(segue da qui)
Il Dio vivente
Nessun bisogno, per
rendere conto del tema evangelico del Dio vivente e risorto, di accostare i
miti dell'Egitto, dell'India, dell'Iran, della Grecia o di Roma. Nessun bisogno
di procedere come Bultmann e i suoi emuli... È sufficiente rinviare alla Bibbia
ebraica e mettersi infine a comprendere e ad accettare il fatto — storicissimo, questo qui — che gli
evangelisti sono e restano — unicamente — lettori della Torà sacro-divina e dei
suoi conseguenze.
Quando gli evangelisti pretendono (esplicitamente, iin chiare lettere) di «adempiere le Scritture», non intendono affatto per «Scritture» i Veda, l'Avesta o il Libro dei Morti (che sia del Nilo o del Tibet...); non telefonano né a Delfi né alle rive del Tevere: essi intendono, vedono e sfogliano — essi guardano — la loro Bibbia ancestrale: la gustano e le fanno rendere, in pieno, il suo succo. Il succo dell'escatologia.
L'idea secondo la
quale «Dio»/YHWH sia un Dio vivente è un'idea
biblica. Ciò non è una fantasia inventata dai cristiani primitivi. (Né, a
fortiori, dai cristiani tardivi...) YHWH/«Jahvé» è detto «vivente» (ebraico ḤY)
in 2 Samuele
22:47, in Salmi 18:47, ecc.; è detto «vivente» in quanto Elohìm in 2 Re 19:4, Isaia
37:4, ecc.; è detto «vivente»
in quanto ʼL/«Dio» in Giosuè 3:10, ecc.; è detto «vita» (ebraico ḤYYM)
in quanto Elohim in Deuteronomio 5:23, 1 Samuele 17:26, ecc.
ʼL/«Dio» e ʼLHYM/«Elohim» essendo
considerati dai cristiani e dalla maggioranza degli ebrei
(gnostici esclusi) come pseudonimi reverenziali di YHWH, concludo con loro che YHWH
è ḤY/«vivente» in dozzine di
versetti nella Bibbia ebraica, nella Torà e fuori dalla Torà.
Vi è di peggio: ḤY YHWH (letteralmente «vivente YHWH») è un'espressione che attraversa la Bibbia sia a titolo di esclamazione, sia per servire da forma di giuramento. Una sorta di «Per il Dio vivente!...» — I cristiani non sono quindi andati a pescare il concetto di Dio vivente dai persiani o dagli egiziani!
Ma vi è molto da «vivente» a «risorto». Così molto che ci credete?
Nessuno sa
Quanto a me, non ne so nulla; ma i dotti catechisti forse un giorno me lo insegneranno...
che cosa
significassero arcaicamente, sotto lo stilo o il calamo degli scrittori,
copisti e compilatori della Torà o dei Salmi, l'interiezione e la formula di
suggello «vivente YHWH» (ovvero «YHWH è/fu/sarà, in adempimento e in inadempimento, vivente»).
Perché lì c'è l'esatta resa di ḤY YHWH: a vele spiegate...
Dubito che si sia trattato di un equivalente del nostro moderno «Nome di Dio!»: la Bibbia: che tutti i commentatori di oggi — ebrei o no — vogliano così gentilmente popolare, non osa perdersi in tali parolacce populiste, ed ecumeno-maniache... Essa non ride mai di Dio, e meno che mai del Dio vivente ... (E i Talmud, come i Vangeli, sono molto schizzinosi sulle esclamazioni che includevano il nome più sacro di Dio).
Ciò che so, per
contro, è la maniera in cui i farisei, a partire — mettiamo — dal III° o II°
secolo avanti Cristo, si siano messi a ragionare sulla formula e sulle sue potenzialità.
Su questo
argomento, un breve corso di esoterismo e di midrash non farà male al mio
lettore. Eccolo:
Esistono due verbi
concorrenti in ebraico, due verbi (biblici) che, applicati a una persona,
sembrano scioccamente coprire lo stesso campo semantico: HYH/«essere» e
ḤYH/«vivere».
Traduzione volgare; traduzione delle nostre Bibbie tascabili.
Da questa
concorrenza, i sadducei non hanno tratto il minimo cipiglio, la minima
conseguenza.
O meglio: da quella competizione, Flavio Giuseppe, i Talmud, le raccolte di midrashim (farisei), i vangeli, ecc., affermano che i sadducei non hanno tratto la minima conseguenza. Sfumatura. (Ma mi si permetta, qui, di affidarmi alle voci...)
In HYH i sadducei leggono «essere»; e in ḤYH
leggono
«vivere»: un punto è tutto. E per loro «essere» e «vivere» sono semanticamente
— e quindi totalmente — sinonimi. In breve: il conservatorismo della semantica
e del buon senso sono sufficienti ai sadducei.
