(segue da qui)
X. — ANCORA SULLA DATA DI NASCITA
DEL MESSIA-GESÙ
§ 29) Il Vangelo di Luca. — Lo studioso che voglia imprendere una analisi critica del Vangelo di Luca, rileverà che due distinte tradizioni vi si incrociano, si accavallano, ed alla fine si fondono insieme: la tradizione relativa a Giovanni il «Battista» («Fatti del Battista»), e la tradizione relativa al Gesù («Fatti del Gesù»). Va rilevato poi che al principio i «Fatti del Battista» sono prevalenti sui «Fatti del Gesù». In prosieguo invece nel libretto diventano assorbenti i «Fatti del Gesù», mentre i «Fatti del Battista» vi trovano soltanto sporadicamente un collocamento.
Il libretto comincia col raccontare, in conformità col sistema della tradizione giudaica (cfr. Genesi, XVII, 19 per quanto alla nascita di Isacco; Antichità, II, IX, 3 per quanto alla nascita di Mosè, e Giudici, XIII, per quanto alla nascita di Sansone) l'annunciazione dell'angelo circa la futura nascita di Giovanni. Prosegue il libretto presentando la gravidanza di Elisabetta madre di Giovanni, e — dopo avere inserito nel Capo II la nascita di Gesù — continua nel Capo III presentando la predicazione del Battista. Solo col Capo IV i «Fatti del Gesù» diventano prevalenti, mentre la narrazione poi prosegue, intercalando qualche richiamo riferibile ai «Fatti di Giovanni».
Poiché noi sappiamo che anche il Battista fu considerato «Messia» (e lo si arguisce da Giuseppe Flavio, oltre che dai Vangeli, non sarà difficile persuadersi che in quella «comunità» della diaspora greca, laddove la tradizione, riportata poi nel Vangelo attribuito a Luca, venne raccolta, avevano confluito tanto profughi «Battisti», quanto profughi «Galilei», portando ciascuno le tradizioni relative al proprio «Maestro». Tali due gruppi di tradizioni si erano mantenuti dapprincipio distinti; ma in prosieguo — come capita alle tradizioni tramandate oralmente per più generazioni — si erano fuse e confuse in una tradizione unica.
Fatta questa premessa, rileviamo che il Vangelo di Luca, al Capo II, dà inizio in questi termini alla narrazione relativa ai «Fatti del Gesù»: «Or in quei giorni avvenne che un decreto uscì, da parte di Cesare Augusto, perché tutto il mondo fosse censito. Questo censimento fu il primo, che fu fatto sotto Quirino, governatore della Siria, e tutti andavano per essere censiti, ciascuno nella propria città».
«Ora anche Giuseppe salì, dalla città di Nazareth di Galilea, nella Giudea alla città di Davide che si chiama Betlemme, perciocché egli era della casa e nazione di Davide, per essere censito, con Maria che era la moglie che egli era stata sposata, la quale era gravida».
«Or avvenne che mentre era quivi, il termine nel quale doveva partorire si compì ed ella partorì il suo figliuolo primogenito».
Anche secondo il testo di Luca dunque, come già secondo il testo di Eusebio, sembrerebbe che «Gesù» sia nato durante il censimento al quale aveva presieduto Quirino (Kirenios): il Cirenio cioè di cui parla Giuseppe Flavio. Abbiamo visto però che una nascita del «Gesù» durante il censimento di Cirenio (anno 6 E.V.) non è storicamente ammissibile, né peraltro viene ammessa dagli scrittori ecclesiastici. Senonché questi ultimi, dimenticando l'interpretazione di Eusebio (che riporta la prima corrente della tradizione), allo scopo di rendere credibile il Vangelo di Luca, cercarono di dare allo stesso una interpretazione diversa da quella che il testo comporta. Così difatti leggiamo in uno dei tanti testi ortodossi (cfr. Lucca, Storia della Chiesa, Milano, 1923, p. 19): «Occorre ricordare che i censimenti eseguiti da Cirenio furono due: il primo ebbe luogo quando Saturnino era prefetto della Siria, ed allora Cirenio, in via straordinaria, comandava l'Asia, e dal prefetto Saturnino fu chiamato a lavorare insieme; il secondo fu eseguito circa dieci anni dopo, quando avvenne la deposizione di Archelao, allorché si dovette ridurre la Giudea a provincia romana; e quindi esso fu ordinato per la Siria e per la Fenicia». Secondo i dotti ecclesiastici dunque (cfr. anche Felten, Storia dei tempi del nuovo testamento, Torino, 1944, I, pp. 183-190), il censimento di Quirino, durante il quale sarebbe nato Gesù, sarebbe stato diverso da quello del quale parla Giuseppe Flavio, ed avrebbe avuto luogo nell'anno 749 di Roma (4 av. E.V.).
