domenica 16 febbraio 2014

Del Gesù che evapora (XV)

Schopenhauer si meravigliava che l'intuizione, lo sguardo prima facie delle cose (alla quale si ostinava a credere contra factum) fin troppo spesso fa a pugni con la cruda realtà della logica nella natura delle cose.
Siamo dunque persuasi che l'intuizione è la prima sorgente di ogni evidenza; che la verità assoluta consiste unicamente in una relazione diretta o indiretta con l'intuizione; che inoltre la via più vicina all'intuizione è sempre la più sicura, perchè ogni intromissione di concetti è esposta ad errori. Se ora, con tal persuasione, diamo uno sguardo alla matematica quale fu concepita in forma scientifica da Euclide, e quale in complesso rimase fino ad oggi, non possiamo non riconoscere che il suo metodo è strano, anzi assurdo. Mentre vorremmo che ogni dimostrazione logica si riconducesse a una dimostrazione intuitiva, la matematica fa invece tutti gli sforzi possibili e immaginabili per respingere ad ogni costo l'evidenza intuitiva immediata sua propria, sostituendola con un'evidenza puramente logica. Il che ai miei occhi fa l'effetto di chi si tagliasse le gambe per camminare con le grucce, o del principe, nel Trionfo della sensibilità, il quale volge le spalle alla vera bellezza della natura per bearsi a comtemplare una decorazione di teatro che la imita.
(estratto da Il mondo come volontà e rappresentazione)
Ebbene, leggendo Proving History: Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus, non mi ricordo di altri libri dove l'intuizione mi sia sembrata così tutt'uno con la stessa logica, fino a diventare la prima totalmente indistinguibile dalla seconda, addirittura fondendosi con essa.

In questo post restituisco gli ultimi criteri usati invano dagli storicisti per salvare il salvabile da un Gesù sempre più evanescente.

Criterio della minima particolarità (''least distinctiveness''): la versione più semplice è la più storica.

Cosa è più probabile, che il Battista fu cooptato scambiandolo per Elia, o che Gesù incontrò Elia in persona sull'Oreb?
Chiaramente la versione più cruda, più semplice, più rozza: e non ho bisogno di indicarla.

Un racconto originariamente crudo e semplice diventa più complesso nel tempo, con maggiore dettaglio, il lato leggendario cresce e si amplifica, eventuali semitismi vengono rimossi, i discorsi diventano più lunghi e retorici, ecc.

A volte però accade l'esatto contrario: una versione più elaborata viene troncata recisamente, i semitismi vengono aggiunti per abbellire il discorso rendendolo più ''realistico'' ma non più reale. E una versione della storia, solo perchè è più semplice non diventa ipso facto vera.

Il criterio serve solo a sfoltire la zavorra chiaramente leggendaria che si concentra attorno ad una versione della storia.

Ma decidere se la versione più semplice è più probabile della versione più lunga o viceversa
...dipenderebbe interamente dai casi.
Il primo esempio che mi viene in mente: tutti danno per scontato che il dogma della immacolata concezione fu una leggenda postuma e proto-cattolica. E tuttavia Origene racconta di ebioniti che rifiutarono tale dogma che altri ebioniti avevano adottato col risultato che la versione della nascita non verginale di Gesù è attestata nella Storia dopo la versione della nascita verginale di Gesù.
Tuttavia, se confrontiamo la logica implicita delle due posizioni, ognuno può vedere che la versione attestata più tardi (la versione della nascita naturale) dev'essere la versione più antica. Le leggende crescono; non rimpiccioliscono.
(Robert M. Price, “Does the Christ Myth Theory Require an Early Date for the Pauline Epistles?” in Is This Not the Carpenter? The Question of the Historicity of the Figure of Jesus, Copenhagen International Seminar 2012, pag. 112)
Il secondo esempio dell'applicazione di questo criterio a cui posso pensare è la spinosa questione dell'autenticità delle lettere paoline. Marcione accusava i cattolici di averle pesantemente interpolate. Le lettere considerate autentiche di Paolo sono formate da elementi protognostici, da elementi protocattolici e da esegesi allegorizzanti delle Scritture ebraiche per fare di volta in volta il punto dell'autore.
Se è vero che gli elementi ''cattolici'' sono suscettibili di suonare interpolazioni (e quindi Marcione aveva ragione), è altrettanto vero che Marcione stesso spogliò le lettere anche laddove il loro autore originario allegorizzava le Scritture dell'Antico Testamento a suo vantaggio, in funzione cioè anti-Torah.
Quindi in generale il criterio può aiutare di certo a rintracciare le versioni più antiche delle storie, ma non permetterà di conoscere la loro verità o meno.

