giovedì 9 febbraio 2023

Origini Sociali del CristianesimoProverbi

 (segue da qui)

Proverbi.

Le stesse osservazioni si applicano ad un testo simile del libro dei Proverbi, che si dà come l'opera di Salomone, ma che pare essere stata scritta in un'epoca ben più tardiva. In una prima sezione, che è stata composta dopo le altre parti, abbastanza disparate, della raccolta, per servirle da introduzione e da cemento spirituale, l'autore presenta la sapienza degli uomini come un'emanazione di quella che è in Dio, e fa parlare a quest'ultima il linguaggio seguente:

Jahvé mi ha creato la prima delle sue opere,

prima delle sue opere più antiche,

Sono stato stabilita dall'eternità,

dal principio, prima dell'origine della terra.

Fui generata quando non vi era profondità

né sorgenti cariche d'acqua.

Prima che le montagne fossero stabilite

Prima che le colline esistessero, io fui generata.

Non aveva ancora fatto né la terra, né le pianure

né le prime zolle del mondo.

Ero là quando egli dispose i cieli,

quando tracciò un cerchio sulla superficie dell'abisso...

Ero all'opera presso di lui,

rallegrandomi ogni giorno...

dilettandomi sul globo della terra,

trovando le mie delizie tra i figli degli uomini.

Quest'ultimo dettaglio è da notare. La Sapienza vive in rapporti familiari con i figli di Adamo. Così continua esortandoli ad ascoltarla:

Ora, figli miei, ascoltatemi;

ascoltate l'istruzione, affinché per diventare saggi.

Beato colui che mi ascolta,

che veglia ogni giorno alle mie porte...

Colui che mi trova ha trovato la vita,

coloro che mi odiano amano la morte.

Nel seguito del testo, l'autore mostra quella figlia del cielo insediata sulla terra, aprendo a tutti la sua dimora ospitale:

La Sapienza ha costruito la sua casa,

ha scolpito i suoi sette pilastri;

ha sgozzato le sue vittime, mescolato il suo vino

e apparecchiato la sua tavola.

Ha inviato le sue serve, grida

sulle sommità delle alture della città:

Venite a mangiare il mio pane 

e bevete il vino che ho mescolato.

Abbandonate la stoltezza e vivrete

e camminate sulla via dell'intelligenza. [17]

Anche quella è pura poesia. L'autore pensa così poco a presentare la sapienza come una personalità autentica che abbozza, un po' più oltre, un ritratto analogo della follia. La presenta come una donna rumorosa e stupida che si è assisa alla porta della sua casa, sulle alture della città, e invita i passanti a bere di nascosto la sua acqua, a mangiare in segreto il suo pane, inducendoli così alle vie della morte. Nessuno riterrà di prendere questi ultimi dettagli alla lettera. I precedenti sono della stessa natura. Ma questi sono apparsi più coerenti, perché esprimevano un'idea più nobile e più attraente. Il testo dei Proverbi è stato inteso, come quello dell'Ecclesiastico, a proposito di una personalità divina venuta tra gli uomini al fine di istruirli. Questa è l'interpretazione che ne dà, verso la metà del secondo secolo, l'apologeta Giustino. Senza dubbio non fa in ciò che riprendere una tradizione già consolidata, che risale alle fonti del cristianesimo.  

NOTE DEL CAPITOLO 4

[17] Proverbi 8:22, 36; 9:1, 6.

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