I farisei, invece,
esagerano la differenza che constatano tra i due verbi:
Se il Dio-scrittore-della-Torà (assioma comune ai giudei e ai samaritani, cristiani primitivi inclusi) ha giudicato bene di distinguere graficamente HYH e ḤYH, questo è il segno, per i farisei, di una distinzione deliberata tra i due termini. Mosè, strumento del Dio scrittore sacro (stesso assioma...), non ha mai usato, secondo i farisei, due parole distinte laddove avrebbe potuto utilizzarne solo una.
se questo o quel
personaggio della Torà, patriarca o altro, vi è detto «essere»/HYH,
è perché è detto «vivere».
E HYH, per i farisei viene a
significare, come sinonimo, «essere»
e «vivere» («essere» in quanto «vivere»). — Ma allora: che
ne è di ḤYH?
ḤYH deve
significare più di «essere» e
pertanto più di «vivere».
Ma più che vivere è «rivivere»;
e «rivivere» è «resuscitare».
Di qui,
giustamente, le affermazioni di Giuseppe Flavio, degli evangelisti, e dei
Talmud e dei midrashim (giudeo-farisei), secondo i quali i sadducei non credono
nella resurrezione,
«Resurrezione» = ṬḤYH (dalla radice ḤYH).
mentre i farisei,
invece, ci credono. Per i sadducei l'esistenza e la vita si fermano nello Sheol:
non più vita dopo la morte. Per i farisei, dopo l'«essere»/HYH
viene eventualmente, per i giusti ad esempio, il «ri-essere»/ḤYH
(cioè la vita, la ri-vita, la sopravvivenza, la resurrezione).
Ma — e questo è ciò
che mi porta al Nuovo Testamento — i farisei
O meglio: la maggior parte dei farisei. (Ma il mio obiettivo non è qui di dettagliare la storia del giudaismo farisaico).
non spingono più
oltre il loro lavoro sulla resurrezione. Per loro, giusti ed empi muoiono, e
solo i giusti avranno diritto, nel Giorno di YHWH — il Giorno del Giudizio —, dopo o durante i tempi messianici,
Con variazioni tra i rabbini su questi argomenti.
alla resurrezione
(alla vita eterna).
«Vita eterna» = ḤYY (H)ᶜWLM, letteralmente «vita del mondo, vita dalla durata indefinita», espressione evidentemente presente nel Nuovo Testamento (con, ovviamente, vari errori di traduzione).
P.S. Mi vergogno a rendere conto con tanto semplicismo della dottrina — e del midrash — dei farisei. Ma il semplicismo, qui, mi basta per far finalmente capire la concezione cristiana primitiva.
Insoddisfatti, i
cristiani giudeo-ebrei primitivi esagerano il midrash farisaico: lo spingono
fino a impadronirsi di YHWH.
Essi non si accontentano, anzi, di applicare la resurrezione ai giusti (agli uomini giusti): essi vogliono applicarla a Dio.
E il percorso del
midrash cristiano primitivo è allora il seguente — e lì non semplifico nulla:
Nella Bibbia
ebraica, i cristiani leggono HYH
come a significare «essere»
e «vivere» (questo, sull'esempio dei farisei); vi
leggono ḤYH come
a significare «rivivere,
resuscitare» (sull'esempio, idem, dei farisei). Ma in seguito — al
contrario dei farisei, timorosi su questo punto — puntano attivamente i loro
telescopi verso le espressioni (bibliche) ḤY YHWH/«vivente Jahvé» e YHWH ḤY/«Jahvé (è/fu/sarà) vivente», e vi leggono:
Continuando il midrash fariseo; non permettendogli di interrompersi lungo la via. Servendosene come di un tapis roulant.
«risorto-che risorge Jahvé» e «Jahvé è/fu/sarà risorto/che
risorge».
E l'enormità si
compie quando i cristiani primitivi compiono, in questo modo, la Scrittura:
sulla base di quella lettura della Bibbia, i giudeo-cristiani giudeo-ebrei
degli inizi, più farisei degli stessi farisei, elaborano tutte le loro
narrazioni evangeliche mettendo in scena, non la risurrezione di un essere
umano (storico o meno, fantasmagorico o meno), ma quella di YHWH.
Detto altrimenti: del Signore (così come lo chiama in effetti, sempre, il Vangelo di Pietro). Non di Gesù, ma di YHWH.
Tutto ciò che, nei
vangeli, ruota attorno alla resurrezione del Signore (di Jahvé, di YHWH) è di conseguenza un effetto
naturale del midrash — né una constatazione storica
Tesi ridicole dei catechismi papisti o protestanti.
né una costruzione
fantastica-mitologica:
Tesi dei Voltaire di ogni sorta.
no: un effetto di
midrash, cioè la conseguenza di un lettura attiva della Bibbia ebraica.
