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6 — Ultime modifiche
È infine importante notare che non abbiamo il testo iniziale del IV° vangelo, nemmeno quello della sintesi dello pseudo-Giovanni: elementi estranei vi sono stati inseriti tardivamente. Rileverò i principali.
Aggiunte — Brani interi sono stati inseriti nel IV° vangelo dopo la sua stesura.
A — È il caso, come ho detto, dell'episodio della donna adultera, che non figurava ancora nel testo conosciuto da Eusebio, e che proviene dal vangelo degli Ebrei.
Questo episodio non figura in tutti i manoscritti, il linguaggio è molto diverso dal resto dell'opera, [196] è ignorato da Tertulliano, da Origene e da tutti i padri della Chiesa prima del V° secolo. Sant'Agostino pensa che esso avrebbe potuto essere soppresso dal marito geloso, ma si dovrebbero ammettere molte lacune nei vangeli, se ognuno avesse poi la licenza di sopprimere ciò che lo imbarazzava! In realtà, sappiamo da Eusebio [197] che l'episodio della donna adultera figurava nel vangelo degli Ebrei: quando quest'opera fu scartata dal canone, apparve probabilmente deplorevole non conservare quella lezione del perdono, e la si trasferì in Giovanni, posteriormente ad Eusebio (inizio del IV° secolo). Anche gli autori cristiani ammettono quella interpolazione.
B — Ho egualmente sottolineato l'aggiunta tardiva del capitolo 21, e gli obiettivi di quella aggiunta. Tutti concordano sull'inautenticità di questo capitolo, — il che è ciononostante spiacevole, poiché è l'unico in cui si fa allusione a Giovanni.
C — Loisy considera, [198] certamente con ragione, un'interpolazione la discesa dell'angelo nella piscina di Betzaeta, [199] non per entrarvi, ma per disturbare l'acqua. Questo non è che un dettaglio, che non figura, d'altronde, in tutti i manoscritti, e che sembra essere stato sconosciuto a sant'Agostino.
D — Queste constatazioni non possono mancare di porre un problema: «Se la pericope della donna adultera e il capitolo 21 sono considerati apocrifi... non ci sarebbero nel nostro testo altri passi e anche altri capitoli che, benché si trovino in tutti i manoscritti attualmente conosciuti, siano nondimeno apocrifi?» [200] È probabile, in effetti, ma non abbiamo più il mezzo per assicurarcene. Vorremmo poter assicurare che queste aggiunte non vertono su elementi essenziali dell'opera.
Alterazioni del prologo — Io ho parlato finora del prologo come se formasse un tutto armonioso. Tuttavia, anch'esso ha subito delle alterazioni, e ciò risulta dalle sue incoerenze.
1) Il verso 4 non ha più senso, né offre alcuna possibile costruzione grammaticale. Si traduce: «In lui era la vita», benché quella espressione sia un po' manichea: sembra, infatti, distinguere ciò che è stato fatto «in lui» (o da lui) e che era Vita, e ciò che è stato fatto fuori da lui, ossia dal Demiurgo, e che era malvagio o morto. Si sono scritti lunghi commentari su questo verso senza pervenire a chiarirlo, l'ipotesi più probabile è che il testo sia stato corrotto.
2) Il verso 13, molto importante perché nega l'incarnazione e la nascita, non è neanche molto soddisfacente nella forma: è impossibile affermare che esso si riferisca al Logos, poiché comincia con un pronome relativo al plurale. Errore di copia o alterazione volontaria?
3) Il verso 14 comincia con l'espressione capitale: «E il Logos si fece (oppure: divenne) carne». Ma non si relaziona bene a quel che precede, e contiene verso la fine un aggettivo che non si sa a cosa riferire. Merlier [201] conclude per una «aggiunta redazionale» nel verso, il che non è molto rassicurante.
