(segue da qui)
CAPO QUARTO
IL MAESTRO STORICO
XVI. — LA RICERCA EPISTEMOLOGICA
§ 46) Indispensabile la libertà interiore. — A questo punto, dovendo dare inizio all'indagine nelle fonti profane, per accertare se il Maestro evangelico debba identificarsi in uno dei tanti «Messia» conosciuti, e dei quali parla Giuseppe Flavio, sarà necessario fare una premessa. È noto infatti che chiunque si accinga ad accertare una conoscenza scientifica («verità obbiettiva» o episteme), la quale sia in contrasto colle credenze religiose o politiche del tempo (verità soggettive o doxe), qualora non riesca ad isolarsi, estraniandosi dalle credenze stesse, ed imponendosi un'assoluta «libertà interiore», non possa raggiungere la invocata «conoscenza scientifica». Giacché esistono «giudizi preacquisiti», i quali rendono impensabile una «verità», che sia in contrasto con tali «giudizi».
Per altro è risaputo che nei regimi assoluti (teocrazie, e autocrazie in genere), la libertà di pensiero è interdetta. Giacché le gerarchie preposte all'ordine costituito non solo interdicono che si pensi diversamente da quanto prescrivono le loro direttive; ma ordinano che si pensi soltanto in conformità colle direttive stesse. In tali regimi è la «legge» ossia la volontà del Capo (voluntas principis lex esto), che agisce quale «religio» (vinculum), e interdice al cercatore di indagare su di una determinata questione. La «verità» infatti, in tali casi, è soltanto quella ordinata dalle gerarchie, né si ammette che possa esisterne una diversa. In altri termini, l'opinione del capo diventa verità, trasformandosi da doxa in dogma. Ed è superfluo rilevare che le voci doxa e dogma, derivate da dokeo, in origine avevano entrambe per significato opinione (cfr. Lessico greco).
Quando poi il regime assoluto, avendo dominato per secoli, abbia permeato le coscienze, si trasforma in vera e propria «religione», e da allora sarà la «religio» che avrà forza di «legge» e che sarà proclamata «Legge». La costrizione quindi, già soltanto «legale» e relativa, diventerà morale e religiosa, e pertanto assoluta; mentre l'individuo, pur essendo privo di libertà, non sarà in grado di percepire tale mancanza di libertà. Da allora, soltanto in circostanze eccezionali, dopo sforzi su di esso che solo a pochi riesce di esercitare, l'individuo potrà — prima stentatamente, e poi sempre più completamente — percepire la mancanza di libertà in cui vive. Appunto per questo, accingendoci noi ad individuare in una persona fisica, non dissimile da tutte le altre persone fisiche, il fondatore del Cristianesimo, dobbiamo raccomandare al lettore — che non abbia raggiunto lo stato di percezione sopra accennato — di fare uno sforzo, alfine di spogliarsi, durante questa lettura, di ogni giudizio preacquisito, imponendosi quella libertà interiore, senza della quale non è possibile alcuna ricerca epistemologica.
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