I miticisti tentano di rafforzare le loro analisi mitologice
dimostrando che, proprio al pari di déi ed eroi mitologici, non c'è
nessuna evidenza dell'esistenza storica di una figura come Gesù. Questo
ci porta a indagare sulla eventuale testimonianza recata da Ebrei e
Romani a proposito di un ipotetico Gesù storico. Si tratta certamente di
un campo di studi piuttosto conteso da miticisti e storicisti, dovuta
all'eccessiva enfasi concessa all'importanza presunta di questo
materiale. I testimoni non-cristiani non sono di alcuna importanza per
la storicità di Gesù. Qualunque sia l'obiettivo. Le fonti disponibili
non sono granchè di aiuto.
Non ci sono testimonianze contemporanee di Gesù nelle fonti non-cristiane. Un buon esempio di un'evidenza desiderabile ma tuttavia assente viene dall'ebreo Filone, contemporaneo di Gesù e da cui ci aspetteremmo, in quanto filosofo, un certo interesse per gli insegnamenti marginali dell'ebraismo, dato che anch'egli era marginale rispetto all'ebraismo ufficiale, piuttosto che ai soli fatti di sangue, come Giuseppe Flavio.
Filone scrisse di un incidente che riguardò il sopruso fatto da Pilato a Erode, allorchè costrinse quest'ultimo a ospitare nel suo palazzo delle aquile d'oro con tanto di nome dell'imperatore Tiberio. Gli ebrei, guidati dai figli di Erode, protestarono per questa violazione dei loro costumi. Minacciarono di inviare un'ambasciata all'imperatore in persona.
Non ci sono testimonianze contemporanee di Gesù nelle fonti non-cristiane. Un buon esempio di un'evidenza desiderabile ma tuttavia assente viene dall'ebreo Filone, contemporaneo di Gesù e da cui ci aspetteremmo, in quanto filosofo, un certo interesse per gli insegnamenti marginali dell'ebraismo, dato che anch'egli era marginale rispetto all'ebraismo ufficiale, piuttosto che ai soli fatti di sangue, come Giuseppe Flavio.
Filone scrisse di un incidente che riguardò il sopruso fatto da Pilato a Erode, allorchè costrinse quest'ultimo a ospitare nel suo palazzo delle aquile d'oro con tanto di nome dell'imperatore Tiberio. Gli ebrei, guidati dai figli di Erode, protestarono per questa violazione dei loro costumi. Minacciarono di inviare un'ambasciata all'imperatore in persona.
Quest'ultima pretesa esasperò Pilato più di tutto, infatti temeva che se veramente avessero inviato un'ambasciata, avrebbero portato accuse pure contro il resto della sua amministrazione, specificando in dettaglio la sua cupidigia, la sua violenza, i suoi furti, i suoi assalti, il suo comportamento prepotente, le sue frequenti esecuzioni di prigionieri senza processo, e la sua selvaggia ferocia senza fine. [1]
Gli
ebrei scrissero una lettera all'imperatore il quale ordinò a Pilato di
riportare le aquile al tempio di Augusto a Cesarea. Se Filone fu
scandalizzato dai soprusi di Pilato, e in particolare delle sue
''esecuzioni di prigionieri senza processo'', sarebbe stato estremamente
utile se ci avesse fornito qualche spiegazione, per quanto breve,
dell'esecuzione di Gesù da parte di Pilato. Sfortunatamente, non lo
fece.
Un'altra fonte desiderabile è un libro scritto intorno al 75 EC, da parte dello storico ebreo Flavio Giuseppe, intitolato Guerra Giudaica,
dove si racconta della rivolta degli ebrei contro Roma iniziata nel 66 e
terminata con la distruzione di Gerusalemme nel 70. Giuseppe fu un
sacerdote di Gerusalemme e dovrebbe aver udito della pressione dei suoi
precedenti colleghi su Pilato per condannare a morte Gesù.