Ma si faccia attenzione; qui il greco dei vangeli è fuorviante. Ogni volta che gli antichi traduttori del corpus neotestamentario ebraico originale hanno dovuto mettere in greco le parole ḤYH, ḤY o ḤYYM, le hanno rese rispettivamente con «vivere», «vivente» e «vita», senza curarsi del midrash (non indoeuropeizzabile!) incluso in essi e sotto di essi. Da qui i versi inefficaci in greco (e in latino, in francese, ecc.), come ad esempio Giovanni 4:50: «...Gesù gli disse: Va', tuo figlio vive..» — mentre l'ebraico e il midrash giudeo-cristiano ci obbligano a capire: «Va', tuo figlio è risorto».
Tutte le frasi neotestamentarie nelle quali figurano le parole «vivere», «vivente» e «vita» sono dunque un pullulare di malintesi. Un pullulare che impedisce, tra altri inconvenienti, di cogliere la natura e l'origine delle idee paoline sulla prima e sulla seconda morte, e che ci condannano a non prestare buon ascolto alla distinzione ebraica — e, quindi, giudeo-cristiana primitiva — tra ᶜWLM HZH («questo mondo qui, quella durata indefinita qui») e ᶜWLM HBʼ («quel mondo lì, il mondo a venire, quella durata indefinita lì» — e non, errore deplorevole che vedo trascinare ovunque, «il mondo a venire, il mondo futuro»). — Ma svilupperò altrove questi vari punti: solo YHWH risorgente mi interessa oggi.
E questo midrash,
lo si scopre ora chiaramente, non andò a cercare il suo appoggio né dai Romani
né dai Greci, non più che in Iran, in India o dagli Egiziani, ma — senza
lasciarlo, senza sfuggirgli di un millimetro — dalla sola e unica Bibbia
ebraica.
Bene: i cristiani
primitivi leggono dunque nella Bibbia che YHWH
risorge/risorgerà/è risorto,
Futuro, presente e passato non esistono in ebraico, La temporalità dei verbi ebraici non è quella dei cervelli indoeuropei.
e ne ricavano le
loro narrazioni evangeliche
Narrazioni che sono, fuori dal delirio e fuori dalla Storia, l'espressione naturale delle loro scoperte.
sulla resurrezione
del Signore. Certo. Ma quella lettura e quella estrazione non sono ancora
sufficienti ai cristiani: essi proseguono più oltre il loro cammino e si
accingono presto una radicale ricostruzione dello stesso testo biblico — a una
ricostruzione del lessico ebraico sacro. Perciò, il compimento della Scrittura
diventa, attorno al tema della resurrezione (di YHWH), una prodigiosa macchina — macchina di cui il Nuovo
Testamento è il rendimento.
Perché, spingendo
fino all'estremo il midrash del fariseo, i cristiani primitivi non solo
ottengono tutta la resurrezione evangelica di YHWH, del Signore:
Luca 24:4:
«...il Signore (= YHWH) è/sarà/fu risorto...»
Giovanni 20:28 (dopo la resurrezione):
«...Tommaso gli disse: Mio Signore e mio Dio ...», ecc.
vengono a
reinterrogarsi sul suo nome. Rimettono in causa il nome più sacro del lessico
sacro giudeo-ebraico: YHWH stesso
(il Tetragramma).
YHWH
—
il nostro volgare «Jahvé,
Geova» — deriva, in ebraico, dalla radice HYH/«essere». Il tetragramma divino-sacro
non è altro, come i cristiani rivelano espressamente nella loro apocalisse
canonica, che la sintesi di tutte le forme attive di questo verbo: nel contempo
HWH, volgarmente «egli è», HYH, volgarmente «egli
fu/era», e YHY (o YHYH), volgarmente «egli sarà».
Cfr. Apocalisse 1:4 e 8, 4:8, ecc.
Infatti le tre forme del verbo «essere», HWH, HYH e YHY(H), non sono affatto il suo presente, il suo passato e il suo futuro, ma il suo participio attivo (atemporale), il suo perfetto (atemporale) e il suo imperfetto (atemporale). — I versi dell'Apocalisse relativi sono quindi, di per sé quando in indoeuropeo, assurdità allo stato puro.
Ora i cristiani si
accorgono, leggendo la Bibbia, che questa non suppone e non implica, nel suo
ebraico, due gradi di essere ma tre...
Cfr. tutte le occorrenze di «tre», di «terza parte» e di «terzo» nel Nuovo Testamento (attraverso l'Antico); il loro esoterismo (ebraico) è assoluto. In greco non esiste più.
