martedì 23 maggio 2023

Origini Sociali del CristianesimoIl Vangelo secondo Luca

 (segue da qui)


Il Vangelo secondo Luca.

Da questo lavoro di adattamento uscì dapprima il nostro Vangelo secondo Luca. La sua struttura tradisce la sua origine. Conserva pressoché intatto il testo utilizzato da Marcione, limitandosi a introdurre qua e là minori correzioni. Ma vi aggiunge aggiunte notevoli, che ne modificano singolarmente lo spirito e la tendenza e che vanno contro la tesi dissidente.

Le aggiunte più significative e più ampie sono state messe in testa al racconto, dove si impongono di più all'attenzione. Iniziano con una breve dedica a un certo «Teofilo», in cui l'autore presenta la sua opera come un'esposizione dei fatti evangelici più coerente e più completa di quella dei suoi numerosi predecessori. [41] A sostegno di quella pretesa viene subito un racconto molto ben equilibrato delle origini del Cristo, che risale oltre il suo concepimento stesso, fino a quello del suo precursore, «al tempo di Erode».

La venuta di Giovanni Battista è predetta da «l'Angelo del Signore, Gabriele» a suo padre Zaccaria, che adempie le funzioni sacerdotali nel Tempio. Poi dopo sua madre Elisabetta che appartiene a sua volta alla famiglia di Aronne e che era sterile, rimane miracolosamente incinta. Nuovo annuncio dello stesso messaggero a «una vergine di Nazaret di nome Maria», parente di quella donna, che è dunque anche lei della stirpe dei sacerdoti, e che si trova «fidanzata ad un uomo chiamato Giuseppe della casa di Davide». Avrà un figlio di nome Gesù, che si chiamerà Figlio dell'Altissimo e che erediterà il trono da suo padre Davide, perché nulla è impossibile a Dio. L'accordo provvidenziale delle due concezioni si afferma nel corso di una visita di Maria ad Elisabetta, dove costei sente il frutto del suo grembo fremere di gioia davanti alla madre del suo Signore e, ricolma di Spirito Santo, fa sentire un salmo di ringraziamento, il Magnificat.

Giovanni nasce poco dopo. Egli è circonciso l'ottavo giorno. In quella occasione suo padre, ricolmo a sua volta di Spirito Santo, fa udire un nuovo salmo, che fa da controparte a quello di Elisabetta, il Benedictus. Poi il bambino cresce, si fortifica spiritualmente e si prepara nel deserto alla sua grande missione. Gesù nacque a sua volta «nella città di Davide chiamata Betlemme», [42] dove Giuseppe ha dovuto recarsi per farsi registrare con sua moglie, perché un editto di Cesare Augusto, applicato in Siria dal governatore Quirino, ha prescritto che tutti i suoi sudditi siano identificati nel loro paese di origine. Siccome non c'è posto nell'albergo, il bambino è steso in una mangiatoia e sono i pastori i primi a venire a visitarlo. Ma è un Angelo a rivelare loro la sua venuta, con i suoi titoli, e un drappello dell'esercito celeste ha fatto udire loro, in quella occasione, un gioioso cantico, il Gloria in excelsis. Circonciso l'ottavo giorno, il bambino è portato, al quarantesimo, conformemente alla Legge mosaica, [43] nel Tempio di Gerusalemme. Lì il giusto e pio vecchio Simeone, «divinamente avvertito dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore», intona il «Nunc Dimittis». Anna, la profetessa, della tribù di Aser, si mette ugualmente a parlare di lui «a tutti quelli che attendevano la liberazione da Gerusalemme». Ritornato a Nazaret, il bambino vi crebbe pieno di sapienza e di grazia, tanto che, nel suo dodicesimo anno, essendosi recato nella Città santa per celebrarvi la Pasqua ed essendo stato perso di vista dai genitori, è trovato da loro nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, conversando con loro, deliziandoli con la sua intelligenza.

Tutti questi dettagli tendono a stabilire che il cristianesimo è la conclusione normale del giudaismo. Mostrano, d'altra parte, che il Cristo non è un puro spirito che ha assunto un'apparenza umana, che si deve vedere in lui un uomo vero, in carne e ossa, nato da una donna come tutti noi. Questo è l'opposto di ciò che insegnava Marcione. È anche l'esatta negazione di quanto si leggeva nel Proto-Luca, [44] dove Gesù discendeva dal cielo in forma di uomo di trent'anni, a Cafarnao, per annunciarvi che non era venuto per adempiere la Legge ma per distruggerla.

