mercoledì 1 febbraio 2023

Origini Sociali del CristianesimoEssenismo e cristianesimo

 (segue da qui)

Essenismo e cristianesimo.

La semplice enunciazione delle caratteristiche generali dell'Ordine è sufficiente a mostrare quanto esse si adattino nel complesso a quelle della Chiesa nascente. Qui e là troviamo le stesse condizioni sociali, economiche, politiche, religiose. Come gli Esseni, i primi cristiani non si reclutavano né tra i ranghi dell'aristocrazia, né in quelli della borghesia, ma tra la gente del popolo. Come loro, vivevano del lavoro delle loro mani, senza essere guidati da uno spirito di lucro, con la sola preoccupazione di un'assicurazione da prendere per la vita eterna. Dimostrano la stessa sottomissione, sfumata di indifferenza, nei confronti dei poteri costituiti. Le loro dottrine sono ispirate da un misticismo, uno spiritualismo e uno ascetismo simili. Sono della stessa famiglia. 

La parentela sembra tanto più netta in quanto certi tratti comuni a entrambi i gruppi costituiscono delle singolarità in seno all'ebraismo. Tale è la continenza. Gli ebrei, nel loro insieme, la ammettono solo a titolo eccezionale e per un tempo molto breve. Che appartengano all'aristocrazia, alla borghesia, alla massa, che siano Sadducei, Farisei o Zeloti, il loro ideale è sempre quello del capofamiglia, la cui moglie è «come una vite feconda all'interno della sua casa» e i cui figli sono «come piante di olivo intorno alla tavola». Questo è, per loro, il primo segno della benedizione del cielo. La povertà non ripugna loro nondimeno. La loro convinzione è che tutto riesce a colui che teme Dio e cammina nelle sue vie. [60] Se, per accidente, un giusto come Giobbe è ridotto alla miseria, può essere solo in seguito ad una prova temporanea, da cui uscirà più ricco e più felice. L'accordo dei primi cristiani con gli Esseni su questi due punti cruciali non può essere l'effetto di un puro caso. Impossibile darne una spiegazione normale se non si ammette che il cristianesimo procede dall'essenismo, che si trova a sua volta influenzato dalla tradizione dell'antico pitagorismo. Usciamo così dal quadro del giudaismo ufficiale. È attraverso l'esempio decisivo di una setta già dissidente che arriviamo a comprendere la dissidenza fondamentale della primitiva Chiesa. 

Si potrebbe obiettare che il Vangelo attribuisce così poca importanza all'essenismo che non lo nomina nemmeno. Ma questo testimonierebbe il loro accordo di fondo. Se i cristiani non provano il bisogno di distinguersi dagli Esseni, non è piuttosto che pensano in sostanza come loro? È proprio vero, d'altronde, che i racconti evangelici non lo menzionano? I più antichi tra loro presentano già come un precursore del Cristo un certo Giovanni «il battezzatore». Questi testi non sono da prendere alla lettera, come ricordi storici. Essi stessi si presentano come la realizzazione di antichi oracoli di Isaia e di Malachia riguardanti un messaggero che preparerà la via del Signore. [61] Ma le profezie in questione non parlano affatto di un battezzatore. Perché  costui interviene? Tutto si spiega molto bene se si vede in lui una personificazione degli Esseni. Costoro erano, in effetti, dei battisti. Si offrivano ogni giorno a bagni rituali e attribuivano loro tanta importanza in quanto il perizoma destinato a quest'uso era una delle insegne dell'Ordine, che si rimetteva, fin dall'inizio, al sacerdote. Il racconto mitico dell'entrata in scena del Cristo battezzato da Giovanni sulle rive del Giordano ci appare così come una rappresentazione figurativa delle origini essene del cristianesimo. 

NOTE DEL CAPITOLO 3

[60] Salmi 127:3 e 1-2.

[61] Marco 1:1-3.

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