lunedì 11 settembre 2023

I «fratelli» del Signore

 (segue da qui)

§ 65) I «fratelli» del Signore. Correlativa alla questione dei «figli di Giuda», è l'altra dei «fratelli del Signore».

La tradizione evangelica attribuisce a Gesù vari fratelli; tanto in Matteo difatti quanto in Marco [1] noi troviamo nominati, tra i fratelli di Gesù: Giacomo, Simone, Jose e Giuda. La tradizione orale invece, conservatasi nella chiesa cattolica accanto alla tradizione scritta, contesta che Gesù avesse avuto fratelli, e afferma che Maria aveva avuto un solo figlio nella persona del Gesù Messia.

Per conciliare la tradizione scritta colla tradizione orale furono fatte molte ipotesi, principale tra cui quella che i pretesi fratelli sarebbero stati soltanto cugini. La spiegazione è risultata artificiosa. 

Non è nostro compito discutere, e tanto meno confutare l'interpretazione che a questa parte della tradizione han dato gli scrittori ecclesiastici, pur essendo agevole rilevare che, stando ai Vangeli, nessuna interpretazione potrebbe essere ammessa diversa da quella che si ricava dal senso letterale delle parole. L'evangelista difatti ha voluto parlare proprio dei figli di Maria. Giacché egli così si esprime: «La madre non si chiama ella Maria? e i suoi figli Giacomo e Jose, Simone e Giuda?». Il testo quindi non avrebbe potuto essere più chiaro; poiché in esso si parla della madre e poi si parla di altri figli della stessa madre. In conseguenza non può trattarsi che di fratelli, nati dalla stessa donna. Perché se ciò non bastasse, ricordiamo che tanto Matteo (I, 25), quanto Luca (II, 7), parlando del Gesù, lo chiamano «figliuolo primogenito» di Maria, e non già «figliuolo unigenito». Non può dubitarsi sul pensiero dell'evangelista, ed in questo senso interpretano ormai tutti i critici aconfessionali. [2]

Senonché è indiscutibile che a questo riguardo la tradizione scritta, e con essa i critici aconfessionali, sono incorsi in equivoco; come è indiscutibile che la tradizione orale, conservatasi nella chiesa cattolica, risponda a piena verità. Gesù infatti non ebbe mai fratelli, e la mamma di lui non ebbe mai altri figli all'infuori di Gesù.

Ed invero la tradizione ci riferisce che Maria andò sposa a Giuseppe mentre quest'ultimo era in età avanzata. Ma a parte questo, i nomi stessi che avrebbero portato i pretesi fratelli di Gesù ci danno la spiegazione del fenomeno: Simone, Giacomo e Jose (verosimilmente diminutivo o corruzione di Giovanni) non sono i fratelli, bensì i compagni di predicazione del Maestro, mentre Giuda è il nome natale del Maestro stesso. E poiché i compagni del Gesù si erano chiamati fratelli di lui, con questo attributo furono raccolti dalla tradizione e tramandati ai posteri (§ 84).

Ricordiamo peraltro che in tutte le scuole esoteriche gli iniziati si chiamarono sempre «fratelli». E poiché anche la scuola di Giuda Galileo aveva un certo carattere esoterico (cfr. Marco IV, 34), era naturale che tutti gli appartenenti ad essa si fossero chiamati «fratelli». E proprio per questo i tardivi seguaci, che succedettero nell'Oriente greco ai primi discepoli, si trovarono di fronte a tanti nomi, che la tradizione affermava essere appartenuti a «fratelli» del Signore. Fu creduto pertanto, nelle prime comunità cristiane, all'effettiva esistenza di fratelli, per cui, raccogliendosi poi per iscritto la tradizione stessa, furono segnati i nomi dei pretesi «fratelli» del Gesù, quali altrettanti figli di Maria. L'errore però della tradizione appare manifesto quando si pensi che si trattava di fratres fidei (fratelli di fede cioè, come abbiamo visto per Manaemo ed Eleazaro), e non di fratres sanguinis.

Del resto, come mai potremmo ammettere che i tre fratelli del Signore avessero avuto lo stesso nome dei tre discepoli di lui? Giacché, come vedremo, i veri discepoli di Gesù sono stati soltanto tre, quali elencati da Paolo; non già dodici, come si volle sostenere più tardi. Una coincidenza avrebbe potuto ammettersi in qualcheduno dei nomi, ma non in tutti.

Deve quindi concludersi che il «Gesù» non ebbe fratelli, e la madre di lui non ebbe altri figli all'infuori del «Gesù». Ciò posto, qual meraviglia che le stesse persone, qualificate dai Vangeli «fratelli» del Signore, mentre ne erano i discepoli, presso lo storico Giuseppe siano stati qualificati «figli», mentre ne erano gli stessi discepoli? Specie poi se è risaputo che la parola figli (paides) era stata sempre adoperata — nella traduzione greca del canone biblico e nella storia di Giuseppe — col significato di «seguaci» e «attivisti»?

Nessun ostacolo deve quindi rappresentare la designazione di «figli», che dà lo storico Giudeo ai discepoli del Galileo storico, per identificarli cogli omonimi «discepoli» del Galileo evangelico. E veniamo adesso a trattare la questione di Pietro, che unica ormai resiste all'identificazione, nei discepoli di Giuda, dei discepoli di «Gesù».

NOTE

[1] Cfr. Matteo, XIII, 55; Marco, VI, 3.

[2] Cfr. Martinelli, op. cit., p. 102; ibidem, p. 118 e la bibliografia citata dallo stesso.  

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