Quella contraddizione fondamentale tra i due racconti irrompe in alcuni dettagli della nuova edizione. Avendo parlato a lungo del concepimento, della nascita e dell'infanzia del Cristo, il nostro evangelista riproduce l'inizio solenne del suo predecessore: «L'anno 15 del regno di Tiberio Cesare, Ponzio Pilato essendo governatore di Giudea...», a cui aggiunge, con ricchezza di dettagli attinti da Giuseppe: «... Erode tetrarca di Galilea, Filippo suo fratello tetrarca di Iturea e del paese traconita, Lisania tetrarca di Abilene, sotto il sommo sacerdote Anna...». [45] Tali precisazioni cronologiche, in un'opera che peraltro ne comporta così pochi, avevano la loro ragion d'essere quando si trattava di presentare la venuta improvvisa del Figlio di Dio in questo mondo inferiore. Esse sono anacronistiche, dal momento che è spiegato che la sua discesa è avvenuta trent'anni prima nel grembo di Maria.

Ancora le si comprenderebbero fino ad un certo punto se si riferissero agli inizi del Ministero di Gesù, come nel Proto-Luca, dove si riferiscono alla sua prima entrata in scena. Ma il nostro narratore interpola di seguito a loro una lunga tirata su Giovanni Battista, che ci mostra impegnato a predicare, lungo tutto il Giordano, il battesimo di penitenza. Riassume l'insegnamento dato da lui alle folle, ai pubblicani, ai soldati. Il sincronismo iniziale del Proto-Luca, che si riferiva in esso alla predicazione del Cristo, si trova dunque qui rivolto a quello del precursore. Più oltre, è vero, leggiamo che Gesù fu battezzato da Giovanni e che fu in seguito tentato nel deserto dal Diavolo. Ma nessuna precisazione è fornita sulla data di questi due fatti, che preludono alla predicazione evangelica. [46]

Una nuova sbadataggine completa il tradimento del falsario. In Proto-Luca, Gesù predicava dapprima a Cafarnao, vi operava miracoli, poi si recava a Betsaida. Lì faceva udire lo stesso insegnamento. Ma i suoi ascoltatori gli dicevano: «Fai qui quello che hai fatto a Cafarnao». Il nostro evangelista inverte la scena. Comincia con la seconda, che situa a Nazaret, residenza dei genitori di Gesù. [47] Attribuisce nondimeno all'uditorio le stesse parole: «Fai qui nella tua patria tutto quanto sappiamo che hai fatto a Cafarnao». [48] ​​Accentua la sua sconsideratezza aggiungendo un po' più oltre che Gesù discese in seguito «a Cafarnao, città di Galilea», come se non se ne avesse già parlato.

Incoerenze analoghe si presentano spesso nel seguito del testo. È perché le aggiunte del secondo editore vi sono numerose. Non hanno la stessa ampiezza né lo stesso rilievo di quelle dell'inizio. Ma procedono dallo stesso spirito e testimoniano un'uguale preoccupazione di rivolgere contro Marcione i testi utilizzati da lui. Quella preoccupazione traspare fin nella scena finale, dove il Cristo risorto dice agli apostoli a proposito del dramma sacro che si è appena svolto: «È proprio ciò che vi dicevo quando ero ancora tra voi: bisogna che si compiano tutto ciò che scritto su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». [49] Così, da un capo all'altro, il Vangelo dei cristiani antigiudaici si rivolta contro di loro. Offre loro «antitesi» inaspettate. Marcione, che l'ha conosciuto già nella sua nuova forma, constata che esso è stato «interpolato dai difensori del giudaismo per l'incorporazione della Legge e dei Profeti». [50]


NOTE DEL CAPITOLO 9

[41] Luca 1.

[42] Id. 2. 

[43] Esodo 13:2-12-15.

[44] P. ALFARIC, les Prologues de Luc, Revue d'histoire des religions, gennaio-febbraio 1937, volume 115, pag. 37. 

[45] Luca 3:1-2.

[46] Id. 3:3-20, 21-22; 4:1-13.

[47] Id. 4:16 (si veda 1:26).

[48] Id. 4:23 e 31.

[49] Id. 24:44-45.

[50] Io non ho potuto ritrovare l'origine di quella citazione (J.M.). 

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