(segue da qui)
Una Damasco fuori
dalla via
Nel procedere
all'inventario (approssimativo?) dei brani neotestamentari che narrano
l'episodio della via di Damasco, ho avuto cura di includere Atti
22:17-21, testo nel quale non si fa menzione da nessuna parte di Damasco. Mi
sono preso cura — e ho fatto bene.
Infatti quale è il contenuto complessivo di Atti 22:17-21?
Questo qui:
Coincidenza che non è un caso: Atti 22:17-21 fa seguito ad Atti 22:1-16 e, in Atti 22:1-16, si descrive il capovolgimento o rovesciamento di Saulo (dello Sheol) a Damasco e sulla sua via.
La scena si svolge
a Gerusalemme, nel tempio, e Saulo(-Paolo) è lì in preghiera;
Preghiera (radice PLL) che, abbiamo visto, fa gioco di parole, in ebraico, non in greco, con la caduta (radice NPL) dell'apostolo sulla via di Damasco.
e Saulo(-Paolo) ha
una visione; e dialoga con il Signore (con Gesù-Giosuè, con YHWH risorto), e, al Signore, Saulo(-Paolo)
gli ricorda i propri misfatti, le proprie persecuzioni, il proprio uso di
catene, il proprio accanimento, e fino alla propria approvazione dell'omicidio
di Stefano. E il Signore, invece, conclude:
«...va, ti manderò lontano, verso le nazioni...»
Senza fare i bei
chierici, si capisce che quella versione (Atti 22:17-21, quindi) è solo un duplicato
delle versioni della via di Damasco — un duplicato abbreviato, ma pur sempre un
duplicato!
E: un duplicato
midrashico e a-storico come i suoi rivali.
Problema: il duplicato,
che duplica le versioni della via di Damasco, le duplica senza includere
Damasco. Non si svolge a Damasco, né sulla sua via: si svolge nel tempio.
Ingenuo ad hoc,
deduco che alla Damasco delle versioni della via di Damasco corrisponde, qui,
il tempio. Damasco (di qui) e tempio (di lì) non fanno, per l'ingenuo che sono,
che uno. — Da qui l'interrogativo:
Particolarmente dedicato ai grecisti. No: anche agli storicisti.
perché?
Avendo il tic di
non degnarmi di rispondere alle domande che pongo (le ingenue e le altre) senza
scappare in qualche costosa e utile divagazione molto fuori luogo, mi domando
in anticipo se, nell'episodio del rovesciamento di Saulo (dello Sheol), la
versione del tempio abbia, o meno, preceduto la versione di Damasco.
E lì, la soluzione
corre dalla fonte: per trovarla, mi basta riprendere uno dei miei sviluppi di
poco prima.
Nelle versioni
ambientate a Damasco, l'«eccomi»
che pronuncia (e che convoca!) il personaggio Anania deriva, per midrash, dai
tre «eccomi»/HNNY biblicamente proferiti da Samuele
(= Saul). Biblicamente, vale a dire in 1
Samuele 3:1-10. Ho tradotto, più
sopra, e commentato questo pezzo di testo, e il mio lettore lo sa a memoria; e
ha osservato, mio lettore, con me, che la scena biblica degli «eccomi» di 1 Samuele 3 non si svolge da nessuna parte, ma
(versetto 3): BHYKL YHWH, «nel palazzo di Dio, nel tempio
divino».
Ragiono:
Gli scrittori degli
Atti, quando elaborano il loro racconto (ripetuto, triplicato) della
conversione di Saulo (dello Sheol), vi ricorrono a un «eccomi» che è solo il riutilizzo degli HNNY/«eccomi» di 1
Samuele 3. Ora la scena di 1 Samuele
3 si svolge nel HYKL, nel palazzo
(divino), nel tempio. Quindi gli scrittori neotestamentari degli Atti e, negli
Atti, del racconto della conversione dello Sheol (di Saulo), situano dapprima
detta conversione, a Gerusalemme, nel tempio.
Il tutto — perché non se ne imbarazzano, i cristiani primitivi! — in risoluto disprezzo della Storia e della cronologia, dal momento che Saul (il Saul biblico) e Samuele (il Samuele biblico) vivono un tempo in cui ancora si ignorava ancora sia Gerusalemme che il suo tempio (i due risalgono testualmente all'era di Davide e Salomone)... Ma il midrash si prende gioco di così vili contingenze archeologiche... Per esso tutto va bene, nella grande ed omogenea Sacralità della Bibbia...
