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2° Il mondo spirituale
Noi non troveremo più nei vangeli un quadro coerente del mondo spirituale.
Secondo un dualismo derivato da Zoroastro, vi vediamo brulicare gli angeli e i demoni, contrapposti in un quadro puerile. Gli angeli sembrano derivare dal libro di Enoc, in cui se ne parla molto: è tramite il libro di Enoc [53] che si conoscono i nomi dei quattro arcangeli, Michele, Uriel, Raffaele e Gabriele, il secondo essendo tuttavia sostituito in altri passi da Fanuele. [54] Non bisogna quindi stupirsi del fatto che Luca conosca il nome dell'angelo dell'annunciazione. [55] Ma Gesù sembra interessarsi pochissimo agli angeli.
Egli ingaggia, per contro, grandi combattimenti contro i demoni, specialmente contro quelli che si introducono nei corpi degli uomini per trasformarli in posseduti. La demonologia dei vangeli appare però molto inferiore a quella di Enoc, che racconta almeno la storia degli angeli decaduti (che il cristianesimo gli riprenderà). Il fatto che provenga dall'Iran, ciò risulta del nome di Belzebù dato al principe dei demoni. [56] Anche se lo si chiama pure Satana, secondo il libro di Giobbe, [57] o Belial tra gli Esseni e in Paolo, questo avversario di Dio, nel dualismo semplicistico che si era introdotto nel pensiero ebraico dopo la cattività di Babilonia, [58] è il principe del Male; in greco, lo si chiamerà diabolos, al contempo colui che disunisce e il calunniatore. I nostri vangeli non aggiungono nulla a quell'immaginario popolare, e Celso scriverà: «È puramente umano e non è conforme alla pietà affermare che il Dio supremo, mentre vuole offrire un aiuto agli uomini, trova un oppositore ed è ridotto all'impotenza». [59]
Almeno, si dirà, i Vangeli insegnano l'immortalità dell'anima. Questa non era una concezione originale; era stata volgarizzata da Platone, che l'aveva lui stesso derivata dalla dottrina dei misteri, dove era insegnato fin dall'antichità. Essa era di recente introduzione nel pensiero ebraico, e i Sadducei sembrano averla ancora respinta; ma, secondo Giuseppe, i Farisei [60] e gli Esseni [61] l'ammettevano. In ogni caso, si faceva di quella immortalità e del soggiorno celeste un'idea molto vaga, e i vangeli, su questo punto, sono molto riservati: gli eletti andranno in paradiso, [62] cioè, secondo un termine di origine iraniana, in un giardino, quell'ideale dei paesi aridi; sulla sorte delle anime degli eletti, abbiamo solo la parabola del povero Lazzaro, che è «nel seno di Abramo»; [63] ciò non soddisfa minimamente la nostra curiosità.
Secondo una concezione ingenua ma molto diffusa, che durerà fino alle grandi scoperte scientifiche, il paradiso è da qualche parte «in alto»; le parole «paradiso» e «cielo» sono equivalenti. Si immagina molto difficilmente in cosa consiste la ricompensa degli eletti, si sa solo che vedranno Dio, — ma, dopotutto, Dante scriverà il suo lungo poema senza dirci di più. Il Gesù dei vangeli condivide evidentemente quella credenza; lui stesso viene dal cielo, e vi ritorna; ma si guarda bene da rivelazioni più dotte.
Al paradiso degli eletti si oppone l'inferno, dove è sprofondato il ricco malvagio: questo non è che lo sceol della Bibbia, nozione di origine probabilmente babilonese, ma è anche il tartaro dei pagani, è l'impero delle tenebre. Come lo immagina tutta l'antichità, l'inferno è sotto la terra, e pure la Bibbia lo insegnava: l'inferno è «in basso», [64] è un abisso [65] dove si entra attraverso una specie di gola. [66] Nell'inferno vi è il fuoco, poiché lo si vede a volte uscire dai vulcani; non è quindi sorprendente che Gesù voti i dannati al «fuoco eterno». [67] Ma questo inferno è il regno dei demoni, ed eccoci ricondotti all'opposizione essena tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre. Non si deve quindi stupirsi che ci sia «pianto e stridore di denti». [68] Ma sul tormento dei dannati i vangeli sono di una rara prudenza.
