martedì 21 gennaio 2020

La Favola di Gesù Cristo — «La dottrina essena»

(segue da qui)

La dottrina essena

Da queste diverse fonti, sufficientemente concordanti e ampiamente confermate dalle scoperte del mar Morto, risulta che gli Esseni, che erano molto numerosi e sparsi in parecchie comunità, si distinguevano dagli altri ebrei per alcuni tratti, alcuni credi o pratiche che, come vedremo, li avvicinavano in modo singolare ai primi cristiani. 

1°) Condannavano ogni pratica di commercio, ogni fonte di guadagno speculativo, ma sostenevano il lavoro manuale ed esercitavano loro stessi, sia i lavori agricoli che i mestieri artigianali: allo stesso modo Gesù caccerà i mercanti, e sarà presentato come carpentiere.

2°) Avevano fatto della povertà una virtù, e condannavano la fortuna, la ricchezza dei sacerdoti: allo stesso modo Gesù esalterà i poveri e condannerà i ricchi (la Chiesa romana ha ben cambiato ciò in seguito, ma san Francesco non ha avuto torto a trovarlo ancora nei vangeli). 

3°) Il disprezzo per le ricchezze era così diffuso tra gli Esseni che non dovevano possedere nulla di proprio: non è già questo ciò che insegnerà lo pseudo-Matteo (probabilmente elaborato in una comunità essena): «Non procuratevi oro, né argento... né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone» (Matteo 10:9-10)?

4°) Gli Esseni proclamavano l'eguaglianza di tutti gli uomini, e tra di loro (fatto assai raro nell'antichità), non vi erano nemmeno più gli schiavi: questo è uno dei punti che attireranno di più gli schiavi e i poveri nelle prime comunità cristiane.

5°) Senza condannare in generale il matrimonio, gli Esseni lo ripudiavano per i «perfetti», che dovevano fare voto di celibato e di castità; ora, anche Gesù sarà casto, cosa che sarà in netto contrasto con la concezione ebraica, che Tacito descrive come incline all'«amore della generazione», il cui ideale rimarrà sempre quello del capofamiglia, dotato di una moglie fertile come una vite. Poco importa che l'ideale di castità degli Esseni provenga dal culto di Pitagora, basti notare che è uno dei punti di divergenza più caratteristici con la mentalità ebraica. Ora, se il celibato dei sacerdoti non figura tra gli obblighi della Chiesa cristiana primitiva, non si può negare che la castità e il celibato vi abbiano goduto di un grande favore.

6°) Gli Esseni, come abbiamo visto, mettevano in comune tutti i loro beni: colui che entrava nella comunità doveva spogliarsi di tutto, e restituire l'intero ricavato al capo della comunità. Il loro regime è stato definito una sorta di «comunismo mistico». Ora, questo è precisamente ciò che ci informano gli «Atti degli Apostoli» sulla comunità cristiana primitiva, e la regola è così severa che, per avervi mancato trattenendo una parte del ricavato della vendita dei loro beni,  due adepti sono puniti con la morte. Senza dubbio, nel testo, è Dio stesso che li colpisce; siamo sicuri che il capo abbia saputo far rispettare la regola, per esempio, con un giudizio sommario; inoltre, il significato del racconto è abbastanza chiaro, anche se si tratta di un racconto puramente simbolico. Qualcuno potrà dirci in quale ambiente il fatto di conservare una parte dei proventi della vendita dei propri beni potesse costituire un reato, punibile con la pena di morte, al di fuori delle comunità essene? 

7°) Gli Esseni prendevano i loro pasti a una tavola comune, come lo faranno i primi cristiani: semplice esigenza di fraternità (e di eguaglianza) all'origine, questo pasto non tardò a prendere un significato mistico, che prefigura l'eucarestia. Vi era ammessa solo dopo una purificazione, e i non-iniziati ne erano esclusi. «E allorché  disporranno la tavola per mangiare o il vino dolce per bere, il sacerdote stenderà per primo la sua mano per benedire in principio  il pane e il vino dolce». [6] Plinio il Giovane ci informa che i cristiani di Bitinia si riunivano anche per mangiare «cibi innocenti», e Paolo, per mezzo di un'interpolazione, conoscerà il simbolismo del pane e del vino.