Concludo, con
l'assicurazione che si addice al trovatore di una prova, che la versione
ebraica di Atti 22:17-21 è, quanto al suo luogo (il tempio),
cronologicamente anteriore, in quanto midrash, alle sue rivali e concorrenti
(situate, queste, sempre in ebraico, a Damasco o verso Damasco).
In altri termini:
primitivamente, Saulo (Saul, Sheol) si voltava, si rivolgeva, si convertiva,
non a Damasco, ma nel tempio di Gerusalemme.
E questo, di nuovo insisto, per (a-storico!) riferimento a 1 Samuele 3:6 e al palazzo-tempio/HYKL di Dio che vi figura (non so quanti secoli prima di Cristo!...).
Posto ciò
chiaramente, la mia domanda iniziale mi rimane in mano; ma cambia sfumatura:
non «Perché Damasco, nella conversione di Saulo-Sheol?», ma «Come mai gli
scrittori neotestamentari l'abbiano tolta dal tempio,
Ottenuto da un midrash diretto, ovvio di 1 Samuele 3.
quella conversione,
e trasportata fino a Damasco?»
Lettore dei catechismi, lettore e ascoltatore delle omelie ecclesiali, scommetto che non ti sei mai imbattuto su quell'enigma... (Scommessa vinta).
Gioia: la soluzione
dell'enigma si ottiene senza strappi; e le sue conseguenze sfidano ogni misura:
ognuna!
Esistono, in
ebraico, vari termini che designano il tempio. Tra questi ci sono HYKL/«il palazzo»
Questo HYKL/«palazzo» che contiene, appunto, 1 Samuele 3:6.
o BYṬ/«la casa», ecc. E poi c'è — e ciò, ciò mi piace — MQDŜ/«il
santuario».
Ora — e ciò, ciò mi
ripiace —
Ciò non piace né ai grecisti né agli storicisti? — tanto peggio. Il mio lettore, invece, lo apprezzerà.
MQDŜ/«santuario», per un caso e una coincidenza
che, qui, nulla devono alla Storia, è l'anagramma diretto di DMŜQ/«Damasco» e viceversa.
Anagramma che, ciò va da sé, funziona solo in ebraico.
Approfitto
dell'anagramma, e riparto da zero.
Basandosi su 1 Samuele
3:6 in particolare e su 3:1-10 in generale, i cristiani primitivi scrittori
degli Atti costruiscono, tramite midrash, un opportuno capovolgimento di Saulo
(di Saul, di Sheol) situandolo nel tempio. Dapprima. — Perché?
1.
Perché HYKL/«tempio» è il luogo dove si situa la località di 1 Samuele 3:1-10 che sono in procinto di
approfondire e sfruttare.
2.
Perché HYKL significa, molto dopo il
tempo di Samuele e di Saul, e per attualizzazione del termine, «il tempio (di Gerusalemme)».
Attualizzazione e anacronismo inammissibili? Sì: per gli scienziati delle nostre università; ma triviali, normali, comuni, nel midrash ebraico.
Uno dei sinonimi di
HYKL/«tempio» è MQDŜ/«santuario». Situando, tramite midrash, la conversione di
Saulo (dello Sheol) nel tempio/HYKL,
gli scrittori degli Atti si sentono sinonimicamente autorizzati a situarla
anche nel MQDŜ, nel «santuario».
MQDŜ/«il santuario» è dalla radice QDŜ/«essere santo, essere sacro» — bel posto per apporvi il rovesciamento dello Sheol! Il posto ideale!
E non mi sbaglio: il termine greco utilizzato in Atti 22:17 è ieros, letteralmente «il santuario» — vocabolo che traduce esattamente il MQDŜ originale del passo originale-ebraico.
Insomma, per sinonimia, i cristiani primitivi leggono MQDŜ/«santuario» sotto HYKL/«palazzo, tempio» di 1 Samuele 3:6.
Ma ciò non è
niente.
I nostri scrittori
degli Atti pensano che il tempio storico della Gerusalemme storica — il tempio
(che hanno davanti agli occhi) della Gerusalemme che hanno sotto gli occhi — non
è quello buono. In accordo con le tesi dell'Apocalisse (canonica, cristiana),
ritengono usurpatori, profanatori, empi,
maledetti coloro che attualmente tengono sotto il loro controllo il santuario.
