venerdì 6 dicembre 2013

“If you are inventing a non-historical figure, why invent one you cannot live with, but must steadily and terminally change into its opposite?”

La prova interna di John Dominic Crossan [1]:
Se voi state inventando una figura non-storica, perchè voi inventate una con cui non potete convivere, ma dovete prontamente e definitivamente cambiarla nel suo opposto?
La risposta di Roger Parvus:
Ma Crossan parla come se i ''voi'' responsabili dell'invenzione avessero avuto la possibilità di essere membri di un'unica armoniosa comunità insieme con i ''voi'' che non potevano vivere con quell'invenzione. Come se l'inventore ''voi'' (presumibilmente l'autore di gMarco) e i ''voi'' che non potevano vivere con la sua invenzione (gli autori di Matteo, Luca e Giovanni) fossero contemporanei che per tutto il tempo indulgiavano nei medesimi amori. E così, se Gesù fosse stato inventato all'interno della loro comunità, quei quattro autori sicuramente avrebbero raggiunto qualche genere di consenso e prodotto un unico Gesù accettabile da tutti loro. Ed in tale scenario, si, io credo l'argomento farebbe senso: ''Se tu, Marco, stai inventando una figura non-storica, perchè inventi una figura con cui i tuoi cari amichetti Matteo, Luca, e Giovanni non possono convivere?''.
Sfortunatamente, come ben sa Crossan, la provenienza dei quattro vangeli canonici è sconosciuta. E perfino se andassimo con i tempi, i luoghi e le circostanze per convenzione loro assegnati dagli studiosi del mainstream, gli argomenti di Crossan falliscono egualmente.
La risposta di Richard Carrier:
La prova interna, dice Crossan, inizia con la domanda, “Se voi state inventando una figura non-storica, perchè voi inventate una con cui non potete convivere, ma dovete prontamente e definitivamente cambiarla nel suo opposto?” (p. 250), una domanda a cui egli non può rispondere così da trovare ''molto più probabile l'idea che Gesù fosse una reale figura storica la cui radicale insistenza sulla non violenta giustizia distributiva fu insieme accettata e negata dalla tradizione che generò''. Ma questo è un non sequitur. Se Gesù poteva iniziare un movimento con tali idee radicali, allora chiunque poteva farlo. E poteva farlo inventandosi un Salvatore (''Gesù'' essenzialmente significa ''Salvatore'') come propria mascotte celestiale o mitica. Poi, nella misura in cui il movimento crebbe e quelle idee radicali divennero meno popolari (e ovviamente più invivibili), il movimento dovette procedere a modificare il suo messaggio centrale, e quindi il suo personaggio centrale.
Perciò il fatto che questo accadde (anche ammettendo che lo fece; non tutti gli studiosi sposano la versione di Crossan dell'originario Gesù) fornisce zero evidenza che si iniziò con un Gesù storico. Perchè quella stessa evidenza è proprio altrettanto attesa se il cristianesimo iniziò con un (diciamo) storico Pietro a cui un Gesù celeste, mediante rivelazione, comunica quelle stesse idee radicali. E poi, proprio come Paolo si sbarazzò del Gesù di Pietro che insiste sulla Torah, così le generazioni posteriori a loro volta si sbarazzarono del Gesù egualitario di Paolo, per terminare infine con il Gesù di Giovanni, la più stronza incaritatevole versione di Gesù mai costruita ... fino a che qualcuno inventò i vangeli dell'Infanzia (che finalmente convertirono Gesù in quell'orrido ragazzo del film The Omen).
Perciò, il fatto che le idee cristiane cambiarono (e i cristiani modificarono le loro storielle di Gesù per corrispondere ai cambiamenti) non supporta la storicità più della non-storicità. La premessa interna di Crossan perciò fallisce.
Crossan perciò non ha logicamente nessun profondo caso pro storicità da offrire.
