In un precedente post ho spiegato come la naturale conseguenza
dell'ipotesi di un Gesù Storico all'origine dei vari cristianesimi
(ovvero, il miglior quadro storicista) è il vederlo scomparire prima o
poi dalla vista, soverchiato dalla sua stessa irrilevanza ai fini della
genesi del movimento. La causa della sua evanescenza è che tale Gesù all'origine non può assurgere al ruolo del Gesù Fondatore,
perchè quel ruolo è ricoperto magnificamente dal letterario Gesù dei
vangeli, costruito interamente a tavolino attingendo ad una comune
antica eredità letteraria e a presupposti che non affiorano per nulla
nelle epistole di Paolo, l'unico che avrebbe potuto comunicarci, via Giacomo ''il fratello del Signore'', qualcosa di certo su Gesù.
Trattasi del miglior scenario storicista perchè solo un ipotetico Gesù nell'ombra, un Gesù marginale, può convivere plausibilmente con l'enorme silenzio che sia i cristiani sia i non-cristiani gli riservarono.
Difficilmente colui che intende dare a Gesù un ruolo preminente, addirittura di Fondatore del cristianesimo, potrebbe suonare ragionevole e non meritarsi piuttosto la sgradevole etichetta di apologeta, a meno che non voglia suonare apposta bizzarro, e in tal caso difficilmente convincerà perfino se stesso.
Fondamentale agli storicisti che non vogliono essere apologeti (gli unici cioè degni di confrontare con i migliori scenari miticisti) e pur tuttavia vogliono gettare almeno un flebile spiraglio di luce sullo sconosciuto Gesù all'origine è qualche tecnica che permetta di filtrare i fatti dalla finzione, la Storia dalla storiella. I ricercatori del Gesù perduto, del passato e del presente, utilizzano che cosa sono oramai conosciuti come i Criteri di Autenticità, usati per testare ogni elemento dei vangeli.
L'insistenza sui Criteri di Autenticità ha contribuito certamente a conferire una parvenza dignitosa a chi non vuole essere e/o non vuole apparire un banale apologeta, una parvenza di obiettività il cui sforzo è, in linea di principio, apprezzabile.
Tuttavia cosa non si deve assolutamente mai trascurare è la semplice realtà che quei criteri non sono stati verificati empiricamente. Naturalmente, la verifica sarebbe impossibile con solo i vangeli alla mano, perchè ovviamente non posso accedere alla cosiddetta tradizione orale fino al momento della sua stesura nei vangeli, abbandonato all'eterno dubbio di cosa risale effettivamente a Gesù, sia pure vagamente. Potrei però applicare quei criteri ad altri casi di cui so già a priori la risposta, per verificare che funzionano dappertutto, ossia se mi permettono di separare con successo il fatto dalla fantasia. E invece no. Questo non è permesso. Coloro che usano i criteri di autenticità ci chiedono di accettare senza fiatare l'utilizzo di quei criteri solo perchè *sembrano* intuitivamente validi.
I criteri, purtroppo, spesso appaiono del tutto contro-intuitivi e perciò non ispirano affatto fiducia nel risultato, perfino quando applicati -- ''con successo'', ci viene assicurato -- contemporaneamente.
Trattasi del miglior scenario storicista perchè solo un ipotetico Gesù nell'ombra, un Gesù marginale, può convivere plausibilmente con l'enorme silenzio che sia i cristiani sia i non-cristiani gli riservarono.
Difficilmente colui che intende dare a Gesù un ruolo preminente, addirittura di Fondatore del cristianesimo, potrebbe suonare ragionevole e non meritarsi piuttosto la sgradevole etichetta di apologeta, a meno che non voglia suonare apposta bizzarro, e in tal caso difficilmente convincerà perfino se stesso.