Giuseppe fu designato comandante delle forze ebraiche proprio nella Galilea dove un ipotetico Gesù storico sarebbe divenuto un eroe popolare. Inoltre Giuseppe Flavio non badò solo alla descrizione della guerrra, ma anche all'analisi degli eventi che la scatenarono. Include una sezione piuttosto lunga su Pilato in cui racconta due incidenti. Il primo avvenne in seguito all'imposizione di immagini sacre dell'imperatore. Gli ebrei, oltraggiati dall'idolatria, chiesero di rimuoverle. Pilato circondò la folla per massacrarla. Gli ebrei, comunque, dichiararono di preferire la morte alla violazione della legge. Pilato cedette e rimosse le immagini. [2] Il secondo incidente capitò quando Pilato attinse al tesoro del tempio. Percuotendo a morte gli ebrei che protestarono. [3]
Nessuna menzione di Gesù. Questo naturalmente non poteva accadere perchè Giuseppe Flavio non avrebbe badato alla condanna a morte da parte di Pilato di un re ribelle. Lo stesso Giuseppe Flavio racconta il fato di numerosi sediziosi messia, repressi dal governatore Felice.
Giuseppe fu designato comandante delle forze ebraiche proprio nella Galilea dove un ipotetico Gesù storico sarebbe divenuto un eroe popolare. Inoltre Giuseppe Flavio non badò solo alla descrizione della guerrra, ma anche all'analisi degli eventi che la scatenarono. Include una sezione piuttosto lunga su Pilato in cui racconta due incidenti. Il primo avvenne in seguito all'imposizione di immagini sacre dell'imperatore. Gli ebrei, oltraggiati dall'idolatria, chiesero di rimuoverle. Pilato circondò la folla per massacrarla. Gli ebrei, comunque, dichiararono di preferire la morte alla violazione della legge. Pilato cedette e rimosse le immagini. [2] Il secondo incidente capitò quando Pilato attinse al tesoro del tempio. Percuotendo a morte gli ebrei che protestarono. [3]
Nessuna menzione di Gesù. Questo naturalmente non poteva accadere perchè Giuseppe Flavio non avrebbe badato alla condanna a morte da parte di Pilato di un re ribelle. Lo stesso Giuseppe Flavio racconta il fato di numerosi sediziosi messia, repressi dal governatore Felice.
Quelli erano uomini che ingannavano e tradivano il popolo sotto pretesa di ispirazione divina, non procuravano che disordini e rivoluzioni; e costoro spinsero la moltitudine ad agire come folli, e andarono alla loro testa nel deserto, pretendendo che là Dio avrebbe loro mostrato i segnali della libertà. Ma Felice pensò che questa azione fosse l'inizio di una rivolta; così mandò truppe a cavallo e a piedi, che massacrarono un gran numero di loro. [4]
Giuseppe Flavio descrive un aspirante messia in particolare.
Ma ci fu un egiziano falso profeta che procurò agli Ebrei più danno del precedente; infatti fu un impostore, e pretese anche lui di essere un profeta, e trascinò insieme trentamila individui che s'erano lasciati ingannare da lui; li guidò dal deserto al monte che fu chiamato Monte degli Ulivi e da lì si preparava a irrompere con la forza in Gerusalemme, e se gli fosse riuscito di sopraffare la guarnigione romana e il popolo, intendeva dominare su di loro con l'aiuto delle sue guardie che stavano per irrompere nella città con lui. Ma Felice prevenne il suo attacco, e lo affrontò con i suoi soldati romani, e tutto il popolo lo assistette nel suo attacco su di loro al punto che, quando avvenne la battaglia, l'egiziano riuscì a dileguarsi con un pò di altri, mentre la più gran parte di quelli che erano con lui furono o massacrati o catturati, ma il resto della moltitudine fu dispersa ognuno nelle proprie case, e là nascosero se stessi. [5]
Dato il
suo interesse ai continui disturbi avvenuti durante Pilato e al
messianismo sedizioso preludio della guerra, è difficile spiegare perchè
Giuseppe Flavio non riuscì a ricordare l'esecuzione di un re ribelle da
parte di Pilato. Comunque, Giuseppe Flavio stava scrivendo la Guerra Giudaica negli stessi anni in cui Marco stava scrivendo il suo vangelo, e forse Giuseppe Flavio non lo sapeva (o forse sì).
Nel suo libro posteriore, le Antichità Giudaiche, scritto intorno al 93-94 EC, vent'anni dopo, troviamo un possibile riferimento a Gesù. Per allora non solo Marco ma probabilmente tre altri scrittori avevano creato le loro storie di Gesù. Il cristianesimo si era diffuso per l'impero. Giuseppe Flavio visse a Roma sotto la protezione dell'imperatore e fu un membro della corte imperiale. Scrisse una storia degli ebrei al tempo in cui il cristianesimo fu considerato una setta ebraica. La conoscenza di cosa dicevano i cristiani sulle loro origini, possibilmente sotto interrogazione, sarebbe stata comune, almeno in circoli ufficiali. Non sarebbe sorprendente se Giuseppe Flavio, dopo così tanto tempo concesso al cristianesimo per farsi conoscere, mostrasse qualche conoscenza del vangelo. In quel caso, non si proverebbe nulla. Non abbiamo nessun motivo di pensare che Giuseppe Flavio fornisca evidenza indipendente, vale a dire, un'evidenza indipendente dalla evidenza cristiana. Giuseppe Flavio non può servire affatto, perciò, a corroborare le affermazioni dei cristiani.