La risposta di Neil Godfrey:
Crossan sta dicendo che gli autori degli scritti del Nuovo Testamento non potevano vivere con il ''Gesù reale'' che Matteo delineò nel Discorso della Montagna (ama i tuoi nemici, non odiare nessuno, ecc.) così essi descrissero un Gesù che attacca i farisei con accuse di ''ipocriti!'', un Gesù prossimo nell'imminente futuro a sterminare tutti i senza dio.
L'argomento di Crossan assume che il Discorso della Montagna di Matteo testimonia il Gesù concepito in origine dai cristiani e che la stessa comunità cristiana trovò quel Discorso talmente sconfortante da riscrivere un Gesù nell'atto di vomitare scorno e insulti sui farisei (Matteo che ''ricordò'' il Discorso della Montagna fece questa modifica nel giro di pochi capitoli) finchè finalmente Giovanni scrisse di un Gesù scatenante guerre sanguinose nel Libro dell'Apocalisse. Crossan sembra star assumendo che il Gesù violento apocalittico fu concepito dopo (e in reazione al-)la scrittura dei più alti comandi etici di Gesù. Appare di star trascurando che Paolo stesso parlò di un giorno di vendetta celeste in 1 Tessalonicesi. Anche Paolo stava scrivendo quello perchè non poteva proprio sopportare un Gesù che insegnava amore?
Questa è davvero una ragione per credere che Gesù fu storico? Si assume non solo che Gesù fu storico ma che egli fu l'esatto opposto del Gesù del tipo proposto da Hoffmann. Costui insiste che Gesù non insegnò mai un messaggio di amore perchè, come Hoffmann stesso, Gesù amava ingaggiare in polemiche  e insultare quelli che disprezzava. Così Hoffmann di certo non accetterebbe la ''perfino più decisiva'' dimostrazione di Crossan della storicità di Gesù. Quanto buona è una ''dimostrazione decisiva'' se essa è dibattuta tra studiosi e vista come ''dimostrazione'' da solo alcuni? Le ''dimostrazioni'' sono intese essere giudizi oggettivi, non soggettivi, se sono da essere reali.
Pure favole per l'infanzia sono regolarmente riscritte per conformarle ai valori delle nuove generazioni. Il cacciatore nella favola di cappuccetto Rosso non uccide il lupo alla fine e sappiamo che il motivo è perchè i valori cambiano e siamo più consapevoli della violenza nelle favole per bambini. Che ad alcuni di noi non piace vivere con il cruento finale dell'originale favola di Cappuccetto Rosso non rende quel finale più storico. Antichi ritratti di Robin Hood erano spesso romanticamente idealistici. Che la moderna industria di intrattenimento spesso tenda a rifiutare quel romanticismo in qualche misura, non ci offre nessuna ragione di pensare a Robin Hood come ad un personaggio storico.
Ci sono numerosi ragioni per cui i caratteri sono descritti differentemente per differenti contesti e audience. La logica di Crossan qui mi sfugge.
Risulta davvero difficile, in verità, accettare che questa ''prova interna'' di Crossan sia realmente libera da ''presupposizioni dogmatiche''.
Secondo me, il motivo che spinge e spingerà anche -- e soprattutto -- i non-cristiani, perfino gli atei militanti, a credere erroneamente nella storicità di Gesù è esattamente perchè non se la sentono di replicare alla domanda di Crossan. Per loro, come per Crossan, il Gesù dei Vangeli, il Gesù Letterario, il Gesù Fondatore, è stato creato appositamente per eclissare l'immagine del vero Gesù Storico, pena altrimenti il non poter convivere con la schiacciante Verità della sua autentica personalità -- manco fosse stato l'abominevole uomo delle nevi o uno spregevole mostro morale!
La domanda di Crossan è una ottima, suggestiva domanda, perchè stuzzica e solletica l'innata tendenza di ciascun essere umano a rappresentare antropomorficamente la vera causa di presunti complotti, congiure, sospetti e doppi fini anche laddove non ci sono. ''Deve per forza esserci qualche Gesù brutto ceffo, dietro! Dunque esiste!''.
