giovedì 17 agosto 2023

Inizialmente i Cristiani si erano chiamati «Galilei»

 (segue da qui)

XIII. — SUL NOME PROFANO DEL MESSIA-GESÙ

§ 40) Inizialmente i Cristiani si erano chiamati «Galilei». — Con quanto esposto nei capitoli precedenti, noi abbiamo accertato i dati cronologici del personaggio evangelico, atti a permetterci una ricerca nelle fonti profane: la data della sua nascita cioè e la data della sua morte. Necessita però accertare, sempre attraverso la tradizione, il nome profano di lui, e la città o villaggio in cui egli nacque. Giacché i dati anagrafici debbono essere completi, affinché la ricerca possa poi riuscire esauriente. 

Per quanto al nome profano del Maestro, noi sappiamo dalla tradizione che soltanto nell'anno 47 E.V. i seguaci di lui, di stanza ad Antiochia, cominciarono a chiamarsi «Cristiani», perché prima di quella data essi erano stati chiamati Galilei o Nazarei. Leggiamo infatti in Suida alla voce Kristianoi: «Sotto Claudio Imperatore dei Romani, allorché Pietro ordinò Evodio, in Antiochia si chiamarono Cristiani coloro che precedentemente erano detti Galilei o Nazarei». Ugualmente in Atti (XI, 26), laddove si espongono i fatti di Paolo posteriormente al primo concilio di Gerusalemme (che vedremo essersi tenuto nel 46), così si legge «E i discepoli primieramente in Antiochia furono nominati Cristiani». Se quindi soltanto nel 47 i seguaci del Gesù di stanza ad Antiochia cominciarono a chiamarsi Cristiani, mentre fino ad allora si erano chiamati Galilei e Nazarei, ciò prova che il nome o soprannome col quale il fondatore del movimento aveva operato in mezzo al popolo, era stato «Galileo» o «Nazareo».

Peraltro, dal Vangelo di Matteo (XXVI, 69-72) noi apprendiamo che il nome profano sotto il quale era conosciuto in Palestina il Gesù era stato proprio «Galileo». Giacché così leggiamo in quell'opuscolo, laddove Pietro rinnega il suo Maestro: «ed allora si avvicinò a lui una servetta, che così dichiarò: tu pure eri con Gesù il Galileo; ma quegli negò». Egualmente in Marco noi troviamo l'accenno al Galileo; perché al versetto 70 del capo quattordicesimo, riportandosi il discorso di un anonimo della folla a Pietro, dopo l'arresto del Maestro, così è scritto: «Tu sei di quelli, perché tu sei Galileo».

Si argomenta da quanto sopra che Gesù deve essere passato alla storia profana col nome o soprannome di «Galileo», perché di questo soprannome è incontestabile che egli fosse ufficialmente in possesso. La circostanza emerge inconfondibile anche da altre fonti. Giacché «Galilei» continuarono ad essere chiamati nel mondo romano i seguaci del Gesù dagli avversari, ancora per più secoli, dopo che essi avevano cominciato a chiamarsi Cristiani; ed ugualmente «Galileo» continuò ad essere chiamato il Gesù, nelle polemiche allora frequenti coi gentili. È risaputo infatti che Giuliano Imperatore, volendo confutare i principi del Messianismo galileo, ritenuti dannosi per il mondo romano, scrisse esso stesso un'opera polemica dal titolo «Contro i Galilei» (Katà Galilaion logoi), e chiamò sempre «Galileo» il Dio dei Cristiani, come si appalesa dal detto: «Hai vinto, o Galileo», che gli viene generalmente attribuito. [1] 

È incontroverso dunque che — almeno fino a Giuliano Imperatore (361-363) — «Galileo» era stato chiamato il Salvatore Cristiano dagli avversari della nuova idea. E se «Galilei» avevano chiamato se stessi i primi cristiani; se «Galileo» era stato sempre chiamato nelle fonti profane il fondatore del Cristianesimo, manifestamente sotto questo nome (o soprannome) avrebbe dovuto essere ricercato il personaggio nelle fonti storiche, non già sotto gli attributi messianici di «Gesù» e di «Cristo», coi quali soltanto il suoi discepoli lo avevano conosciuto e tramandato. 

NOTE

[1] È ammesso dagli studiosi che un simile editto è stato falsamente attribuito a Giuliano come pronunziato al momento di morire. Sta di fatto invece che allorquando una freccia dispersa non persiana (che molti affermarono essere stata lanciata da mani cristiane), ebbe a ferirlo a morte durante la campagna contro i Parti, Giuliano si ritirò nella sua tenda, e Marcellino (XXV, 4), presente al fatto perché statogli vicino nei momenti supremi, ci descrive di lui una morte calma, tranquilla e umana. Il detto però che gli viene attribuito conferma che col nome di «Galileo» aveva sempre Giuliano designato il fondatore del Cristianesimo, e che con quel nome era quegli conosciuto, ancora a quell'epoca dai non credenti.   

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