E lì si lancia la
totalità della dottrina cristiana degli inizi — dottrina che le Chiese di oggi
e di ieri hanno, da lunghissimo tempo, perduto e dimenticato. Se ne giudichi:
Quando Gesù-Giosuè
dice «Sono io», dice,
in ebraico, ʼNY
HWʼ, letteralmente «io lui» — senza verbo «essere»/HYH.
Per dire, mettiamo, «Io sono
Adamo» o «La terra è
grande», l'ebraico
non impiega il verbo «essere»/HYH; giustappone il
soggetto e l'attributo: ʼNY
ʼDM (letteralmente «io Adamo») in un caso, e HʼRṢ
GDWLH nel secondo (letteralmente «la terra grande»).
Da quella assenza
del verbo «essere»/HYH nella proposizione enunciativa, i
cristiani primitivi (e alcuni farisei...) concludono che l'esistenza è segnata,
nella Bibbia ebraica, dall'assenza del verbo «essere». Per loro, tutto ciò che è nella Bibbia
non ha bisogno del verbo «essere»
per esistere.
Prima fase del
midrash:
Quando i cristiani
primitivi leggono,nella Bibbia, una frase nella quale il verbo «essere»/HYH non figura, concludono che quella frase enuncia un'esistenza.
Seconda fase del
ragionamento cristiano:
Numerosi versetti,
nella Bibbia ebraica, contengono affermazioni che possiedono il verbo «essere»/HYH. La più famosa di queste frasi è ovviamente quella che assilla Esodo
3:14: «...(e disse, Elohim, a
Mosè:) Io sono colui che sono...»
Infatti, ʼHYH ʼŜR ʼHYH, letteralmente «(io) sono/fui/sarò in forma compiuta come (io) sono/fui/sarò in forma incompiuta». — Su questo aforisma, l'ebraismo — prima e dopo l'epoca dello Zohar — ha accumulato cumuli di commentari che talvolta si uniscono e talvolta abbandonano il midrash dei cristiani (ebrei) primitivi.
Ma allora... Se per
essere, per vivere, per esistere, è sufficiente introdursi, senza l'intervento
del verbo «essere»/HYH, nella Bibbia sacra, è perché il
verbo HYH vi significa più che «essere». Ora, più che essere, è la resurrezione:
la ri-vita, il ri-essere.
E i cristiani
primitivi — alla maniera di tanti gnostici — vedono nel verbo (biblico) HYH l'immagine e l'affermazione della
resurrezione.
Lettura, d'ora in poi, di Esodo 3:14 da parte dei cristiani primitivi: non «io sono colui che sono», ma: «io sono/fui/sarò in procinto di risorgere in quanto io sono/fui/sarò in procinto di risorgere»; ed è proprio così che occorre d'ora in poi leggere, nell'Apocalisse di Giovanni, la spiegazione del tetragramma divino e del suo sviluppo (la sua pletora): non «colui che è, che era e che viene», ma: «colui che risorge, che risorse, che risorgerà» (espressione equivalente, in quella stessa apocalisse, al titolo di «Vivente», ossia di «Ri-vivente»).
Terza — e ultima
(?) fase:
Se l'assenza del
verbo HYH/«essere» testimonia, nella Bibbia, l'esistenza, e
se la sua presenza esprime, nella Bibbia, la resurrezione, il verbo ḤYH/«vivere» non può che farvi
eco a più che essere e a più che ri-essere.
Da questo semplice
ragionamento, i cristiani concludono che il verbo biblico ḤYH
(volgarmente «vivere»)
reca riferimento alla seconda resurrezione.
La tabella che
segue rende conto visivamente delle rispettive posizioni dei sadducei, dei
farisei e dei cristiani primitivi sul problema che sto trattando:
|
né HYH/«essere» né ḤYH/«vivere» |
HYH/«essere» |
ḤYH/«vivere» |
SADDUCEI |
esistenza-vita quaggiù (non al di là) |
esistenza-vita quaggiù (non al di là) |
esistenza-vita quaggiù (non al di là) |
FARISEI |
Esistenza-vita quaggiù |
Esistenza-vita quaggiù |
resurrezione nell’aldilà |
CRISTIANI |
esistenza |
1° resurrezione |
2° resurrezione |
Il cristianesimo
primitivo, mediante midrash sulla Bibbia, inventa (= trova!) quindi, sull'uomo,
la sequenza seguente:
nascita — esistenza
— 1° morte — 1° resurrezione — 2° morte — 2° resurrezione.
Da cui, nelle Epistole di Paolo e altrove, la distinzione tra prima e seconda morte — distinzione sulla quale scopro, nei commentari moderni (e già in quelli di tutti i Padri della Chiesa, i greci, i latini e — sventura — anche gli orientali), le più ineffabili stupidaggini.