Fondamentale agli storicisti che non vogliono essere apologeti (gli unici cioè degni di confrontare con i migliori scenari miticisti) e pur tuttavia vogliono gettare almeno un flebile spiraglio di luce sullo sconosciuto Gesù all'origine è qualche tecnica che permetta di filtrare i fatti dalla finzione, la Storia dalla storiella. I ricercatori del Gesù perduto, del passato e del presente, utilizzano che cosa sono oramai conosciuti come i Criteri di Autenticità, usati per testare ogni elemento dei vangeli.
L'insistenza sui Criteri di Autenticità ha contribuito certamente a conferire una parvenza dignitosa a chi non vuole essere e/o non vuole apparire un banale apologeta, una parvenza di obiettività il cui sforzo è, in linea di principio, apprezzabile.
Tuttavia cosa non si deve assolutamente mai trascurare è la semplice realtà che quei criteri non sono stati verificati empiricamente. Naturalmente, la verifica sarebbe impossibile con solo i vangeli alla mano, perchè ovviamente non posso accedere alla cosiddetta tradizione orale fino al momento della sua stesura nei vangeli, abbandonato all'eterno dubbio di cosa risale effettivamente a Gesù, sia pure vagamente. Potrei però applicare quei criteri ad altri casi di cui so già a priori la risposta, per verificare che funzionano dappertutto, ossia se mi permettono di separare con successo il fatto dalla fantasia. E invece no. Questo non è permesso. Coloro che usano i criteri di autenticità ci chiedono di accettare senza fiatare l'utilizzo di quei criteri solo perchè *sembrano* intuitivamente validi.
I criteri, purtroppo, spesso appaiono del tutto contro-intuitivi e perciò non ispirano affatto fiducia nel risultato, perfino quando applicati -- ''con successo'', ci viene assicurato -- contemporaneamente.
Esaminiamoli uno per uno.
In cima alla lista è il criterio di multipla attestazione.
Si ritiene che un detto o una storiella ripetuta in fonti diverse debba
essere vero o simile al vero, almeno quando le fonti si mantengono
indipendenti l'una dall'altra. Il problema è che non ho nessun modo di
identificare quali fonti siano dipendenti su altre, a meno che, come nei
vangeli sinottici, si assiste ad una ripetizione quasi alla lettera
delle stesse parole. Anche quando le parole usate cambiano, però, cosa
viene riportato in un dato documento potrebbe derivare da idee
precedenti diffuse nella comunità culturale e ricordate in diversi modi
in diversi luoghi. Quelle idee non risalgono necessariamente a Gesù.
Per giunta, il fatto che un detto o un aneddoto venga ripetuto spesso, o ''molteplicemente attestato'', potrebbe stare a significare niente più del puro e semplice fatto che gli scrittori, al pari dei loro lettori, gradivano sentirlo ripetere. Più che criterio di multipla attestazione, cosa ci impedisce di chiamarlo invece criterio di popolarità? Un detto o un episodio non sono necessariamente veri solo perchè sono popolari presso chi scrive e presso i loro lettori.
Per giunta, il fatto che un detto o un aneddoto venga ripetuto spesso, o ''molteplicemente attestato'', potrebbe stare a significare niente più del puro e semplice fatto che gli scrittori, al pari dei loro lettori, gradivano sentirlo ripetere. Più che criterio di multipla attestazione, cosa ci impedisce di chiamarlo invece criterio di popolarità? Un detto o un episodio non sono necessariamente veri solo perchè sono popolari presso chi scrive e presso i loro lettori.
