giovedì 22 agosto 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Le alterazioni»

(segue da qui)

Le alterazioni

Se un testo è riconosciuto autentico in linea di principio, occorre verificare se non ha subito alterazioni. Troviamo numerosi esempi di interpolazioni (passi aggiunti all'interno di un testo), o perché una mano pia ha voluto precisare una lacuna, oppure perché si è approfittato della fama dell'autore per fargli così appoggiare una dottrina che non professava. Troviamo anche delle numerose correzioni, praticate (spesso in buona fede) dai copisti, sorpresi di leggere qualcosa di contrario a ciò che si era loro insegnato e desiderosi di correggere «l'errore».

Ciò che è più grave, è che troviamo anche testi completamente rimaneggiati o volontariamente distorti. Già, alla fine del II° secolo, Celso segnala l'abitudine che hanno i cristiani di modificare i loro vangeli secondo i bisogni delle controversie. [1] Una volta che ebbe fissato i suoi dogmi, la Chiesa procedette ad una revisione completa dei testi conservati.

Un'attenta analisi riconosce quindi tre strati successivi (almeno) nelle epistole di Paolo: l'ultimo tendeva a far dire all'autore primitivo il contrario di ciò che aveva scritto. Il vangelo attribuito a Luca non è che un rimaneggiamento di quello di Marcione, ma tende a imporre una versione esattamente opposta a quella di Marcione.

Bisogna allora sforzarsi di ricostruire il testo originale, distinguere e datare le modifiche successive: a volte è impossibile, spesso molto difficile, ma è alquanto raro che non si scopra, più o meno, un buon criterio.

NOTE

[1] L'opera di Celso è nota sfortunatamente solo dalle citazioni che ne fa Origene nel suo tentativo di confutazione: «Contra Celsum».

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