martedì 19 gennaio 2021

IL PUZZLE DEI VANGELILa resurrezione

 (segue da qui)

5° La resurrezione

Essendo i vangeli destinati ad annunciare e a stabilire la «buona novella» della salvezza, ed essendo la salvezza stessa basata sulla resurrezione del Signore, sembra che il pezzo principale dei nostri testi debba consistere nella prova di quella resurrezione. È per mezzo della sua vittoria sulla morte che il dio salvatore assicura l'immortalità dei suoi fedeli, e ciò non è sfuggito all'apostolo Paolo: «Se Cristo non è resuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede». [66

È spiacevole constatare che i vangeli non sono animati da uno zelo ardente quanto alle prove della resurrezione: se c'è, in queste opere, una parte incoerente, è proprio quella che segue la sepoltura. Si deve credere che anche l'armonizzazione successiva non abbia riguardato questi ultimi capitoli, poiché da nessuna parte si scorge il minimo tentativo di conciliazione tra le varie apparizioni del Cristo risorto.

La resurrezione stessa non viene raccontata, poiché nessuno è ritenuto avervi assistito. È in un apocrifo del I° secolo, «l'ascensione di Isaia», che troviamo alcuni dettagli: l'angelo dello Spirito Santo (Gabriele) e l'arcangelo Michele aprono la tomba, e il «diletto» si siede sulle loro spalle. [67] Gli evangelisti hanno avuto il buon gusto di non riprodurre questo episodio, ben conosciuto da Celso, che si fa beffe di questo dio che aveva bisogno di aiuto per spostare una pietra. [68]

I racconti delle apparizioni del risorto non concordano né tra loro, né con l'enumerazione che ne dà l'apostolo Paolo. Non soltanto le circostanze di tempo e di luogo variano — al punto che si rilevano due tradizioni diverse, l'una che situa le prime apparizioni a Gerusalemme, l'altra in Galilea, secondo quel che aveva annunciato il Gesù di Marco: «Io vi precederò in Galilea» — [69] ma non c'è nemmeno alcuna concordanza sulla natura di queste apparizioni: a volte si tratta di un puro fantasma, che passa attraverso i muri, oppure di una sagoma che si identifica da un gesto (la frazione del pane a Emmaus, una pesca miracolosa sul lago di Tiberiade), a volte al contrario si tratta di un essere che si può toccare, che mangia con i suoi discepoli. È evidente che i racconti del secondo tipo sono posteriori, e destinati a precisare la prova troppo incoerente dei primi. L'apostolo Paolo resta molto più vago, lui che aveva però i racconti diretti degli «undici»: impiega soltanto l'espressione «egli fu visto», [70] e non stabilisce alcuna distinzione tra le visioni degli altri e la sua propria, che è solo, si sa, una visione celeste o «in spirito». [71]

Si tratta quindi di semplici visioni, e non di manifestazioni pubbliche, e avrei a stento bisogno di sottolineare che solo familiari o discepoli, «un'unica donnicciola e i propri seguaci», [72] sono stati privilegiati da tali visioni, per stabilire l'evento più importante della storia del mondo. Andare a mostrarsi ai sommi sacerdoti o a Pilato sarebbe stato, evidentemente, ben più dimostrativo.

Fatte queste riserve generali, esaminerò successivamente le sette apparizioni di cui si fa menzione nei vangeli. Ma è importante sottolineare innanzitutto un fatto capitale: esse sono tutte ignorate da Marco. Il Vangelo di Marco si ferma, infatti, al verso 16:8, con la scoperta della tomba vuota; tutta la fine del capitolo 16 è un'aggiunta tardiva, più o meno ispirata a Matteo e a Luca, ma non figura negli antichi manoscritti, [73] e nel IV° secolo lo stesso Eusebio la respingeva come inautentica. Questa fu anche l'avviso di tutti i padri dopo di lui. [74]

Si può supporre che il finale attuale sia stato sostituito ad un finale diverso, soppresso in ragione della sua discordanza con gli altri ?  Questa è un'ipotesi che non si basa su alcuna prova. 

Potremmo quindi scartare Marco (che peraltro, nel suo stato attuale, non porta alcun elemento personale), e limitarci agli altri tre vangeli. Essi riportano, in totale, ma non allo stesso modo, sette apparizioni diverse.

