lunedì 17 febbraio 2014

Del Gesù che evapora (XVI)

E infine, prima di concludere, Carrier critica Anthony Le Donne, un nome a me sconosciuto fino al giorno che ho sentito parlare del fallimento dei criteri.

Questo Le Donne esorta a guardarsi dagli infiniti modi in cui la memoria possa fare brutti scherzi, ma è colpevole di non offrire mai neppure lui la soluzione alternativa al problema, anzi auto-condannandosi alla ripetizione degli stessi fallimentari criteri e medesime fallacie precedenti (ad esempio: ''tutte le mele sono rosse, perciò ogni cosa rossa è una mela'').

Così Le Donne:
''più significativa è una memoria, più interpretata diventerà''.
Il solito giochino che ho visto fare da Mogens Müller (nel suo saggio su Paolo pubblicato in Is This Not The Carpenter?): Paolo sarebbe il primo testimone indipendente del Gesù storico perchè solo un Gesù storico può scatenare nella sua mente l'impatto necessario a fargli scrivere quello che scrisse.
(a parte che sembra strano che quell'impatto non abbia prodotto nessun riferimento al Gesù storico in nessuna delle 20000 parole scritte da Paolo, per una rapida critica a Müller su questo punto, si veda come mi ha risposto lo stesso dr. Carrier).

Quindi, riassumento Le Donne, se vedi che nei vangeli il martello batte sempre sullo stesso chiodo, cioè se vedi che gli evangelisti si fissano e si rovellano sulle stesse cose, allora quelle cose ''devono riflettere una memoria significativa''.
Per esempio, egli [Le Donne] conclude ''Giovanni fu ricordato come un tipo di Elia'' (enfasi mia). Tuttavia nessuna valida ragione è data per come Le Donne possa rifiutare la possibilità alternativa che ''Giovanni fu rapppresentato come un tipo di Eila'' per ragioni che hanno in qualunque modo nulla a che fare con ogni reale memoria.
Qui Carrier si riferisce alla concreta possibilità alternativa di quel processo così vividamente descritto da Robert M. Price in insuperabili termini:
Fin dal tempo di David Friderich Strauss, siamo abituati a leggere i racconti di Giovanni il Battista come le vestigia di competizione settaria tra culti emergenti di Giovanni e di Gesù. Ciascuno considerava il suo fondatore assassinato un messia risorto. Ciascuno aveva la sua santa natività. Ciascuno rivendicava compimenti profetici. Infine la setta di Gesù vinse, e uno dei suoi stratagemmi fu di assimilare i seguaci del suo rivale fornendo alla loro figura principale una menzione onorabile nel suo pantheon personale. Giovanni divenne il precursore di Gesù, il cugino di Gesù che lo riveriva già nel grembo materno. Ma Giovanni non era il Cristo, non era neppure degno di allacciare i sandali dell'uomo. Perfino il membro meno apparisciente del nuovo ordine superava Giovanni in importanza. Il vecchio animo serpeggiava appena sotto la superficie, ma Giovanni era stato co-optato, e per il tempo in cui il vangelo di Giovanni fu scritto, Giovanni poteva esser dipinto come liberamente raccomandando ai suoi discepoli di lasciare lui e seguire Gesù invece. E proprio come il Battista era stato reso il precursore del vittorioso Cristo, io penso che Cefa, Paolo e Apollo furono trasformati nei suoi apostoli e proclamatori dopo il fatto.
Questo è certamente il punto di Atti 8 dove Simon Mago è mostrato mentre si converte alla fede in Cristo, sebbene con ulteriori motivi. Egli cede a Filippo, poi a Pietro, cerca di comprare il potere apostolico, ed è duramente ammonito di raddrizzarsi e rigare diritto, un ammonimento, in realtà, agli adepti simoniani del cristianesimo.

