Sembrerebbe
ragionevole supporre che l'identità di Gesù come il Cristo (una
etichetta appropriata per Gesù), e non meramente un uomo saggio (una
vera ma inadeguata classificazione per Gesù), è stabilita basandosi
sulle tre ragioni che sono state appena fornite nel testo. Il termine
“autore di opere straordinarie” παραδόξων
ἔργων ποιητής, contrariamente a cosa si trova di
frequente nella letteratura sul Testimonium, è di gran lunga
più caratteristico di Eusebio piuttosto che di Giuseppe. Giuseppe
mai altrove userebbe la parola ποιητής nel
senso di “autore” o “fattore” al posto di “poeta”. E né
mai altrove combina una forma di ποιέω con
παράδοξος nel senso di operatore di
miracoli.
La
combinazione di παράδοξος e ποιέω
a significare “operatore di miracoli” è estremamente comune in
Eusebio e occorre più di un centinaio di volte. Insieme alla
controversa eccezione dello stesso Testimonium, la parola
ποιητής modificata da παραδόξων
ἔργων non appare da nessun'altra parte nella base dati
Thesaurus Linguae Graecae della letteratura greca esistente prima
di Eusebio, che usa questa combinazione di parole dieci volte fuori
dal Testimonium, di solito riferite a Gesù, ma anche a Dio.
Egli dice, per esempio, che Dio divenne “un autore di opere
straordinarie” per l'imperatore Costantino nella Vita di
Costantino 1.18.2. Due aspetti del modo in cui il termine viene
usato nel Testimonium sono degni di nota. In primo luogo,
Eusebio usa il fatto che Gesù fu un “autore di opere
straordinarie” nella Dimostrazione per dimostrare che Gesù
fu al di là dell'umano nella sua natura. Nella Dimostrazione
3.3.20, Eusebio dice si voler discutere Cristo come se egli
avesse solo una comune natura umana e passerebbe poi a discutere il
suo lato più divino. La sezione successiva inizia con il suo primo
utilizzo del termine παραδόξων ἔργων
ποιητής come etichetta per Gesù (3.4.21). Eusebio
sembra di star usando il termine a suggerire che Gesù fu più di un
uomo ordinario, proprio come il Testimonium lo usa per
giustificare l'interrogativo se sia adeguato chiamare Gesù un uomo.
In secondo luogo, Eusebio frequentemente afferma che fu predetto
nelle profezie che il Cristo sarebbe stato un operatore di miracoli,
e una volta perfino che egli sarebbe stato un παραδόξων
ἔργων ποιητής (Storia Ecclesiastica
1.2.23), e questo sarebbe implicato dal Testimonium,
altrettanto.
La
descrizione di Gesù come di “un maestro di uomini che accolgono
con piacere la verità” ha generato qualche difficoltà alla tesi
dell'autenticità perchè sembra appellarsi alla verità degli
insegnamenti di Gesù. Alcuni studiosi hanno difeso tramite
congetture la correzione della parola da τἀληθῆ
a τ’ ἄλλ’ ἤθη, “altre dottrine”
per evitare la difficoltà. Altri hanno pensato che la parola ἡδονή
(“piacere”) possiede una connotazione chiaramente negativa
nell'uso del Nuovo Testamento (e quindi plausibilmente pure nell'uso
di altri antichi cristiani) ma Giuseppe impiega la parola in entrambi
i sensi, positivo e negativo.
Meier trova
difficile dire con precisione cosa questo testo possa significare per
Giuseppe:
La frase greca τῶν ἡδονῇ τἀληθῆ δεχομένων poteva implicare semplicemente entusiasmo, perfino auto-delusione. Tuttavia, mentre è possibile, questo non è necessariamente il senso. Potremo avere qui un esempio di cosa sta facendo Giuseppe per tutto il Testimonium: scrivere accuratamente un testo ambiguo che diversi uditori potevano prendere in diversi modi.Meier 1991:76n19
Meier
quindi ipotizza che Giuseppe deliberatamente creò un testo ambiguo
così che noi non possiamo essere sicuri su cosa intendeva con esso.