Un altro criterio riconosciuto è il criterio di dissomiglianza:
un elemento è vero nella misura in cui è inconsistente con il suo
ambiente culturale, cioè se fa a pugni con la sua matrice ebraica e con
la teologia della chiesa primitiva. Il criterio stesso, però, fa a pugni
con un'altra linea di investigazione che tenta di comprendere Gesù
facendo leva appunto proprio sulla sua ebraicità. Vedere Gesù come un
riformatore radicale che sfida i valori convenzionali potrebbe apparire
anti-giudaico e potrebbe perfino promuovere l'antisemitismo. Questo
criterio prevede erroneamente che noi sappiamo abbastanza sul giudaismo
del I secolo e sulla chiesa primitiva da permetterci comodamente una
valutazione del genere. Come se non bastasse, usare quel criterio
significa implicitamente riconoscere, con un arrogante atto di forza,
solo e soltanto a Gesù il diritto di essere Unico & Originale, non a qualcun'altro che pronunciò lo stesso detto.
Infine, quel criterio rischia di dare più enfasi alla presunta originalità assoluta di Gesù rispetto a ciò che potrebbe essere più tipico di lui, e magari più importante nella sua comprensione. Questo criterio di originalità non permette affatto di darci un ritratto affidabile di Gesù, non ci dice come era veramente, e in definitiva genera alla lunga così disaffezione da indurre alcuni studiosi a sostituirlo col criterio di plausibilità storica: se Gesù assomiglia ad un certo cluster di suoi contemporanei ebrei, dev'essere a sua volta un'istanza particolare di quel cluster. Si, ma allora dov'è l'originalità? E chi decide il cluster del quale Gesù dev'essere un'istanza? Buio completo.
Infine, quel criterio rischia di dare più enfasi alla presunta originalità assoluta di Gesù rispetto a ciò che potrebbe essere più tipico di lui, e magari più importante nella sua comprensione. Questo criterio di originalità non permette affatto di darci un ritratto affidabile di Gesù, non ci dice come era veramente, e in definitiva genera alla lunga così disaffezione da indurre alcuni studiosi a sostituirlo col criterio di plausibilità storica: se Gesù assomiglia ad un certo cluster di suoi contemporanei ebrei, dev'essere a sua volta un'istanza particolare di quel cluster. Si, ma allora dov'è l'originalità? E chi decide il cluster del quale Gesù dev'essere un'istanza? Buio completo.
Il criterio di imbarazzo
assume che gli autori dei vangeli non riporterebbero detti e storielle
imbarazzanti, a meno che quelli elementi fossero, per loro, così
sfortunatamente ben noti, come fatti storici, da non poter essere
ignorati ed eclissati, ma al contrario affrontati, giustificati,
corretti e abbelliti. Naturalmente presupponiamo già di sapere a priori
cosa gli autori dei vangeli avrebbero trovato imbarazzante. Marco ad
esempio non trova per nulla imbarazzante il battesimo di Gesù. Dopo
tutto, quello fu il momento quando Dio proclamò suo figlio Gesù. Matteo
potrebbe benissimo aver trovato imbarazzante il bisogno di Gesù di
ricevere il battesimo, come un volgare peccatore, dall'uomo Giovanni, ma
non aveva altra scelta se non ripetere quella storiella, e non per il
fatto che fu una circostanza storica accaduta veramente, bensì per il
mero fatto che Marco l'aveva già divulgata ai lettori di Matteo. Non è
solamente un fatto storico che potrebbe suonare imbarazzante, ma anche
una pura storiella. Il criterio di imbarazzo andrebbe chiamato criterio di ironia perchè trascura del tutto il ruolo importante che gioca quell'effetto voluto di drammatica ironia nel raccontare le storielle. La sprezzante ironia di Pilato, ''chi volete che vi liberi, Barabba o Gesù detto
Cristo?'' (Matteo 27, 17), verso il sedicente messia di turno è
superata dall'ironia drammatica di vedere quel disprezzo rivolto proprio
alla figura di Gesù IL Cristo.
Cosa il critico moderno trova imbarazzante, gli antichi potrebbero aver trovato invece fonte di ispirazione e di intrattenimento.
Cosa il critico moderno trova imbarazzante, gli antichi potrebbero aver trovato invece fonte di ispirazione e di intrattenimento.