4) Basterà riferirsi anche ad una traduzione per constatare che i versi da 6 a 8 introducono in maniera molto incongrua il Battista nel mezzo dell'esposizione sul Logos che è la Luce. È chiaro che questi versi sono stati spostati e che devono essere legati al verso 15. Ma questo a sua volta interrompe la concatenazione logica tra 14 e 16. Se ne può concludere che i versi relativi al Battista sono stati maldestramente inseriti in un testo iniziale che non li includeva, — forse per armonizzare l'inizio del IV° vangelo con Marco?
5) I versi 16 e 18 dovrebbero logicamente susseguirsi l'uno all'altro, e mal si comprende perché siano separati dal verso 17, scritto contro gli ebrei.
In breve, il prologo giovanneo è stato stravolto nella sua forma, tanto che ci si può chiedere cosa dicesse esattamente all'origine: certamente non quello che noi vi leggiamo. In effetti, all'inizio del III° secolo, una grande polemica si sollevò, nella stessa chiesa di Roma, tra due figure sante, il vescovo Callisto e Ippolito. Costui, che ebbe il vantaggio di lasciare un'opera, maltrattò e calunniò molto poco cristianamente il vescovo, entrambi accusandosi a vicenda di eresia. Non mi addentrerò nell'analisi dei loro dissensi, ma mi basterà constatare che la polemica sarebbe stata impossibile se avessero disposto del testo attuale sul Logos. Da qui una forte tendenza a pensare che questo prologo sarebbe stato rimaneggiato per meglio fondare la dottrina che alla fine ha trionfato, e che è quella di Callisto.
Armonizzazioni — È certo infine che il testo del IV° vangelo è stato corretto in alcuni punti per farlo concordare meglio coi sinottici, ma anche che i sinottici sono stati corretti per farli meglio concordare con esso. Alcune di queste armonizzazioni sono evidenti, altre sono più difficili da individuare.
Così è detto in 3:22 che Gesù si stabilì in Giudea con i suoi discepoli, «e là si trattenne con loro, e battezzava». Un po' più oltre, leggiamo: «Quando dunque Gesù seppe che i farisei avevano udito che egli faceva e battezzava più discepoli di Giovanni...» (4:1). Siamo dunque ben convinti che Gesù battezzasse? Ebbene no, poiché il testo corregge subito: «Sebbene non fosse Gesù che battezzava, ma i suoi discepoli» (4:2). Bisognerebbe ciononostante intendersi. Ciò che è probabile è che il testo menzionava i battesimi operati da Gesù, ma che, Gesù non battezzando nei sinottici, si è aggiunto il verso 4:2 per tentare di mettere il tutto in accordo.
Altre correzioni sono probabili, senza essere certe. Così il lago detto «mare di Galilea» non è mai chiamato, nei sinottici, col suo nome romano, «lago di Tiberiade». Si trova due volte quel nome in Giovanni, ma nel capitolo 21, che è un'aggiunta tardiva, e al momento della prima pesca miracolosa (6:1). Essendo la seconda pesca chiaramente ispirata alla prima, ci si può chiedere se il primo nome del lago sia originale, poiché non figura nei passi corrispondenti dei sinottici. Vi è probabilmente una correzione da qualche parte, e probabilmente il verso 6:1 è stato «armonizzato» dall'autore del capitolo 21.
Altre correzioni non appaiono alla lettura, e questo problema comincia a inquietare seriamente gli esegeti: «Il testo ricevuto è una delle forme più alterate degli originali. Questi hanno subito molteplici aggiunte e modifiche da parte di persone che si sono preoccupate meno di mantenerli intatti che di adattarli a certi punti di vista». [202] Bisogna quindi notare che la Chiesa ha fatto avallare dallo Spirito Santo un sacco di errori, di contraddizioni e di innovazioni: i vangeli primitivi non dicevano quello che noi vi leggiamo. Che queste correzioni siano state favorevoli ad un'armonizzazione dei testi e delle dottrine è certo. Ma esse complicano il nostro compito, perché un difetto di concordanza, per noi, è molto più istruttivo di un accordo realizzato nel III° o nel IV° secolo.
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