mercoledì 8 febbraio 2023

Origini Sociali del CristianesimoL'ecclesiastico

 (segue da qui)


L'ecclesiastico.

Uno scritto particolarmente caratteristico di questo genere letterario è quello che ha ricevuto nelle comunità cristiane il nome di Ecclesiastico, perché era di un uso comune nelle chiese, e che si designa anche sotto il nome di Siracide, perché si intitola esso stesso: «Sapienza di Gesù, figlio di Siracide». Composto in Palestina intorno al 190 prima della nostra era, fu tradotto dall'ebraico al greco dal nipote dell'autore, venuto in Egitto intorno al 132, esprime dunque idee che erano correnti nel mondo ebraico ben prima dell'apparizione del cristianesimo.

Fin dall'inizio, la Sapienza vi è presentata come proveniente da Dio, che l'ha «creata prima di tutte le cose»

Verso la metà del libro, lei entra in scena e si spiega lei stessa le relazioni che la uniscono a lui: 

Prima di tutti i tempi, fin dall'inizio, egli mi ha creato,

e fino all'eternità non cesserò di essere.

Sono uscita dalla bocca dell'Altissimo,

e, come una nube, io copro la terra.

Abitai nelle altezze,

e il mio trono era su una colonna di nube.

Da sola ho percorso il cerchio del cielo,

e ho camminato nelle profondità dell'abisso.

La Sapienza è dunque divina per natura. Come Dio, lei è eterna. Come lui, lei domina il mondo e lo penetra. Ora lei si compiace di risiedere tra gli uomini. È lei stessa che lo dice:

Nelle onde del mare e su tutta la terra

in ogni popolo e ogni nazione ho esercitato l'impero.

Tra loro tutti ho cercato un luogo di riposo, 

e in quale dominio dovevo abitare.

Allora il Creatore di tutte le cose mi diede i suoi ordini

e Colui che mi ha creato fece riposare la mia tenda.

Egli mi disse: Abita in Giacobbe,

abbia la tua eredità in Israele...

Ho esercitato il ministero davanti a lui nel sacro Tabernacolo, 

e così io ho avuto una dimora fissa a Sion...

Al che la Sapienza conclude:

Venite a me, voi tutti che mi desiderate

e saziatevi dei miei frutti...

perché il mio possesso è più dolce del favo di miele. [16]

Tutto il brano è un bellissimo volo di fantasia. Ma resta nella sfera della pura poesia. Abbiamo lì una semplice personificazione della sapienza, analoga a quella della filosofia, che si legge in molti autori. I pii credenti del I° secolo non giudicavano così. Troppo rispettosi del testo sacro per non prendere alla lettera tutte le sue affermazioni, hanno visto nella Sapienza una personalità vera, consustanziale a Dio. D'altra parte, l'idea del suo soggiorno tra gli uomini, intesa alla lettera, li portava a credere che fosse apparsa tra gli ebrei in una forma umana. Quella interpretazione porta direttamente al dogma del Verbo incarnato, che sarebbe divenuto il centro vitale del pensiero cristiano. Essa si afferma già in alcuni testi del Nuovo Testamento e ha dovuto svolgere un ruolo diretto nella formazione iniziale della nuova fede. 

NOTE DEL CAPITOLO 4

[16] Ecclesiastico 1:1; 24:5, 8; 24:9, 14 e 26, 27.

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