Crossan sembra di star giocando sull'eterno sospetto che accompagna la chiesa cattolica in particolare, accusata di occultare da sempre l'eretico e le sue verità, per togliergli la vita, oltre ai suoi segreti. Avviene una trasposizione di quei sospetti dalla chiesa cattolica propriamente detta alla comunità primitiva, alla comunità che scrisse i quattro vangeli canonici.
Spero, per l'intelligenza di Crossan, che egli non voglia intendere, con quella domanda, che per essere Gesù interamente mitico egli dovrebbe essere stato creato a tavolino dagli evangelisti sempre identico a se stesso sulla terra così com'era in cielo [cosa peraltro non vera, perchè il Cristo di Paolo è filoromano, il Cristo dell'Apocalisse è antiromano, eppure, nonostante tale inconsistenza, entrambi, per il miticismo, puramente celesti], senza nessuna differenza caratteriale nella sua raffigurazione letteraria sulla terra firma: perchè, se quello fosse l'unico modo in cui aspettarsi un Gesù mitico storicizzato sulla terra, allora sarebbe come pretendere che Dio crei l'uomo solo facendolo, per mirabile incanto, ''a sua immagine e somiglianza'' e già adulto (il mito di Adamo ed Eva, in breve), senza neppure aspettare il lento ma efficace processo dell'evoluzione naturale dalla scimmia all'uomo. Quasi che la teoria dell'evoluzione bastasse da sola a negare l'esistenza di Dio, ma sappiamo che non tutti concorderanno, dato che alcuni teologi teorizzano l'iniezione della giusta dose di spirito divino (o qualcosa del genere) ad un certo anello della catena evolutiva. Se Crossan intende questo, allora è sicuramente un apologeta. Anche perchè, se i partigiani del Cristo celeste avessero ascoltato del Gesù umanoide dei vangeli e dei suoi trascorsi in Galilea, ecc., avrebbero sicuramente rifiutato tutto ciò come degradante eresia, proprio allo stesso modo in cui i giudaizzanti ebioniti, stando ad Origene, disprezzarono il dogma proto-ortodosso della immacolata concezione (naturalmente sopraggiunto dopo il tema del concepimento naturale): in entrambi i casi troveremmo plausibile imbarazzo di una setta verso il credo della setta opposta, non verso il loro Gesù. Imbarazzo che Crossan ritiene (erratamente) possibile solo in uno scenario storicista.
Intanto, quali sono i Fatti? A ben vedere, i Fatti sono un evidente imbarazzo di Matteo nel veder rappresentato il Gesù di Marco come una sorta di Messia invisibile che di continuo non perde occasione di deridere coloro, come i discepoli idioti e per estensione tutti gli ebrei, che nella loro cecità non si accorgono del Messia invisibile che sta passando sotto i loro stessi occhi, non profittando affatto di toccargli anche solo la veste, come fece l'emorroissa, pur di ricevere anche solo un grammo del suo immenso potere tamaturgico.
Un altro semplice e puro Fatto è l'imbarazzo di Luca verso il Gesù di Matteo, troppo chiuso in se stesso e troppo ostile ai gentili perfino se Matteo si fa in quattro per sembrare un campione di antisemitismo, anche se bisogna pur riconoscere che Matteo, nonostante tutto il suo acerbo odio proto-ortodosso verso gli ebrei stessi, non si permette mai di far fare loro, ad ogni occasione, la parte dei citrulli e dei ciechi idioti, come faceva altrimenti il Gesù di Marco.
Luca sembra correggere davvero Matteo laddove vuole rendere più socievole e luminoso il proprio Gesù a differenza di quello di Matteo, eppure il Gesù di Luca suona decisamente più finto, cattolicamente finto, del Gesù proto-ortodosso di Matteo, e quest'ultimo a sua volta sembra la forzata correzione, frutto di apparente autentico imbarazzo, del Gesù di Marco, e in quella correzione il Gesù di Matteo è davvero un puro mito al pari di quello di Luca.
