domenica 22 ottobre 2023

Escatologia Zoroastriana

 (segue da qui)

§ 106) Escatologia Zoroastriana. — Poiché la concezione escatologica zoroastriana ebbe influenza, sia prima, in Giudea, nella formazione del pensiero farisaico (del quale il primo pensiero galileo fu derivazione), sia successivamente, nelle comunità proto-cristiane dell'oriente greco, è bene che di essa si parli più distesamente.

La dottrina mazdea (così chiamata da Ahura Mazda, il dio di Zarathustra) insegnava che a 3000 anni dalla morte di Zarathustra avrebbe dovuto aver luogo la fine del mondo. Questa sarebbe stata preceduta dalla nascita in terra (prima parusia) del Salvatore (Saosyant), concepito da una vergine durante un bagno nel lago Kahaunsava, dove giaceva appositamente il seme di Zarathustra. Tale Saosyant avrebbe ridotto all'impotenza i devi (spiriti maligni), riscattando da essi gli uomini che avevano bene meritato, e nel contempo, coll'aiuto di Auhra Mazda (Dio-Padre), avrebbe annientato Anra Mainu, genio del male. Distrutto così ogni germe malefico, sarebbe seguita, dopo 57 anni, la fine delle cose create, e la resurrezione di tutti i corpi, col conseguente giudizio finale, cui avrebbe presieduto il Salvatore ritornato vivente (seconda parusia). In conseguenza, i buoni sarebbero assunti in Cielo, a godere delle gioie riservate alla divinità, e i cattivi sarebbero precipitati nell'infero, a soffrirne tutte le pene. 

Senonché la bontà divina — stante la mentalità umanista degli Irani — non avrebbe ammesso che fosse durata troppo a lungo la diversità di trattamento tra una parte e l'altra dell'umanità. Giacché tutti gli uomini intendeva aver riscattato il Saosyant, in quanto tutti erano figli del Dio-Padre. Né il Padre avrebbe potuto condannare in eterno una parte dei propri figli: ma solo castigarli per un tempo limitato. In conseguenza, dopo soli tre giorni di durata, tanto il Paradiso quanto l'Inferno avrebbero cessato di esistere. Una cometa avrebbe fuso insieme tutti gli elementi del mondo, ed un gran fiume di fuoco avrebbe restituito a nuovo l'universo (nuova palingenesi); sicché gli uomini, rigenerati, avrebbero potuto godersi la felicità serena sulla terra, in un eterno paradiso di gioie e delizie.

 Oltre al piano generale della escatologia sopra disegnato, la concezione zoroastriana comprendeva l'idea di un castigo e di un premio immediati dopo la morte. Difatti l'Uomo, dopo tre giorni dalla morte (e da questo elemento sarà derivata forse la credenza in una «resurrezione» del Gesù dopo tre giorni), risuscitava davanti al suo giudice Mithra, per essere condannato all'inferno o graziato in paradiso, secondo che avesse operato il male o avesse operato il bene. Questa parte però della concezione mazdea non deve ritenersi di istituzione originale zoroastriana; ma passata al zoroastrismo dal proto-mitraismo, appartenendo essa alla concezione mitraica. Sarà accaduto insomma nel zoroastrismo quel che accadrà poi nel cristianesimo.

Giacché inizialmente la concezione escatologica zoroastriana si limitava alla credenza nell'avvento del Saosyant dopo i 3000 anni, e conseguente resurrezione dei corpi. In seguito, per frenare, nel frattempo, le passioni, si accettarono dal proto-mitraismo le idee di un paradiso e di un inferno attuali, affinché, in attesa della «fine», le opere dei buoni avessero trovato una ricompensa immediata, e le opere dei malvagi un castigo immediato. Allorquando il zoroastrismo, ai tempi di Ciro, era venuto a contatto col giudaismo, la concezione giudeo-farisaica aveva accettato e fatto propria soltanto la parte originaria del concetto zoroastriano: l'idea cioè di una resurrezione dei corpi dopo la fine del mondo, ripudiando le idee di paradiso e di inferno attuali (che erano state del resto ripudiate da molti dottori zoroastriani). Ciò appunto fu poi accettato dai messianici di Paolo; tanto più in quanto, essendo la fine del mondo ritenuta molto prossima, le idee di un Paradiso e di un Inferno immediati venivano a mancare di una possibilità d'attuazione. Più tardi però, essendosi anche nel cristianesimo verificate le circostanze che già si erano verificate nel zoroastrismo, furono anche là chiamate in onore ed attuate le due idee di Paradiso e di Inferno.

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