Criterio della vivacità del racconto: più vivido, più storico.

Le storie più vivacemente e vividamente raccontate sono più probabilmente vere.

Non solo questo criterio contraddice il precedente, ma è del tutto illogico. Infatti il dettaglio vivido e vivace è per antonomasia forte indizio di abbellimento e finzione letteraria. Roba da romanzi storici, genere fantasy. Per nulla affatto Storia ricordata.

Ad esempio, si legga Giovanni:
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
(Giovanni 19:31-35)
Qui l'autore pretende di aver avisto Gesù sulla croce, ma sta deliberatamente e spudoratamente mentendo, nonostante la vividezza dei particolari cruenti. E nonostante l'aver rivelato, subito dopo, la sua palese fonte d'ispirazione:
Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
(Giovanni 19:36-37)
Un testimone oculare autentico può essere al contrario decisamente più conciso e meno retorico. Vedi Primo Levi e il suo romanzo picaresco ''Se questo è un uomo''.
Quindi, vivacità della narrazione per se stessa in verità dimostra leggermente contro la storicità, non in favore di essa, e può solamente supportare la storicità in casi dove potete provare nello specifico che tale vivacità non sia il risultato di drammatizzazione.
Criterio di varianza testuale: più invariabile una tradizione, più storica.

Cioè, più i sinottici ripetono le stesse cose, più dicono la verità su Gesù.

Ma questo criterio si fonda sul nulla.
Certamente i trasmettitori spesso non possono probabilmente aver conosciuto se cosa stavano trasmettendo fosse realmente vero o no, così i loro passarlo con più coerenza non può essere in conseguenza del suo essere vero.
Si passa di solito con più frequenza ciò che è più rilevante sul piano dottrinale, ma per nulla importante sul piano storico.

Altre volte invece si copia acriticamente dalle fonti per pigrizia.

La maggiore o minore fedeltà alle proprie fonti non dipende in definitiva dalla loro verità o meno.

Affermare che sono più vere le tradizioni che per puro caso sono più uguali alle precedenti
...è logicamente perverso.
Criterio del contesto greco: credibile, se il contesto suggerisce che le parti parlano greco.

Gesù avrebbe più probabilmente parlato in greco, dunque...

Sfortunatamente questo è una cascata di non-sequitur.

Infatti con altrettanta facilità potrei chiedermi: se Gesù parlava in greco, anche un'altra fonte poteva farlo senza derivare per forza da Gesù. E quest'ultimo scenario è perfino più probabile se rifiuti la premessa piuttosto controversa di un Gesù che conversava solitamente in greco.

Criterio del contesto aramaico: credibile, se il contesto suggerisce che le parti parlano greco.

Gesù avrebbe più probabilmente parlato in aramaico, dunque...

Le difficoltà che annullano la presunta efficacia di questo criterio sono molteplici:

1) non è facile discernere l'''origine aramaica sottostante'' da un autore che scrive in un greco semitizzante. L'output di entrambi spesso sembrano identici.

2) i primi cristiani parlavnao e scrivevano in un greco semitizzante, e si basavano sulla Septuaginta, anch'essa scritta in un greco semitizzante.

3) numerosi cristiani erano bilingui come Paolo e potevano benissimo aver fabbricato LORO di sana pianta racconti in aramaico, attribuendoli a Gesù.

4) qualche materiale in aramaico poteva addirittura aver preceduto Gesù e finire attribuito a lui.

Conclusione: perfino se scopri aramaismi e semitismi vari, perfino se scopri un vangelo originario in aramaico (!), non hai alcuna garanzia che risalgano a Gesù.

