domenica 22 dicembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Eucarestia e teofagia»

(segue da qui)

2°) EUCARESTIA E TEOFAGIA

I Vangeli ci raccontano l'ultima «cena» di Gesù, probabilmente ispirata a quella di Mitra. Tutt'altro è il significato simbolico che si darà a questo pasto, al pane e al vino che vi si sono consumati. Da dove proviene questo rito?

I pasti comunitari

Esistono in diversi culti antichi (Mitra, Cibele, Baal siriani) dei pasti sacri, a cui i fedeli partecipano assieme. Si è molto lontani da questo pasto all'idea di mangiare il dio stesso, e non è necessario cercare un'origine speciale al semplice fatto di mangiare insieme.

È tuttavia solo l'esistenza di semplici pasti comunitari ad essere attestata alle origini del cristianesimo. [9] Nella sua lettera a Traiano, Plinio il giovane riporta che i cristiani hanno l'abitudine di riunirsi per mangiare in comune «dei cibi innocenti». Troviamo ancora più dettagli in una lettera di Paolo: vi vediamo che a questi pasti ognuno portava la sua pietanza, e che questi apporti erano molto disuguali; vediamo anche questi pasti finire in bevute. L'apostolo si indigna a constatare che «mentre l'uno ha fame, l'altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? ... e volete far vergognare chi non ha niente?» (1 Corinzi 11:21).

Questo passo, così contrario al significato mistico che prenderanno i pasti, non può essere stato aggiunto, né da Marcione né dai cristiani del II° secolo; ha quindi molte possibilità di essere autentico. Lo stesso non è vero del verso sulla comunione rituale che vi è stato aggiunto, e che contrasta con questo quadro poco edificante dei pasti in comune.

NOTE

[9] Si vedano Atti degli Apostoli: «Prendevano il loro cibo» (2:46). Daniel ROPS ne conviene: «Queste  agape comuni sono dei veri e propri pasti» (L'église des apôtres et des martyrs, capitolo 1).

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