Tema che, di per sé, non ha alcun legame storico con il I° secolo della nostra era: lo si trova, questo tema, già in Isaia! e persino al di là...
I nostri cristiani
primitivi, invece, aspirano a un santuario spogliato di ogni sozzura terrena e a una Gerusalemme finalmente pura,
finalmente celeste, finalmente conforme ai disegni di YHWH. Questo è il conservatorismo accanito, geloso, dei cristiani:
vogliono, i cristiani, una Città divina, un Tempio divino.
Conservatorismo? Ma sì: perché tali recriminazioni e aspirazioni sono già quelle dei profeti biblici.
Quell'aspirazione,
i nostri cristiani degli inizi, non la tacciono: la esprimono. La iniettano nel
loro midrash della Bibbia. La fanno essere il loro midrash.
E a fanno essere,
in particolare, il loro midrash sul rovesciamento dello Sheol (che è Saulo-Paolo).
La incarnano al posto di questo capovolgimento.
Come ? come se:
No;
Saulo-Saul-Sheol non si rovescerà, non si rivolgerà, non opererà il suo
addomesticamento — escatologico — nel tempio terreno della Gerusalemme terrena,
nel santuario attuale: perché quel santuario non è santo.
Non è, il tempio terreno, conforme al luogo designato da 1 Samuele 3: non HYKL/«tempio», ma HYKL YHWH/«tempio di YHWH» — il tempio che i cristiani primitivi hanno sotto gli occhi non è, per loro, un HYKL YHWH, un «tempio di YHWH», ma un mero tempio terreno.
Da cui il ricorso
ad un anagramma: nell'episodio dello Sheol messo sottosopra, gli scrittori
degli Atti ricorrono, tramite midrash, a 1
Samuele 3, e parlando 1 Samuele 3 del «tempio di YHWH»/HYKL YHWH (e non del tempio terreno), la conversione non potrà,
secondo loro, aver luogo in fin dei conti nel MQDŜ/«santuario» (reale, attuale): da cui, in fin dei
conti, l'abbandono della prima versione del racconto degli Atti — ma a MQDŜ/«Damasco», Damasco designando allora, appunto per anagramma,
DMŜQ/«Damasco»: anagramma di MQDŜ/«santuario».
non la città di
Siria, ma il tempio celeste, il tempio divino, il vero santuario, un santuario
finalmente fedele ai progetti di Dio: il tempio abolito-compiuto! Il Santuario.
Ho dunque la chiave
dell'enigma, e recupero quanto appreso:
1.
In riferimento a 1 Samuele 3:6 appropriato dal midrash, l'episodio della via di
Damasco si situa dapprima nel HYKL,
nel tempio.
2.
Per attualizzazione, i cristiani primitivi fanno di HYKL l'equivalente del tempio di Gerusalemme.
Versione di Atti 22:17-21: la conversione dello Sheol (di Saulo) ha luogo nel tempio di Gerusalemme.
3.
Per sinonimia, i nostri cristiani trasformano il HYKL di 1 Samuele 3:6, già divenuto
anacronisticamente il tempio di Gerusalemme, in MQDŜ, in «il
santuario».
Versione di Atti 22:17-21: la conversione dello Sheol vi ha luogo, parola per parola, nel santuario di Gerusalemme.
4.
Per i nostri cristiani primitivi scrittori degli Atti, il MQDŜ, il
«santuario», è il tempio reale della Gerusalemme reale. Ma, ai loro
occhi, questo santuario e quella città non possono, in fin dei conti,
soddisfare l'espressione di 1 Samuele 3:6: HYKL YHWH, «il
Tempio di YHWH»: essi sono, questo santuario e quella città, nelle mani
o di ebrei empi o di nessun ebreo!
Cfr., infatti, la storia della Palestina sin dalle conquiste di Alessandro: la sua storia politica (la città di Gerusalemme) e la sua storia religiosa (il tempio di Gerusalemme).
5.
I nostri cristiani primitivi abbandonano, pertanto, la loro prima versione del
midrash sullo Sheol (e su 1 Samuele 3); si ravvedono! No, la
conversione dello Sheol non può decisamente situarsi nel «santuario»/MQDŜ terreno. Bisogna dargli per decoro
Non più quello di Atti 22:17, ma:
un termine che sia
nel contempo MQDŜ (il santuario) e
divinamente più di esso. Da qui, allora, la scelta del suo anagramma
(criptico): DMŜQ/«Damasco» — certo in alcun
modo la Damasco di Siria, ma, nascosta, nell'esoterismo, il Santuario ideale
della Gerusalemme ideale.
