(segue da qui)
LA PRIMA EPISTOLA.
1. LA NATURA DELL'OPERA.
Persino a prescindere dal titolo, non c'è dubbio che l'autore della “prima Epistola di Paolo ai Corinzi” intendesse che la sua composizione avesse la forma di una lettera. Un piccolo esame mostra, però, che la forma epistolare, come nel caso di Romani, è solo esteriore. La destinazione veramente generale, distinta da quella apparentemente particolare, dell'Epistola affiora nell'indirizzo: alla Chiesa di Dio a Corinto “con tutti coloro che in ogni luogo invocano il nome di Gesù Cristo nostro Signore, sia loro che nostro” (1:2). E i contenuti consistono per la maggior parte in ammonizioni perfettamente generali. Questo è comprensibile in quella che definiamo una “lettera aperta”, ma non in una lettera come si intende comunemente, indirizzata a una cerchia locale di lettori, anche quando lo scrittore è un Apostolo. Le dissertazioni più o meno ampie di cui consiste la maggior parte dell'opera non partono apparentemente da motivazioni contingenti. Solo in un caso troviamo una formula che indica che all'autore è stato chiesto il suo parere sui temi trattati (περὶ δὲ ὧν ἐγράψατε, 7:1). In generale, sembra che l'autore esponga le sue posizioni senza alcuna motivazione di questo tipo; e persino l'unico caso eccezionale sembra un quadro convenzionale più di quanto non ci impressioni con la realtà di una corrispondenza tra l'Apostolo e la Chiesa. L'Epistola è stata descritta come una codificazione di condotte di vita per una comunità paolina. D'accordo, ma questo è proprio ciò che dovremmo aspettarci in un libro, non in una lettera, soprattutto da uno che spera di visitare i suoi corrispondenti a breve e di stare presso di loro per qualche tempo.
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