Quindi davvero sembra che solo il Gesù di Marco rechi imbarazzo al Gesù degli altri evangelisti, costringendo loro a correggere il Gesù di Marco, piuttosto che al contrario il Gesù storico essere d'imbarazzo a Marco nella misura in cui lo sono i discepoli idioti e scemi del suo Gesù Cristo invisibile.
Ma di cosa può essere imbarazzato Marco, il primo e più misterioso vangelo?
Le alternative assommano, gira e rigira, a due soltanto: da un lato un possibile candidato che poteva far imbarazzare Marco è un Gesù zelota o filo-zelota. Ma un rapido sguardo al libro dell'Apocalisse dimostra come il Cristo Guerriero di quella rozza cristologia sia interamente celeste, e di quel Cristo celeste Guerriero Marco, poteva benissimo provare imbarazzo, rappresentando i suoi discepoli storici come degli zoticoni buoni a nulla. Ma questo non prova affatto un Gesù zelota all'origine del cristianesimo. L'ipotesi di un Gesù zelota sfuma del tutto. [2]
D'altro canto, l'unico Gesù Storico candidato a far imbarazzare l'evangelista di turno è una qualche sorta di Gesù Eretico, uno di quelli per il quale sono appassionati i neo-gnostici della Rete, una sorta di Gesù Mago come quello di Morton Smith, simile al Gesù di Crossan nella misura in cui fa puntualmente a pugni con i dogmi della chiesa.
Dove Marco mostra davvero segni di evidente imbarazzo? E imbarazzo di cosa? Di chi? L'unico punto in cui Marco, a mio parere, mostra segni di evidente imbarazzo è in Marco 3:13-35, e spiacente per gli storicisti, quell'imbarazzo non fu del Gesù storico, ma di suo fratello!
Così Robert M. Price:
Marco ha “imbottito [sandwiched] insieme” due precedenti pericope, la scelta dei dodici e la visita dei parenti (Marco 3:13- 35). Dobbiamo immaginare che prima di Marco qualcuno ha riscritto midrashicamente il racconto di Esodo 18 di Mosè che ascolta il consiglio di Ietro di designare dei sottoposti, risultante nella scena in cui la scelta dei dodici discepoli fu l'idea della Sacra Famiglia di Gesù. Originariamente avremmo letto di un Gesù che dà il benvenuto alla sua famiglia. E come Ietro esprime la sua preoccupazione per lo stressato Mosè, consigliandogli di condividere il fardello con un numero di aiutanti  (18:21-22), così pure avremmo letto che Giacomo o Maria consigliarono la scelta di assistenti ''per tenerli con sè e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni''  (Marco 3:14). E Gesù avrebbe solo poi nominato i Dodici. Marco, agendo nell'interesse di un'agenda politico-religiosa, ha spezzato il racconto in due e capovolto le due metà così da portare disonore sui parenti di Gesù e così da strappare da loro l'onore della scelta dei Dodici (che è anche il motivo per cui lui sottolinea che Gesù ''chiamò a sè quelli che gli stesso volle'', ossia, fu tutta una sua personale idea). Gesù comunque non sceglie settanta, come Mosè (sebbene Luca restaurerà quel numero, Luca 10:1), ma solo dodici, basandosi sulla scelta delle dodici spie in Deuteronomio 1:23. [3]
Questo imbarazzo dei parenti di Gesù, dirà Price successivamente,
potrebbe ben essere una polemica contro la leadership di un gruppo (''gli Eredi'' o i Pilastri, Galati 2:9, ''Giacomo [il Giusto] e Cefa [Simeone bar Cleofa?] e Giovanni, che erano considerati pilastri'') che reclamarono  una successione dinastica da Gesù, come parecchi studiosi credono. (Questo non volerebbe in faccia al sopramenzionato sospetto che  “i fratelli del Signore” non fossero i supposti veri fratelli biologici di Gesù? Si, ma quello non ha importanza. Non sto introducendo e difendendo una consistente posizione alternativa qui, solo ascoltando opzioni alternative che potrebbero benissimo esser vere, minando la presunta certezza delle posizioni votate dai colleghi del Jesus Seminar.)  [4]