Conclusione: luogo
compreso, tutto l'episodio della via di Damasco è intriso sia di midrash (a-storico)
sia di escatologia... E in ogni caso, ve lo giuro ora senza rischi, Damasco lì
non è sicuramente Damasco!
La spiegazione che
ho appena dato è semplice; ed è l'unica che possa rendere conto
dell'equivalenza Damasco/santuario nelle varie versioni della conversione di
Saulo (dello Sheol); ed è l'unica a rendere conto anche del vero
significato — escatologico, eterno — di quella conversione e del suo racconto.
Essa giustifica il testo degli Atti anche nelle sue varianti, nelle sue
esitazioni, nelle sue evoluzioni. E poi: questa è una spiegazione che si adatta
in tutto alle mentalità ebraiche della letteratura ebraica.
Midrash ebraicamente ebraico, il midrash cristiano...
Ma soprattutto ha
un grande vantaggio, la mia spiegazione, un vantaggio tale da sbalordire:
spiega e risolve uno degli enigmi capitali dei manoscritti del Mar Morto.
Se il mio lettore
crede che gli esperti di Qumran siano di miglior qualità dei nostri studiosi
multisecolari prepotenti del Nuovo Testamento, si sbaglia. E seriamente.
Peccato che qui
solo su un punto — il tema di Damasco — posso permettermi di denunciare
l'inammissibile negligenza (volontaria? con secondi fini?) di cui beneficiano anche
i manoscritti del Mar Morto: errori di traduzione (in A. Dupont-Sommer, in
Carmignac, e altri), storicizzazione assurda, abusiva, di tesi e di
elaborazione puramente escatologiche ed eterne (e, quindi, astoriche) — perché
lo storicismo non inquina unicamente le interpretazioni del corpus
neotestamentario:
Facendo di Gesù o di Paolo, ecc., degli individui reali, che sarebbero realmente esistiti.
corre a viziare
inoltre le menti colte (anche ebraiche!)
Cfr. Sukenik, Y. Yadin, e altri, tutti esperti.
che si occupano dei
testi cosiddetti esseni del deserto di Giuda —, e poi: ignoranza o
incomprensione ostinata, totale, trionfante,
In centinaia di volumi di glosse! Perché la bibliografia su Qumran è monumentale...
dei modi
cabalistici e midrashici di produzione di questi testi, falso significato ed
assurdità sui progetti dei loro autori, sulle loro questioni, ecc. Un disastro.
— Bene, ritorno a Damasco:
Uno dei libri
annoverati tra i manoscritti del Mar Morto si chiama «Documento di Damasco»
Infatti non si chiama: lo si chiama. Nell'originale (dapprima scoperto, al Cairo, all'inizio del secolo, e poi nel 1947 a Qumran), il testo non porta alcun titolo; sono gli editori moedrni ad averlo battezzato «Documento di Damasco»: conservo l'etichetta; è comoda.
N.B. Il Documento di Damasco è un monumento ebraico; nessun problema, con esso, di retroversione.
proprio perché
contiene diverse menzioni di Damasco.
Senza riassumere o
parafrasare la totalità del documento, posso dirne questo: si tratta di una
raccolta di teorie sulla storia di Israele (dalle origini), e di un'esposizione
dei riti che sono quelli — che devono essere quelli — dei membri della «comunità» della «Nuova Alleanza nel
paese di Damasco». Contrariamente a quanto pretende l'unanimità degli
studiosi, la raccolta e l'esposizione in questione non hanno alcun contenuto
storico: riguardano, da parte a parte, l'escatologia.
Per sfortuna, se si consultano le traduzioni (francesi, inglesi, tedesche, ecc.) del Documento di Damasco e se, seconda sfortuna, ci si lascia intrappolare dalle loro note a piè di pagina, non si riesce a farsi una giusta idea del giusto significato escatologico del testo.
(Per contro, e per fortuna questa volta, gli specialisti rilevano in tutto il documento, come ovunque a Qumran — e perché li accecano! — dozzine e dozzine di giochi di parole midrashiche, giochi di parole che, come nel Nuovo Testamento — primitivo, ebraico -, vi producono, su sfondo esclusivo della Bibbia, narrativa e mistica: del testo!)