E il meccanismo del
midrash cristiano primitivo assicura pertanto la formazione dell'itinerario
seguente:
1.
A è generato, e nasce;
2.
pio o empio al momento della sua prima vita-esistenza, A muore;
3.
se A fu empio, la sua prima morte è
anche l'ultima: essa è definitiva; ma se fu pio, sfugge allo Sheol e partecipa
alla prima resurrezione;
4.
avendo partecipato alla prima resurrezione, A, pio o empio durante la sua seconda vita-esistenza, muore una
seconda volta;
5.
se, nel corso di quella seconda esistenza, A
si è mostrato empio, la sua seconda morte è definitiva (eterna); nel caso
contrario, A entra, questa volta per
sempre, nella sua seconda e definitiva resurrezione: e la sua terza, e ultima,
esistenza-vita è quella della beatitudine perfetta.
Su questo schema
Che si avrà molta difficoltà a scovare nel pensiero e negli scritti dei Padri della Chiesa; e: schema che non esiste più — e da moltissimo tempo — nel cristianesimo della Chiesa.
gli scrittori
neotestamentari costruiscono tutte le loro narrazioni. A volte lo rivelano (il
caso dell'Apocalisse canonica e di parecchi brani delle Epistole paoline),
talvolta lo suppongono conosciuto (il caso, più spesso, degli episodi
evangelici).
E questo schema, i cristiani primitivi non lo inventano — di sana pianta; nel rivelarlo e nel servirsene pensano di non fare che leggere la Bibbia e leggerla lì. Pensano, così facendo, non di innovare, ma di agire da conservatori: si vogliono, così facendo, scrupolosamente fedeli al Testo della parola divina. (Ovunque e in tutto i nazareni si vogliono NWṢRYM, «conservatori» — ciò non conviene dimenticarlo).
Ed è su questo schema delle vite, dei morti e delle resurrezioni che si iscrive tutta l'evoluzione personale di Paolo: infatti Paolo si chiama dapprima Saulo, vale a dire, in ebraico etnico, ŜʼWL — ma ŜʼWL non è, in ebraico etnico, solo «Saulo» o «Saul»: è anche «lo Sheol»; e lo Sheol è, tra gli ebrei, il soggiorno dei morti, il luogo che abitano i non viventi. — Il percorso di Paolo è anch'esso estratto — tramite midrash — dalla Bibbia (da una lettura presumibilmente conservatrice-preservatrice della Bibbia): ecco che diventa eccitante!
E il garante
evangelico della sequenza che ho appena aggiornato, chi è?... ma Giosuè-Gesù,
il Figlio dell'uomo, il Figlio di Dio, il Messia-Cristo, vale a dire il Signore
che attraversa lui stesso, una a una, le fasi di detta sequenza.
Dopo il 70 dopo Cristo, lo schema sarà perso. E, passando l'ebraico del Nuovo Testamento al greco, tutta l'ideologia ebraica del corpus sarà immediatamente paganizzata e ridicolizzata: si spoglierà, catastroficamente, dei suoi temi e delle sue condizioni primitive. E il gioco, sottile e logico, del midrash sulle vite e sui morti finirà in farsa greca: molti cristiani oggi credono nell'immortalità dell'anima (come facevano in passato i greci) senza sospettare che una tale credenza non ha niente a che vedere con le mentalità del cristianesimo primitivo neotestamentario (non più, del resto, che col giudaismo antico). — Ora lo schema di cui parlo non è solo prospero e attivo nel Nuovo Testamento: attraversa e sottende migliaia di pagine gnostiche, e diversi strati del ciclo di Enoc, e Il Pastore di Erma, ecc.
L'immortalità dell'anima... Parlate se gli scrittori del Nuovo Testamento credevano nell'immortalità dell'anima!!
Ed è ancora questo
schema che mi permette di cogliere:
— Apocalisse
2:11: «Il vincitore
non ha nulla da temere dalla seconda morte»;
Intendendo con ciò: essa sarà/è/fu seguita, per lui, da una seconda resurrezione.
— Apocalisse
9:12: «La prima prova è
passata, ed eccone altre due»;
Lascio indovinare al mio lettore, senza discredito di ciò che ho detto più sopra, di quali prove si tratta.
— Apocalisse
20:14: «È la seconda morte,
questo stagno di fuoco»; e 21:8: «La loro parte sarà nello stagno di fuoco... questa è la seconda morte»;
eccetera.
Ed è su questo
schema che occorre applicare, come su un setaccio, su una griglia (quanto
esplicativo...), tutti gli sviluppi cristiani primitivi che si fanno carico del
rinnovamento della Creazione, delle due alleanze, del(dei) battesimo(i), della
guarigione, dell'espulsione (= dell'uscita) dei demoni, ecc.