8°) Gli Esseni si disinteressavano della vita terrena, e dedicavano tutte le loro attenzioni alla vita dell'anima: è una formula strettamente essena quella dello pseudo-Matteo (sempre lui): «Non fatevi tesori sulla terra... ma fatevi tesori in cielo» (Matteo 6:20-21).

9°) Gli Esseni, al tempo di Ponzio Pilato, sono presentati come dei pacifisti, che riprovavano ogni violenza: [7] è questo che li distingueva dagli Zeloti. Questo era logico da parte loro: cosa importa il nome del sovrano temporale a chi non cerca che il regno celeste? Si può raggiungere la propria salvezza sotto la dominazione romana, non più imbarazzante del clero ebraico. Inoltre, gli Esseni proclamavano che tutto il potere terreno è voluto da Dio, e Giuseppe fa dire loro: «È sempre per la volontà di Dio che il potere spetta ad un uomo», quest'uomo fu l'imperatore romano. Si deve quindi obbedire al potere stabilito, dottrina scandalosa per i patrioti ebraici, ma già molto vicina all'espressione: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare».

10°) Ma cosa fare, se il potere stabilito perseguita i fedeli e i santi? Un solo atteggiamento è giustificabile: soffrire con pazienza, perfino il martirio, Dio saprà ricompensare i suoi. Ogni ribellione violenta provoca più male di quanto ne risparmia. Per gli Esseni, ci dice Giuseppe, «nulla accade agli uomini che non sia stato decretato».  Professano questa dottrina, forse ispirata al buddhismo, ma nuova in ambiente ebraico: «Io non renderò a nessuno la retribuzione del male». [8] C'è bisogno di segnalare le analogie con tanti passi dei nostri vangeli?

11°) Nella pratica del culto, gli Esseni condannano i sacrifici: «Il tributo delle labbra, nel rispetto della legge, sarà come un gradito odore di Giustizia». [9] Sappiamo che attribuivano grande importanza alla preghiera del mattino: questo è ciò che Plinio constata anche tra i cristiani di Bitinia.

12°) Gli Esseni conoscevano un battesimo rituale di purificazione: prima di essere ammesso all'Alleanza, il candidato doveva subire un tempo di prova e di istruzione; al termine di un anno, era ammesso a partecipare alle «acque lustrali più pure»; è solo dopo tre anni che era ammesso ai pasti comunitari, ci dice Giuseppe. È necessario ricordare che il battesimo cristiano, distribuito oggi così generosamente ai bambini piccoli, era all'origine preceduto da un lungo periodo di prova e di istruzione?

13°) Al momento dell'iniziazione essena, il candidato doveva procedere ad una confessione pubblica: questo è stabilito dal Manuale di Disciplina, ed ecco l'origine di un rito che si poteva credere puramente cristiano (la confessione cristiana, alle origini, si faceva in pubblico). E il Manuale aggiunge che l'acqua non basta a lavare via il peccato senza una sincera conversione del cuore: il mare e i fiumi non basterebbero a purificare coloro che non si pentono sinceramente. «È nell’umiltà della sua anima... che sarà purificata la  sua  carne,  quando sarà aspersa  con  acque  lustrali». [10]

La dimostrazione è sufficiente a conquistare la vostra approvazione? Sarebbe necessario poter citare lunghi estratti del Manuale o degli Inni, per vedere fino a che punto la lingua stessa di questi testi è simile al vocabolario cristiano, fino a che punto l'ideale morale della setta è già quello dei primi cristiani. Soprattutto, sarebbe necessario confrontare questi testi col Discorso della Montagna, che appare in tale confronto come un semplice riassunto della morale essena.