Interesse, per me,
del documento: procede dagli stessi rancori dei racconti neotestamentari della
conversione di Saulo (dello Sheol) sia a Damasco che nel santuario (ideale),
rancori che si manifestano anche nell'Apocalisse di Giovanni . In sintesi: il
documento poggia sull'idea che anima gli scrittori degli Atti (e
dell'Apocalisse): la città santa e il tempio santo sono attualmente profanati
dagli usurpatori; e l'empietà di questi usurpatori fa sì che il santuario di
Gerusalemme sia stato abbandonato da Dio (Documento di Damasco 1:3).
Il Documento di Damasco risale quindi, proprio come il Nuovo Testamento (ebraico, originale) nel suo insieme, a prima o molto prima del 70 dopo Cristo (anno della distruzione del tempio di Gerusalemme da parte di Tito).
Il documento, a
causa della profanazione del tempio, parla di un'uscita dalla terra di Giuda e
di un ingresso nella Nuova Alleanza nel paese di Damasco. Insomma, uno dei
manoscritti del Mar Morto cita sia Damasco (sull'esempio degli Atti) sia la
Nuova Alleanza (sull'esempio del Nuovo Testamento).
«Nuovo Testamento» è, come si dovrebbe sapere, un controsenso, per via del greco, rispetto al suo ebraico originale, ossia BRYT ḤDSH/«Nuova Alleanza» (espressione biblica)...
I cristiani di oggi e di ieri, usando il corpus greco, non fanno che sbagliare lingua al riguardo: commettono anche un controsenso sul suo titolo. È completo.
Più precisamente:
dal fatto della profanazione del santuario (MQDŜ),
Termine utilizzato, in chiare lettere nel documento, nelle immediate vicinanze di DMŜQ/«Damasco» — un caso?... (cfr., ad esempio, Documento di Damasco 6:2-19: due volte MQDŜ, due volte DMŜQ)...
il Maestro di Giustizia,
Letteralmente «colui che insegna (o: che fa piovere) la Giustizia» — in riferimento a una o più espressioni bibliche. Questo personaggio, al contrario di quanto crede — e fa credere! — l'insieme degli sciocchi qumranologi, non è un individuo storico (reale, che sarebbe esistito) ma una figura dell'escatologia (figura che ha a che vedere con ʼḤRYṬ HYMYM — con «la fine dei giorni, la fine dei tempi»): un agente dell'escatologia, della grande meccanica terminale! Un aiutante o sostituto — reverenziale, per midrash — di YHWH!
sacerdote della
stirpe di Sadoc (e quindi della casa di Aronne), vi ordina ai suoi fedeli
discepoli di lasciare Giuda (Giudea, il territorio terreno del tempio terreno,
del tempio profanato) e di ritirarsi a Damasco.
Lo si sarebbe
dubitato: i qumranologi si sono precipitati sulla Damasco del Documento di
Damasco e hanno cominciato col vedervi la città di Siria. Il Maestro di
Giustizia, personaggio reale secondo loro, avrebbe ingiunto alla sua setta (sic!)
di lasciare la Palestina e di andare a stabilirsi in Siria.
Bene, la Siria sarebbe territorio meno impuro, per un ebreo, e più sacro, della Giudea?
Poi i nostri
qumrano-esperti si sono messi a riflettere: essendo stati scoperti i
manoscritti del Mar Morto presso il Mar Morto, e Damasco non essendo situata presso
il Mar Morto dove sono stati scoperti i manoscritti del Mar Morto, uno
studioso, R.P. Barthélemy,
Esperto della Bibbia, uno specialista dell'ebraico e del greco!
si è immaginato,
nel 1953, che Damasco, nel Documento di Damasco, non significa Damasco (di
Siria); che si tratta lì di un termine figurativo. Essendovi stati scoperti la
setta essena
L'idea secondo la quale i manoscritti del Mar Morto siano stati scritti (in massa? Uno dopo l'altro?) da una setta, e soprattutto dalla setta degli esseni, è un luogo comune tra gli studiosi. (Alcuni rifiutano il loro essenismo, ma tutti accettano l'idea di una setta...)
che abitava i
dintorni del Mar Morto (?), e i manoscritti settari (?) del Mar Morto, la voce di
coloro che sanno tutto decise d'ora in poi che «Damasco», nel Documento di Damasco, doveva decisamente essere una
designazione (metaforica)
Perché?
di... Qumran!