Chissà come si impantanerà miseramente il Folle Apologeta Maurice Casey su questo ''criterio''. Ma del resto, cosa puoi aspettarti da uno che, non credente (ma con un passato di aspirante teologo alle spalle), neppure osa autodefinirsi ''ateo'' per timore di essere assimilato dai credenti ad altri atei?

Criterio delle caratteristiche del discorso: credibile, se i discorsi di Gesù sono coerenti in un unico stile.

Se Gesù suona originale e distinto dal vangelo circostante in cui è calato, allora si stanno preservando le sue esatte parole.
Questo è sfortunatamente un altro non-sequitur. Perfino se la procedura funzione (e in questo caso non la si dimostra fare), il massimo che può stabilire è che quei discorsi derivano da una fonte diversa rispetto al materiale narrativo. Quella fonte non sarà necessariamente Gesù. Poteva essere qualunque racconta-storie.
Ormai ho fatto il callo a sentirmi ripetere sempre la solita zolfa: ossia della enorme ''diversità di fonti'' usate dagli evangelisti, a loro volta ''in diverse lingue e dialetti''.
Ciò non rende cosa dissero vero. Per giunta, antichi autori avevano imparato in particolare a impiegare uno stile diverso nel discorso diretto rispetto alla narrazione descrittiva, perfino a imitare (o a creare) stili distinti per differenti oratori.
La conclusione è drastica:
Così questo criterio non solo non ha funzionato (la procedura richiesta non è mai stata tentata), esso probabilmente non funziona.
Criterio del Gesù caratteristico: credibile, se particolare e caratteristico di Gesù.

Un aspetto che è caratteristico all'interno della tradizione di Gesù è più probabile che risalga a lui.

Il che è un ridicolo non-sequitur.

Criterio del Suo Solo Percepire Vero: suona reale e toccante, dunque è vero.

Questo criterio l'ho visto usare da un Folle Apologeta della rete.

Riporto qui le sue parole (il lettore saprà riconoscere di cosa sta parlando):

Comunque, per quanto riguarda Giacomo, con tutta la benevolenza e propensione che posso avere nei cfr. di Carrier e/o altri, non riesco a digerire o metabolizzare che il "fratello" di Giacomo (e solo lui) non possa essere una persona reale, in carne ed ossa.
 L'uso di verbi sensoriali come ''digerire'' o ''metabolizzare'' sembrano veramente richiamare alla mente il ''criterio del Suo Solo Percepire Vero''.
Ma i logici già nominarono questo criterio anni fa. È chiamato la Fallacia Affettiva: giudicare qualcosa vero a causa di cosa ti influenza (come suona reale, come è commovente, ecc.). Un tale ragionamento non ha nessun merito oggettivo.
Criterio di inspiegabilità (per i logici, argomento dell'Ignoranza): la fallacia di assumere che poichè non puoi pensare a nessun'altra ragione del perchè esisterebbe un'affermazione, allora essa dev'essere vera, o assumere che poichè non puoi trovare qualche specifica proca che un'affermazione è falsa, allora essa dev'essere vera.

Questo è l'errore di chi decide frettolosamente che ''l'assenza di prova contro una affermazione realmente giustifica il credere in essa'', senza vagliare accuratamente il caso esaminando lo Smell Test e/o l'Argomento del Silenzio.

Fallacia della Fonte Orale: non riesci a identificare la fonte scritta di una storia, allora quella storia è ricordata.

Esempio classico di questa fallacia: non si trova la scrittura profetica che fa dire a Matteo ''...perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno»'' (Matteo 2:23)? Allora Gesù di Nazaret ''esiste''.

In realtà, la fonte scritta di quella storia può con eguale probabilità essere perduta, oppure quella storia è la fin troppo libera rielaborazione di una fonte scritta che già abbiamo (ad esempio Giovanni si è preso troppe libertà con i sinotici, ma in definitiva attingendo da essi).

Criterio di ripetizione: poichè Gesù dice sempre le stesse cose (il ''Regno'', le ''parabole''), o fa sempre le stesse cose (guarigioni, ecc.) allora ciò è cosa fece e disse veramente.
Quella ripetizione può essere deliberatamente dettata dal desiderio dell'evangelista di dipingere Gesù in quel modo.