Nei manoscritti delle Antichità a noi giunte, tutti medievali, si trova il seguente passo:
Nel suo libro posteriore, le Antichità Giudaiche, scritto intorno al 93-94 EC, vent'anni dopo, troviamo un possibile riferimento a Gesù. Per allora non solo Marco ma probabilmente tre altri scrittori avevano creato le loro storie di Gesù. Il cristianesimo si era diffuso per l'impero. Giuseppe Flavio visse a Roma sotto la protezione dell'imperatore e fu un membro della corte imperiale. Scrisse una storia degli ebrei al tempo in cui il cristianesimo fu considerato una setta ebraica. La conoscenza di cosa dicevano i cristiani sulle loro origini, possibilmente sotto interrogazione, sarebbe stata comune, almeno in circoli ufficiali. Non sarebbe sorprendente se Giuseppe Flavio, dopo così tanto tempo concesso al cristianesimo per farsi conoscere, mostrasse qualche conoscenza del vangelo. In quel caso, non si proverebbe nulla. Non abbiamo nessun motivo di pensare che Giuseppe Flavio fornisca evidenza indipendente, vale a dire, un'evidenza indipendente dalla evidenza cristiana. Giuseppe Flavio non può servire affatto, perciò, a corroborare le affermazioni dei cristiani.
Nei manoscritti delle Antichità a noi giunte, tutti medievali, si trova il seguente passo:
Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani. [6]
Si tratta del noto Testimonium Flavianum
(TF), la ''Testimonianza Flavianea'', perchè Giuseppe Flavio assunse il
nome imperiale di Tito Flavio Giuseppe. Fu ovviamente popolare nel
medioevo. Al tempo della Riforma però gli studiosi obiettarono che
Giuseppe, non essendo mai divenuto un cristiano, non avrebbe mai potuto
averlo scritto. Si insinuò allora per la prima volta l'idea che uno
scriba cristiano inserì quel passo, profittando della copiatura a mano
dei manoscritti. Il testo di un libro non fu fissato in forma definitiva
se non fino all'invenzione della stampa. Fu solamente con l'avvento
delle sfide miticiste alla storicità di Gesù che gli apologeti
iniziarono a riabilitare quel passo, tentando di pervenire anche solo
parzialmente ad una frazione di esso, purchè scritto da Giuseppe Flavio.
Gli apologeti come John P. Meier tentano di aggiungere o sottrarre il
più piccolo numero di parole possibile per produrre una versione
credibile, impeovvisamente incuranti del monito finale dell'intera
Bibbia [7]. Per esempio, la frase ''Egli era il Cristo'' andava
eliminata o riscritta come ''egli fu il cosiddetto Cristo'' oppure ''fu
creduto il Cristo''. Questo potrebbe avere un senso da un punto di vista
squisitamente apologetico: non tutto suona strano nel passo, dunque può essere purificato a dovere.
Trovo
davvero difficile vedere qual è il possibile significato implicito in
quest'operazione. Di certo non si può dimostrare che gli interpolatori
aggiungono o rimuovono solo pochissime parole, allo scopo ''di non
farsi scoprire''. Prova ne è che proprio nella versione slava della Guerra Giudaica
è presente un passo molto più lungo inserito su Gesù, da pochi preso
seriamente [8]. Una situazione simile si ripete nel vangelo di Marco.
Gli ultimi dodici versi di Marco non sono generalmente considerati
originali e sono decisamente più lunghi del Testimonium Flavianum.
La storiella della donna adultera (Giovanni 7:53-8:11), anch'essa non
autentica, ed è ancor più lunga. Gli interpolatori non si fanno scrupoli
ad inserire interi passi nei manoscritti. Il primo autore a citare il
TF fu l'ecclesiastico Eusebio, nel quarto secolo, e alcuni pensano che
fosse proprio lui l'interpolatore [9]. Un indizio è che Giuseppe usa
solo tribù, phylon, per intendere un gruppo etnico, non settario, mentre Eusebio è solito riferirsi alla ''tribù cristiana'' [10].