Mitologia, tutto ciò? Storia, tutto ciò? — No: midrash; lettura, tout court, della Bibbia. Una lettura che i cristiani giudeo-ebrei vogliono conservatrice, fedele, e per nulla rivoluzionaria o prematura.
Ma ritorniamo a YHWH:
Ho sottolineato
poco fa, che YHWH/«Jahvé, Dio»
Il tetragramma sacro-divino — lo ripeto: la parola più sacra della lingua sacra e della Bibbia sacre.
è, in ebraico, un
agglomerato di tutte le forme attive del verbo HYH/«essere». L'ho sottolineato e ho fatto
bene. Giacché, tenuto conto del midrash cristiano primitivo sui vivi e sui
morti, YHWH è, di per sé, un risorto
della prima resurrezione:
1. Non il verbo HYH/«essere»: esistenza semplice.
2. Verbo HYH/«essere»: prima resurrezione.
3. Verbo ḤYH/«vivere»: seconda resurrezione.
Ma YHWH deriva da HYH!
e lo è perché
contiene in sé, tutto di seguito, senza che sia necessario considerarlo due
volte, non l'assenza del verbo «essere»,
Assenza che equivarrebbe, come per ogni nome o parola della Bibbia, alla sua semplice esistenza.
ma la sua presenza
massima: contiene dunque, di per sé, la vita (ebraico ḤYYM),
detto altrimenti la resurrezione numero uno.
Da cui l'asserzione del prologo di Giovanni: «...in lui è/fu/sarà la vita», ossia la (prima) resurrezione.
Da cui l'asserzione dell'apocalisse canonica che fa del Signore (=YHWH) «il primogenito dei morti», vale a dire colui che inaugura evangelicamente il suo percorso a partire dalla seconda vita (e non dalla prima!)...
Ne deduco che la
resurrezione del Signore/YHWH così
come è presa in carico e descritta negli e dagli ultimi episodi dei vangeli
canonici non è affatto la sua prima resurrezione, ma la sua seconda. E quindi:
che la Passione e morte evangelica di YHWH
— del Signore — sono la sua seconda Passione e la sua seconda morte.
Perché? Semplicemente perché i cristiani primitivi ritengono che l'esistenza di YHWH, la sua prima morte e la sua prima resurrezione figurano già nella Bibbia ebraica. E vi figurano, constatano e affermano, poiché è proprio nella Bibbia che si dice di YHWH, di Dio, del Signore, che egli è ḤY, che è «vivo-risorto»!
Corollario: la Galilea, la Giudea, il Giordano, la Gerusalemme, ecc., evangelici sono quindi situati, nel Nuovo Testamento, al livello della prima resurrezione (= nascita), poi della seconda morte, poi della seconda resurrezione di YHWH. Fantastico!
Cià è sufficiente
al midrash cristiano? Ma no. Esso rimette ora in causa il nome di YHWH.
Rimessa in causa che che vari testi gnostici — quando si sa leggerli e, prima di tutto, retrovertirli all'ebraico — ostentano su centinaia e centinaia di pagine...
Gli evangelisti,
per dare tono alla resurrezione del Signore/YHWH, impiegano l'immagine della sua «elevazione». Quell'elevazione, come ho mostrato e
dimostrato, è innanzitutto un'elevazione al quadrato. Elevandosi ed elevando di
conseguenza, una ad una, le sue lettere al quadrato, il Figlio dell'uomo
diventa Gesù-Giosuè-Dio salvatore
Gematria comune: 386.
e l'Uomo (Adamo)
diventa l'equivalente di Dio (YHWH)
e viceversa.
Gematria comune: 186.
Ho approfondito,
più sopra, i meccanismi di quella elevazione — non ci ritorno.
Ma c'è di più
grave. Il peggio del peggio. — Se, come indico, non si tratta, nei vangeli,
della prima resurrezione di YHWH
(del Signore) ma della sua seconda, allora ciò non è più il suo verbo
costitutivo, HYH/«essere», che deve ormai costituirlo, questo YHWH, ma appunto ḤYH
(volgarmente «vivere» —
infatti, tramite midrash: «vivere
la seconda resurrezione»).
E quindi non è più
di YHWH
YHWH, potenzialità raccolta da tutti gli aspetti (attivi) di HYH/«essere» (= resurrezione numero uno).
che si tratta alla
fine del percorso del midrash cristiano, ma di YḤWH.
YḤWH, forma raccolta, questa volta, di tutti gli aspetti del verbo ḤYH/«vivere» (= resurrezione numero due, resurrezione ultima, eterna — la definitiva).
