(segue da qui)
Salmo 22.
Prendiamo il Salmo 22, dove un povero israelita lancia all'Altissimo un grido d'angoscia:
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
e ti allontani senza soccorrermi, senza ascoltare i miei pianti?
Mio Dio, io grido di giorno e tu non mi rispondi,
di notte e io non ho riposo
Eppure tu sei il Santo...
e io sono un verme e non un uomo,
l'obbrobrio degli uomini e la feccia del popolo.
Tutti quelli che mi vedono ridono di me,
aprono la bocca, scuotono la testa:
«Raccomandati a Jahvé, Jahvé ti salverà.
Egli lo libererà, perché lo ama!»...
Non allontanarti da me, quando la mia angoscia è vicina,
quando nessuno viene in mio soccorso...
Sono come l'acqua che scorre via,
e tutte le mie ossa si separano...
La mia forza si inaridisce come l'argilla,
e la mia lingua si attacca al mio palato...
Perché i cani mi circondano,
una banda di scellerati mi ha attorniato.
Hanno trafitto le mie mani e i miei piedi,
potrei contare tutte le mie ossa...
Si dividono le mie vesti,
tirano a sorte la mia tunica.
L'inizio di quella supplica è stato messo dal Vangelo secondo Marco in bocca a Gesù in croce. [26] Questo equivaleva a dire che tutto il brano si riferiva al crocifisso. Difatti i dettagli descritti qui si ritrovano nella scena del Calvario. Lì, infatti, il sofferente, nudo come «un verme», è oggetto degli scherni dei presenti che, scuotendo la testa, lo esortano ironicamente a salvarsi. È abbandonato da tutti, soffre di sete. Le sue vesti sono divise a sorte. Perché non ci si possa sbagliare, il Quarto Vangelo ha cura di notare che questi ultimi dettagli si siano realizzati «affinché la Scrittura si adempisse». [27] Diciamo più esattamente che è secondo la Bibbia ebraica che è stato scritto il racconto.
NOTE DEL CAPITOLO 4
[26] Marco 15:34.
[27] Giovanni 19:36.
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