venerdì 31 gennaio 2020

La Favola di Gesù Cristo — «Le prove»

(segue da qui)

Le prove

Fonti sicure ci rivelano il ruolo importante giocato da Antiochia nelle origini cristiane. 

A — È ad Antiochia, ci dicono gli «Atti», che il nome di «crestiani» entrò per la prima volta in uso (11:26). 

La parola non è così semplice come sembra. Il testo reca la scritta «Christianous», che avrebbe dovuto dare «cristiani» (come nei nomi Cristiano, Cristina). La forma «crestiano» sembra derivare da un gioco di parole su «Christos» e «chrestos» che, in greco, significa solamente «molto buono» o «migliore». I cristiani hanno preteso di essere i «migliori», i «chrestoi». La confusione [10] tra le due forme è durata a lungo. 

Nella forma «chrestoi», l'epiteto fu attribuito a sette molto diverse: abbiamo visto che l'imperatore Adriano lo applicava agli adoratori di Serapide. È nella lettera di Plinio il Giovane (112 circa) che appare il primo legame tra i «cristiani» e il Cristo. La parola resta sconosciuta in tutte le epistole paoline, e gli stessi autori cristiani non l'utilizzeranno prima di Giustino (160 circa). Celso, intorno al 180, la applica ancora alle sette gnostiche, di cui alcune sono molto lontane dal cristianesimo. Ma, introducendo il nome di Antiochia, l'autore degli Atti deve riportare un ricordo reale, — altrimenti non avrebbe mancato di collocarne l'origine a Gerusalemme.

B — È dopo un soggiorno ad Antiochia che Paolo è partito per le sue missioni. Ha intrapreso questi viaggi di sua spontanea volontà? Questo è improbabile, poiché egli non si presentò come il fondatore di una nuova religione. È molto probabile che ricevette un mandato. Quello che diffonde, è il cristianesimo primitivo di Antiochia.

C. — La Chiesa conosce così bene l'importanza del ruolo di Antiochia che ha fatto di tutto per farla dimenticare: gli Atti degli Apostoli non ci informano sulle origini della Chiesa di Antiochia; vi fanno solamente venire degli sconosciuti per assicurare un legame problematico. Ora, se crediamo all'epistola ai Galati, Paolo, missionario di Antiochia, non è per nulla d'accordo con le «colonne» di Gerusalemme; egli predica un Cristo diverso, che non può venire da Gerusalemme.

D — Antiochia, ci dice Giuseppe, aveva una importante comunità ebraica, ma dove i gentili dominavano. Quale ambiente poteva essere più favorevole all'elaborazione di una dottrina di più larghe vedute rispetto all'ebraismo tradizionale?

E. — Aggiungiamo che tutti i testi cristiani sono stati scritti in greco, che citano la Bibbia nella versione greca dei Settanta, — che tutte le funzioni nella chiesa primitiva sono designate con parole greche (sacerdoti, vescovi, diaconi), — che i primi sette «diaconi» recano tutti nomi greci (Stefano, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena, e persino Nicola lo gnostico): siamo in pieno ambiente ellenizzato, e non tra gli ebrei di Palestina. È assai tardivamente e artificialmente che si proverà il bisogno di collegarsi ad una comunità immaginaria di Gerusalemme, sulla quale Goguel ammette che l'autore degli Atti ha «goffamente proiettato... l'immagine che presentava quella del suo tempo». [11]

NOTE

[10] Può essere favorita dalla pronuncia. Si veda ORY: «Iotacisme et christianisme, ou les conséquences d'une mauvaise prononciation», Bull. du Cercle E. Renan, febbraio 1963.

[11] M. GOGUEL: «La naissance du christianisme».

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