mercoledì 13 novembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «la testimonianza degli eretici»

(segue da qui)

CAPITOLO IX

LA TESTIMONIANZA DEGLI ERETICI

Io mi sono limitato, finora, agli scritti canonici. Ma conviene esaminare anche ciò che pensavano del Cristo le sette o gli uomini condannati in seguito dalla Chiesa: un'eresia è una dottrina che non ha trionfato, una dottrina che si è trovata minoritaria al momento della fissazione del dogma; ma all'origine, nessuno poteva prevedere quale fosse la dottrina che avrebbe prevalso e quali sarebbero state condannate. Inoltre, l'opinione respinta spesso ha delle chance di essere anteriore a quella che ha prevalso: è diventata eretica, proprio perché non ha saputo evolversi.

Un rapido esame del personaggio di Gesù nelle prime eresie ci confermerà pienamente nella certezza che alle origini non si tratta mai un uomo, ma di un essere celeste.

Gli Ebioniti

Non sappiamo granché di questa setta antichissima, di cui ci parla Epifanio, ma sappiamo almeno ciò che conteneva il suo vangelo, chiamato «Vangelo degli Ebrei», poiché la setta è molto legata alla legge ebraica, o ancora «Vangelo dei dodici apostoli», benché non sia stato attribuito che al solo Matteo. 

Beninteso, questo vangelo non ci è pervenuto, e questo è un peccato, poiché tutto fa pensare che fosse molto antico, molto anteriore ai canonici. È esso che attribuiva a Giacomo la prima visione del Cristo risorto. 

Si sa almeno in cosa consisteva essenzialmente dalle confutazioni degli autori ortodossi. A prima vista, non si presenta come un documento storico di primo piano: situa il pontificato di Caifa (18-36) sotto Erode il Grande (morto nel 4 A.E.C.), e questa lacuna di quasi un quarto di secolo dice molto sull'attenzione cronologica degli autori evangelici. 

In ogni caso, il vangelo degli Ebrei esordiva con la missione di Giovanni il Battista, reincarnazione del profeta Elia. Giovanni battezzava per la remissione dei peccati, e Gesù, personaggio sovrumano, si rifiuta di sottomettersi a questo battesimo, a causa del fatto che non ha mai peccato: ciò testimonia la sua natura divina, e in effetti non ha genealogia. Nondimeno, accetta di recarsi al battesimo, e allorché esce dall'acqua, i cieli si aprono e una voce celeste dice: «Tu sei il mio Figlio diletto... ti ho generato OGGI». Non si tratta che di una citazione del Salmo 2, che illustra anche l'epistola agli Ebrei (5:5). Ma la parola «oggi» ha imbarazzato la Chiesa, che la ha soppressa nella stessa scena del battesimo raccontata dallo pseudo-Marco (1:11), dallo pseudo-Matteo (3:7) e dallo pseudo-Luca (3:22). Quanto allo pseudo-Giovanni, egli sopprime l'intera citazione (1:32). Si può dunque pensare che all'origine, Gesù non diveniva il «figlio di Dio» che al battesimo, il che si accorderebbe con un'esistenza reale. Sfortunatamente, sapete chi è sua madre? Quella non è Maria, è.... lo Spirito Santo. In effetti, in ebraico, la parola «spirito» è femminile. Ecco dunque il nostro personaggio onorato con una nascita sovraterrena, cosa che gli permette di dire, per esempio: «Mia madre lo Spirito Santo mi prese per i capelli e mi trasportò sul monte Tabor». [1]

NOTE

[1] ORIGENE: In Johan. evang. 2:12 — Si veda Alfaric: «Les origines sociales du christianisme», pag. 123.

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