Il confronto può anche essere spinto più lontano. Uno studioso inglese, R. H. Charles, ha sottolineato che il Discorso della Montagna «riflette in diversi passi lo spirito e arriva fino a riprodurre le frasi stesse» di un'opera, chiaramente essena, conosciuta sotto il nome di «Testamento dei dodici patriarchi»; che «molti passi dei vangeli presentano tracce dello stesso testo», e persino che «san Paolo sembra essersi servito del libro come di un vade-mecum». [11]

La scoperta nelle grotte di Qumran di manoscritti esseni autentici, non interpolati e anteriori quanto al loro contenuto alla nascita del cristianesimo, ma che rendono già un «suono cristiano», come dice Dupont-Sommer, è venuta a confermare la filiazione. Anche in questo caso queste analogie sono rilevate solo tra il cristianesimo e una setta essena ortodossa. Ma la setta di Qumran, se rappresenta il puro essenismo, non è tutto l'essenismo, e sarebbero certamente necessari confronti ancora più ravvicinati, se avessimo la possibilità di scoprire i manoscritti di una setta evoluta, più intrisa di ellenismo, come dovette essere quella di Damasco. 

Se il cristianesimo deriva così tanto dall'essenismo, perché non si trova alcuna menzione esplicita degli Esseni nei testi cristiani? Si può ammettere che questi siano stati purgati da un ricordo imbarazzante, già a partire dal 150, [12] o nel corso di revisioni successive. Ma soprattutto va ricordato che gli Esseni stessi non si chiamavano con questo nome, che viene dato loro soltanto dall'esterno: nei manoscritti di Qumran non si trova nemmeno una menzione degli «Esseni». La parola stessa è di dubbia origine, Filone scrive «Essaioi».

Convinti di essere nella tradizione ortodossa, gli Esseni non si consideravano come dissidenti: si chiamavano i «Giusti», o gli «uomini del partito di Dio». Il loro gruppo era semplicemente «la comunità», allo stesso modo in cui quello dei cristiani sarà «l'assemblea» (ecclesia, che ha dato la parola chiesa). Solo la setta di Damasco, come vedremo, era consapevole del suo separatismo.

Da allora, se una setta essena fosse diventata una setta cristiana, avrebbe probabilmente conservato il suo vocabolario, tradotto in greco: la comunità sarebbe diventata una «assemblea», i suoi membri sarebbero stati i «Chrestoi» (buoni) e i suoi capi sarebbero rimasti degli «Anziani» (presbuteroi, sacerdoti). La parola «Esseno» non avrebbe alcuna ragione di figurare nelle sue tradizioni o nei suoi testi.

NOTE

[6] Manuale di disciplina 6:4-5.

[7] Almeno questa è l'opinione prevalente, ma non mi sorprenderei se si dovesse mitigarla. Dupont-Sommer ammette che questi «pii, questi puri e fanatici partigiani di Dio, pronti a versare il loro sangue quando la guerra è una guerra di Dio» avevano manifestato nel II° secolo prima della nostra era, in una guerra santa, la «bellicosità più ardente» (Premiers aperçus, pag. 112), ma che sarebbero rimasti abbastanza tranquilli nella guerra contro i Romani. Questa guerra tuttavia presentava la stessa natura. Se gli Esseni non vi hanno preso parte, perché i Romani li avrebbero perseguitati e torturati, come confessa Giuseppe? Perché Ippolito ci dice che essi massacravano i «bestemmiatori della legge», e che si impegnavano sotto giuramento di non abbandonarsi ad alcuna rapina? E perché il manoscritto della «Guerra dei figli della Luce contro i figli delle Tenebre» è così vicino alla bellicosa Apocalisse ? Certamente gli Esseni differivano dagli Zeloti, ma alcuni di loro potrebbero aver partecipato alla guerra destinata a stabilire il regno del Messia. Giuseppe, che è loro favorevole, ha passato questo fatto sotto silenzio, pur rivelandoci che sopportavano con coraggio le torture romane. Questa contraddizione non è che apparente: dei pacifisti possono impegnarsi in una lotta in cui i valori essenziali sembrano a loro essere in gioco.

[8] Manuale di disciplina 10:17.

[9] Manuale 9:3-5.

[10] Manuale 3:4-9.

[11] Citato da DUPONT-SOMMER: «Premiers aperçus», pag. 211.

[12] Non dimentichiamo che i vangeli sono stati scritti contro gli gnostici, e che le epistole di Paolo sono state rimaneggiate contro Marcione. Ora, come vedremo, gli Esseni di Damasco avevano dei punti in comune con la Gnosi siriana.

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