno 2014

REQUIEM AETERNAM JESU




Finalmente posso incominciare a leggere un libro che dimostra l'elevata improbabilità di un Gesù storico. Nonostante l'evidenza non sarà mai purtroppo conclusiva e risolutiva della questione, nè in un caso nè nell'altro, nonostante dunque la sicurezza non è mai completa, nonostante sia ancora una possibilità la storicità di Gesù, non è più possibile recuperarlo dai vangeli, per il modo così profondo in cui lo hanno completamente mitologizzato, da rendere impossibile estrarre qualche verità su un eventuale Gesù storico.
In realtà, tutta l'evidenza a favore di un ipotetico Gesù storico è straordinariamente povera, scarsissima, confusa, e se c'è - ed è dubbio che c'è - è troppo celata e nascosta per poter meritare l'oneroso nome di ''evidenza''.


On the Historicity of Jesus: Why We Might Have Reason for Doubt (Sheffield-Phoenix 2014),  illustrerà finalmente tutta la migliore -- e solo la migliore -- evidenza che c'è per un Gesù mitico e per un Gesù storico, denunciando tutti gli errori fatti finora.
Richard Carrier possiede un Ph.D. in Storia Antica e ha pubblicato studi accademici sul soggetto debitamente recensiti da altri accademici, non solo in riviste scientifiche ma anche in questo libro. Sheffield-Phoenix è la casa editrice dell'università di Sheffield. Anche il libro che fa da opportuno prequel, Proving History: Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus, che ha il merito di denunciare l'intrinseca fallacia dei metodi utilizzati finora dagli storicisti nel vano tentativo di difendere la storicità di Gesù, ha passato formalmente la peer rewiew accademica. Così non si tratta dell'ennesimo dilettante: una critica comune volta finora a chiunque proponeva l'ipotesi mitica. In realtà, numerosi professori nel campo stanno iniziando a riconoscere che l'agnosticismo sulla storicità di Gesù è decisamente più giustificato di quanto sia stato proclamato finora dai folli apologeti. 

Il libro dovrò ancora cominciarlo a leggere.

Ma dalle prime, privilegiate recensioni del libro, l'unica recensione critica che considero davvero seria viene da uno storicista e fan di Dale Allison (il quale è un rinomato studioso storicista che considero molto intelligente - l'esatto contrario di un Bart Errorman, di un Maurice Casey o di un Mauro Pesce, per intenderci - nonostante etichetterei pure lui un apologeta cristiano), Loren Rosson.

(Si veda anche per completezza l'unica critica che Carrier riceve dal Jesus Agnostic Raphael Lataster)

La recensione di Loren Rosson potrebbe valere davvero come quella più obiettiva e imparziale (ma sarei curioso di leggere la recensione di Carrier della sua recensione) e mi consente fin d'ora di commentare alcuni suoi punti. Innanzitutto trovo ipocrita da parte di Rosson ''stupirsi'' di trovare in OHJ un Richard Carrier storico obiettivo totalmente diverso dal Richard Carrier blogger pungente polemista anticristiano. Prima di leggere il suo ultimo libro, non c'era nemmeno bisogno di conoscere personalmente Richard Carrier per capire che chi vuole introdurre nel dibattito accademico la tesi mitica di Earl Doherty sull'originario Gesù celeste mai sceso sulla terra è tutt'altro che uno sprovveduto o un manicomiale fattucchiere dilettante come Pier Tulip in cerca di fama e danaro.

E non posso che congratularmi con lui quando Rosson dice:
For instance, he rightly dismisses the historicist evasion that Paul doesn’t mention Jesus’ earthly life because he didn’t care about it (pp 517-518).

È ora francamente di piantarla con quello che è stato il pretenzioso argomento-scusa dei folli apologeti Bart Errorman, Maurice Casey e Mauro Pesce, nonchè di apologeti cattolici del net come Gianluigi Bastia o Jerim Pischedda, tutta gente demente che pretende di nascondere un drago nel garage.

Ma come spiega il Rosson il silenzio di Paolo su Gesù?
Dicendo che per Paolo il Gesù storico era un vero e proprio intralcio al suo vero obiettivo:
Paul needed an anti-circumcision gospel (on the basis of a continually delayed parousia), which only the (convenient) heavenly Christ could provide.

La parola chiave qui è ''convenient'': il Rosson sta dicendo che era più conveniente e utile PER PAOLO appellarsi al Gesù celeste per rimediare in sostanza non solo al difetto del Gesù storico (aver fallito la profezia sulla fine, da ogni fallito apocallitico che si rispetti) ma per approfittarne in ultima istanza a stravolgerne del tutto il messaggio ai fini della sopravvivenza della chiesa tra i gentili, contro, se necessario, la volontà dei Pilastri.

