martedì 21 marzo 2023

Origini Sociali del CristianesimoMorale comune

 (segue da qui)


Morale comune.

La morale di queste ultime pagine non ha nulla di ascetico. Vi si cercherebbe invano la minima traccia delle regole di continenza formulate dal Deutero-Paolo. Ciò che lo Pseudo-Barnaba domanda al suo discepolo è di essere uno sposo fedele e un buon padre di famiglia: «Non commetterai né fornicazione né adulterio. Non corromperai affatto l'infanzia... Non farai morire il bambino nel grembo di sua madre. Non lo ucciderai neppure dopo la nascita. Non ritirerai la mano da tuo figlio e da tua figlia; ma fin dalla loro infanzia insegnerai loro il timore di Dio». [68] Tutto ciò poteva essere detto nella sinagoga così come nella Chiesa. 

La dottrina delineata nel resto dell'Epistola non è meno estranea alle speculazioni del paolinismo. Neppure l'ombra di una teoria sull'opposizione tra la carne e lo spirito, la legge e la grazia, la schiavitù e la libertà. Non il minimo tentativo di definizione sulla natura del Figlio di Dio e dei rapporti  che lo uniscono al Padre e allo Spirito Santo, sulla vita futura e sulla resurrezione dei corpi. Non la minima allusione al pasto del Signore, al pane e al calice eucaristici che fanno partecipare al corpo e al sangue del Cristo. L'autore lascia nell'ombra tutto ciò che gli sembra estraneo alla Bibbia. Vuole sapere solo una cosa: la rivelazione fatta da Dio a Israele. Per lui, l'antica Alleanza sussiste, le sue clausole sono immutate. Soltanto, i suoi beneficiari sono cambiati; non sono più gli ebrei, ma i cristiani: «Non fate», dice, «come certi, che accumulano colpe e dicono che essa è di loro e non nostra. È nostra, certo, ma essi l'hanno persa per sempre». [69] È solo in questo senso che si può parlare di una Alleanza nuova. In altri termini, il cristianesimo non è una religione distinta dal giudaismo, preparata da esso e destinata a soppiantarlo. Ne è piuttosto la forma esatta, la sola espressione autentica. 

Si vede quanto lo Pseudo-Barnaba si trovi lontano dal Deutero-Paolo. Questo nemico degli ebrei è un puro giudaizzante. Se apre ai gentili le porte della Chiesa, è per farne un secondo Israele. Soltanto, lui vuole che il popolo eletto si leghi allo spirito della Legge mosaica e non affatto alla lettera. Perciò si distingue dai giudaizzanti della Transgiordania che, pur ripudiando gli antichi sacrifici, conservano ancora la maggior parte dei riti ancestrali, a cominciare da quello della circoncisione. Egli è in qualche modo a metà strada tra questi sostenitori arretrati del mosaismo e la massa dei suoi avversari. Perciò egli rappresenta senza dubbio la mentalità comune delle Chiese siriane, ansiose di aprirsi una via di mezzo tra questi due estremi. 

NOTE DEL CAPITOLO 5

[68] Id. 19:4-5.

[69] Id. 4:6-7.

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