Come ho detto, Giuseppe Flavio, nella Guerra Giudaica, discute due controversie avvenute sotto Pilato, le immagini pagane e il denaro del Tempio [11]. Nelle Antichità, discute gli stessi incidenti, nello stesso ordine [12]. La seconda storia, descrivendo il massacro, termina con le parole ''ci fu un gran numero di loro trucidati in questo modo, e altri di loro si salvarono con la fuga. E quindi una fine fu posta a questa sedizione'' [13].
Come ho detto, Giuseppe Flavio, nella Guerra Giudaica, discute due controversie avvenute sotto Pilato, le immagini pagane e il denaro del Tempio [11]. Nelle Antichità, discute gli stessi incidenti, nello stesso ordine [12]. La seconda storia, descrivendo il massacro, termina con le parole ''ci fu un gran numero di loro trucidati in questo modo, e altri di loro si salvarono con la fuga. E quindi una fine fu posta a questa sedizione'' [13].
In ciò che sembra il paragrafo successivo, e tuttavia successivamente al possibile falso Testimonium, Giuseppe Flavio inizia col dire: ''Quasi allo stesso tempo, un'altra orribile sciagura gettò nel disordine gli ebrei'' [14], ma procede prima a dire la storia dello scandalo del culto di Iside a Roma, introducendolo con le parole: ''Prima darò notizia dello scandaloso episodio del tempio di Iside, e poi darò conto degli affari ebrei.'' Quindi riassume il suo discorso dicendo, ''Ora
ritorno alla relazione di cosa successe intornto a questo tempo agli
ebrei di Roma, come in precedenza vi dissi che avrei fatto.'' Di là segue un resoconto di un episodio simile capitato agli ebrei, culminando nella loro espulsione da Roma. [15]
Il passo su Gesù non si adatta alle ''orribili sciagure'' capitate agli ebrei e che lui definisce chiaramente tali quando fa una digressione per parlare a proposito dell'incidente di Iside. Non fa così con il passo su Gesù. Pare che l'intero Testimonium sia stato interpolato in questo punto per il semplice fatto che tratta di Pilato e della Palestina e quindi balza subito agli occhi di un ipotetico interpolatore come la sede ideale per mettervi un puntatore a Gesù. Dunque è improbabile che il passo fosse stato originariamente scritto da Giuseppe Flavio e tuttavia solo ''modificato'' da uno scriba cristiano.
Il passo su Gesù non si adatta alle ''orribili sciagure'' capitate agli ebrei e che lui definisce chiaramente tali quando fa una digressione per parlare a proposito dell'incidente di Iside. Non fa così con il passo su Gesù. Pare che l'intero Testimonium sia stato interpolato in questo punto per il semplice fatto che tratta di Pilato e della Palestina e quindi balza subito agli occhi di un ipotetico interpolatore come la sede ideale per mettervi un puntatore a Gesù. Dunque è improbabile che il passo fosse stato originariamente scritto da Giuseppe Flavio e tuttavia solo ''modificato'' da uno scriba cristiano.
E
anche se autentico, il serio studioso Thomas L. Brodie ha dimostrato,
contro John P. Meier, che il passo, concedendo pure che sia autentico,
non può essere considerato affatto indipendente da fonti cristiane in
virtù di tre aspetti: comune contesto letterario (''dato
il legame di testi più antichi con il racconto del Nuovo Testamento, ha
senso ipotizzare che le Antichità, costruite così accuratamente su più
antiche Scritture, dovessero pure riconoscere la narrativa del Nuovo
Testamento'' [16]), vicinanza di contenuto (''L'idea
di sintetizzare un testo relativo alle Scritture non sarebbe nuova a
Giuseppe. Gran parte della prima metà delle Antichità è ''un riassunto
della Bibbia'' ... , così sintetizzare una fonte inferiore, relativa
alle Scritture, avrebbe senso''[17]), vicinanza di tempo e luogo (''perfino
se Giuseppe non acquistò mai copie dei vangeli o Atti, egli visse a
Roma per circa trent'anni ad una distanza di cammino da una comunità
cristiana che, da più stime, possedeva le opere di almeno alcuni degli
evangelisti. E perfino se Giuseppe non vide mai i testi reali --
nonostante si fosse prestato ai testi -- sembrerebbe che poteva
facilmente aver discusso i loro contenuti con i cristiani, molti di cui,
come lui, erano ebrei residenti a Roma, lontani dalla loro patria
originaria''[18]).