 Ed eliminando subito l'insidia storicista appena intravista:
Di nuovo, noi scorgiamo tanto delle polemiche faziose quanto una base letteraria, ma non una base storica. Non accordiamo noi zero fiducia al fatto che Gesù risorse dai morti, tantomeno che apparve a Giacomo? Tutto quello che possiamo dire sulla base di 1 Corinzi 15:7 è che qualche fazione reclamò l'onore di una visione della resurrezione per Giacomo perchè si trattò di un prerequisito per l'esercizio dell'ufficio di apostolo (1 Cor. 9:1, ''Non sono io un apostolo? Non ho veduto io Gesù, nostro Signore?''). Fu vera quella pretesa? Qual è il tuo colore favorito? [5]
In altri termini, Marco potrebbe provare imbarazzo verso i Pilastri, simboleggiati dai parenti di Gesù e dai suoi discepoli. Non riesco a vedere nessun punto nel vangelo di Marco in cui l'autore prova imbarazzo solo e soltanto di Gesù.
Esistono dunque due modi per rispondere alla domanda di Crossan:
1) dimostrare che gli autori dei vangeli non provano mai imbarazzo del proprio Gesù.
2) dimostrare che al massimo l'unico imbarazzo coltivato da un autore del vangelo (successivo a Marco) è verso il Gesù descritto nel vangelo del proprio predecessore.
Il punto 1 è necessario dimostrarlo da parte miticista se si vuole rispondere a Crossan e continuare a dirsi miticisti.
Il punto 2 non è necessario dimostrarlo, ma è comunque possibile farlo.
La dimostrazione del punto 1 è ovvia, ma ne darò solo alcuni indizi: non esiste nessun punto in ognuno dei quattro vangeli dove si prova imbarazzo verso Gesù tale da fargli fare o dire l'opposto di ciò che fece o disse davvero. Sarà possibile dimostrare, cioè, che Marco non è affatto imbarazzato dal fatto che Gesù provenga da Nazaret, o venga battezzato da Giovanni, o esalti i poveri. E se il suo non è imbarazzo, non potrà essere veramente tale neppure quello eventualmente intravisto, nei medesimi punti sopra menzionati, negli altri sinottici.
L'unico imbarazzo dell'evangelista di turno, semmai, è verso il Gesù descritto dall'evangelista precedente y (se esiste), ma perfino in quel caso non si tratta di imbarazzo del diverso Gesù di y, ma imbarazzo del modo in cui sono rappresentati i discepoli del Gesù di y.
Prendiamo ad esempio l'episodio di Marco in cui Gesù guarisce ''a fatica'' un cieco:
Giunsero a Betsaida; fu condotto a Gesù un cieco, e lo pregarono che lo toccasse. Egli, preso il cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio; gli sputò sugli occhi, pose le mani su di lui, e gli domandò: "Vedi qualche cosa?" Egli aprì gli occhi e disse: "Scorgo gli uomini, perchè li vedo come alberi che camminano". Poi Gesù gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente. Gesù lo rimandò a casa sua e gli disse: "Non entrare neppure nel villaggio". (Marco 8:22-26)
Chiaramente il motivo teologico alla base di questo recupero della vista in due fasi è nel farne un perfetto parallelo al riconoscimento, anch'esso in due fasi, della vera identità di Gesù da parte dei suoi discepoli (guardacaso subito dopo l'episodio della guarigione del cieco di Betsaida):
Poi Gesù se ne andò, con i suoi discepoli, verso i villaggi di Cesarea di Filippo; cammin facendo, domandò ai suoi discepoli: "Chi dice la gente che io sia?" Essi risposero: "Alcuni, Giovanni il Battista; altri, Elia, e altri, uno dei profeti". Egli domandò loro: "E voi, chi dite che io sia?" E Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". Ed egli ordinò loro di non parlare di lui a nessuno.(Marco 8: 27-30)
E tuttavia Matteo e Luca omettono l'episodio del cieco di Betsaida, dando (errato) motivo di pensare che ritengono apparentemente sconveniente e imbarazzante che il loro Gesù debba riuscire a stento a ridare la vista al cieco di turno, e per di più ricorrendo alla rozza pratica sciamanica di sputare saliva sugli occhi.
