giovedì 26 giugno 2014

Del perchè, se Erodoto dubitava A PRIORI di Talmossi, è legittimo dubitare A PRIORI di Gesù

La mappa del mondo per Erodoto.


Nel post precedente avevo parlato dell'Archetipo dell'eroe mitico, e di come, applicando la Legge della contaminazione del Dubbio di Stephen Law, sia assolutamente legittimo fondare IN LINEA DI PRINCIPIO il dubbio sulla storicità di Gesù quando si considera tra le mani i soli vangeli (tutti dipendenti sul primo di essi, quello di Marco).

Ricordo cosa dice il Principio di Contaminazione del Dubbio in breve:
Dove testimonianze e/o documenti intrecciano assieme un racconto che unisce affermazioni banali, con una quota significativa di affermazioni straordinarie, e ci sono buone ragioni per essere scettici su queste affermazioni straordinarie, allora ci sono buone ragioni per essere scettici anche circa le affermazioni banali, almeno finché non si possieda una buona prove indipendente della loro verità.

Ebbene, ecco una semplice e chiara applicazione pratica di questo profondissimo Principio che ci giunge direttamente dall'Antichità:


Prima di toccare l’Istro sconfisse come primo popolo i Geti, che si ritengono immortali. Infatti i Traci che vivono sul promontorio Salmidesso sopra le città di Apollonia e Mesambria, i cosiddetti Scirmiadi e Nipsei, si erano arresi a Dario senza combattere. I Geti invece optarono per la follia e furono subito ridotti in schiavitù, benché fossero i più valorosi e i più giusti fra i Traci.
Essi si ritengono immortali in questo senso: sono convinti che lo scomparso non muoia propriamente, bensì raggiunga il dio Salmossi. Altri Geti questo stesso dio lo chiamano Gebeleizi.
Ogni quattro anni mandano uno di loro, tratto a sorte, a portare un messaggio a Salmossi, secondo le necessità del momento. E lo mandano così: tre Geti hanno l’incarico di tenere tre giavellotti, altri afferrano per le mani e per i piedi il messaggero
designato, lo fanno roteare a mezz’aria e lo scagliano sulle lance. Se muore trafitto, ritengono che il dio sia propizio; se non muore, accusano il messaggero, sostenendo che è un uomo malvagio, e quindi ne inviano un altro; l’incarico glielo affidano mentre è ancora vivo. Questi stessi Traci di fronte a un tuono o a un fulmine, scagliano in cielo una freccia pronunciando minacce contro Salmossi, perché credono che non esista altro dio se non il loro.
Come ho appreso dai Greci residenti sul Ponto e sull’Ellesponto, questo Salmossi era un uomo che sarebbe stato schiavo a Samo, schiavo di Pitagora figlio di Mnesarco.
Poi, divenuto libero, si sarebbe assai arricchito e avrebbe fatto ritorno, da ricco, nel proprio paese. Poiché i Traci conducevano una vita grama e rozza, Salmossi, che conosceva il sistema di vita degli Ioni e abitudini più progredite di quelle dei Traci
– avrebbe frequentato i Greci, e fra i Greci Pitagora, che non era certo il savio più scadente –, fece costruire un salone, in cui ospitava i cittadini più ragguardevoli; fra un banchetto e l’altro insegnava che né lui né i suoi convitati né i loro discendenti sarebbero morti, ma avrebbero raggiunto un luogo dove sarebbero rimasti per sempre a godere di ogni bene. Mentre così operava e diceva, si costruiva una stanza sotterranea. E quando la stanza fu ultimata, Salmossi scomparve alla vista dei Traci: scese nella dimora sotterranea e vi abitò per tre anni. I suoi ospiti ne sentivano la mancanza e lo piangevano per morto; ma egli dopo tre anni si mostrò ai Traci e in tal modo i suoi insegnamenti risultarono credibili.
Questo si racconta che abbia fatto Salmossi. Io questa storia di Salmossi e della camera sotterranea non la rifiuto, ma neppure ci credo troppo; penso comunque che egli sia vissuto molti anni prima di Pitagora. Se vi sia stato un uomo di nome Talmossi o se sia il nome del loro dio locale per i Geti, chiudiamo qui la questione. I Geti insomma, con tutte le loro convinzioni, furono sconfitti dai Persiani e subito si aggregarono al resto della truppa.

(Erodoto, Storie, IV, 93-96, mia enfasi)


Talmossi (Σάλμοξις).


Erodoto non sta facendo altro che applicare a sua insaputa la Legge di Law: per lui, il Dubbio è fondato A PRIORI sulla pretesa dei Traci che Talmossi sia storicamente esistito. Nonostante è agnostico sulla sua storicità, Erodoto comunque non lo ritiene contemporaneo di Pitagora, dunque in pratica dubitando sostanzialmente di tutto quanto si diceva su di lui. C'è da dire che Erodoto, da buon greco, disprezzava i Traci in quanto barbari, quindi aveva una ragione per dubitare delle loro insistenti pretese in materia di religione, e tuttavia questo non lo rende, come avrebbero ipoteticamente reagito i Folli Apologeti adoratori di Talmossi, ''fautore sottobanco di una nascosta agenda apologetica anti-trace''. Semmai lo rende decisamente più obiettivo e razionale, cosa insolita per un uomo dell'Antichità. 

Quindi, se Erodoto se la sente di dubitare PRIMA FACIE della storicità di Talmossi perchè il sospetto sulla sua presunta risurrezione si estende su ogni altro dato biografico della sua esistenza...,

...a maggior ragione chiunque legge i vangeli e si accorge dell'incredibile numero di miracoli, incoerenze, fantasie e storielle ivi presenti, non dovrà sentirsi affatto in colpa se gli subentra immediatamente dopo il puro e semplice sospetto che Gesù, PRIMA FACIE, possa non essere mai esistito.
 
Questa è esattamente la probabilità a priori implicata dai vangeli,
che è altro dalla probabilità definitiva, e tuttavia che in qualche modo potrebbe o non potrebbe condizionarla nel calcolo finale bayesiano. La probabilità a priori del genere è giustificata dal fatto che un esempio pratico specifico e indiscutibile ci arriva da uno storico antico come Erodoto.



Come Erodoto con Talmossi, così io, dopo aver letto i soli vangeli e prima ancora di considerare tutta la restante evidenza extra-evangelica, mi sento in pieno diritto di concludere à la Erodoto, usando pressochè le sue medesime parole:
Questo si racconta che abbia fatto Gesù di Nazaret. Io questa storia di Gesù di Nazaret e della risurrezione non la rifiuto, ma neppure ci credo troppo; penso comunque che egli sia vissuto molti anni prima di Marco. Se vi sia stato un uomo di nome Gesù o se sia il nome del loro dio particolare per i Cristiani, chiudiamo qui la questione.

Ma, a differenza di Erodoto, che si disinteressò totalmente del caso Talmossi e non lo approfondì (rimanendo Talmoxis Agnostic per il resto della sua vita), la questione sul Gesù storico o mitico la riprenderò in realtà non appena mi arriverà il tanto atteso libro di Richard Carrier, On the Historicity of Jesus.