(segue da qui)
BARABBA
Ci si ricordi del racconto evangelico. Gesù è stato appena condotto davanti a Pilato; Pilato lo interroga; i giudei circondano il tribunale.
Alla festa egli rilasciava loro un prigioniero che domandavano.
Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, chiamato Barabba.
Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: Quale volete che vi rilasci, Barabba o Gesù chiamato il Cristo?
..... Quelli risposero: Barabba.
Disse loro Pilato: Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?
Tutti gli risposero: Sia crocifisso!
Ed egli disse: Che ha fatto di male?
Essi gridarono più forte: Sia crocifisso!
..... Allora Pilato rilasciò loro Barabba e consegnò Gesù, perché fosse crocifisso. [1]
Preso tale e quale, l'episodio è inverosimile; non esiste nella storia del giudaismo alcuna traccia di un'usanza di liberare un condannato alla festa pasquale; quanto al ruolo giocato dal magistrato romano, è storicamente inammissibile. Che vi sia là un racconto leggendario, nessuno ne dubiterà. Ma lo studio dei testi rivela una ben altra difficoltà.
In alcuni manoscritti antichi, Barabba è chiamato non Barabba tout court, ma «Gesù Barabba». Il condannato che la folla preferisce a Gesù si chiama dunque Gesù; ed ecco di cosa già causarci qualche stupore.
Ma non è tutto.
Barabba, in aramaico, significa il «Figlio del padre», e vedremo presto che questo fu precisamente uno dei nomi o titoli che ricevette Gesù, di cui un altro titolo è quello di «Cristo», vale a dire, come vedremo anche, «Unto dell'Olio».
Così questi due condannati di cui uno è liberato e l'altro consegnato ai carnefici, portavano entrambi in un testo antico il nome di Gesù, e ciascuno portava inoltre un secondo nome che è uno dei titoli di Gesù:
— Quale volete che vi rilasci, Gesù il Barabba, o Gesù il Cristo?... Gesù il Figlio del Padre, o Gesù l'Unto dell'Olio?
L'episodio è eminentemente uno di quelli che si spiegano solo come una distorsione di una tradizione precedente. Ma la spiegazione non può essere trovata in una falsificazione cosciente e volontaria ad interesse polemico, come hanno sostenuto i signori Couchoud e Stahl. La spiegazione, qui come dappertutto, deve essere cercata nel dominio religioso, nel dominio della mistica.
Ora, i due condannati che portano lo stesso nome, di cui uno ha salva la vita e l'altro è messo a morte, appaiono, appena ci si ponga da questo punto di vista, come la replica dei due capri del libro del Levitico 16:5-11, come la cosa è già stata vista da alcuni critici.
Due capri simili, di cui uno è immolato in sacrificio espiatorio, e l'altro lasciato in vita.
All'origine dell'episodio evangelico di Barabba, ci sarebbe un rito analogo al rito dei due capri. Si può obiettare che questo appartiene alla festa delle Espiazioni e non alla festa pasquale; ma la difficoltà non è decisiva.
Immaginiamo dunque l'antico dramma sacro cristiano. Ritualmente, la doppia domanda è rivolta ai fedeli:
— Chi volete che muoia?
— Gesù, l'Unto dell'Olio, risponde l'assemblea.
— Chi volete che viva?
— Gesù il Figlio del Padre, risponde l'assemblea.
La ricerca delle vestigia di antiche tradizioni che possono sussistere in un testo sarà sempre più o meno congetturale. Prima di esaminare (e noi vi ci accingeremo nel prossimo volume) come l'antica crocifissione sacrificale si sia trasformata in esecuzione giudiziaria, conviene tentare di collocarla nel suo ambiente originale, come si può immaginare al momento del sacrificio dell'anno 27, e questo tentativo sarà la conclusione di questo primo volume.
NOTE
[1] Matteo 27:15-26, e paralleli di Marco e di Luca.
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