Impresa. Sbarazzandosi
delle cautele sadducee e spingendo fino al loro limite la semiaudacia (non
abbastanza conservatrice, per il loro gusto!) del midrash farisaico, i
cristiani giudeo-ebrei primitivi arrivarono a leggere nella Bibbia (e
appoggiandosi esclusivamente ad essa) una parola — iperdivina, ipersacra — che
non vi interferisce mai: YḤWH,
e a scoprire in questa parola il significato che segue: «YHWH che
aveva raggiunto/che raggiunge/che deve raggiungere lo stadio definitivo-eterno
della seconda resurrezione»;
— da qui tutta l'elaborazione, sia esoterica che midrashica, della cosiddetta
Apocalisse di Giovanni.
Ed ecco quindi
proprio la coerenza attiva del midrash che è il cristianesimo giudeo-ebraico
primitivo; ed ecco i problemi che affronta e risolve: problemi escatologici. E
li pone, e li confronta, e li disvela, in testi (quelli, tra altri, del Nuovo
Testamento) le cui narrazioni sono, sullo sfondo esclusivo della Bibbia
ebraica, solo l'espressione di una gigantesca lettura — indagatrice, attiva,
anzi, trionfante (sia realizzatrice sia abolitrice) — dei monumenti più
sacri degli ebrei, ovvero la Torà, i profeti, i Salmi, ecc.
E non mi stanco mai di ripeterlo: le suddette narrazioni neotestamentarie, qualunque ne sia il colore apparente, non sono resoconti tratti dal vero, resoconti di cronisti o di storici — YHWH non resuscita dinanzi ai giornalisti! E queste non sono racconti che conciliano il sonno, favole o miti: sono strumenti della scienza ebraica. — Aspetto l'acquiescenza del mio lettore?... Ce l'ho?... E proseguo:
I cristiani
scopritori di un altro YHWH? I
cristiani inventori-trovatori, nella Bibbia e per mezzo di midrash, di un altro
appellativo per Dio? Ma sì. E non esagero.
Senza esagerare
minimamente, mi limito a sorseggiare i versetti del Nuovo Testamento (versi che
finalmente hanno un senso!)...
Esaminate, per
esempio, con me sia Apocalisse 2:17 che Apocalisse 3:12 — ed esaminateli
insieme:
1.
«Al vincitore darò la manna
nascosta
Vale a dire «il pane della vita», secondo il midrash cristiano che si impossessa della manna dell'Esodo: il pane (il cibo) della resurrezione eterna.
e gli darò una pietruzza bianca con scritto, su questa
pietruzza, un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve»;
Tutti i verbi di questo versetto essendo, attraverso il loro originale ebraico, indistintamente al passato, al presente e al futuro — come d'abitudine.
2.
«Il vincitore... scriverò su
di lui il nome del mio Dio
Vedete ! «Il nome del mio Dio» (o Dio, nel giudaismo e nel cristianesimo — ebraico — nascente, è YHWH!)...
e il nome della città del mio Dio, la nuova Gerusalemme
L'antica, e terrena, Gerusalemme chiamandosi «Babilonia» (e «prostituta») nell'Apocalisse di Giovanni.
che discende dal Cielo, da presso il mio Dio, e il mio nome
nuovo».
Il confronto dei
due brani è luminoso. Il «nome
nuovo» è quello di Dio, del Signore: di YHWH. YHWH è qui,
esplicitamente, designato come il portatore — alla fine di un percorso — di un
nome nuovo:
E su questi passi, quale confusione nei commentari degli studiosi, i vecchi e i nuovi, e se siano di Chiesa(Chiese) o no. Tutti vedono nel nome nuovo quello del Cristo, quello del Messia — o quello di Gesù! Eh? MŜYḤ/«messia-cristo» e «Gesù-Giosuè» sono nomi nuovi?? No, ma scherzate... Essi figurano in tutti i lessici ebraici biblici!! Non sono niente di nuovo...
e questo nuovo
nome, visto quanto ho dimostrato più sopra, è — non può che essere — YḤWH,
Ciò è una vera novità!
letteralmente «Colui che vive/vivrà/visse in
quanto definitivo-eterno-risorto».
Perché — banale che banale non è... il «vincitore» dell'apocalisse canonica rimanda alla radice NṢḤ. Ora NṢḤ, a parte la sua connotazione di vittoria, significa, in ebraico, «l'eternità».
E — coerenza...
coerenza... — il nome nuovo di YHWH,
YḤWH,
reca con sé, nelle fitte reti del midrash cristiano primitivo,
Finalmente individuabili. Finalmente discernibili. — Finalmente ristabiliti.
il rinnovamento di
tutto: dell'Alleanza, della Creazione, ecc. Derivato da un gigantesco midrash
sulla Torà, il nuovo YHWH ebraico
cristiano primitivo, YḤWH,
esige e reca ora il rinnovamento (e, quindi, la caducità) di quella stessa
Torà.