I — Secondo Giovanni, è a Maria di Magdala che il Signore sarebbe apparso per prima, e lei era sola. [75] Per Matteo, è alle due Marie assieme che si sarebbe mostrato, [76] non più alla tomba, ma sul cammino. Sfortunatamente se, secondo Luca, le due donne sono ben andate alla tomba, loro vi hanno visto solo due angeli, ma non Gesù. [77] Secondo Marco, anche loro non hanno visto che un solo angelo. [78]

È evidente che Matteo, secondo la sua abitudine, ha ampliato il racconto di Marco: egli vi aggiunge un nuovo terremoto, la discesa dell'angelo che rimuove la pietra dalla tomba con grande paura delle guardie, [79] e soprattutto vi aggiunge la visione da parte delle donne, sul cammino del ritorno, [80] un'apparizione che è il solo a conoscere. 

Tutto ciò proviene da due fonti diverse. Nel vangelo di Marcione, le donne si recavano alla tomba e vi trovavano due angeli che dicevano loro: «Perché cercate il Vivente tra i morti? Egli non è qui». Ciò significava che il Vivente non aveva potuto morire. Il nostro Luca, che deriva da Marcione, ha conservato i due angeli e l'espressione. [81] Marco sembra aver seguito la stessa fonte, riducendo, non si sa perché, l'apparizione ad un solo angelo. Matteo ha ripreso Marco, ma aggiungendovi l'apparizione di Gesù alle donne; tuttavia Gesù non fa che ripetere le parole dell'angelo, il che (confrontato con Marco) denuncia l'artificio. 

Quanto all'apparizione a Maria di Magdala, in Giovanni, essa proviene da una tradizione estranea al cristianesimo romano, secondo la quale il Gesù gnostico sarebbe dapprima apparso ad una certa Marianna, confidandole le istruzioni segrete che conservava la setta dei Naasseni. [82] Si è in seguito identificata Mariamne alla peccatrice dei vangeli.

Queste due prime apparizioni sono quindi solo leggende. L'apostolo Paolo non le conosce.

II — La terza apparizione nel tempo sarebbe quella a due discepoli sconosciuti, nel villaggio di Emmaus. [83] Essa non è nota che solo a Luca, [84] ed è molto incoerente, poiché gli interessati non hanno nemmeno riconosciuto Gesù.

Sappiamo che proviene ancora da Marcione, ma ha perso ogni suo significato nell'arrangiamento di Luca. In Marcione, i discepoli di Emmaus non riconobbero Gesù, poiché colui che attendono è il Cristo ebraico: «Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele», fa loro ancora dire Luca. Ma Gesù li trattò allora da uomini stupidi; poi, spezzando il pane con loro, si manifestò e i loro occhi si aprirono a questo segno del Cristo paolino. Il racconto di Marcione era quindi simbolico. Aggiungendovi, per capovolgerlo, i riferimenti a Mosè e ai profeti ebrei, Luca ne ha distorto il significato. L'episodio, molto artificiale, non ha più alcun valore. 

III — Al quarto e al quinto posto vengono le due manifestazioni di Gesù ai discepoli, a Gerusalemme, in una stanza chiusa. La prima è riportata da Luca, [85] che non menziona Tommaso. Anche Giovanni la riporta, più brevemente, [86] ma siccome Tommaso era assente e si mostra in seguito incredulo, Giovanni aggiunge una seconda apparizione, otto giorni più tardi, per convincerlo. La seconda apparizione, conosciuta da Giovanni solo, [87] è evidentemente destinata a supportare la prima; essa è condannata da Luca, poiché in Luca la prima è direttamente seguita da... l'ascensione.

Paolo sembra conoscere quella apparizione ai discepoli; egli dice curiosamente «ai dodici», benché la presenza di Giuda sembrasse poco verosimile, e non dice di più, ignorando quel che è successo. Un unico autore avrebbe logicamente potuto e dovuto raccontare quella manifestazione, poiché egli vi assisteva, facendo parte degli undici (o dei dodici), questi è Matteo. Ma proprio Matteo ignora l'apparizione ai discepoli a Gerusalemme!