Ma è proprio la parola chiave ''convenient'' il punto di debolezza della sua critica Se è conveniente PER PAOLO appellarsi al Gesù mitico per fargli dire ciò che si vuole, SAREBBE altrettanto conveniente PER GIACOMO (ovvero, per il ''partito dei circoncisi'') appellarsi al Gesù storico per rimediare alla ribellione del riottoso Paolo e costringerlo ad abbassare la cresta. E se sarebbe conveniente per Giacomo ricorrere al Gesù storico nella misura in cui lo fosse stato per Paolo ricorrere al Gesù mitico pur di vincere la partita, sarebbe altrettanto LEGITTIMO il mio diritto di aspettarmi che l'inevitabile riflesso di una situazione del genere - ossia la situazione di un Giacomo che si appella al Gesù storico per rivendicare la sua autorità contra Paolo - emerga a piena luce nelle lettere di Paolo... ...e tuttavia non emerge nulla di tutto questo!

Nessuna evidenza che la stroncatura del riottoso Paolo richiese di fare il nome di un Gesù storico.
Nessuna evidenza di riflesso dell'utilità di un Gesù storico per gli oppositori giudeocristiani di Paolo nelle sue lettere.
Nessuna evidenza dell'imbarazzo di Paolo per mancare del sostegno sotto i suoi piedi di un Gesù storico del cui supporto godono invece i suoi avversari.
Nessuna evidenza in chi si spacciò per Pietro o per Giacomo (nelle rispettive forgery dell'uno o dell'altro), e dunque in chi avrebbe avuto maggior motivo, a fronte della riottosa evoluzione di Paolo e dei paolini in direzione anti-circoncisione (per non dire anti-giudeocristiano), di condannarne le pretese minandole alla radice, appellandosi alla testimonianza - perfino falsa - di un Gesù storico ipotizzato oggetto dell'esperienza di un Pietro o di un Giacomo.

Ecco perchè Rosson si sbaglia quando dice:
There is nothing improbable about an apostle who never knew Jesus, and was at loggerheads with those who did, and who wanted to avoid any reference to his earthly business.

Sostituisci qui sopra la parola ''improbable'' con il termine ''impossible'' ed otterrai un'affermazione vera.

Paradossalmente, Loren Rosson si dice possibilmente propenso ad accettare la conclusione di Robert Spencer sull'inesistenza storica di Maometto, laddove io invece, avendo letto il libro di Spencer, ritengo ancora leggermente più probabile la storicità di Maometto rispetto alla storicità di Gesù, in virtù del solo documento noto come Doctrina Jacobi.


Un altro esempio dell'uso improprio che fa Loren Rosson dell'aggettivo ''probabile'' o ''improbabile'' è quando dice:
It’s at least as likely (and I think slightly more so, again based on the distribution of death metaphors in the Pauline corpus) that Jesus’ historical martyrdom took on a heavenly atoning function, than that the starting point was a celestial atoning Christ.

Ma il fatto che la morte di Gesù venga rappresentata da Paolo il più delle volte (anche se non, come riconosce lo stesso Rosson, nel maggiore significato che Paolo voleva attribuirgli, ossia quello dell'espiazione celeste dei peccati dell'uomo) nei termini metaforici e quasi ''realistici'' di un martirio, questo potrebbe pure significare un contesto terreno per la morte di Gesù: e allora? Questo significherebbe storicismo? Per la tesi miticista, Gesù poteva essere stato crocifisso perfino sulla Terra durante le poche ore della sua missione sulla Terra (esattamente la tesi del formidabile Roger Parvus) e ancora essere completamente mitologico ab initio. E come rappresenterebbe un ebreo come Paolo la crocifissione terrena di un angelo mitico se non nei termini di un martirio simile a quello presente in IV Macc. 17:21-22 (citato da Loren Rosson:  “an atoning sacrifice”) ?

Fu lo stesso Carrier ad assicurarmi la possibilità dello scenario di Parvus (anche se non la sua probabilità) dunque se assumo per ipotesi quella possibilità (e posso farlo con la stessa libertà con cui Rosson assume gratis la sua possibilità di una morte da martire di Gesù), la conclusione di Rosson continua ad essere del tutto compatibile sotto il paradigma storicista: che Gesù muore e risorge in Paolo, come un martire ebreo e/o come un dio pagano, è del tutto compatibile con il miticismo, quanto lo è con la storicità.

