(segue da qui)
III
VISTA PANORAMICA SUGLI EVENTI
DELLA PRIMA GENERAZIONE CRISTIANA
L'obiettivo di questi studi non è di raccontare la storia del cristianesimo, ma di ricercare al seguito di quale evoluzione e in quali circostanze la leggenda del dio Gesù è sorta dal culto che gli era reso. Sarà quindi sufficiente indicare molto sommariamente il corso degli eventi che hanno seguito l'Apparizione.
Le nostre principali fonti di informazioni saranno le epistole di San Paolo e gli Atti degli Apostoli. Nella prefazione del nostro precedente volume, Grandeur et décadence de la critique, abbiamo spiegato che possiamo avere nella maggior parte delle epistole una notevole fiducia. Quanto agli Atti degli Apostoli, abbiamo aggiunto che la quasi-unanimità degli studiosi indipendenti riconosceva da tempo in questo libro documenti antichi di un valore storico incontestabile, probabilmente rimaneggiati ed arricchiti di elementi tardivi. Il signor Alfred Loisy ha tentato di fare la classificazione degli uni e degli altri, [1] e i signori Couchoud e Robert Stahl hanno fornito un importante contributo linguistico reperendo, [2] dopo Roland Schütz, l'impiego di alcune parole caratteristiche nel testo canonico (ad esempio, per designare Gerusalemme, le due forme Hierosolymes, forma ellenistica, e Ierousalem, forma ebraizzante), allo stesso modo in cui nei libri di Mosè si aveva reperito l'impiego delle due parole Elohim e Jahvé per designare il dio di Israele.
Così si discerneranno, negli Atti degli Apostoli, due redazioni successive. La più antica, già molto posteriore agli eventi, ma che utilizza fonti di valore, riporta principalmente ciò che concerne gli «Ellenisti» e San Paolo. [3] La più recente riprende la prima, correggendola, completandola e cospargendola di arringhe genere Concioni, e aggiunge una parte nuova dedicata agli eventi concernenti San Pietro e gli «Ebrei» (così come alla conversione di San Paolo). [4]
Di queste due redazioni, la più antica sarà seguita con fiducia, mediante gli aggiustamenti sempre necessari in uno scritto che si occupa quasi continuamente di preoccupazioni apologetiche e lontano dagli eventi. Quanto alla più recente, le si accorderà solo il valore minimo: la maggior parte degli eventi che vi sono raccontati non sono una deformazione della verità, ma una creazione fatta di sana pianta allo scopo di presentare la Chiesa primitiva sotto l'aspetto giudaizzante che sembrava necessario che avesse. [5] Con ciò, una rara mediocrità d'animo nello scrittore, e si comprenderà il giudizio che ho sentito portare da un uomo che non era uno specialista, ma che fu una delle menti più lucide del suo tempo, Remy de Gourmont, un giorno che lo trovai a casa, aspettandomi, a leggere proprio questi primi capitoli.
— Un libro che respira l'inganno, mi disse.
...Ad essere precisi, avrebbe dovuto dire: dei capitoli che respirano l'inganno...
I miei lettori non specialisti possono fare loro stessi l'esperienza.
Questi capitoli e alcune delle interpolazioni di cui sono disseminate le epistole fanno una macchia strana in mezzo agli scritti di una così alta spiritualità, di uno stile così originalmente potente che costituiscono il Nuovo Testamento... come se, per umiliare l'orgoglio umano, gli dèi avessero voluto che non fosse esistita, sulla terra degli uomini, una continuità perfetta nel vero, nel bello e nel bene.
Sembra quindi che nella maggior parte delle epistole si ha il diritto di cercare fatti esatti; nella prima redazione degli Atti, fatti spesso esatti, talvolta deformati; nell'Apocalisse, echi; nella seconda redazione degli Atti, relitti di tradizioni persi in un oceano di finzioni; quanto ai vangeli, tutto ciò che si vorrà.
NOTE
[1] Actes des Apôtres, 1920.
[2] Premiers Ecrits du Christianisme, 1920, pagine 163 e seguenti.
[3] Grosso modo, 6, fine del 7, inizio di 8, 11:19-30, e 13 fino alla fine, salvo alcune aggiunte e la maggior parte delle arringhe.
[4] Grosso modo, 1-5, parte di 7 e 8, 9-10, parte di 11, 12 e nel seguito le aggiunte e la maggior parte delle arringhe.
[5] Fatto di primaria importanza, e non sufficientemente riconosciuto; si veda Dieu Jésus, pagine 254-255. Sembra inconcepibile che il signor Goguel scriva ancora nel 1933 (Annuaire des Hautes Etudes, Sciences Religieuses, 1932-33, pagina 53) che gli Atti contengono indicazioni preziose su una forma molto arcaica del pensiero cristiano, quando si tratta solo di una costruzione arbitraria.
Nessun commento:
Posta un commento