venerdì 13 gennaio 2023

Origini Sociali del CristianesimoPosizione sociale

 (segue da qui)

CAPITOLO 3

I PALESTINESI [1]


SOMMARIO

I. — Sadducei. Posizione sociale. Situazione economica. Orientamento politico. Dottrine religiose. Sadduceismo e cristianesimo.

II. — I Farisei. Posizione sociale. Situazione economica. Orientamento politico. Dottrine religiose. Farisaismo e cristianesimo.

III. — Gli Zeloti. Posizione sociale. Situazione economica. Orientamento politico. Dottrina religiosa. Zeloti e cristiani.

IV. — Gli Esseni. La loro importanza. Posizione sociale. Situazione economica. Orientamento politico. Dottrine religiose. Essenismo e cristianesimo.


Per ben comprendere come il cristianesimo abbia potuto nascere in una Palestina che sembrava congelata in un mosaismo rigido, una conoscenza dettagliata delle potenzialità molteplici della sua terra natale non basta. Occorre aggiungervi un esame attento degli elementi diversi di cui si formava la sua popolazione. Si rappresenta troppo spesso il mondo israelita dell'inizio della nostra era come un blocco omogeneo, in cui non appaiono minimamente che differenze molto rare e molto superficiali. Sembrerebbe che tutti gli ebrei indigeni pensassero, parlassero e agissero allo stesso modo. In realtà, divisioni profonde esistevano tra loro sul piano sociale, da cui dovevano ripercuotersi sulla vita religiosa. 

Giuseppe ci dà a questo proposito informazioni molto preziose. Egli distingue tra i suoi compatrioti, al tempo dell'occupazione romana, tre grandi «sette», quelle dei Farisei, dei Sadducei, degli Esseni, alle quali, una volta, ne aggiunge una quarta, quella degli Zeloti. [2] Tutte gli sono ben note. Egli ha frequentato personalmente le prime tre dall'età di sedici anni, per mettersi in condizione di scegliere la migliore, che gli è sembrata essere quella dei Farisei. [3] Più tardi, nel corso della Guerra giudaica, si è trovato a contatto diretto e talvolta in lotta aperta con la quarta. È quindi da intenditore che parla di ciascuna. Il suo rapporto non è esente da pregiudizi, ma abbonda di precisazioni che si impongono. Vi si rileva una visibile preoccupazione di presentare queste sette secondo il significato esplicito del termine come dei tipi di scuole filosofiche, analoghe a quelle che esistevano nel mondo romano. Perché Giuseppe cerca innanzitutto  di farsi capire dai suoi lettori, poco familiari con il mondo ebraico. Ma alcuni dettagli della sua esposizione lasciano chiaramente intravedere che le dissonanze dottrinali da lui segnalate vertono piuttosto sulla teologia e hanno cause profonde di natura sociale. Si spiegano con gli interessi divergenti e spesso opposti dei vari strati della popolazione israelita. Corrispondono alle differenze di classe.


 I. — SADDUCEI

Posizione sociale.

I Sadducei si impongono dapprima all'attenzione, perché occupano, socialmente, il primo posto. «La loro dottrina», ci è spiegato, «è adottata solo da pochissimi, ma che sono i primi in dignità». [4] Questo equivale a dire che questo gruppo rappresenta l'aristocrazia ebraica.

Più precisamente, esso si lega alla classe dei sacerdoti. Erano loro, infatti, che si ritrovavano «i primi in dignità». Il giudaismo era diventato, col tempo, una teocrazia. Il Tempio vi prendeva il posto del Palazzo Reale e i ministri del culto costituivano, anche sotto l'occupazione romana, la sola autorità accettata dal popolo. I Sadducei si presentavano come loro portavoce. Erano i dottrinari del gruppo. 

Il loro nome, in greco Saddoukaivi, deriva da quello del sacerdote Saddoc, intronizzato da Salomone, i cui discendenti sono presentati da Ezechiele come i soli legittimi. [5] L'ascendenza sacerdotale risale ancora più indietro, fino al fratello di Mosè, Aronne, fino a Levi, figlio di Giacobbe. Una tale origine assicura ai suoi beneficiari un grande prestigio. Così ciascuna famiglia ci tiene a fornirne la prova, tracciando l'elenco degli antenati a cui si appella. Questo è ciò che fa Giuseppe nel primo capitolo. Matteo e Luca non faranno che seguire questo esempio, tracciando all'inizio del loro Vangelo l'albero genealogico del Cristo.

Ma il prestigio del clero non gli deriva solo dalla sua nascita. Dipende particolarmente dalle sue funzioni. I sacerdoti sono i ministri del Tempio. È per tramite loro che si accede a Jahvé, che gli si presentano le proprie suppliche e si ottiene la sua protezione. Sono loro che offrono i sacrifici quotidiani, per mezzo dei quali è assicurata la vita del paese.

I più elevati in dignità hanno un'altra missione. Sono incaricati di vegliare all'esecuzione delle leggi, di convocare al loro cospetto chiunque se ne discosti, di castigare i colpevoli. Fanno parte del Sinedrio, sorta di Senato e di Corte Suprema, dove si risolvono senza appello i più gravi litigi. 

Il Sommo Sacerdote soprattutto appare come il primo rappresentante della nazione. È lui che presiede questo Consiglio supremo dove siedono i grandi capi. Lui solo ha la direzione generale del Tempio. Solo lui può penetrare una volta all'anno nel Santo dei Santi, dimora riservata dell'Altissimo. L'autore dell'Ecclesiastico parla con entusiasmo dell'impressione che faceva sulla folla questo sovrano pontefice nello splendore delle cerimonie liturgiche: «Com'era maestoso in mezzo al popolo riunito, quando usciva dalla casa del velo, come la stella del mattino attraverso la nube...! Allora appariva come un cedro maestoso del Libano e i sacerdoti lo circondavano come tronchi di palma... Quando aveva terminato il servizio sugli altari..., stendeva la mano sul calice delle libagioni e versava il sangue del grappolo..., profumo di un odore gradito all'Altissimo... Allora i figli di Aronne gridavano, suonavano le loro trombe... e tutto il popolo cadeva con la faccia a terra... Allora il Sommo Sacerdote... alzava la mano su tutta l'assemblea dei figli d'Israele per dare con le sue labbra la benedizione del Signore...». [5] Non si direbbe un giornalista cattolico, che rende conto di una cerimonia papale? 

NOTE DEL CAPITOLO TRE 

[1 Per tutto questo capitolo, si veda volume 2, pag. 57 e seguenti.

[2] GIUSEPPE, Guerra Giudaica 2, 7:119 e seguenti. Antichità giudaiche 13:5, 9; 18, 1:2 e seguenti.

[3] Vita 2, edizione G. Dindorf, volume 2, pag. 793-794.

[4] 1 Re 2:35. Cfr. 1 Cronache 24:6. Ezechiele 40:46; 43:19 ecc.

[5] Ecclesiastico 50:5-21.

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