Cfr., ad esempio, e se avete tempo da perdere, A. Jaubert, «Le Pays de Damas», Revue Biblique, 1958, n° 2, pag. 214-248, oppure G. Vermes, Scripture and Tradition in Judaism, Hagg. Studies, 1961, pag. 43-49, nonché J. Carmignac (e altri), Les Textes de Qumrân traduits et annotés, Parigi, 1961-1963, nelle pagine e glosse relative a «Damasco». (L'articolo di Barthélemy è apparso nella Revue Biblique n°3, 1953).
Da allora gli eroi
della gaffa di Qumran si dividono in due battaglioni: alla mia destra quelli
che parteggiano per Damasco = Damasco; alla mia sinistra quelli che pongono
l'equazione Damasco = Qumran. E su questo disaccordo, i volumi seguono ai
volumi, e le glosse alle glosse...
Ma le due squadre nemiche concordano sul carattere storico (cifrato o no) del Documento di Damasco e sulla geografia reale della «Damasco» che vi figura.
(Tutti credono, tra i nostri studiosi fondamentalmente complici, in combutta, co-accoliti, che il Documento di Damasco sia un testo settario che narra fatti reali e cita individui reali: nella maniera, insomma, in cui i grecisti-storicisti credono che il Nuovo Testamento parli di un Gesù reale e di un Paolo reale — che furono realmente esistiti... Siamo lì!)
Per gli uni, la
setta (?) della Nuova Alleanza è andata, prima del 70, a rifugiarsi a Damasco,
in Siria; per gli altrii, a Qumran, presso il Mar Morto.
Ebbene, gli uni e
gli altri, in massa, hanno torto!
E non sono le loro decine di migliaia di pagine di glosse e glossari che mi intimidiranno...
Se si esaminano
davvero le occorrenze di DMŜQ/«Damasco» nel Documento di
Damasco, ci si accorge che quasi tutte hanno qualcosa a che fare con il
santuario — detto altrimenti, con MQDŜ
(in
chiare lettere nell'ebraico del testo).
Prendiamo, ad
esempio, Documento di Damasco 6:5. Vi si legge che «i convertiti d'Israele sono
usciti/escono/usciranno
Nessuna sfumatura temporale. Nessun presente, passato o futuro nelle coniugazioni dell'ebraico. (I nostri pseudo-esperti a Qumran — di cui certi sono israeliani!! — se ne fregano: invece storicizzano e temporalizzano a fondo... Qui leggono un passato. Perché? Perché ciò gli piace!)
dalla terra di Giuda e hanno
soggiornato/soggiornano/soggiorneranno nel paese di Damasco».
L'affermazione è chiarissima:
1. Disprezzo per Giuda (per la Giudea) che contiene il tempio profanato;
2. Rifugio a Damasco/DMŜQ.
E Damasco è Qumran? — Per niente: infatti osservate il seguito:
Ma, appena poche
righe più oltre, ecco che appare (in 6:12 e 16) l'anagramma di DMŜQ/«Damasco», ovvero MQDŜ/«il santuario» — cioè il
santuario reale della Gerusalemme reale. In 6:12, è detto del santuario che
bisogna assolutamente evitarlo: a causa di sozzura, è assolutamente necessario
che i membri della Nuova Alleanza
Di quello che, altrove, si chiama «il Nuovo Testamento» (per controsenso)...
se ne discostino! —
e, in 6:16, il documento descrive il santuario (MQDŜ) come un luogo di rapine e di spoliazioni.
Vi dice nulla,
tutto ciò, netostamentariamente parlando?
Disprezzo per Giuda: cfr. il trattamento evangelico di Giuda l'Iscariota, ossia YHWDH; ossia «la Giudea, Giuda» — un Giuda che detiene ʼRWN, vale a dire non il portafoglio o la borsa, ma la «cassa» del Tempio.
E il santuario? — Cfr. Gesù-Giosuè che rovescia, nei vangeli, le tavole dei predatori del Tempio; e Gesù-Giosuè che predice la rovina del Tempio; eccetera.
Altro passo: in
7:15 e seguenti, lo scopo del documento è ancora più chiaro. I suoi scrittori
si appoggiano su Zaccaria 9:1
«...Damasco è la mia dimora...» — detto altrimenti: Damasco è la dimora di YHWH!
per procedere a una
vigorosa discriminazione tra il tempio di Gerusalemme, profanato, usurpato
dagli empi, e Damasco, luogo dove la «tenda»
Vale a dire: il tempio.
di Dio gode del suo
(buon) posto.