E infine, lo storicista Rosson si sente di impugnare ancora una volta il famigerato argomento di ''Giacomo, il fratello del Signore'', contro Carrier. E per obiettare che cosa, in sostanza?
Even if you know nothing of Acts 15, it’s not hard to see the power struggles implied in Gal 1-2.

Per quanto non conosca ancora appieno l'argomento di Carrier su Galati 1:19 (e 1 Corinzi 9:5, con riferimento anche a Galati 2) - e dunque riserbandomi il giudizio finale per un altro momento -, tuttavia mi sembra di percepire fin d'ora che l'implicazione:

lotta di potere & rivalità → Gesù storico

è un'implicazione fallace. E per due ragioni:

1) quella lotta di potere & rivalità si può spiegare benissimo anche sotto l'ipotesi del Gesù mitico (l'autorità di Giacomo invidiata da Paolo derivandogli dall'aver visto il Cristo risorto PRIMA di Paolo, e non dall'aver conosciuto il Gesù storico AL CONTRARIO di Paolo)

2) non c'è evidenza (vedi sopra) che Paolo dovette affrontare un Giacomo che si appellava ad un Gesù storico, e addirittura vediamo un pseudoGiacomo che NON si appella al Gesù storico perfino rivalutando le opere in funzione antipaolina (il che marcia contro la storicità).

Dove concordo pienamente con Loren Rosson è quando si unisce ad Allison, a Goodacre e a Carrier nel ripudio dell'utilità del criterio di imbarazzo:
On whole, I take it that scholars like Allison and Goodacre, and now Spencer and Carrier, have struck a significant blow against the criterion’s utility.

Il che comporta come conseguenza principale di rinunciare a priori ai vangeli come fondamento della storicità di Gesù.

Al pari di Loren Rosson, anch'io posso gridarlo forte:
I enjoy seeing Bayes’ Theorem in action;  it’s a wonderful integration of math and the social sciences.

Ecco il più vero e sincero riconoscimento dell'onestà intellettuale di Richard Carrier che sia mai provenuta da uno storicista e addirittura da un fan di Dale Allison:
Some of Carrier’s judgments are objectionable, but not greasy; I never felt he was abusing our trust.

''Mai ho pensato che stesse abusando della nostra fiducia''.

Magari quel folle apologeta Jerim Pischedda, o quello scellerato apologeta di Valerio Polidori e i loro dementi lacchè anonimi del net si fossero espressi così a proposito del prof. Carrier, invece di contaminare la rete con le loro manicomiali diffamazioni sul suo conto.

Ormai lo storicista Loren Rosson non è più ''supremamente fiducioso'' della storicità di Gesù come lo può essere un folle apologeta come Mauro Pesce:

Nor is it a crackpot theory that Jesus began as an apostolic fantasy until historicized 40 years later. Especially if you deny the existence of Q, as I dislike admitting that I do, and allow that the meager amount of early evidence — Paul’s eight letters, possibly Hebrews — evince high Christology and do little to hint at an historical Jesus. I believe Paul does this more than Carrier grants, but not so as to leave me supremely confident.(mia enfasi)


E così l'oramai Jesus Agnostic con propensioni leggermente storiciste Loren Rosson conclude:
For anyone who teaches courses on the historical Jesus, I stand by my previous list of recommendations, though I have added Carrier’s work to it (I’d already included Arnal’s The Symbolic Jesus, which is a hop away from mythicism). If I were an instructor, I might use Allison’s trilogy and Carrier’s duology, to provide students with the best of what historicism and mythicism have to offer.

Parole che per me significano che, lungi dall'essere solo al punto di inizio (come auspicherebbe lo stesso Carrier, ad dire il vero) nella questione della storicità di Gesù, siamo oramai, almeno quelli di noi che hanno seguito attentamente il dibattito da parecchio tempo, già oltre il punto di non ritorno: non è più ragionevole supporre un singolo individuo storico all'origine del cristianesimo. In realtà le prove puntano lontano da una conclusione del genere. Quello che vediamo invece è un record storico completo privo di corroborazione per i vangeli, un ambiente teologico darwiniano brulicante di Gesù rivali, Cristi, vangeli e sette concorrenti lungo la frangia religiosa dell'impero romano (e che languono là per tre secoli); indicazioni che la prima generazione del cristianesimo nasce come versione ebraica dei culti misterici, e che tutte le confuse, contraddittorie informazioni "biografiche" di Gesù derivano da una deliberata allegoria. Un'unica figura fondativa non è solo inutile per spiegare tutto questo, è ingiustificata.

