domenica 17 ottobre 2021

IL DIO GESÙL'argomento del silenzio

 (segue da qui)

L'ARGOMENTO DEL SILENZIO

Avremmo amato passare oltre quanto alla prima domanda: la storicità di Gesù è attestata dai documenti della storia? Innanzitutto, perché è stata trattata così spesso che basterebbe rinviare a opere precedenti; [1] in seguito, perché non sembra apportare che una mezza conclusione; infine, perché abbiamo fretta di perseguire il nostro studio da un tutt'altro punto di vista. Ci accontenteremo quindi di un breve riassunto abbastanza oggettivo perché vi possano aderirvi oppositori e partigiani della storicità. Gli amanti dei duelli eruditi si rassicurino: il disaccordo riapparirà quanto alla successiva domanda.

Documenti ebraici. — Chiunque si sia almeno in parte interessato alle origini cristiane sa che gli scrittori ebrei di lingua greca del primo secolo che avrebbero potuto menzionare Gesù, Flavio Giuseppe, Giusto di Tiberiade e Filone, sono muti sul suo conto.

A dire il vero, il testo che leggiamo da Giuseppe contiene diversi passi concernenti Gesù; ma questi passi sono generalmente riconosciuti come falsi, o perlomeno contaminati da falsi. I lettori non specialisti saranno sufficientemente edificati nell'apprendere che l'inautenticità è ammessa dai primi tra gli stessi studiosi cattolici, come P. Lagrange e Mons. Batiffol.

Un vecchio tentativo, che è stato recentemente rinnovato, di ritrovare in delle versioni slave una traccia di questi passi e, di conseguenza, di provare la loro autenticità parziale, non ha potuto sostenere l'esame, malgrado il rinforzo che gli ha portato il signor Salomon Reinach. [2]

Ma se anche fosse per assurdo ammissibile la testimonianza di Giuseppe, non si è abbastanza rimarcato che, risalendo all'ultimo quarto del primo secolo, resterebbe da provare che essa non dipenda dalla tradizione cristiana che a quell'epoca si era appena costituita.

Quanto agli scritti rabbinici, la discussione non è nemmeno possibile. Già nel 1905, il rabbino capo Israel Levi stabilì che «le nozioni più o meno fantasiose sulla persona di Gesà» che si trovano nel Talmud non sono che «la rifrazione negli ambienti ebraici dei racconti cristiani stessi». [3]

Documenti pagani. — Silenzio completo durante il primo secolo.

All'inizio del secondo, i tre testi celebri di Svetonio, Tacito e Plinio il Giovane. A dire il vero, i primi due possono implicare fonti più antiche di alcuni anni; per contro, tutti e tre hanno potuto essere sospettati di inautenticità. Ma, se fossero autentici e i primi due provenissero da fonti precedenti, non si potrebbe risalire più indietro del tempo in cui sappiamo che si è costituita la leggenda evangelica, e così sarebbero, in ogni caso, solo i testimoni dell'esistenza di quella leggenda in un momento notevolmente successivo all'evento della crocifissione, vale a dire, attesterebbero la leggenda di Gesù, ma non attesterebbero la storicità di Gesù.

Come conclusione all'esame della testimonianza dei documenti pagani e dei documenti ebraici, si deve dunque accettare il giudizio del signor Loisy, il quale, benché partigiano della storicità di Gesù, diceva recentemente che bisognava rassegnarsi a non trovare nei testi nessuna «prova diretta» di quella storicità.

Documenti archeologici. — Le pitture più antiche che si riscontrano nelle catacombe non solo non contengono alcun tratto che si riferisca alla leggenda evangelica, ma rappresentano anche Gesù in figure che non concordano con quella leggenda.

Documenti cristiani. — Non si tratta evidentemente di sapere se affermano l'esistenza terrena di Gesù, ma se, studiati criticamente, implicano la sua storicità.

Quanto ai vangeli e agli Atti degli Apostoli, dovremmo solo sviluppare ciò che abbiamo riassunto nei capitoli precedenti.

Quanto alle epistole di San Paolo, si ripete, e ho avuto il grave torto di scrivere io stesso nel 1906, che benché non forniscano alcun dettaglio circonstanziato sulla vita di Gesù e parlino solo della sua morte, esse attestano con ciò stesso la sua esistenza storica.

La questione sarà trattata, come ben si pensa, con tutta l'ampiezza che comporta. Nel capitolo del presente volume intitolato il Sacrificio espiatorio, sarà spiegato che la crocifissione che conosceva San Paolo non è la crocifissione dei vangeli; e, nel successivo volume, che San Paolo non ha alcun tratto, quale che sia, che concerne una carriera umana di Gesù, e che conosceva, della sua manifestazione umana, solo i fatti stessi del sacrificio espiatorio e del dramma sacro nel corso del quale esso si è effettuato.

La stessa cosa vale nell'importantissima epistola agli Ebrei e nell'Apocalisse; le epistole Pastorali che, al contrario, fanno allusione a certi tratti della leggenda evangelica, sono notevolmente posteriori a quest'ultima.

Per prendere in prestito ancora una volta dal signor Loisy, quale che sia il suo razionalismo, una frase singolarmente felice, San Paolo e l'autore dell'epistola agli Ebrei (e aggiungerei l'autore dell'Apocalisse) sembrano sapere molto di più sulle azioni del Cristo nel cielo che sulla terra.

La stessa conclusione si impone dunque quanto ai documenti non-cristiani: nessuna «prova diretta» della storicità.

Dal fatto che un personaggio non sia attestato storicamente non ne risulta necessariamente che non abbia avuto un'esistenza reale; è fin troppo evidente che migliaia di miliardi di uomini sono vissuti che non hanno il loro nome in alcun libro... È vero che non erano ritenuti aver fondato una religione... E si è potuto benissimo sostenere che la crocifissione di Gesù sia passata inosservata.

Così abbiamo detto che l'argomento del silenzio non apporta che una mezza conclusione; il silenzio dei documenti stabilisce che la storicità non è attestata; non stabilisce la non-storicità.

La domanda si pone adesso: quella storicità è possibile? Detto altrimenti, la trasformazione di un Gesù uomo in Gesù dio, che postula il razionalismo, è, dal punto di vista razionalista stesso, concepibile? 

NOTE

[1] In particolare, per la storicità: Guignebert, il Problème de Jésus; Goguel, Jésus de Nazareth. Contro la storicità: Salomon Reinach, Orpheus; Couchoud, il Mistère de Jésus; Drews, il Mito di Gesù, traduzione francese.

[2] Si veda nella Revue de l'histoire des religions, 93, 1926, l'esposizione della tesi da parte del signor R. Eisler, e la sua completa confutazione da parte dei signori Goguel e Couchoud che fanno per una volta causa comune e concordano con gli eruditi più competenti.

[3] Revue de l'histoire des religions, 51, 1907, 407.

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