mercoledì 11 ottobre 2023

L'andata in Egitto e gli episodi relativi

 (segue da qui)

XXIX. — I VARI ELEMENTI DELLA TRADIZIONE EVANGELICA

§ 95) L'andata in Egitto e gli episodi relativi. — Dopo quanto da noi rilevato sul formarsi della tradizione evangelica in genere, e sui quattro vangeli canonici in ispecie, veniamo ad esporre dettagliatamente l'origine di alcune delle singole leggende, delle quali i vangeli risultano costituiti.

Osserviamo anzitutto che solo lo sfondo dei vangeli si riferisce a Giuda Galileo; la predicazione cioè attorno al Lago Tiberiade, i fatti terapeutici, i vari episodi di energia, le invettive contro gli avversari, la questione del censo, ecc. Gli episodi di mitezza invece, cosparsi nei Vangeli, come pure il discorso della montagna, e le profezie preannunzianti la fine di Gerusalemme si riferiscono ad altri personaggi, come altrove abbiamo illustrato. Da ultimo le parabole, le tentazioni del demonio, e taluni altri episodi, quando non riguardino tradizioni riferibili a vecchi personaggi biblici, o richiami profetici, si riferiscono a credenze di convenuto vedico-mitraico-buddhista, divulgate da Paolo, e poi elaborate dalle ecclesiae, nel primo secolo di trasformazione del pensiero primigenio.

a) L'episodio dell'andata di Gesù in Egitto si spiega coll'avere attribuito a Gesù, nella tardiva tradizione, i fatti relativi al falso profeta d'Egitto, del quale parla Giuseppe. [1] Si ricava infatti dallo storico ebraico, che dopo stroncato il movimento di quel falso profeta, mentre quello fuggì in Egitto, si ebbero in Palestina delle persecuzioni, e molti fuorusciti invasero allora i paesi della Diaspora. Questi fuorusciti, seguaci del falso profeta d'Egitto, non potevano non parlare di lui, nelle nuove residenze, coll'entusiasmo e la venerazione che tutti i seguaci di una idea nuova hanno per il loro maestro perseguitato. Si formò quindi a poco a poco la leggenda del profeta venuto dall'Egitto, che voleva liberare Gerusalemme per costituire il regno messianico (cfr. anche Atti, XXI, 38). Questa leggenda, ripetuta nei luoghi della diaspora, e tramandata in mezzo alle comunità galilee, doveva facilmente ingenerare l'equivoco, facendo più tardi attribuire al Maestro di Galilea dei fatti che riguardavano invece il profeta egiziano.

Notare poi che l'episodio della fuga del Messia in Egitto era comune, tra gli ebrei, ad altre vicende messianiche. È noto difatti che Geroboamo, «Messia» delle tribù nordiche d'Israele, era fuggito a suo tempo in Egitto, per eludere le ricerche di Salomone, che voleva farlo uccidere, proprio come si narra che Erode volesse fare per il Messia-Gesù. Notare anche che tutta la tradizione biblica è un continuo ripetersi ed avvicendarsi degli stessi episodi, dato il persistere sempre della stessa forma mentale. 

b) Ma quell'andata in Egitto, attribuita al «Gesù», portava seco altre conseguenze. Giacché le prime comunità messianiche della diaspora erano costituite di gente alla buona, prive di qualsiasi istruzione e cultura, ed in mezzo a cui v'erano gli anziani (presbuteroi = preti), che narravano, a scopo di edificazione, nelle riunioni serali, gli episodi più salienti della storia giudaica. Era pertanto naturale che, parlando dell'andata di Gesù in Egitto, e del suo ritorno in Palestina, il narratore avesse ricordato un altro ritorno dall'Egitto: quello cioè che era stato il più celebrato dagli Ebrei; tanto più che spesso la figura del nuovo «salvatore» veniva paragonata alla figura di Mosè, il primo «salvatore» del popolo giudaico.

La folla ascoltava riverente quanto il narratore esponeva; ma spesso i più lontani — e specialmente coloro che, provenendo da altre confessioni, non conoscevano nulla della storia giudaica — confondevano «Gesù» con «Mosè», attribuendo in conseguenza a Gesù notizie che riguardavano invece Mosè. Naturalmente, ripetendosi altrove quelle notizie, l'errore iniziale si propagava, e nascevano le leggende che attribuivano a Gesù episodi riferibili a Mosè. Fu così che, mediante tali inversioni, comuni del resto a tutti i racconti popolari, si venne formando la leggenda della nascita miracolosa di Gesù, preceduta da profezie e annunciazioni, allo stesso modo che la tradizione giudaica aveva narrato per la nascita di Gesù. E poiché vecchie notizie avevano associato alla nascita del Gesù l'episodio della strage dei figli di Baba, anche per lui, come per Mosè, si narrò di una strage d'innocenti, verificatasi in conseguenza della sua nascita. L'episodio pertanto risultò, nei nuovi narratori, cogli stessi termini coi quali era stato esposto dalla tradizione biblica l'analogo episodio di Mosè. [2]

Leggiamo infatti in Giuseppe Flavio a proposito della nascita di Mosè: [3] «In Egitto un sacerdote tra quelli che avevano cura dei libri sacri, avvisò il Re che attorno a quel tempo sarebbe nato tra gli Israeliti un uomo, il quale, quando fosse cresciuto, avrebbe distrutto il regno egiziano, e avrebbe elevato a grande stato gli israeliti». In conformità con questa predizione del sacerdote d'Egitto riguardante Mosè, leggiamo nel vangelo di Matteo che i Magi, sacerdoti di Mithra, anch'essi annunziarono ad Erode la nascita di un «Re dei Giudei». E come in Egitto il Faraone, preoccupato della predizione, aveva ordinato la strage di tutti i bambini maschi nati agli israeliti, allo stesso modo si pretese che in Palestina Erode, «turbato» all'annunzio dei Magi, avesse ordinato una strage analoga, per colpire, in mezzo a tutti, il preannunziato Messia. [4]


NOTE

[1] Giuseppe, Antichità, XX, VIII, 6.

[2] Cfr. Esodo, I, 15-22 con Matteo, II, 7-16.

[3] Antichità, II, IX, 2-4.

[4] Matteo, II, 1-5. L'identico episodio riferito dalla leggenda giudaica relativamente alla nascita di Mosè (e ripetuto dalla tradizione evangelica relativamente alla nascita di Gesù) è narrato dalla tradizione indù relativamente alla nascita di Krishna, il redentore dell'India. Anche per Krishna infatti si ebbero le stesse predizioni al Re, la stessa fuga del neonato, la stessa strage degli innocenti ordinata dal Re per colpire tra tutti il preannunziato Messia. Trattasi insomma di un episodio del quale le più antiche leggende popolari si erano impadronite, e che ogni popolo attribuiva al proprio «Messia» (cfr. anche le leggende di Ciro, di Sargon, di Romolo ecc.). 

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