Gesù è una leggenda, come re Artù o Robin Hood o Ned Ludd. Potrebbe esserci stato qualche individuo nel passato reale che ispirò delle storie su di lui, ma non è parte della documentazione storica, e i vangeli costruiti attorno a lui quasi certamente portano pochissima rassomiglianza ad una realtà oramai perduta. È semplicemente un cattivo storico (o un folle apologeta cristiano) chi si inventa razionalizzazioni pur di ''recuperare'' invano una misteriosa quanto ipotetica figura non documentata da un così distante e lontano passato.

Complessivamente, l'evidenza di un Gesù storico evapora ad un più approfondito esame, laddove l'evidenza contro il Gesù storico comincia in pari misura ad emergere e a sembrare via via più convincente.

I più antichi documenti, le lettere autentiche di Paolo, non mostrano nessuna conoscenza definitiva di un Gesù che ha visitato la terra di recente, e contiene numerosi passi che implicano invece l'esatto contrario. I vangeli sono pure finzioni letterarie, e Atti degli Apostoli è solo un romanzo storico. E nient'altro scritto del Nuovo Testamento risalente al I secolo attesta un Gesù storico. In realtà, la seconda lettera di Pietro, l'ennesimo falso proto-cattolico, si inventa una testimonianza ad un Gesù storico per combattere altri cristiani che la stavano negando. Per quale motivo avresti fatto qualcosa del genere se l'esistenza storica di Gesù fosse stata riconosciuta da tutti? Si tratta certamente di un inquietante e profondo interrogativo. Ma un interrogativo che manca di una risposta definitiva, purtroppo. Eppure ancora alzerà l'asticella del dubbio ancor più in alto.
Al di fuori del Nuovo Testamento tutta l'evidenza per Gesù o è fabbricata del tutto oppure esiste un forte e legittimo sospetto che lo sia, oppure si limita soltanto a ripetere (e a volte ad elaborare goffamente) quel che già è stato dichiarato nei vangeli (e quindi non possono in ultima istanza corroborarli). E quell'''evidenza'' è successiva al I secolo: perfino i testimonia flaviana furono interpolazioni aggiunte più di un secolo dopo). E quello è tutto ciò che c'è.
Abbiamo qualche eco nella letteratura cristiana del secondo secolo del fatto che Gesù era in origine concepito come un'entità cosmica e per nulla affatto un uomo terreno. Così di nuovo l'interrogativo rispunta: fu davvero così? La preponderanza dell'evidenza risponde: sì.

Questo non significa che ogni cosa pretesa a favore dell'ipotesi del mito di Gesù è valida o profonda. Per accorgersene è sufficiente dare un'occhiata (ed è anche troppa!) alla totale demenza astroteologica di un dilettante fattucchiere da strapazzo come Pier Tulip. Un sacco di false affermazioni e cattivi argomenti sono stati usati per cercare di raggiungere la conclusione che Gesù non è mai esistito.


Uno dei principali scopi di OHJ è di escludere una volta per tutte tutto questo bastardo trash del net dalla discussione seria e focalizzarsi solo su quello che ha veramente valore, a livello storico e a livello logico. E quando si agisce veramente così, il caso a favore di un Gesù storico risulterà alla fine estremamente debole.


Ci sono oltre due miliardi di persone nel mondo che si auto-identificano come cristiani, ma la quasi totalità di essi non sa quasi nulla di come la loro fede è iniziata. La cosa più incredibile che non sanno è che Gesù di Nazaret fu un personaggio immaginario creato da Marco, Matteo e Luca.

Quando gli evangelisti portarono Gesù di Nazaret alla luce, dettero al Figlio un volto.
Nel primo secolo della nostra era, quando nessuno storico Gesù era ancora entrato in scena, una ricca panoplia di fedi nel Figlio/Cristo/Salvatore stava fiorendo lungo la metà orientale dell'Impero romano, espressioni della nuova filosofia del Figlio intermediario, concependo diverse vie alla salvezza per suo tramite. Come nella maggior parte di questi scoordinati movimenti, forze centripete infine attirarono questa diversità in un comune polo centrale, e gli elementi più forti, più vantaggiosi e più attraenti costituirono sè stessi un nuovo centro, una nuova ortodossia. Questo sviluppo più tardo divenne poi lo standard con cui le più antiche manifestazioni furono valutate, e il presente fu letto indietro nel passato.