Invece nulla di tutto questo. Matteo e Luca conoscono Marco e sanno cosa Marco vuole dire: ossia che l'episodio della ''stentata guarigione'' serve unicamente a matchare lo ''stentato riconoscimento'' della vera identità di Gesù da parte di Pietro e degli altri discepoli.
Matteo e Luca capiscono il punto tutto teologico che intende fare Marco in entrambi i due episodi, mettendoli in parallelo, e precisamente per la ragione che non condividono quel punto teologico, mantengono in piedi solo uno dei due episodi (il riconoscimento del Cristo) e cancellano l'altro, perchè non gradiscono affatto insinuare sottobanco l'idea che i discepoli di Gesù comprendano a fatica chi fosse il loro maestro.
In altri termini, se imbarazzo c'è stato, è imbarazzo della goffa rappresentazione dei discepoli di Gesù, non di Gesù stesso.
La domanda di Crossan andrebbe dunque corretta e così riformulata:
Se voi state inventando una figura non-storica, perchè voi inventate una con i cui discepoli non potete convivere, ma i quali discepoli dovete prontamente e definitivamente cambiarli nel loro opposto?
Matteo, per dirla tutta, non digerisce il modo in cui vengono rappresentati goffamente i discepoli del Gesù di Marco, ed elimina tutti gli episodi in cui essi sono coinvolti in termini grotteschi e ridicoli, aumentando piuttosto la severità di Gesù verso la cecità dei farisei e sadducei, incapaci di riconoscere che Gesù è proprio il Cristo predetto dalle Scritture (nonostante sia incarnato nelle stesse!).
Luca, a sua volta, teme che Matteo sia, in reazione a Marco, troppo sbilanciato nel guadagnare proseliti giudei al vangelo, e corregge la bilancia dando il giusto spazio anche ai gentili.
Il quarto vangelo è troppo tardo per meritare una menzione in questo blog.
Chissà allora se anche l'imbarazzo di un Gesù battezzato da Giovanni non sia dovuto tanto al vedere Gesù sottomesso docilmente a Giovanni, quanto piuttosto al timore di vedere i seguaci di Giovanni aumentare d'autorità per il solo fatto che il semidio umanoide Gesù si fosse lasciato battezzare dal Battista. Perfino in quel caso, a voler vedere costi quel che costi imbarazzo, tutto ciò che si scorge di imbarazzante è la mancata cooptazione del nemico settario di turno: problemi nati nelle sette cristiane successive dunque, non da un ipotetico Gesù storico. [6]
Quando allora si coglie il pur minimo segno di imbarazzo, di solito si lascia al singolo lettore la scelta della reale misura dell'imbarazzo che si vuole scavare e approfondire, laddove intravisto, dando a ciascuno la libertà di trarre le conseguenze che desidera.
I miei lettori sono liberi, cioè, di oscillare tra i due estremi del pendolo:
A) possono decidere che Matteo e Luca appartengono alla stessa comunità di Marco, però imbarazzati dalla goffa descrizione dei discepoli da parte di quest'ultimo, correggono il suo vangelo per rendere più presentabili in tal modo i presunti fondatori della propria comunità.