Ma in Luca la serata finisce in maniera imprevista: Gesù porta i discepoli a Betania (ci si domanda perché), li benedice, e sale al cielo. [88]

Il vangelo di Luca colloca dunque qui l'ascensione dopo un'unica visione, mentre gli Atti degli Apostoli, sebbene attribuiti allo stesso autore, faranno vivere Gesù per 40 giorni con i discepoli prima di salire al cielo. Quella contraddizione sembra escludere l'attribuzione del Vangelo e degli Atti allo stesso Luca; essa sembra escludere anche l'ipotesi di Loisy, secondo la quale il finale di Luca sarebbe stato aggiunto successivamente, proprio per tentare un raccordo con gli Atti, [89] oppure il legame è stato assicurato molto male. 

Tutto ciò deriva ancora da Marcione, e questo è perché noi lo troviamo in Luca. Nell'Evangelion, Gesù appariva ai discepoli di Gerusalemme; egli poteva entrare nonostante la porta chiusa, poiché il suo corpo non era di carne. [90] Dopo aver istituito un pasto a base di pesce ma senza carne, dato le sue istruzioni ai discepoli e rimesso i peccati, egli saliva al cielo. Tutto ciò era concentrato nella sola domenica della Pasqua. Ecco perché il Gesù di Luca, facendo esattamente quello che aveva fatto il Gesù di Marcione, sale subito al cielo dopo una sola manifestazione. 

Possiamo seguire la formazione graduale della leggenda:

— in un primo stato, Gesù sale al cielo subito dopo la resurrezione: è ancora ciò che dice il vangelo di Pietro, [91] e ciò che sembra proprio dire l'Ascensione di Isaia; [92]

— in Marcione, è proprio lo stesso giorno (domenica di Pasqua) che l'ascensione ha luogo, ma vi si è aggiunta una apparizione preliminare ai discepoli, perché Gesù potesse dare le sue ultime istruzioni e, soprattutto, rimettere i peccati;

— Luca segue Marcione, ma non dice più che ciò è successo lo stesso giorno; 

— Negli Atti, racconto posteriore ai vangeli, si è ancora fatto vivere Gesù per 40 giorni dopo la resurrezione;

Tutta quella costruzione, edificata intorno a Gerusalemme, è ignorata da Matteo che, seguendo una tradizione diversa, colloca l'unica apparizione di Gesù in Galilea. 

IV — Dobbiamo, in effetti, trasportarci ora in Galilea, dove, secondo Marco e Matteo, [93] Gesù aveva preso appuntamento con i suoi discepoli. Luca, che conosce una tradizione diversa, ignora al contempo questo appuntamento e ciò che ne è seguito. 

Due visioni ancora, e questo sarà tutto.

La prima è conosciuta da Matteo solo, [94] ha luogo su un monte. L'autenticità di questo passo, nel Matteo iniziale, appare molto dubbia, poiché Gesù vi impiega l'espressione trinitaria del battesimo, che può essere solo un'interpolazione tardiva. Sotto quella riserva, Matteo menziona solo una semplice visione, impiegando un'espressione analoga a quella di Paolo: «avendolo visto»

La seconda è ancora più discutibile, perché si colloca, solo in Giovanni, dopo la conclusione del IV° Vangelo: [95] tutto il capitolo 21 è dunque stato aggiunto più tardi, forse secondo il Vangelo di Pietro che avvia quella apparizione sul lago, [96] ma il finale del vangelo di Pietro è perduto. La povertà di quella riedizione della pesca miracolosa è peraltro desolante. 

Se non si tiene conto delle donne, tutto si limita quindi ad un'apparizione nel mezzo degli «undici» di Gerusalemme, ricavati da Marcione. In quella occasione, due discepoli non sono nemmeno nominati: Pietro e Giacomo. 

Ma Paolo pretende di sapere che Pietro sarebbe stato privilegiato della prima visione. [97] L'unica menzione di Pietro figura però in Giovanni, [98] dove Pietro trova la tomba vuota, ma non vede nulla. Più tardi, quando Pietro sarà divenuto il capo di una chiesa unificata, sembrerà del tutto naturale che sia privilegiato dalla prima visione, ma questo ruolo di Pietro è ancora sconosciuto dai vangeli. L'espressione di Paolo risulta quindi probabilmente da una interpolazione successiva, poiché anche gli Atti, pur destinati ad ingrandire il ruolo di Pietro, non parlano di più di quella prima visione.