Contro questa arbitraria interpretazione sta anzitutto il testo incontrovertibile di Eusebio, il quale (L. I, V, 2-5) espressamente afferma che proprio al censimento di Quirino dell'anno 6 E.V., contro il quale si era ribellato Giuda Galileo, aveva fatto riferimento quella determinata corrente della tradizione, accolta poi nel libretto attribuito a Luca. Ma pur trascurando la testimonianza del buon Eusebio, sta di fatto che la tradizione evangelica parla di un censimento eseguito in Giudea non già in Siria; tanto vero che i genitori del Gesù sarebbero andati a Betlemme per farsi censire. Il preteso censimento di Saturnino, del quale parlano i dotti ecclesiastici, anche ammessane la storicità, sarebbe stato un censimento che Saturnino avrebbe eseguito in Siria, mentre, comunque, il prefetto Saturnino non avrebbe potuto mai chiamare a lavorare ai suoi ordini il proprio superiore Cirenio. L'artificiosità dunque della nuova interpretazione è palese. [1]
La questione però si semplifica, se noi stiamo attenti ai termini adoperati dall'evangelista. Ripetiamo qui il testo: «Or in quei giorni avvenne che un decreto uscì dalla parte di Cesare Augusto, affinché tutto il mondo fosse censito: questo censimento fu il primo». Si manifesta da ciò che la tradizione intendeva riferirsi non già ad un censimento particolare, limitato ala Siria od alla Giudea, bensì ad uno dei censimenti a carattere universale (ut describeretur universus orbis leggesi nella Vulgata) ordinato da Augusto. Il censimento di Quirino invece, particolare alla Giudea, non può rappresentare il censimento al quale la tradizione si era richiamata.
Venendo adesso a considerare i censimenti a carattere universale, noi conosciamo essere stati tre i censimenti ordinati da Augusto per tutto l'impero, [2] e tali censimenti è noto aver avuto luogo il primo verso il 725-726 di Roma (27-28 av. E.V.); il secondo verso il 745 (8 av. E.V.); ed il terzo verso il 767 (14 E.V.). Ciò si ricava dal Monumentum ancyranum. [3] Tra questi censimenti non risulta quello eseguito in Palestina l'anno 759 (6 E.V.), il quale deve ritenersi quindi — come peraltro emerge da Giuseppe Flavio — un censimento parziale. Il preteso censimento invece del quale scrivono gli ecclesiastici come verificatosi nel 749 (4 av. E.V.), anche se esistito, non sarebbe stato un censimento generale, né avrebbe comunque riguardato la Giudea.
La tradizione evangelica però non solo si richiama ad un censimento universale; ma aggiunge che il censimento durante il quale sarebbe nato Gesù, sarebbe stato il primo. L'equivoco pertanto non può perdurare. Ed appare manifesto che la nascita del Messia-Gesù era stata associata al primo censimento generale di Augusto, appunto perché il Gesù era nato verso quell'epoca. Senonché la successiva tradizione, sviluppatasi nei territori della diaspora, confuse, nei passaggi orali successivi, il primo censimento generale ordinato per tutto l'Impero, col primo censimento particolare eseguito in Giudea. Per questo (ed anche per altri motivi, cui sul momento sarebbe prematuro far cenno), mentre le circostanze basilari richiamate dalla tradizione si riferiscono al primo censimento universale eseguito l'anno 725-726 di Roma (27-28 av. E.V.), le circostanze episodiche si riferiscono invece al primo censimento particolare alla Giudea, eseguito l'anno 758 (6 E.V.), ed i cui particolari si conservavano più contornati nella memoria, quando la tradizione venne raccolta da ultimo nello scritto. Trattasi quindi — come in altri casi che illustreremo — di due tradizioni distinte, e di due distinti quadri cronologici, ricevuti dapprima separatamente, e più tardi, dalla formatasi leggenda evangelica, fusi e sovrapposti.
NOTE
[1] Nel museo archeologico di Venezia si conserva un frammento di lapide, dedicato a Quinto Emilio Secondo, li quale «iussu Quirini censum egit Apameae Civitatis». Si volle sostenere che questa lapide dovesse comprovare il censimento di cui parla Luca, secondo l'interpretazione dei dotti ecclesiastici, ed appunto a prova di tale fatto venne presentata nella Mostra Augustea della Romanità (1937-1938, vedi il dotto «Catalogo» della «Mostra», pubblicato a Roma, p. 333). Senonché tale frammento di iscrizione prova soltanto che un censimento era stato eseguito da Quinto Emilio Secondo in Apamea, città della Siria, d'ordine di Quirino. Difatti, essendo stato il censimento dell'anno 6 (di cui parla Giuseppe Flavio) ordinato per la Siria e per la Palestina, allorquando Quirino si recò in Palestina, doveva pure incaricare qualcheduno nelle città della Siria perché vi eseguisse il censo. Ciò è tanto vero che nessun altro censimento all'infuori di questo dell'anno 6 (nel quale sono stati accertati 117.900 abitanti) si conosce esser stato eseguito ad Apamea.
[2] V. Svetonio, Vita di Augusto: «Censum populi ter egit».
[3] Vedi la relazione di Augusto incisa nel tempio di Ankara (Monumentum ancyranum) in Mommsen: Res gestae divi Augusti, Berlin 1865. Cfr. anche le varie opere sul censimento sotto l'impero. Vedi anche la nota 26 a p. 184 dell'opera di Felten citata (St. dei tempi del Nuovo Testamento, Vol. I).
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