Non evitano però l'irritante problema della conciliazione tra il dogma della dannazione, quello della predestinazione e quello della bontà divina. Che ci sia predestinazione, lo si può ricavare dalle espressioni di Matteo secondo le quali il luogo degli eletti è stato preparato in anticipo dal Padre [69] fin dalla fondazione del mondo, [70] allo stesso modo in cui il fuoco eterno è stato preparato in anticipo dal Diavolo e dai suoi angeli. [71] Ma senza dubbio non si dovrebbe dare troppa importanza a quelle espressioni, altrimenti la missione salvifica di Gesù non avrebbe più senso: se è venuto a riscattare i peccatori, [72] è perché il loro riscatto è possibile.
Sfortunatamente non tutti saranno salvati, tutt'altro: conciliare la preveggenza e la bontà divine con la dannazione darà molto di cui preoccuparsi ai teologi. [73] Per Gesù, la questione non si pone: nel giorno del giudizio, si separeranno le pecore dalle capre, si collocheranno le une a destra e le altre a sinistra; [74] non ci saranno vie di mezzo, non ci saranno sfumature, e colui che ha rifiutato di fare l'elemosina sarà condannato a un «castigo eterno». [75] E, come in caserma, i reclami non saranno ammessi.
Siamo anche avvertiti che, per entrare in paradiso, si dovrà passare dalla «porta stretta», [76] e che vi saranno «molti chiamati ma pochi eletti». [77] Ma questo era già nello pseudo-Esdra: «Molti sono creati, ma pochi salvati». [78] Quella dottrina scoraggiante è, all'epoca, molto in ritardo rispetto a quella dei misteri, che sono venuti ad estendere l'offerta dell'immortalità a tutti gli uomini. Il cristianesimo, secondo i vangeli, giocherà al contrario sul timore dell'inferno, e i teologi si arrangeranno come potranno per spiegare che un Dio buono ha voluto o permesso così tanti castighi eterni. Pascal si sforzerà di spiegare questo mistero incomprensibile col mistero ancor più incomprensibile del peccato originale, come se il Dio della Genesi non avesse potuto prevedere né impedire la colpa delle sue creature, o perdonare quel che non aveva potuto impedire: «Il Dio dei cristiani è un padre che fa gran caso dei suoi pomi e ben poco dei suoi figli». [79] Si cercherebbe invano nei vangeli una soluzione a questi problemi: vi è l'immensa armata al servizio del Diavolo e gli uomini del partito di Dio, che saranno i soli salvati; quella guerra non ammette nemmeno i neutrali. Certamente il Cristo ne salverà qualcuno, ma la grande maggioranza è dannata in anticipo per non aver creduto in lui. È molto semplice, non vi è alcuna possibilità di riscatto, e voi sistemerete ciò come vi pare per conciliarlo con la bontà del Dio-Padre, meno lontano di quanto sembri dal Moloc di cui si deve alimentare la fornace.
Infine i vangeli contengono una tesi più audace e originale, quella della resurrezione dei morti. Che sia propriamente ebraica o derivata dall'Iran, essa è conosciuta dall'Antico Testamento, [80] e in particolare da Isaia. [81] Solo i Sadducei la respingevano. [82] Non è quindi sorprendente che Gesù l'accetti, pur precisando che dopo la resurrezione gli eletti saranno asessuati e simili agli angeli nel cielo. [83] Il Vangelo di Tommaso insegna, al contrario, che, per accedere alla vita eterna, le donne dovranno essere trasformate in uomini. [84] Molte altre assurde conseguenze risultano da quella tesi ingenua, e si comprende che, se l'apostolo Paolo è andato a predicare quella dottrina agli Ateniesi, essi lo hanno abbandonato con ironia. [85]
Immortalità dell'anima e resurrezione della carne sono ovviamente dogmi contraddittori: se l'anima può godere da sola della felicità celeste o soffrire per le fiamme infernali, la resurrezione dei corpi non aggiungerà nulla alla sorte dell'individuo; oltre alle sue difficoltà, essa appare inutile; e se la resurrezione dei corpi è necessaria perché l'anima possa provare sensazioni, quale sarà la sorte dell'anima tra la morte e la resurrezione finale?