Ciò elimina:
1. L'equazione Damasco = Damasco (perché mai un ebreo ha preso Damasco di Siria per una città santa);
2. L'equazione Damasco = Qumran (perché mai Zaccaria e i suoi confratelli biblici, profeti appassionati di escatologia, hanno situato presso il Mar Morto le mura del santuario reale o ideale).
E notate il riferimento a Zaccaria. Il lavoro su «Damasco»/DMŜQ risale a diversi secoli prima della nostra era: Zaccaria vi provvede già.
In 20:11 e
seguenti, brano particolarmente bistrattato e ridicolizzato dagli
pseudo-esperti, si parla nel contempo di Damasco e di ʼMNH/«l'impegno»...«preso nel paese di Damasco», impegno che è la «Nuova Alleanza».
La relazione qui tra ʼMNH/«impegno, fedeltà» e DMŜQ/«Damasco» si basa sul fatto che in ebraico biblico ed escatologico ʼMNH/«Amana, la fedeltà» è il fiume o uno dei fiumi di Damasco (cfr. 2 Re 5:12: Abana-Fedeltà, fiume di Damasco, ossia che irrora il Tempio ideale).
N.B. Un commentario su Damasco (sul santuario ideale, immacolato) e sul suo fiume Amana-Fedeltà (la cosiddetta «fede» del Nuovo Testamento indoeuropeizzato...) si dispiega nel Midrash Rabbah (Cant. R. 4:8, 2) includendovi sia una menzione di Saul che un anagramma di Tarso-Tarsis! — I cristiani ebrei primitivi non hanno decisamente inventato nulla (da zero...)!
Ma, subito dopo
quella menzione di Damasco/DMŜQ, e
in opposizione, di nuovo, con la sua maestà, gli scrittori del documento si
ostinano a stigmatizzare e a denunciare la profanazione del MQDŜ, del «santuario» reale.
Cfr. Documento di Damasco 20:12 e 23.
Non c'è più bisogno
di insistere. Il mio lettore ha capito.
E mi riassumo:
Nel Nuovo
Testamento, «Damasco» e
«tempio» sono, al
centro del racconto della conversione di Saulo (dello Sheol che è Paolo), due
termini che, una volta retrovertiti, formano tra loro un anagramma totale,
assoluto (da un lato DMŜQ,
dall'altro MQDŜ). Il Documento di
Damasco, testo ebraico pressappoco contemporaneo al corpus cristiano primitivo
(ebraico), utilizza lo stesso anagramma e gli assicura una resa ottimale.
Resa e risultato che gli studiosi non vedono! Tanto peggio per loro...
Il Documento di
Damasco e il racconto della conversione neotestamentaria di Saulo mettono in
gioco dunque, insieme, un luogo fittizio, Damasco, che non intrattiene la
minima molecola di rapporto né con la città di Siria che porta (storicamente)
questo nome, né con alcuna spiaggia o scogliera (storica, reale) del Mar Morto
che sia.
Damasco/DMŜQ, nell'uno e nell'altro caso, è — ciò
non può essere che — il MQDŜ, il
santuario, il tempio di Gerusalemme;
E questo, per anagramma esatto.
ma non un qualsiasi
tempio di una qualsiasi Gerusalemme! — infatti: il santuario, ma ideale, della
Gerusalemme ideale...
«Damasco»/DMŜQ funziona peraltro, e più volte, nella Bibbia ebraica, come il semplice e diretto anagramma di MQDŜ: e, in questo caso, vi designa appunto il Santuario (MQDŜ) ideale, escatologico, divino. — E «Damasco» funziona alla stessa maniera, più volte (decisive), sia negli apocrifi dell'Antico Testamento che in quelli del Nuovo. (Del lavoro da fare per i ricercatori...) — E un bravo ai qumranologi... (E quando penso che tra loro ci sono e ci furono ebrei la cui madrelingua, dialetto, è, nell'Israele odierno, l'ebraico!...)
Ne deduco, con un
colpo di frusta:
1.
Che la Damasco dei manoscritti del Mar Morto non è Damasco; ma soprattutto, per
completare san Paolo:
2. Che Saulo, a-storico personaggio, si sia convertito a-storicamente sulla a-storica via di Damasco; infatti, e testuale: nel santuario dell'escatologia. Luogo d'elezione, è sicuro, per un rovesciamento dello Sheol.
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