Io esagero? Mi
confondo? Mi sbaglio?...Sono un paranoico del midrash?...
Chi non conosce il
tema evangelico della resurrezione del Signore «il terzo giorno»? — Ebbene, in linea diretta con
quanto ho appena enunciato, questo «terzo giorno» è ricavato, nel cristianesimo primitivo, da due
midrashim:
1.
un midrash su Giona:
Non sulla Storia: sul Libro di Giona! libro che non risale, per quanto ne so, al I° secolo della nostra era...
cfr., per esempio,
con i controsensi soliti, Matteo 12:39-40:
«Ma, rispondendo, disse loro:
Rispondere e dire: duetto normale in ebraico (e in quest'ordine: ᶜNH poi ʼMR); inefficacia nella retorica greca (anche populista).
Una razza
Anzi: «la razza». E soprattutto non: «una generazione», come leggo dappertutto. L'ebraico sottostante è DWR. Cfr. la «razza perversa» di Deuteronomio 32:5, ad esempio: tutta la razza. Tutto il popolo ebreo (e samaritano).
malvagia e adultera
Cfr. il tema della prostituzione nei giudaismi biblici e postbiblici. Si tratta dell'insieme del popolo che ha conosciuto, un tempo, la voce e la via di Dio: detto altrimenti, unicamente, razzialmente appunto, del popolo ebreo e samaritano — e che se ne è allontanato. (In quella razza non figura alcun goy, alcun gentile!...)
cerca un segno;
In ebraico, ʼWṬ, «una lettera»: la lettera Ḥ che separa l'antico nome sacro-divino, YHWH, dal nuovo, YḤWH.
ma nessun segno
Nessuna lettera.
le sarà dato se non il segno di Giona
YWNH/«Giona, colomba», parola che, ad eccezione di una lettera, è identica a YHWH. Quale logica... E quale multisecolare cecità tra gli studiosi... (cfr., a questo proposito, il mio volume 1 — Giona non è un personaggio secondario nel Nuovo Testamento: per derivazione dall'Antico). La citazione che segue è Giona 2:1.
il profeta. — Come Giona è stato nelle viscere del pesce
Il pesce di Giona è, in ebraico, HDG(H). Ora, nel lessico e nell'alfabeto ebraico, la lettera che designa il pesce è N, segno che, sviluppato, si chiama NWN/«Nun»: oppure NWN/«Nun, pesce» non è altro che il padre biblico di Giosuè-Gesù (il padre biblico del Giosuè biblico successore di Mosè). Ciò l'ho enunciato più sopra. — Ma c'è di meglio, d'ora in poi:
La lettera N è quella che separa, per anagramma, YWNH/«Giona, colomba» sia da YHWH (l'antico nome di Dio) che da YḤWH (il suo nome nuovo). Che logica, in effetti... Tutti i brani evangelici relativi a Giona sono comprensibili solo se si è capito, in ebraico, questo lavoro sulle lettere dell'alfabeto sacro. Ma andate a spiegare ciò a un grecista...
tre giorni e tre notti, così sarà,
«Sarà/fu/è», indifferentemente, tenuto conto dell'atemporalità dei verbi semitici originali.
il Figlio dell'uomo, nel cuore della terra tre giorni e
tre notti».
Principalmente,
dunque:
la resurrezione al
terzo giorno è derivata dal libro (biblico) di Giona, — e non da un ritaglio di
giornale! —, ma non solo: deriva anche:
2.
dalla differenza gematrica esistente tra il vecchio nome di YHWH e il nuovo:
Tra YHWH, il nome sacro-divino antico, di
gematria 26, e YḤWH,
il nome nuovo, esiste una differenza di 3.
Gematria di YHWH: 10 + 5 + 6 + 5 = 26.
Gematria di YḤWH: 10 + 8 + 6 + 5 = 29.
Non sorprende che
occorrano narrativamente tre giorni (e tre notti — detto altrimenti, tre giorni
interi) a YHWH per raggiungere, in YḤWH,
lo stadio ultimo della resurrezione, poiché tra i due nomi c'è il numero 3.
Lungi dall'essere
incoerenza ed esagerazione, il midrash cristiano si regge perfettamente in
piedi. In piedi sull'ebraico. In piedi sulla Bibbia ebraica. In piedi sul
ragionamento. — Quanto a me, non credo di essermi confuso. E se il mio lettore
grida alla paranoia del midrash, non è a me che deve rivolgersi, ma agli
evangelisti.
Io avanzo. Ho appena iniziato.
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