B) oppure possono allargare a dismisura le differenze teologiche che dividono Marco da Matteo e Matteo da Luca, rendendo il primo paolino, il secondo giudeocristiano e il terzo proto-ortodosso, in altre parole sparpagliandoli a dovere tra le diverse sette cristiane della prima ora, con Marco che dà dell'idiota al giudeocristiano Pietro, Matteo che riabilita Pietro contro Marco e chiama ''il più piccolo nel regno dei cieli'' il Paulus di turno trasgressore della Torah, e infine Luca che recupera e concilia molto cattolicamente tutti i cocci. 
L'attrito che Crossan vuole vedere causato da un Gesù storico -- e solo da lui -- a me sembra invece provocato dai discepoli di Gesù, non da ''Gesù'', il quale in tutti i vangeli è solamente un personaggio fittizio, letterario, allegorico. Un Gesù storico, se ipotizzato, avrebbe provocato indirettamente quei contrasti e quell'attrito assai più (decisamente assai più!) con la sua assenza (magari non lasciando alcun testamento dottrinale o disposizioni in merito a come comportarsi coi gentili e con la Torah, il che è lo stesso) che non con la sua eventuale presenza, lasciando dunque le comunità dei sinottici a sbrigliarsela da soli nella risoluzione dei loro problemi dottrinali. Ancora una volta, l'assenza di Gesù spiega meglio l'insorgere di quei contrasti che non la sua presenza.
Ma se l'assenza di un corpus dottrinale specifico risalente al Gesù storico è la causa che fa apparire desolatamente ''contro grano'' la figura(ccia) dei discepoli descritti in un vangelo agli occhi dell'autore del vangelo successivo, allora anche l'assenza totale di un Gesù storico all'origine dei vari cristianesimi potrà altrettanto validamente spiegare tutto quell'insorgente attrito tra le intenzioni di un vangelo e quelle del successivo, e così via. [7]
Non solo, ma quell'attrito, quell'apparente andare ''contro grano'' di ciò che sta sul punto di venire modificato nel vangelo successivo perchè sgradito al suo autore (o addirittura fonte di imbarazzo), potrebbe essere un ulteriore indizio a favore del miticismo: l'imbarazzo sorge appena interpreti un'opera di fantasia (dove al posto dell'imbarazzo figura al più il desiderio di veicolare un deliberato effetto di ironia) come un'opera di Storia. In quel caso allora, se Luca (come credo) modificò vistosamente il Gesù di Marco, potrebbe ben essere che ormai per Luca il racconto di Marco fosse già a tutti gli effetti un racconto storico potenzialmente imbarazzante. Di questo ne parlerò quando spiegherò nel dettaglio cosa penso della vera natura del primo vangelo.
Nemmeno la suggestiva domanda retorica di Crossan dunque, riuscirebbe ad assicurare un Gesù Storico sulla stabile roccia, seppure ha l'indubbio merito di tenere comunque aperta la possibilità della sua presenza, del tutto marginale, sullo sfondo.
La conclusione inevitabile è che il letterario Gesù Fondatore dei vangeli non permette all'ipotetico Gesù originario di ricoprire alla luce del sole, sia pure sforzandosi invano di vederlo affiorare in superficie ''contro grano'', quel ruolo di Fondatore: l'avesse fatto, quell'attrito nella controversa rappresentazione dei discepoli non ci sarebbe mai stato, oppure sarebbe stato assai più limitato.
Il dubbio sull'esistenza di uno storico Gesù all'origine del cristianesimo è perciò fondato.
[1] John Dominic Crossan, The Power of Parable: How Fiction by Jesus Became Fiction about Jesus (Harper 2012), pag.250.
[2] Questo ovviamente non impedisce all'autore del primo vangelo di prendere come possibile eroico fondatore, per collaudare la prima volta il Cristo celeste di Paolo sulla terra firma, il suo zelota preferito, o più di uno.