Un altro criterio, a volte chiamato criterio di semitismo,
considera un detto di Gesù più autentico se suona decisamente più
simile all'equivalente aramaico che al greco dei vangeli. Il problema
con questo criterio è che loghìa risalenti decenni prima a Gesù
e detti e ridetti tra cristiani di lingua greca, col tempo, si
sarebbero levigati come sassi in un fiume. I detti sarebbero stati
assimilati gradualmente dall'ambiente culturale circostante e sarebbero
stati ripetuti in un Greco via via migliore. Un detto che non si è
evoluto con la sua ripetizione frequente potrebbe altrettanto
significare che, lungi dall'essere un fossile levigato col tempo, sia al
contrario un segno di recente invenzione, un detto cioè che non ha
avuto il tempo di essere assimilato nella cornice greca perchè
attribuito di recente a Gesù. Inoltre Gesù non fu l'unico ebreo che
parlava aramaico. Alcuni cristiani di lingua aramaica, forse anche lo
stesso autore del vangelo, potrebbero benissimo aver coniato il detto.
Questo criterio di semitismo, perciò, può esser chiamato a tutti gli
effetti criterio di assimilazione perchè potrebbe con eguale probabilità denunciare l'aggiunta recente
di un detto in aramaico, piuttosto che la sua miracolosa preservazione
dai tempi di Gesù ad oggi. Non ci dice nulla sull'autenticità o meno di
detti attribuiti a Gesù.
E infine, compare il criterio di coerenza,
che chiama autentico un detto o un aneddoto se è ''coerente'', cioè se
si adatta meglio, con un insieme di altri detti o episodi ritenuti già
autentici di per sè. Suona simile al certo, quindi è certo, per
induzione. Naturalmente così si presuppone gratis di avere già
tra le mani il certo a cui poter l'indomani ricondurre l'incerto. Ma
cosa garantisce che il materiale a cui un dato elemento è comparato è
stato correttamente identificato come autentico? In caso di errore nel
caso base (quel detto o episodio già ritenuto erroneamente autentico),
l'errore si ripercuote ricorsivamente nel passo induttivo (nella
valutazione cioè degli altri detti o episodi).
Il criterio di coerenza rischia di trasformarsi in un criterio di circolarità, perchè non fa altro che confermare circoli viziosi e non prova nulla.
Il criterio di coerenza rischia di trasformarsi in un criterio di circolarità, perchè non fa altro che confermare circoli viziosi e non prova nulla.
Se
questi criteri ispirano più confusione che certezza, è chiaro allora
come si può definire questa ''ricerca del Gesù storico''. Vale il
seguente verdetto dello storicista John Dominic Crossan:
Io non penso, dopo duecento anni di sperimentazione, che esista qualche via, accettabile nel discorso pubblico o nel dibattito accademico, con cui andare direttamente nel gran mucchio della tradizione di Gesù e separare lo strato del Gesù storico da tutti gli altri strati. Puoi tentate una cosa simile se hai già deciso in partenza chi fosse Gesù. Funziona, ovviamente, ma è apologetica piuttosto che ricerca. [1]
Ho
appena citato le parole di uno storicista che non è (apparentemente) un
apologeta, quantomeno per il fatto che dà dell'apologeta agli altri!
Tuttavia rimane da vedere che cosa spinge lo stesso Crossan a
considerare Gesù un personaggio storico veramente esistito, dato che
finora l'abbiamo sempre ritenuto ipotetico e tuttavia ancora rimane
sconosciuto. Se perfino il suo argomento non convince, allora il più
radicale agnosticismo sulla storicità di Gesù assurge finalmente alla
posizione di default, e varrà dunque la pena di saggiare gli argomenti a
favore del Mito di Gesù.
[1] John Dominic Crossan, The Birth of Christianity: Discovering what Happened in the Years Immediately after the Execution of Jesus (San Francisco: HarperSanFrancisco, 1998), 149