I vangeli sono egualmente molto discreti sul ruolo di Giacomo. Paolo sa che è stato privilegiato da una visione particolare. [99] Secondo una tradizione diversa, è addirittura a Giacomo che il Signore sarebbe apparso per primo: è questo che apprendiamo da un frammento conservato del vangelo degli Ebrei. [100] Giacomo viene del resto considerato un capo nelle epistole di Paolo, e questo ruolo gli è attribuito senza discussione nei cosiddetti testi clementini. [101]

Infine i vangeli ignorano totalmente la principale apparizione del risorto, che Paolo menziona di passaggio: dopo l'apparizione ai dodici, egli sarebbe stato visto «da più di cinquecento fratelli in una sola volta». [102] Si vorrebbe saperne di più su quella apparizione, ma si deve credere che essa non aveva minimamente impressionato i cinquecento fratelli, poiché nessuno degli evangelisti ne ha inteso parlare.

Si deve quindi convenire che i racconti evangelici non sono minimamente convincenti quanto al fatto della resurrezione, che dovrebbe essere il loro fondamento principale. Queste poche visioni divergenti non possono costituire, dal punto di vista razionale, una prova soddisfacente, nemmeno una supposizione. La resurrezione di Gesù resta un atto di fede, proprio come quella di Osiride, di Attis, di Mitra o di Apollonio di Tiana; umanamente parlando, essa non è meglio garantita. 

NOTE

[66] 1 Corinzi 15:14.

[67] Ascensione di Isaia 3:16-17.

[68] Discorso vero, § 28.

[69] Marco 14:28, si veda Matteo 26:32.

[70] 1 Corinzi 15:5-8.

[71] «Quando piacque a Dio di rivelare suo Figlio in me», dice altrove (Galati 1:16).

[72] Celso, op. cit., § 28.

[73] Girolamo lo conferma: Ep. 20 ad Hedibiam, § 3.

[74] Essa è ignota a Tertulliano, Cipriano, Atanasio, i due Cirilli, Basilio, Gregorio di Nazianzio, ecc. 

[75] Giovanni 20:11-18.

[76] Matteo 28:9.

[77] Luca 24:1-10.

[78] Marco 16:5.

[79] Matteo 28:2-4.

[80] Matteo 28:9-10.

[81] Luca 24:5-6.

[82] Philosophoumena 5:7.

[83] Localizzazione impossibile.

[84] Luca 24:13-35.

[85] Luca 24:36-43.

[86] Giovanni 20:19-23.

[87] Giovanni 20:26-27.

[88] Luca 24:51.

[89] LOISY, Les Actes des apôtres, pag. 139 ss.

[90] Secondo Marcione, il corpo di Gesù era «come quello degli angeli che hanno mangiato nella casa di Abramo». Egli poteva quindi mangiare.

[91] Vangelo di Pietro 10:39-40.

[92] Ascensione di Isaia 3:17.

[93] Marco 14:28, Matteo 16:32.

[94] Matteo 28:16-20.

[95] Che finisce in 20:31.

[96] Vangelo di Pietro 10:58-60, che menziona allora la presenza di Pietro, Andrea e Levi.

[97] 1 Corinzi 15:3.

[98] Giovanni 20:3-10.

[99] 1 Corinzi 15:7.

[100] Avendo rimesso il suo sudario al servo del sommo sacerdote (!), Gesù va a trovare Giacomo, che aveva fatto voto di non mangiare più né bere fino a che non avrebbe rivisto il Signore. «Portate una tavola e del pane, disse dunque Gesù. Egli prese il pane, benedì, lo spezzo e lo diede a Giacomo il giusto dicendogli: fratello mio, mangia il tuo pane, poiché il Figlio dell’uomo è risorto da coloro che dormono». Ecco perché Giacomo sarebbe stato chiamato «fratello del Signore».

[101] Questi testi esordiscono con una lettera di Pietro rivolta al suo superiore Giacomo «signore e vescovo della santa Chiesa». La falsità del documento è innegabile, ma dimostra che la leggenda del primato di Pietro non era ancora fabbricata, o in ogni caso non era ammessa dappertutto.

[102] 1 Corinzi 15:6.

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