giovedì 18 maggio 2023

Origini Sociali del CristianesimoPrima della crisi

 (segue da qui)

III. — LA CRISI ANTI-GIUDAICA

Prima della crisi.

L'Epistola di Clemente ai Corinzi deve essere pressappoco contemporanea al Pastore. I due scritti riflettono uno stesso stato d'animo, quello di un cristianesimo giudaizzante, per cui la Legge e il Vangelo sono una cosa sola. Nell'uno come nell'altro, il credo è tutto impregnato di giudaismo. 

Erma non si riferisce mai all'Antico Testamento. Questo perché non fa che trasmettere una rivelazione dell'Altissimo, che non ha bisogno di invocare autorità. Ma si trovano in lui molti passi in cui si ispira alla Bibbia. Fa uso di volta in volta della Genesi e del Deuteronomio, dei giudici e dei Re, dei grandi Profeti e dei libri sapienziali, soprattutto del Salterio. Si ispira ancora di più a certi Apocrifi ebraici, in particolare al IV° libro di Esdra e ad un'altra apocalisse che porta i nomi di Eldad e di Modat, profeti contemporanei di Mosè, che gli capita di citare come una «Scrittura». [28]

Clemente, che non parla a nome di Dio ma della comunità romana, può citare liberamente le sue fonti. Si riferisce espressamente e con insistenza a numerosi testi dell'Antico Testamento, che invoca come parole divine. Dice a loro proposito: «Voi siete impalliditi (fratelli) sulle Scritture sacre, veritiere, venute dallo Spirito Santo. Voi sapete che nulla di ciò che vi si trova scritto è ingiusto o falsificato». [29] Spesso le utilizza anche senza citarle. Se ne è talmente nutrito che le reminiscenze affiorano sotto la sua penna a ogni piè sospinto. Il suo stile e il suo pensiero sono chiaramente biblici. Così si è proposto con molta probabilità di vedere in lui un ebreo di origine affrancato o il figlio di un liberto della Gens Flavia, in cui sopravviveva il nome dell'ex console Flavio Clemente. [30]

Da nessuna parte né Erma né Clemente provano il bisogno di difendere e di giustificare queste Scritture ebraiche, di cui fanno un uso così comune. Entrambi parlano di gnostici che vanno e vengono, predicando dottrine straniere. [31] Li presentano come gente infatuata della loro cosiddetta «scienza» che guadagnerebbero a essere più modesti. Ma sembrano attribuire solo un'importanza mediocre al loro insegnamento e non trovano in loro alcuna critica ad alcun testo dell'Antico Testamento. Un tale atteggiamento non si comprenderebbe minimamente al di là del regno di Adriano, o dei primi tempi del suo successore, perché nel corso degli anni che seguirono una controversia violenta sorse su questo punto in seno alla Chiesa romana.

NOTE DEL CAPITOLO 9

[28] ERMA, Visione 2:3-4. L'Apocalisse di Eldad e di Modat è perduta, ma è citata da sant'Atanasio e Niceforo.

[29] CLEMENTE DI ROMA, opera citata 45:2-3.

[30] Si vedano i Pères Apostoliques, volume 2, CLEMENTE DI ROMA, ed. Hemmer, pag. 13.

[31] ERMA, Similitudine 20:22; CLEMENTE DI ROMA, Corinzi 48:5-6.

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