mercoledì 25 dicembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Il rito cristiano»

(segue da qui)

Il rito cristiano

In quale momento i cristiani sono passati dal semplice pasto comunitario all'idea di mangiare il loro dio? È difficile da precisarlo, ma senza dubbio molto tardi. Abbiamo visto che ai tempi di Paolo si era ancora ai semplici pasti: non si potrebbe quindi ammettere l'opinione di Guignebert, secondo la quale il paolinismo avrebbe adottato del tutto naturalmente un rito diffuso nei culti misterici.

La trasposizione del pasto in rito di comunione è posteriore a Paolo. Loisy la situa verso la fine del I° secolo, e la crede quindi anteriore a Marcione, ma non vedo su cosa appoggia quest'ipotesi. Turmel, al contrario, ammette che è Marcione ad aver introdotto nell'epistola ai Corinzi l'interpolazione: «Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: questo è il mio corpo» (1 Corinzi 11:23). Ciò rassomiglia molto alle idee di Marcione, e Couchoud, nella sua ricostruzione del vangelo di Marcione, dà un passo simile. [14] Questa opinione sarà peraltro confermata da Tertulliano, secondo cui è il Cristo di Marcione che fece del pane la rappresentazione del suo corpo. [15] Sappiamo quindi che il rito esisteva intorno al 140, nulla permette di assicurare che esistette prima di quella data.

Ma questo rito, l'abbiamo visto, proviene dal paganesimo, con l'esatto significato che gli davano i culti pagani: si trattava di annettersi le virtù del dio mangiandolo. Clemente d'Alessandria non dirà altro, sebbene sotto una forma ancora più idealizzata: «Mangiare e bere la Parola divina equivale ad aver conoscenza dell'essenza divina».

Che un uomo potesse mangiare dio e partecipare così all'essenza divina, era un'idea capace di far morire un ebreo di apoplessia. Ma Paolo, originario della Siria, sa talmente bene come il rito rassomiglia ad altri che mette in guardia: «Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei démoni, voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei démoni» (1 Corinzi 10:20-21). Beninteso, non è più il vero Paolo che parla, il Paolo che si indignava delle bevute comunitarie; è forse Marcione, è in ogni caso qualcuno che sa che esistono un calice [16] e una mensa in altri riti, e che la confusione è possibile. 

NOTE

[14] «Jésus, le dieu fait homme», pag. 191, secondo TERTULLIANO (Adv. Marc. 3:40) che precisa: «Christus panem sibi corpus finxit, qua corporis carebat veritate».

[15] «Panem quo ipsum corpus repraesentat...» (Adv. Marc. 1:14).

[16] In Marcione, il calice conteneva dell'acqua, e non del vino (Epifanio, Panarion 42:3).

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