(The Amazing Colossal Apostle: The Search for the Historical Paul, pag. 214-215)

In Giovanni 3-4 Gesù è dipinto mentre battezza le reclute, o avendo i suoi discepoli battezzare loro in sua vece, in amichevole (?) competizione con Giovanni il Battista. È generalmente riconosciuto che noi abbiamo qui un simbolico paragone dell'antico battesimo cristiano con il suo fuori-moda ma ancora-offerto prototipo, il battesimo di Giovanni e la sua perdurante setta. L'intento era, apparentemente, di esortare i seguaci di Giovanni ad abbandonare la loro sprofondante scialuppa e saltare sulla scialuppa cristiana di salvataggio, in essenza, porre la domanda: ''Non vuoi andare con un vincitore?'' Gesù non battezzava realmente, e né sovrintendeva a tale attività nel suo proprio movimento. L'evangelista ha retro-datato il battesimo della chiesa di una generazione più tarda nel tempo di Gesù per collocare i capostipiti di entrambe le sette fianco a fianco.
(The Amazing Colossal Apostle: The Search for the Historical Paul, pag. 175-176)
Quindi Le Donne, davvero un Folle Apologeta, incorre nelle stesse vecchie fallacie.
Ricorre addirittura al criterio di imbarazzo per inferire che:
''Luca tende a rappresentare Gesù come Elia, così egli non rappresenterebbe anche Giovanni come Elia'' - che è instrinsecamente illogico. Non c'è nessuna ragione che lo stesso tipo non possa essere usato per entrambi i personaggi, servendo a diversi obiettivi simbolici in ciascun caso: in un caso, usando Elia nel suo ruolo come il precursore del messia, applicato a Giovanni, e nell'altro caso come un tipo per il messia, applicato a Gesù.


Ma Le Donne fallisce di nuovo e ancora quando trascura volutamente la possibilità che copiando Luca da Marco, è stata l'associazione Giovanni = Elia inventata dal secondo (o da un suo predecessore prima di lui) a indurre il primo a ripeterla a sua volta nel suo vangelo.

Le Donne non dice perchè si devono scartare queste plausibilissime alternative, e non lo fa perchè è un Folle Apologeta. Puro e semplice.

L'ennesimo errore di Le Donne: Marco e Giovanni testimonierebbero entrambi la storicità del detto gesuano che crea la metafora ''tempio/corpo'': ossia la profezia della distruzione e ricostruzione del tempio. Peccato che quella metafora si origina con PAOLO, non in Gesù, e quindi Marco e Giovanni stanno riportando ''un detto fabbricato, non uno reale''.
Quindi Le Donne agisce ripetutamente come qualcuno che assume che tutte le cose rosse sono mele. Ma proprio come tutte le cose rosse non sono mele, le memorie non sono le sole cose che diventano altamente interpretate.
Anche ''i miti, le invenzioni e le fabbricazioni'' possono esserlo in pari misura (basti guardare alle infinite versioni del mito di Ercole).
La tipologia, dopo tutto, era più comunemente uno strumento usato per comunicare idee, non memorie. I costrutti tipologici in Daniele, per esempio, in alcun modo riflettono reali memorie da o circa Daniele. Quel libro è interamente una forgery. Come si può concludere che Gesù deve essere ''ricordato'' in qualche modo di più nei vangeli di quanto lo è il reale Daniele nel Libro di Daniele?


UN CANTICO PER GESÙ


Lo stesso Le Donne ammette a malincuore che il suo metodo non offre certezze di sorta.

In altre parole, questo sta solo a significare che ''non possiamo conoscere nulla intorno ad un Gesù storico''.
Io ho mostrato che il Teorema di Bayes sostituisce tutti i criteri con una valida procedura, e tanto a lungo quanto è usato correttamente e onestamente, non ti premetterà di provare qualunque cosa vuoi, ma solo cosa i fatti giustificano. Non c'è nessun altro concorrente.
Nel post precedente ho esordito citando Schopenhauer. E voglio concludere questo ultimo post di questa serie allo stesso modo:
A consolazione di quelli che consacrano le loro forze e la loro vita alla nobile aspra lotta contro l'errore, in qualsiasi forma e circostanza, non posso trattenermi dall'aggiungere che l'errore può aver libero gioco, come i gufi e i pipistrelli nella notte, finchè non è apparsa la verità; ma è più facile aspettarsi che i gufi e i pipistrelli facciano retrocedere il sole in oriente, che non vedere cacciata di nuovo indietro la verità, una volta riconosciuta e proclamata con piena coscienza, o veder l'antico errore riprendere indisturbato il suo comodo posto. Tale è la forza della verità, che la sua vittoria è aspra e difficile, ma, una volta riportata, nessuno riesce a strapparla.
(da Il mondo come volontà e rappresentazione)