sabato 22 novembre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 3:8

 (segue da qui)


È tempo che si cominci a comprenderlo, anche se in questo campo non ci si può aspettare molta aperta approvazione da una competenza ufficiale ecclesiastica, per sua natura preoccupata prima di tutto di restare nel “possibile”: lo spirito che ha generato il Vangelo è lo spirito della visione alessandrina, della conoscenza o gnosi alessandrina, e il Iēsous che in esso insegna ed è insegnato è la ragione incarnata, che proviene dal giudaismo per superarlo e per elevarlo. Questa ragione incarnata si rifà più propriamente al segno egiziano della vita futura, alla croce “greca” (), che come Tau era già risultata un segno di salvezza presso Ezechiele (9:6), e ciò avviene affinché lo spirito gesuano ottenga il simbolo con cui potrà andare a conquistare il mondo. Nell’Apocalisse di Giovanni si parla più volte (12:1.3; 15:1) di segni nel cielo, “poiché il tempo è vicino” (1:3). “E allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’Uomo (Matteo 24:30). “Il segno della Croce” leggiamo nel libro sull’imitazione di Cristo (2:12). “Lo stendardo del Re” – così la Chiesa romana nella Domenica di Passione – “si manifesta; risplende il mistero della croce[1] Si compie quanto nel canto fedele ci ha preannunciato Davide, quando insegnava ai popoli: Dio ha regnato dal legno!” (cfr. Giustino, Apologia 1:42). Si consideri, di passaggio, che anche quando nel Vangelo viene nominato questo “legno”, dietro il nome greco si cela il mistero della croce egiziana, poiché non si menziona che uno stauròs o palo. “Comunemente” scrive però nel 1596 l’erudito cattolico Maldonato (Commentarium in quatuor evangelia I, p. 481), “si è sempre ritenuto che la Croce sia chiamata il segno del Figlio dell’uomo, e che alla venuta di Cristo appaia nel cielo o nell’aria come il suo stendardo”. E l’“apocrifo” Vangelo di Pietro, presso gli Egiziani, racconta: “Mentre ancora riferivano ciò che avevano visto, videro di nuovo tre uomini uscire dalla tomba, e i due sostenevano l’uno, e una croce li seguiva, e le teste dei due giungevano fino al cielo (cfr. Sapienza 18:16 ed Ebrei 7:26), ma la testa di colui che essi conducevano oltrepassava i cieli. E udirono una voce dal cielo che diceva: Avete predicato a colui che dormiva? E dalla croce si udì in risposta: Sì” (Ev. Petri 39-42). “Ucciso nella carne” scrive intorno al 125 il ‘Pietro’ romano, “reso vivo nello spirito, nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti in prigione” (1 Pietro 3:19). “Infatti anche ai morti è stato annunciato il Vangelo” (1 Pietro 4:6; cfr. Sapienza 16:3; Giustino, Dialogo 72; Ireneo, Adv. Haer. 3:20,2; 4:22,1; 4:33,1:12; 5:31,1; Apocalisse 1:18; Matteo 27:52; 1 Corinzi 15:20; Matteo 27:53; Luca 16:22; Atti 2:27.31; Luca 23:43; Romani 10:7; Efesini 4:8-10; Ign. Ad Magn. 9:3; Erma, Sim. 9:16,4-5; Ireneo 4:27,2). “Ermes, il dio di Cillene, infatti, chiamava le anime all’esterno” (Omero, Odissea 24:1), ed “Ermes” o Thoth, sostenevano i Naasseni (Ippolito Romano, De Haeresibus 5:7), “è il Logos” o Ragione. “Chi dunque, se non un miscredente, potrà negare che Cristo sia stato negli inferi?” (Agostino, Epistola ad Evodium 99). Discesa agli inferi e Resurrezione (o Ascensione) appartengono insieme come una coppia di rappresentazioni proveniente dall’Egitto. “Si racconta” – scrive Sozomeno nella sua Storia ecclesiastica (5:17), che tratta degli anni 324-415 – “che quando ad Alessandria fu distrutto il tempio di Serapide, alcuni dei cosiddetti caratteri geroglifici incisi nelle pietre apparvero simili a un segno di croce, e che tale scrittura fu interpretata da esperti come Vita Futura

NOTE

[1Anche nel racconto del martirio di Pietro, che ci è stato conservato in versione greca e che è appartenuto o appartiene ancora agli “Atti di Pietro”, una leggenda che sarà stata composta verso la fine del 2° secolo, la croce è chiamata un “mistero”.

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