Possiamo
trovare una spiegazione di gran lunga migliore di cosa il testo dice
veramente se investighiamo la possibilità che lo scrisse Eusebio. In
due opere differenti (In Onore di Costantino 17.11, Martiri
di Palestina 6.6), Eusebio elogia i cristiani che subirono il
martirio con ἡδονή (“piacere”), e nei
suoi commenti del Salmo 67.4 (PG 23 col. 684D) parla del godimento
del divino piacere nella presenza di Dio. Eusebio, come Giuseppe e
altri scrittori, riconosce sia buone sia cattive forme di piacere.
Al pari
della frase “autore di opere straordinarie”, la frase διδάσκαλος
ἀνθρώπων (“maestro di uomini”) è anch'essa più
caratteristica di Eusebio piuttosto che di Giuseppe. Neville
Birdsall, che tentò di negare l'autenticità del Testimonium
basandosi su un esame del suo linguaggio, osservò che la parola
διδάσκαλος seguita dai recipienti,
invece dei contenuti, dell'insegnamento nel genitivo è estremamente
raro in Giuseppe. Esso si trova solo in Guerra Giudaica 7.444,
dove Giuseppe colloca sia i recipienti sia il contenuto
dell'insegnamento nel genitivo. Eusebio d'altra parte chiama Gesù un
“maestro di uomini” altrove nella Dimostrazione e pretende
anche che fu predetto nella profezia che Cristo sarebbe stato un
“maestro di uomini” (Dimostrazione 3.6.27, 9.11.3; nota
anche le varianti in 3.7.6 e 5.Proem.24). In un'altra circostanza,
Eusebio identifica Gesù come il salvatore degli esseri umani e il
maestro di barbari e greci insieme e colloca i recipienti
dell'insegnamento nel genitivo (Dimostrazione 5.Proem.25). In
tutti quei casi il contenuto dell'insegnamento di Gesù è εὐσέβεια,
religione o pietà, e in due di loro in particolare è la ''vera
religione'', un termine che egli definì nell'introduzione alla sua
Preparazione al Vangelo come adorazione dell'unico Dio che è
creatore di tutto (Preparazione 1.1). Questo è probabilmente
il significato qui, perchè Giuseppe a volte usa il neutro plurale τὰ
ἀληθῆ a indicare le credenze religiose monoteistiche
degli antichi ebrei che Gesù ricostituì insegnandole ai suoi
discepoli, come in Dimostrazione 4.13, dove Eusebio dice:
Egli insegnò loro verità (τὰ ἀληθῆ) non condivise da altri, ma istituite come Leggi da Lui o dal Padre in lontani periodi di tempo per gli uomini di Dio ebrei antichi e pre-mosaici.Dimostrazione 4.13.169
Preso
assieme, tutto questo suggerisce che quando il testo descrive i
recipienti degli insegnamenti di Gesù come “uomini che accolgono
con piacere la verità”, esso non è né polemico né
intenzionalmente ambiguo. Ciò significa che Gesù insegnò le verità
circa l'Unico Dio a coloro che erano disposti a riceverle.
La
dichiarazione che “attirò a se molti Giudei e anche molti dei
Greci”, è stata una dei punti principali portati a sostegno della
posizione che il testo sia parzialmente autentico. Un mucchio di
studiosi pretende che un cristiano non avrebbe detto che Gesù
guadagnò molti ebrei e gentili perchè i vangeli descrivono la
missione di Gesù rivolta solamente agli ebrei e che la missione ai
gentili non iniziò se non dopo la sua morte. Ma qui dobbiamo
riconoscere che quanto dicono i vangeli ai lettori moderni non è
necessariamente cosa dicevano agli antichi interpreti.
Eusebio
introduce il Testimonium nel corso della sua difesa della
testimonianza dei discepoli come fornita nei vangeli. Seguendo la sua
citazione del Testimonium e le brevi menzioni di Atti e
i vescovi ebrei di Gerusalemme, egli dice:
Quindi la totale calunnia contro i suoi discepoli è distrutta, quando mediante la loro prova, e anche a parte da quella prova, dev'essere confessato che molte migliaia di ebrei e gentili furono portate sotto il Suo giogo da parte di Gesù il Cristo di Dio mediante i miracoli che aveva eseguito.
