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CONCLUSIONE
Nel capitolo 16 Paolo dà le sue istruzioni in merito alla ricerca di cui riparlerà nella seconda epistola ai Corinzi così come nell'epistola ai Romani, [1] e che già lo preoccupa. Dopo varie raccomandazioni, invia ai Corinzi la salvezza delle chiese d'Asia, la salvezza di Aquila e di Priscilla e anche la salvezza della chiesa che è nella loro casa. Poi la lettera finisce.
Lettera modesta poiché essa si riassume in queste poche parole: «Il regno che aspettate verrà: ciò non crea alcun dubbio, perché Dio non può mancare alla sua promessa. Ma le vanterie alle quali vi abbandonate a suo proposito sono ridicole. Non meno ridicole sono le divisioni di cui Apollo e io siamo l'oggetto. Voi avreste dovuto scacciare gli incestuosi dai vostri banchetti. Bandite da questi stessi banchetti l'egoismo. Mettete ogni settimana qualche denaro in riserva per i poveri di Gerusalemme».
Oggi la prima epistola ai Corinzi raccomanda la verginità, celebra lo Spirito Santo, insegna la Trinità pre-agostiniana, l'eucarestia, la messa, la resurrezione dei corpi gloriosi. Come dice essa stessa (4:6), essa è stata «trasfigurata». Le pagine che abbiamo appena letto descrivevano le fasi per le quali è passata quella «trasfigurazione».
La prima epistola ai Corinzi ha avuto la sorte dell'epistola ai Romani. [2] Entrambe hanno ottenuto un'edizione marcionita poi hanno ricevuto molteplici ritocchi cattolici.
NOTE
[1] Vi veda l'Epître aux Romains, pag. 8.
[2] Ibid., pag. 93.
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