venerdì 6 gennaio 2023

Origini Sociali del CristianesimoLa Transgiordania del nord

 (segue da qui)

II. — TRANSGIORDANIA E GALILEA 

Non tutte le regioni attraversate dal Giordano si prestavano alla stessa maniera all'elaborazione della nuova fede. Differenze notevoli esistevano tra loro da secoli. Esse non fecero che accentuarsi dopo la morte di Erode, a seguito della spartizione che egli aveva fatto dei suoi Stati tra i suoi figli. 


La Transgiordania del nord.

Uno degli eredi, Filippo, ebbe il nord della Transgiordania. Il suo dominio saliva fino alle sorgenti del Giordano. Comprendeva la regione dell'Alto Giordano e il territorio adiacente dell'Iturea. Ma era soprattutto costituito dal bacino più meridionale dello Yarmok, lo Hieromax dei Greci, che raccoglieva dai numerosi affluenti le acque del sud dell'Anti-Libano e dell'ovest dell'Hauran, e che scorreva poco a valle del lago di Gennesaret. Quell'ultima regione comprendeva quattro distretti amministrativi: a ovest, la Gaulonitide, che ricavava il suo nome dalla sua antica capitale, Gaulana o Gaulon; a nord, la Traconitide, così chiamata dalla parola greca «Trachon», che indica un terreno pietroso; a est, l'Auranitide, formata dal massiccio dell'Hauran; a sud, la Batanea, forma grecizzata della parola «Basan», che aveva designato in passato la totalità del paese. Ma le quattro province formavano un insieme geografico. Offrivano la stessa alternanza di montagne boscose e di valli fertili e ben coltivate, dove greci, siriani, arabi, ebrei e romani si mescolavano in proporzioni differenti.

Le città più importanti, Seleucia, Gamala, Hippos, Gadara, Abila, erano fondamentalmente elleniche o fortemente ellenizzate. Esse formavano, con diversi altri centri delle regioni vicine, una federazione di dieci città, chiamata la «Decapoli», che era stata staccata da Pompeo dalla Palestina e che, dopo essere stata incorporata nello Stato di Filippo, mantenne una certa autonomia. 

Gli ebrei rappresentavano solo una minoranza in alcuni luoghi abbastanza piccola. L'esiguità del loro numero li costrinse a conformarsi all'ordine stabilito. Ciò era loro tanto più facile perché il tetrarca era uno di loro. La dinastia di Erode godeva peraltro di un prestigio ben meritato, perché aveva riportato l'ordine nel paese ponendo fine al brigantaggio che ne era la piaga.

Filippo continuò a questo riguardo la tradizione di suo padre. Egli praticava così la stessa politica di intesa con il mondo greco-romano. Abbiamo di lui un certo numero di monete con l'effigie dell'imperatore. Avendo restaurato il villaggio di Betsaida, alla confluenza dell'Alto Giordano e del lago di Gennesaret, lo chiamò Giulia, in onore della figlia di Augusto. La città di Panea, ampliata dalle sue cure, ricevette da lui il nome di «Cesarea», che divenne «Cesarea di Filippo» per evitare ogni confusione con la sua omonima della costa samaritana. Quella tendenza romanizzante prevalse tanto più che grazie alla saggia politica del sovrano, il cui regno durò fino all'anno 34, il paese godette di una lunga pace e di una grande prosperità; ebrei, siriani ed elleni dimenticarono le loro antiche dispute e fraternizzarono nello stesso sentimento di lealtà nei confronti del potere ufficiale.

Un tale ambiente era favorevolissimo alla fioritura della fede cristiana. Secondo i Vangeli, la parola del Cristo si è fatta intendere nella Decapoli fin dai primi tempi della sua predicazione, ancor prima di essere portata a Gerusalemme. È a Betsaida che Gesù apre gli occhi di un cieco e a Cesarea di Filippo che è chiamato per la prima volta il Messia. C'è in quella presentazione una verità profonda che oltrepassa la lettera del racconto. All'epoca in cui furono scritte le prime biografie del Cristo, il nord della Transgiordania era una terra d'elezione della nuova fede. 

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