Non è necessaro insistere che, come Matteo o Luca, Giuseppe avesse una copia di Marco. E non è necessario dire esattamente quale forma di accesso, se qualcuna, potrebbe aver avuto al vangelo di Marco. Forse Marco fu scritto da qualche altra parte, in un altro tempo. Nè è necessario districare la sua relazione con Atti.
Cosa è importante nel presente contesto è la disponibilità di una relativamente semplice ipotesi di lavoro: Giuseppe lo scrittore, in accordo alla sua generale pratica di adattare fonti, in particolare Scritture e fonti relative alle Scritture, seppe abbastanza a proposito degli scritti di almeno due particolari autori del Nuovo Testamento, da esser in grado di adattare e sintetizzare cosa avevano detto, e poter così fare riferimento a Gesù.
Questa ipotesi potrebbe non essere così dettagliata come si vorrebbe, ma è almeno tanto forte quanto l'ipotesi che ricorre ad un indefinito mix di tre fonti che sono vaghe -- documenti imperiali relativi a Gesù che potrebbero non essere mai esistiti, ebrei acculturati non specificati, e una carriera in Palestina prima della guerra -- fonti che, oltre ad essere vaghe, non forniscono nessun singolo elemento di autonoma informazione su Gesù.
Cosa è sicuro è che è estremamente rischioso concludere che Giusebbe non ebbe accesso, diretto o indiretto, o ad una discussione seria con alcuni cristiani o a qualcosa dell'opera degli evangelisti, cosicchè non è possibile, in alcun modo credibile, invocare Giuseppe come testimone indipendente di Gesù. Testimoni non credibili non possono essere usati per condannare qualcuno a morte. E né possono essere usati per asserire l'esistenza di qualcuno. [19]
Insomma,
una volta che si ammette che un documento è stato modificato e nulla è
offerto se non una astratta e speculativa ricostruzione dell'originale,
il documento è piuttosto inutile come evidenza. Il tentativo di
riabilitare il Testimonium, perciò, è un vuoto, ozioso
esercizio e non prova nulla, se non a riconoscere i suoi tenaci
sbandieratori, nelle discussioni sulla storicità di Gesù, come
inequivocabili apologeti, ideologici da cima a fondo, e perciò degni di
nessunissima fiducia.
Indicatemi un sedicente studioso che sbandiera il Testimonium Flavianum come prova della storicità di Gesù, e io vi presenterò un Folle Apologeta.
[1] Filone, Legatio ad Gaium, 299-305
[2] Guerra Giudaica, 2.9.2-3 (169-174).
[3] Guerra Giudaica, 2.9.4 (175-177).
[4] Guerra Giudaica 2.13.4 (259-260)
[5] Guerra Giudaica 2.13.5 (261-263)
[6] Antichità Giudaiche 18.3.1 (63-64).
[7] ''Se
alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe
descritte in questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del
libro di questa profezia, Dio gli torrà la sua parte dell’albero della
vita e della città santa, delle cose scritte in questo libro'' (Apocalisse 22:18-19).
[8] Robert E. Van Voorst, Jesus Outside the New Testament: An Introduction to the Ancient Evidence (Grand Rapids, MI: Eerdmans, 2000) pag.85-88.
[9] K. A. Olson, A Eusebian Reading of the Testimonium Flavianum (2013), disponibile qui.
[10] K. A. Olson, A Eusebian Reading of the Testimonium Flavianum (2013), pag. 109.
[11] Guerra Giudaica 2.9.4 (169-177).
[12] Antichità Giudaiche 18.3.1 (55-62).
[13] Antichità Giudaiche 18.3.2 (62).
[14] Antichità Giudaiche 18.3.4 (65).
[15] Antichità Giudaiche 18.3.4-5 (65-84).
[16] Thomas L. Brodie, Beyond the Quest for the Historical Jesus, Memoir of a Discovery (Sheffield Phoenix Press), pag. 165.
[17] Thomas L. Brodie, Beyond the Quest for the Historical Jesus, Memoir of a Discovery (Sheffield Phoenix Press), pag. 165.
[18] Thomas L. Brodie, Beyond the Quest for the Historical Jesus, Memoir of a Discovery (Sheffield Phoenix Press), pag. 166.
[19] Thomas L. Brodie, Beyond the Quest for the Historical Jesus, Memoir of a Discovery (Sheffield Phoenix Press), pag. 166-167, enfasi mia.