[3] Robert M. Price, “Jesus at the Vanishing Point”, in The Christ-Myth Theory And Its Problems  (2011 American Atheist Press Cranford, New Jersey), pag. 38.
[4] Robert M. Price, “Dubious Database: Second Thoughts on the Red and Pink Materials of the Jesus Seminar”, in The Christ-Myth Theory And Its Problems  (2011 American Atheist Press Cranford, New Jersey), pag. 269.
[5] Robert M. Price, “Dubious Database: Second Thoughts on the Red and Pink Materials of the Jesus Seminar”, in The Christ-Myth Theory And Its Problems  (2011 American Atheist Press Cranford, New Jersey), pag. 270.
[6] Così Price:
Dal tempo di David Friedrich Strauss, siamo soliti leggere i resoconti di Giovanni il Battista come le vestigia di competizione settaria tra i culti emergenti di Gesù e Giovanni. ... Ciascuno pretese compimenti escatologici. Infine la setta di Gesù vinse, e uno dei suoi stratagemmi fu di assimilare gli aderenti della setta rivale fornendo al loro fondatore un'onorabile menzione nel suo proprio pantheon. Giovanni divenne il precursore di Gesù, il cugino di Gesù che riverì lui già nel grembo materno. Ma Giovanni non fu il Cristo e non fu nemmeno degno di sciogliere i calzari dell'altro. Perfino il membro meno apparisciente del nuovo ordine superava Giovanni in importanza. Il vecchio animo serpeggiava ancora sotto la superficie, ma Giovanni era stato co-optato, e al tempo in cui il quarto vangelo fu scritto, Giovanni poteva essere dipinto mentre raccomandava liberamente i suoi discepoli di lasciare lui per seguire piuttosto Gesù. E proprio come il Battista è stato reso il precursore del vittorioso Cristo, io penso che Cefa, Paolo, e Apollo pure furono resi suoi apostoli e proclamatori dopo il fatto.  
(Robert M. Price, The Amazing Colossal Apostle, The Search for the Historical Paul, Signature Books, Salt Lake City, 2012,  pag.214-215)
Earl Doherty pure accenna a Giovanni il Battista in quasi gli stessi termini,
Ci si potrebbe domandare perchè Giovanni il Battista non possa aver servito come un eroico fondatore. Sembra quasi che Q2 stesse per assegnare a lui proprio tale ruolo. Ma forse lui fu troppo familiare. Forse fu conosciuto che non era stato un maestro di sapienza, che non poteva aver pronunciato i detti di Q1. Sembra anche probabile che, al tempo di Q3, una setta rivale avesse già reclamato Giovanni come il suo fondatore. Questa situazione potrebbe ulteriormente aver indotto la comunità di Q a sviluppare un fondatore suo proprio, uno superiore a Giovanni. Il Battista poteva ora servire al ruolo secondario di precursore e araldo, un ruolo adatto alla attesa delle Sacre Scritture. Un tale ruolo avrebbe rimesso, nello stesso tempo, al loro posto i rivali. Il Diaologo di Q tra Gesù e Giovanni sembra messo assieme per realizzare esattamente quelli scopi.
Perfino la più antica fase di Q2 proclamò Giovanni un araldo, ma un araldo del Figlio dell'Uomo, non di un maestro umano -- una forma più accettabile di subordinazione. Dopo la Guerra Giudaica, forse quei sandali a cui Giovanni fu associato -- quei sandali che egli era indegno di slegare -- furono visti indossati da piedi umani.
(Earl Doherty, Jesus: Neither God Nor Man: The Case for a Mythical Jesus, Ottawa: Age of Reason Publications, 2009, pag. 384-385)
...ancora una volta, l'imbarazzo, quando affiora, fu della setta avversaria di turno, non di un ipotetico Gesù storico!
[7] Un modo contorto per dire, in poche parole, che nei vangeli potrebbe esserci imbarazzo solo dei discepoli, del Battista o dei 'parenti' di Gesù, ma certamente mai di un Gesù storico.