A quella domanda i vangeli non rispondono e bisognerà che la Chiesa inventi il «purgatorio» per cercare di risolvere la difficoltà. Ma la questione non poteva minimamente porsi allora, poiché la fine del mondo e il grande giudizio erano dichiarati imminenti.
È naturalmente il Cristo Gesù che procederà al grande giudizio: egli siederà sul suo trono di gloria, [86] e le cose saranno ben semplificate: i buoni saranno salvati, i malvagi saranno dannati sul posto; nessuna circostanza attenuante, nessuna possibilità di riscatto. Agli uni la vita eterna, agli altri un castigo eterno. La nostra miserabile giustizia umana, come diceva Pascal, comprende diversamente la sua missione; si sforza di bilanciare le responsabilità di ciascuno, ammette delle scuse. Solo una giustizia sommaria e passionale, come in periodo di insurrezione, distribuisce così da subito, e senza altra distinzione, la vita o la morte.
E si vorrebbe farci credere che queste ingenuità, queste assurdità abbiano rigenerato il mondo antico! Quale passo indietro rispetto a Platone, in quella separazione sommaria del bene e del male! Che pessima concezione della Giustizia, all'epoca in cui il diritto romano si impregnava di umanità! Che idea miserabile di Dio, a immagine dei poveri analfabeti che l'hanno concepita!
Gli autori razionalisti che credono che Gesù avrebbe insegnato quella dottrina si sono ridotti a supporre che l'essenziale sia stato alterato da traduttori ottusi: «Non riusciamo a immaginare quale fosse l'insegnamento di Gesù su questo punto cruciale». [87] Misera evasione: tutti i padri della Chiesa hanno accettato senza esitazioni questo dualismo infantile; [88] ma, classificandosi tra le pecore, hanno predicato l'odio dei loro avversari votandoli a Satana.
NOTE
[53] Enoc 9:1.
[54] Enoc 40:9, 54:6, 71:8.
[55] Luca 1:26. beninteso, Gabriele proviene da Daniele (8:16 e 9:21), così come Michele (10:13 e 12:1).
[56] Marco 3:22, Matteo 12:24, Luca 11:15.
[57] Giobbe 1:6.
[58] Si veda GUIGNEBERT, Le monde juif vers le temps de Jésus, pag. 129 e seguenti.
[59] Discorso vero, § 75.
[60] Antichità giudaiche 18:1:3; Guerra Giudaica 2:8:14.
[61] Guerra Giudaica 2:8:11.
[62] Luca 23:43.
[63] Luca 16:19-31.
[64] Genesi 37:35; Numeri 26:30; Isaia 14:9, ecc.
[65] Isaia 14:15 e 38:18; Ezechiele 26:20.
[66] Isaia 5:14.
[67] Matteo 25:41.
[68] Matteo 24:51.
[69] Matteo 20:23. Si veda Marco 10:40.
[70] Matteo 25:34.
[71] Matteo 25:41.
[72] Marco 2:17, Matteo 9:13, Luca 5:32.
[73] Giustino (1 Apologia § 43) sarà il primo a tentare invano quella conciliazione.
[74] Matteo 25:33.
[75] Matteo 25:46.
[76] Matteo 7:13; Luca 13:24.
[77] Matteo 22:14.
[78] 4 Esdra 8:3.
[79] DIDEROT, Pensieri filosofici 16.
[80] 2 Maccabei 7:9 e 14, 12:44; Ezechiele 38:1-14; Daniele 12:2.
[81] Isaia 26:19.
[82] Marco 12:18, Matteo 22:23, Luca 20:27.
[83] Marco 12:25, Matteo 22:30, Luca 20:35-36.
[84] Vangelo di Tommaso, Logion 114.
[85] Atti 17:32.
[86] Matteo 25:31-46.
[87] GUIGNEBERT, Jésus, pag. 482.
[88] Apocalisse 20:11-12; Clemente di Alessandria, Pedagogo 3:12-93; Giustino, Dialogo 76:5; Ireneo, Haer. 3:23:3, ecc.
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