Dimostrazione 3.5.109 (mia enfasi).
Eusebio non
solo accetta la pretesa del Testimonium che Gesù guadagnò a
sé numerosi gentili, ma esagera il numero -- ''molte migliaia'' -- e
pretende che questa pure sia la testimonianza degli evangelisti. E
neppure è questo il solo contesto in cui Eusebio afferma che Gesù
attrasse i gentili durante il suo ministero. Nella Dimostrazione
IV, 10, Eusebio elenca tra gli altri atti di Gesù durante la sua
incarnazione: ''Egli rese tutti quelli da Lui venuti liberi da
superstizioni vecchissime e dalle paure dell'errore idolatra''
(4.10.14). Presumibilmente non si sta riferendo agli ebrei. Nella
Dimostrazione 8.2, Eusebio afferma che ''mediante
l'insegnamento e i miracoli Egli rivelò i poteri della Sua Divinità
a tutti in eguale misura se greci o ebrei'' (8.2.109). Nella Storia
Ecclesiastica, Eusebio introduce la storia della conversione di
re Abgar e la città di Edessa dicendo: “La divinità del nostro
Signore e Salvatore Gesù Cristo divenne famosa tra tutti gli uomini
a causa del suo meraviglioso potere miracoloso, e condusse a lui
migliaia perfino di quelli che erano in terre straniere assai remote
dalla Giudea, nella speranza di guarire dalle malattie e da tutti i
generi di sofferenza” (1.13.1). Nel Libro VII, racconta anche di
una statua di Gesù a Cesarea di Filippo eretta per onorare la
guarigione di Gesù di una donna con una perdita di sangue. Eusebio
commenta: ''E non è affatto sorprendente che quei gentili, che a
lungo ricevettero benefici dal nostro Signore, dovessero aver fatto
quelle cose'' (7.18.4). Qualsiasi cosa potremo supporre intorno alla
possibilità che Gesù attrasse gentili durante il suo ministero,
dovremmo concedere che Eusebio pensò che Gesù fece così. Inoltre,
Eusebio dedica tutto il Libro II della Dimostrazione a
rispondere all'accusa che il Cristo fu promesso agli ebrei. Eusebio
dimostra, al contrario, che la speranza del Cristo fu promessa in
pari misura a ebrei e a gentili e che la chiesa cristiana contiene
sia i gentili sia i rimanenti degli ebrei.
Il fatto che
Gesù insegnò la vera religione non solo tra gli ebrei, ma pure tra
i gentili, è cosa permette la conclusione che segue nel Testimonium:
“Egli era il Cristo”. Nel secondo capitolo del Libro III della
Dimostrazione, tre capitoli prima di introdurre il
Testimonium, Eusebio presenta un esteso argomento che Gesù è il
profeta come Mosè la cui venuta fu predetta in Deuteronomio 18. Sia
Mosè sia Gesù hanno operato miracoli. Sia Mosè sia Gesù hanno
impartito la verità intorno all'Unico Dio. Ma mentre Mosè ha
impartito questa verità solamente tra gli ebrei, Gesù fu il primo
ad aver insegnato la vera religione dell'Unico Dio non solo tra gli
ebrei, ma agli esseri umani di tutte le nazioni. E' il compimento
delle profezie intorno al Cristo che permette al Testimonium
di concludere a questo punto nel testo che, in realtà, egli era il
Cristo.
La lettura
proposta per la prima metà del Testimonium, perciò, è che
esso pone in discussione se sia adeguato chiamare Gesù un uomo e
conclude che egli non fu solamente un uomo, ma il Cristo. La
giustificazione per questa conclusioone è che egli fu un operatore
di opere miracolose, impartì agli esseri umani la verità intorno
all'unico Dio, e conquistò non solamente gli ebrei ma i gentili
altrettanto -- cioè, tutte le persone al di là della nazionalità o
della precedente appartenenza religiosa. Quelle sono cose che Eusebio
pretende altrove che furono predette intorno a Cristo nella profezia.
...continua...